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Autore: Tomocchi    13/03/2014    1 recensioni
Raccolta di One-Shot della storia Another Way- un altro modo di essere vampiro
Niklas Reiter è un vampiro e un nerd.
Ma com’era la sua vita prima che Jackie la bimbaminkia gli rompesse le scat…ehm, lo rendesse un vampiro bello come doveva essere?
Questa raccolta contiene vecchi ricordi, ma anche avventure di personaggi secondari, più o meno divertenti.
Queste storie possono anche essere lette senza essere a conoscenza della storia principale…vi auguro buona lettura e divertimento! :3
Genere: Commedia, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another Way- Un altro modo di essere vampiro'
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ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo Bonus
Legame spezzato

 

Stoccolma, gennaio del 1699

Stoyán si era da poco seduto ad un lunghissimo tavolo, tamburellando le dita sul piano liscio di ciliegio e dando un’occhiata alla lussuosa stanza in cui lo avevano fatto accomodare, dove regnava un silenzio quasi innaturale.
Era ampia, ben strutturata e con un soffitto dipinto con scene tratte da antichi miti religiosi, probabilmente greci; agli angoli erano poste delle poltroncine molto comode di colore verde e oro,
così come attorno al tavolo c’erano molte sedie, come se si fosse svolta da poco una riunione. Alle pareti c’erano altri quadri, raffiguranti delle persone molto belle e con un’aria altezzosa, almeno una decina.
Voltò la testa quando sentì la porta dietro di sé cigolare, da cui sbucarono altre due persone, un uomo e una donna.
“Stoyán, che piacere vederti.” Commentò la donna, alta, bionda e con un’aria nordica, avvicinandosi a lui per accarezzargli le spalle.
“Nonostante tu abbia più di trent’anni, sei sempre un bell’uomo…Come stai?”
“Bando ai convenevoli… come mai mi avete chiamato qui? Chi è morto?” sputò l’interpellato, tornando a fissare il tavolo con uno sguardo spento.
L’uomo, che al contrario era poco più basso della compagna e dai capelli castano caldo, scoppiò a ridere, raggiungendolo a sua volta: “ Sempre perspicace…”
“Non sono stupido. Allora, chi è morto?” richiese Stoyán, con un tono impaziente.
“Hansel. Il solito motivo, per amore…” commentò sprezzante il moro, continuando: “ Ha privato di tutto il sangue la sua amata umana e, impazzito, è uscito al sole. Ha spaventato un paio di passanti, abbiamo dovuto andare a rassicurarli e ipnotizzarli per far credere loro che non fosse successo nulla…”
Stoyán sospirò pesantemente, mentre una leggera stretta gli attanagliava il petto in una morsa.
L’ennesimo vampiro, che moriva per amore.
“Sii più chiaro Enrique, dove devo andare?”
“Austria. Devi reclutarne uno nuovo, cerca di seguire qualcuno di giovane, così da potergli dire quanto più possibile dopo la sua trasformazione.”
Già. Quando un umano veniva trasformato in vampiro, perdeva sia l’anima, sia i ricordi, e toccava al creatore raccontare quello che sapeva alla propria progenie. Non era possibile mentire, e questo faceva parte del legame.
“Ne sei in grado? Ci puoi riuscire, nonostante tu abbia perso da poco…?” domandò la bionda, prima di venir bruscamente interrotta.
“Posso farcela,
Adelhild.” Assicurò Stoyán, smettendo di tamburellare solo per stringere la mano in un pugno.
“Posso farcela.”

Belgrado, 16 agosto del 1717, notte fonda

Stoyán aveva sudato freddo.
Il ragazzo che aveva scelto di seguire, Niklas Reiter, era stato reclutato nella battaglia austro-turca e, successivamente, gravemente colpito al petto, rischiando la morte.
Non poteva permetterlo, non poteva buttare tutti quegli anni che lo aveva seguito con attenzione.
Senza contare che quel ragazzo dai capelli castano scuro gli ricordava terribilmente la persona che aveva amato anni fa, una persona che aveva, però, perso la vita.
Non sarebbe stato capace di sopportare una seconda perdita, non a così poca distanza l’una dall’altra.
Senza curarsi degli spari e dei colpi di cannone, l’uomo dai lunghi capelli neri, raccolti in una coda stretta, attraversò il campo di battaglia e si lanciò sul ragazzo per prenderlo tra le braccia e trarlo in salvo, lontano da quella pazzia.
Ansante e con l’adrenalina che gli scorreva in corpo, una volta nella sua tenda al sicuro, piantò i denti nel collo di Niklas e iniziò a succhiargli del sangue, poco meno della metà che aveva dentro di sé e si staccò, mordendo poi il proprio polso per far fuoriuscire il liquido rossastro e accostarlo alle labbra del giovane.
“Bevi.” Lo implorò, premendolo e insistendo affinché se ne cibasse. “Bevi!” gli ordinò, ancora.
Era necessario per la trasformazione, o non si sarebbe salvato.
Ma fortunatamente, anche se il ragazzo era più nell’aldilà che tra i vivi, riuscì nell’impresa e avvenne quella specie di trasfusione, che lo avrebbe reso una creatura della notte.
Quando stava per finire, sul volto di Niklas apparvero smorfie di dolore, la prova che la metamorfosi stava avvenendo, e tolse il polso, per leccare e cicatrizzare la ferita.
Stoyán non perse tempo e iniziò a scavare una buca per poterlo sotterrare, come la procedura richiedeva per completare la mutazione in vampiro.
Lo depose nella fossa e lo ricoprì di terra con attenzione, cercando di calmarsi e riprendere il controllo della situazione.
Era stato precipitoso, ma necessario.
Ora avrebbe dovuto aspettare il suo risveglio la notte dopo, sperando che fosse andato tutto bene...

