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Autore: Jane The Angel    13/03/2014    4 recensioni
Blaine arriva al McKinley e tutto è diverso rispetto al St. Jude, la scuola cattolica che ha frequentato fino a quel momento. Molti più ragazzi, rigide gerarchie sociali, insegnanti poco interessati al benessere degli studenti. Blaine troverà un sostegno in Kurt e la loro amicizia crescerà rapidamente, ma c'è qualcosa di Kurt che Blaine ancora non sa.
Dalla storia:
"Il peso che per qualche ora gli era sembrato fosse scomparso tornò sulle sue spalle, ancora più insopportabile di prima, non appena i suoi occhi si posarono sulla vernice verde marcio che insudiciava il suo armadietto.
Finocchio."
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap. 28 – I’m sorry

 

 

 

Era una strana, parziale consapevolezza quella che Blaine aveva raggiunto dopo aver parlato con sua madre.

Era come se vedesse sé stesso dall’esterno, come se il suo fratello gemello stesse vivendo quella situazione e lui lo stesse osservando, con un po’ di distacco, mosso solo dalla semplice curiosità per quello che accadrà.

Sapeva che era una situazione difficile, sapeva che sarebbe stata potenzialmente dolorosa e che una cotta per Kurt apriva tutta una serie di interrogativi che non sarebbero potuti rimanere inascoltati. Eppure, allo stesso tempo, era come se nulla di tutto ciò lo toccasse. Era come se non stesse succedendo a lui.

Aveva pianto, all’inizio, ma poi all’improvviso tutto si era come allontanato da lui. Le lacrime correvano lungo le sue guance, bagnavano il suo volto, ma lui non le sentiva. Non sentiva le mani tremare, il respiro mozzarsi, anche se sapeva che stava accadendo. Qualcuno stava piangendo, tremando, si stava disperando, ma non lui.

Non era lui, di sicuro, perché tutto quello non poteva succedere a lui.

Non poteva, semplicemente.

Inspirò profondamente e si alzò dal pavimento, asciugandosi il volto con la manica e ignorando i singhiozzi che ancora scuotevano il suo corpo, e la sua mano trovò immediatamente il cellulare. Esitò per un istante, poi selezionò la cartella delle foto.

Subito il suo volto sorridente, accanto a quello di Kurt, lo salutò dallo schermo.

Fissò la fotografia per qualche attimo, cercando di analizzarla con oggettività. Osservò i propri occhi brillanti di felicità, il proprio sorriso largo e incredibilmente sincero, la mano che si stringeva istintivamente sulla spalla di Kurt come se non potesse farne a meno.

Blaine esalò un fiato leggero davanti a quell’ennesima conferma: non era amicizia quella che la foto rappresentava. Non era mai stato così con nessuno dei suoi amici, ne era sicuro al cento per cento.

Si morse il labbro e la sua mente di trovò a lavorare in solitaria, senza che dovesse sforzarsi e senza coinvolgere il suo corpo o il suo cuore. Era come vedere un film, dopotutto: cosa avrebbe dovuto fare il protagonista che, dopo aver trattato male una persona per lui importante, si fosse reso conto di avere una cotta per questa persona?

Era certo che la telecamera avrebbe zoomato sullo schermo del cellulare proprio mentre il protagonista apriva una casella di testo e digitava qualcosa del tipo “Scusa, sono stato un idiota.”.

Quindi, accompagnato da quella strana eco delle sue sensazioni che risuonavano in lui senza toccarlo davvero, lo fece. Digitò il messaggio e senza un pensiero lo inviò a Kurt, proprio come il protagonista del suo film immaginario avrebbe fatto.

Poggiò il cellulare sul comodino e si appoggiò al cuscino, lo sguardo fisso sul soffitto, immaginando come si sarebbe sviluppata la situazione se davvero quello non fosse stato altro che un film.

Il protagonista avrebbe atteso una risposta, ma non sarebbe arrivata. La persona amata si sarebbe presentata nel cuore della notte alla sua finestra, magari l’avrebbe svegliato con dei sassolini contro il vetro come nel migliore dei cliché, chiedendogli spiegazioni per il suo comportamento. Il protagonista allora avrebbe preso il coraggio a due mani e, ignorando le difficoltà che si frapponevano tra lui e il suo amore, avrebbe ammesso i suoi sentimenti in un culmine di emozioni che sarebbe sfociato nel melenso, intenso, romantico happy ending.

