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Autore: wiston87    13/03/2014    1 recensioni
Il protagonista viene assunto come lavoratore in un campo agricolo di proprietà del Supremo. Presto si renderà conto che qualcosa non quadra, e che gli ortaggi che spuntano dal terreno sono troppo ricchi perché si possa pensare ad una normale concimazione... qualcosa di tremendamente strano e grottesco si nasconde sotto terra a nutrirli. Scenderà allora per più e più piani per decine di chilometri di profondità, ma dovrà pagar a caro prezzo quella curiosità spasmodica...
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il padre di Paul era morto schiacciato da una mietitrebbia. Al figlio non era stato concessa neanche la consolazione di un estremo saluto al cadavere: il suo corpo non era mai stato trovato. Così come quello di migliaia di altri.
Come se non bastasse, la crisi economica territoriale aveva fatto fallire molte attività commerciali, di modo che, nonostante i numerosi titoli accademici, aveva dovuto accontentarsi di accettare il lavoro agricolo nel terreni della famiglia Sexton, di cui ormai non rimaneva che il Supremo come ultimo membro superstite. Vecchio e avvizzito.
Non era stata fortuna né le sue referenze a condurlo lì: se non fosse stato per una raccomandazione dello zio Luke (fratello del padre morto), che era stato operaio agricolo negli ultimi tre anni, e promosso supervisiore della zona 77B appena due mesi prima, Paul sarebbe stato condannato alla fame.
“Prenda questo giovane volenteroso”, aveva implorato al grande capo scuro in volto e rannicchiato nella sua poltrona in pelle di daino, “oltre che essere mio parente, ha anche una laurea in ingegneria pontile!”.
“E che diamine se ne fa per raccogliere le zucchine?”, aveva ribattuto il supremo irridendolo, “deve fare andare le mani, mica il cervello!”. Aveva ragione. Fin troppo. Ma alla fine aveva ceduto, imponendo però uno stipendio da fame per il neoassunto, adducendo il fatto che visti i tempi che correvano non poteva permettersi di sborsare molti quattrini. Lo zio sapeva che non era vero, era risaputo che il gran capo spendeva come dio la mandava in lussi e cazzi vari, ma aveva fatto buon viso a cattivo gioco: doveva accontentarsi.
Appena era giunto il ragazzo, gli aveva mostrato tutti i vari strumenti nel capanno degli attrezzi: i bidoni di concime liquido verdognolo in ebollizione, i rastrelli e la falce per le erbacce, i kit medici (sforniti come pochi) per gli infortuni, le tenaglie meccaniche di vecchia generazione per la raccolta rapida degli ortaggi. Paul era rimasto parecchio colpito del fatto che tutto fosse così rudimentale, semplicistico come fosse appartenuto ai secoli scorsi, nonostante l’azienda agricola del supremo fosse rinomata come una delle più grandi della regione. Il capanno, ad esempio, era niente meno di uno scatolotto rimpinguato con assi di legno marcite e inchiodate assieme, come avrebbe potuto essere una vecchia toilette per ufficiali in trincea nel periodo bellico. Le sezioni dei campi, poi, erano divise in fette geometriche tutte uguali come nei vecchi sistemi feudali. Ad aumentare ancor più l’ansia da primo giorno di lavoro di Paul, vi era il fatto che quel giorno il cielo era grigio e tetro, senza neanche un flebile raggio di luce a filtrare tra le nuvole.
Lo zio aveva risposto: “non occorre una gran tecnologia per coltivare ortaggi. Siamo concorrenziali proprio perché il supremo non spende quasi nulla per far proliferare i suoi gustosi prodotti. Ed il tuo stipendio da fame ne è l’ennesima triste dimostrazione!”.
“Ma come è possibile essere competitivi sul mercato investendo poco più di un soldo di cacio? Cioè, i vostri prodotti dovrebbero essere smagriti come non mai. Qualitativamente infimi!”.
“Non esiste un legame così diretto tra spesa e prodotto, lo sai? Pensare che si debba spendere tanto per la qualità, come nel caso dei vestiti di marca, è una leggenda incarnata nel seno di una società iperconsumista. È un illusione che sta a fondamento di tutta l’economia odierna. Ma non è questo il punto. Il fatto è che noi abbiamo un asso nella manica… un metodo di gonfiaggio. Da una zucchina potenzialmente di centocinquanta grammi e poco saporita, ne viene fuori invece una buonissima da un chilo”.
“Come? Li idrogenate? Sapevo che gli anabolici rinvigorenti erano stati messi fuori legge nel…”.
“Niente di tutto questo. Solo un nome: Clara”.
“La tua nuova fiamma? Fa i bocchini a quelli del controllo qualità, per farcela aumentare fraudolentemente?”.
“La stai confondendo con tua madre! Che è una santa donna, quindi non fare ironie facendomi dire queste cose. No, Clara è tutt’altro. È l’inimmaginabile, l’estremo punto nodale dei nostri sforzi e pensieri. Colei che contribuisce a render fertile questa terra”.
Paul rimase alquanto confuso dinnanzi a quei toni poetici, troppo simili a quelli di un fanatico religioso che elogiava il suo dio. Invece che provar timore però, dato che era ancora giovane e ancora tutto istinto, questo non fece che aumentare a dismisura la sua curiosità morbosa.
Domandò: “la posso conoscere?”.
“No, impossibile”, rispose lo zio serioso. “Il regolamento prevede che deve passare almeno un anno di lavoro in buona condotta, prima di potersi appropinquare nei suoi meandri. Dobbiamo sapere se possiamo fidarci o meno. Se hai una bella pulzella non puoi mica darla in pasto ai porci: è assolutamente doveroso selezionarne la clientele in ingresso”.
“E non ti fidi di me? Mi conosci da quando sono in fasce. Da quando quella bagascia di tuo fratello si è scaricato dentro mia madre più di vent’anni or sono!”.
“Non è questo il punto. È una questione di principio. Una regola aziendale che deve valere per tutti”.
“Che fai, mostri il sasso e poi ritiri la mano? Se non volevi farmi sapere, non mi dicevi nemmeno che c’era il segreto!”.
Lo zio Luke ci pensò su un po’, concludendone che in fondo il ragazzo aveva ragione. Assieme erano andati a pescare e a testare le prime slitte da neve, assieme avevano pianto al funerale del fratello/padre. La regola era relativa, valeva quasi sempre ma non in quel caso, applicarla sarebbe stato sintomo di massima rigidità. Chiusura mentale. Ottusità di vedute. E poi, la verità più profonda era che ci teneva tanto a condividere quel segreto con il nipote, unico suo confidente e amico ritrovato in un mondo di ombre deterse. Se così non fosse stato almeno inconsciamente fin dall’inizio, non avrebbe nemmeno fatto quel primo accenno.
Come fare, però? Le schede per l’ingresso al sottosuolo erano possedute solo dai degni. Avrebbe dovuto trafugarne una.
Rispose titubante: “domani ti mostrerò Clara!”.
  
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