***

 

Rinn, provincia di Innsbruck, Austria, fine agosto del 1717, sera.

Un vampiro.
Niklas era stato trasformato in vampiro da poco meno di una settimana da un uomo che diceva di chiamarsi Stoyán, e di averlo fatto per  salvargli la vita, o qualcosa di simile, ma faticava a crederci.
Attorno a lui erano morti un sacco di uomini, quindi perché lo aveva scelto tra quelle tante vittime?
Qualcosa non tornava, ogni volta che chiedeva qualcosa relativo a quella notte, l’altro era sempre evasivo, o generico.
In quella settimana aveva bevuto il sangue da lui. Non perché lo avesse voluto, ma perché il corvino gli aveva spiegato che prima avrebbe dovuto istruirlo di come muoversi e di cosa comportava la sua nuova natura.
Il primo passo del suo ‘addestramento’ era tornare nella sua terra natia, nella città doveva aveva vissuto, per poter prendere gli effetti personali.
Non avrebbe potuto parlare con la propria famiglia, perché da quello che Stoyán gli aveva raccontato, i suoi parenti erano molto cattolici, certamente non avrebbero accolto un cadavere maledetto a braccia aperte, anzi…
Quell’uomo, quel Stoyán, era quindi l’unica persona che gli era rimasta e sulla quale poteva contare.
Sentì come una sensazione di familiarità, quando mise piede nella piccola corte davanti a casa.
Sensazioni, ecco cosa gli rimaneva. Aveva perso i ricordi, ma gli erano rimaste delle sensazioni, ed era una magra consolazione.
Strinse le labbra, mentre l’uomo gli faceva cenno di seguirlo nella casa diroccata di fianco.
Salirono delle scale che erano tutto fuorché sicure, e raggiunsero il tetto, notando che da quel punto si vedeva una stanza.
“La tua camera, Niklas. Ora dovremo entrare e prendere un paio di vestiti, qualche tuo oggetto e …qualcosa che per te significhi qualcosa. Chiaro?” gli spiegò, in un sussurro.
Il moro annuì, seppur non del tutto convinto, e insieme al compagno saltarono verso la finestra, aggrappandosi a una delle imposte a fatica.
Quasi scivolò, visto che era al secondo piano, ma piantando le unghie nel legno riuscì a sostenersi per un soffio, trattenendo il respiro per lo spavento.
Facendo attenzione, Stoyán riuscì ad aprire la finestra, penetrando all’interno della stanza, che mostrava un letto, un armadio, una cassettiera, un comodino e una piccola scrivania, tutto rigorosamente in legno, dall’aria ben tenuta.
Il ragazzo si guardò attorno, avvicinandosi all’armadio e accarezzando un’anta con lentezza, quasi trattenendo il respiro.
Non ricordava nulla, eppure tutto questo era appartenuto a lui.
Strinse le labbra, mentre il maestro prendeva dei vestiti e li buttava alla rinfusa in un sacco.
“Sbrigati!” sussurrò l’uomo ancora, incitandolo a muoversi.
Niklas si riscosse e si guardò ancora attorno, alla disperata ricerca di qualcosa che potesse trasmettergli qualcosa.
Si avvicinò a quello che doveva essere il suo vecchio letto, e prese un vecchio animaletto di pezza che aveva la forma di un coniglio, cucito a mano.
Lo faceva sentire sicuro, protetto, legato a…qualcosa.
“Questo. Questo…significa qualcosa.” Mormorò, deciso, lanciando un’occhiata all’uomo, che annuì e gli indicò una custodia.
“Prendi anche quella.” Ordinò, prima di saltare di nuovo giù dalla finestra, atterrando con grazia nella piccola corte.
Niklas lo fissò a bocca aperta, ammirato.
Il corvino gli sillabò un Salta!, facendogli cenno con la mano di seguirlo ancora una volta.
Niklas deglutì a vuoto e, seppur tremante, saltò a sua volta, stringendo i denti e gli occhi per la paura di farsi male, ma il suo risultato fu solo quello di ruzzolare un po’.
Okay, non era stato per nulla figo come Stoyán…
Si rimise in piedi e seguì il maestro fino in strada e poi nella stanza che avevano preso per quella notte.
Una volta dentro, il maestro accese il cero e lo porse al neo vampiro, serio in volto.
“Ora dovrai bruciare quel pupazzetto.” Disse solo, mentre il ragazzo sgranava gli occhi.
“Perché?”  chiese, più perché era sconvolto che per reale curiosità.
“È come una specie di taglio con la tua vita precedente. Devi farlo, brucialo, e sarà meglio. È come un rito di iniziazione, poi riuscirai a bere il sangue altrui.”
Il solo pensiero di bere del sangue, di essere umani…gli faceva contorcere lo stomaco.
Sospirò, tremante, e prese incerto la candela, mentre, nell’altra mano, teneva quel coniglietto di pezza. Sarebbe stato come bruciare una parte di sé…
Lo sguardo del suo creatore gli metteva talmente pressione addosso che decise di compiere quel gesto.
“D’a…d’accordo.”
L’odore della stoffa bruciata era nauseante…
Così come la sensazione che si stava impadronendo di lui dall’interno.