Blaine si addormentò cullato da questi pensieri, un sorriso sereno sul viso e il viso di Kurt negli occhi.

 

***

 

Quando Sebastian parcheggiò di fronte a casa di Kurt il cielo era già scuro e la luna faceva timidamente capolino attraverso lo strato di nubi scure.

Kurt aveva pensato di stare con il ragazzo un’oretta e poi chiedergli di riportarlo a casa, inizialmente: era troppo sfiancato da quella mattinata, dal comportamento di Blaine e dal sorprendente esploit di Karofsky per pensare di potersi godere un appuntamento più impegnativo. Tuttavia Sebastian era riuscito a coinvolgerlo e dopo la caffetteria si erano trovati a chiacchierare in macchina, parlando del più e del meno, prendendosi in giro a vicenda, e il tempo era passato prima che se ne rendesse conto.

Così, quando Sebastian gli aveva sorriso e gli aveva proposto di andare a mangiare qualcosa, il controtenore si era trovato ad accettare. Aveva dovuto inventare per suo papà una scusa e Sebastian ci aveva scherzato sopra a lungo, chiamandolo Cenerentola e assicurandogli che la sua macchina non si sarebbe trasformata in una zucca.

Kurt non credeva di potersi trovare a suo agio con una persona così, ma la verità era che lo divertiva. Parlare con Sebastian era una sfida continua ed era sorpreso di scoprirsi all’altezza.

Avevano cenato in una specie di fast food biologico che Kurt non aveva mai sentito nominare, un posto molto moderno e gestito secondo le leggi del minimo spreco. Kurt non avrebbe pensato che fosse un posto adatto a Sebastian, ma ancora una volta il ragazzo l’aveva sorpreso spiegando che sua madre era sempre stata molto severa sul riciclaggio e sull’inquinamento. Sebastian aveva insistito per pagare per entrambi e la cena era stata ottima, così come la conversazione.

-Allora, Cenerentola. Sei proprio sicuro di non voler fare ancora un giro?- domandò Sebastian voltandosi verso di lui e osservandolo con un sorriso –Ti riporto a casa entro mezzanotte, non voglio vedere il tuo bel vestito trasformarsi in un insieme di stracci. Al principe azzurro non importa, ma sono abbastanza sicuro che rovinerebbe l’atmosfera.-

Kurt scosse il capo –Sarei splendido anche vestito di stracci.- ribatté: era strano, ma stare con Sebastian lo faceva sentire particolarmente sicuro di se stesso.

-Non c’è dubbio. Un sedere come il tuo sarebbe splendido con qualsiasi cosa addosso. Meglio ancora con nulla.-

Arrossendo furiosamente Kurt gli diede una spinta –Ok, eccessivo. Ne abbiamo parlato.-

-Niente complimenti rivolti a parti del corpo situate sotto la cintura, giusto.- concordò Sebastian –Una regola pessima e poco conveniente, lasciatelo dire, ma va bene. Tornando a noi: devi davvero andare a casa così presto?-

-Sì, domani ho scuola.- confermò Kurt giocherellando nervosamente con la manica –Ma… sono stato bene, davvero.-

-Bene. Allora immagino che se ti chiedessi di vederci ancora dopodomani la risposta sarebbe sì.-

Proprio in quel momento il cellulare di Kurt vibrò e il controtenore alzò gli occhi al cielo –Scusa, dev’essere mio padre. Probabilmente ha visto la macchina parcheggiata, lui è… sai, un po’ protettivo.-

Sebastian ridacchiò, solo in parte divertito –Arriverà con un fucile a salve per difendere virtù del suo figliolo illibato?-

Kurt arrossì nuovamente –Devi seriamente smetterla di fare queste battute sulla verginità.-

-Ti imbarazzo, Principessa?-

Ridacchiando Kurt sbloccò il cellulare e aprì l’SMS, pronto a leggere qualche impropero di suo padre seguito da una minaccia chiara ed esplicativa rivolta al ragazzo seduto al posto di guida –Solo perché tu sei vergognosamente spudorato non significa che tutti noi…-

Scusa, sono stato un idiota. –B

Kurt raggelò, il cellulare stretto tra le dita e gli occhi sbarrati, come incapace di sbattere le palpebre o di distogliere in qualsiasi modo lo sguardo dallo schermo illuminato del telefono.

Blaine gli aveva scritto e si era scusato. Qualsiasi cosa fosse successa gli stava chiedendo scusa e…

Sì, era patetico.

Si sentiva uno zerbino solo a pensarci, ma non aveva bisogno di sapere altro. Se Blaine era disposto a tornare al rapporto che avevano prima, lui non sentiva la necessità di avere altre informazioni, era sufficiente.

-Di nuovo in groppa al tuo unicorno rosa?-

La voce si Sebastian lo raggiunse attraverso la nebbia provocata dal messaggio di Blaine e Kurt quasi sobbalzò voltandosi verso il ragazzo –I… Io… cosa?-

-Hai la stessa espressione che avevi in macchina e al Lima Bean, una cosa tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Gatto con gli Stivali. La mia immensa esperienza in fatto di uomini mi dice che non è un messaggio di tuo padre.-

C’era una sfumatura di sospetto nelle sue parole che a Kurt, nonostante tutto, non sfuggì, come non gli sfuggì il fatto che l’intuito di Sebastian aveva decisamente fatto centro –La tua immensa esperienza non ti ha insegnato che sottolineare l’enorme quantità di uomini con cui sei stato durante un appuntamento non è un’idea molto saggia?- cercò di tergiversare, ma Sebastian si limitò a sollevare un sopracciglio in attesa e Kurt non riuscì a non arrossire –Hai ragione, non è mio padre.- ammise.

Sebastian annuì, sempre silenziosamente, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e appoggiandosi allo schienale –Ok.-

-Ok, è… un mio amico, un compagno di scuola… mi dispiace.-

-Mh-mh.- annuì il biondo tamburellando con le lunghe dita sul volante, reazione che mise Kurt ancora più a disagio –Il mio migliore amico.- aggiunse.

-Va bene.-

-Lui… avevamo litigato.-

-Ok.-

-E mi ha scritto, e così… mi dispiace, io…-

-Ehi, non ho bisogno di spiegazioni, ok?- lo interruppe Sebastian.

Kurt si morse il labbro, nervoso, perché sapeva che era normale che Sebastian fosse scocciato.

Era davvero così disperato? Bastava una parola di Blaine e lui correva come un cagnolino, ignorando un ragazzo che sembrava davvero interessato a lui per uno che, per quanto dolce e amorevole, non sarebbe mai potuto essere altro che un amico, per quanto stretto? Per uno che, oltretutto, l’aveva trattato in modo incomprensibile tutto il giorno?

-Lo so, ma io voglio dartene.- ribatté con quanta più decisione possibile –Tu sei stato perfetto e mi trovo davvero bene con te, ok? Quindi… scusa. E vorrei davvero uscire di nuovo con te dopodomani, se ti interessa ancora.-

Sebastian esitò per un attimo, lanciando uno sguardo di sottecchi al controtenore, poi sbuffò –Certo, mi interessa ancora. Ringrazia le tue chiappe d’oro per questo, Hummel.-

Kurt sorrise, felice di quel risultato, e si sporse verso di lui depositandogli un bacio sulla guancia che fece alzare gli occhi al cielo a Sebastian –Un bacio sulla guancia? Seriamente? La prossima volta mi porterai i biscotti al cioccolato fatti in casa?-

-Se sarai fortunato.- ribatté Kurt, ritrovando quella vena divertita che aveva percorso il loro appuntamento –Ci vediamo dopodomani.-

-Certo, Cenerentola. Vengo a prenderti a scuola.- sorrise Sebastian, osservando Kurt mentre raggiungeva la porta di casa e si voltava, lanciandogli un ultimo saluto, dopodiché si voltò e si appoggiò nuovamente allo schienale del sedile. Non era un idiota, sapeva che c’era qualcosa di più dietro quell’amico di cui parlava Kurt, ma non era il tipo da lasciarsi sfuggire qualcosa in modo così semplice.

Sarebbe andato a prenderlo a scuola e avrebbe scoperto qualcosa di più, ne era certo. Uno Smythe non si butta in campo senza conoscere le armi dell’avversario, come gli ripeteva sempre suo padre.

 

 

 

 

 

 

 

  
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