***

Russia, Odessa, sul Mar Nero, anno 1801

Gli era capitato il ragazzo più scansafatiche del mondo.
“Maestro, quando andiamo a casa?” domandò Niklas, prendendo una delle ceste di pesce che erano incaricati di portare al mercato. “Manca poco al sorgere del sole…”
“Lŭzhliv! Abbiamo ancora un’ora buona, piccolo mio. Riusciamo a fare un altro giro.” Assicurò l’uomo dai capelli neri, fissando il ragazzo con severità ma anche dolcezza.
Nonostante soleva lamentarsi spesso, alla fine era una buona compagnia, e non passava giorno in cui pensava di raccontagli la verità per cui l’aveva scelto.
Solo che, ogni volta, qualcosa lo bloccava.
Aveva paura di allontanarlo da sé…
Gli accarezzò la testa e lo spinse in avanti, per farlo muovere, seguito da uno sbuffo imbarazzato del moro.
Il mercato di non era lontanissimo, e in quel periodo invernale la notte durava di più e significava più tempo per loro.

Una volta consegnata la merce, vide Niklas adocchiare una donna dai capelli rossi e dalla carnagione chiara all’angolo della strada, intenta a civettare con un uomo, probabilmente un commerciante.
“…Maestro, cosa fa quella signorina?” domandò il moro, con un’ingenuità che poteva appartenere solo a un ragazzo ancora illibato, curioso ma anche timoroso.
“Quella, pupillo mio, è una…prostituta. Il mestiere più antico del mondo.” Rise di gusto, circondandogli le spalle con un braccio, per stringerlo a sé.
“Se facciamo attenzione, possiamo portarcela a casa come cena.” Propose, girandosi per guardarlo.
“V…va bene…”mugugnò l’altro, abbassando appena il capo, in imbarazzo.
“E or dunque andiamo.” lo esortò, avvicinandosi alla signorina con un sorriso sornione.
“Buonasera.” Salutò l’uomo, facendo un piccolo inchino e dando un leggera gomitata al suo allievo per intimargli di fare lo stesso.
“Buonasera.” Salutò affabile la donna di rimando, lasciando perdere l’altro uomo per dedicare più attenzione ai nuovi arrivati, molto più invitanti e probabilmente, danarosi.
“Vorrebbe accompagnarci sino alla nostra abitazione?” domandò il corvino, offrendole il braccio.
La donna sorrise, perdendosi nei suoi occhi neri.
“Con piacere.”

***

“Quello che devi ricordarti sulle donne è…”
Stoyán si era lanciato in un discorso dettagliato di cosa dovevano fare gli uomini in un letto, o possibilmente in un luogo comodo, con una donna.
“..trattarle con rispetto innanzitutto, e dedicare del tempo ai preleminari, che si eseguono facendo…”
Niklas era a dir poco allucinato da quello che stava udendo.
Gli occhi erano sgranati, la donna dai capelli rossi nella stanza accanto al corridoio dove era ora e il suo maestro stava facendogli una lezione di educazione sessuale talmente dettagliata da far venire l’ansia.
Lo trovava…terribilmente sconveniente!
“Ma…ma…” balbettò, cercando di bloccare quel fiume in piena.
“Che c’è? Vuoi che te lo rispiego, c’è qualche parte poco chiara?”
“NO!” Non voleva di nuovo udire – e soprattutto immaginare quelle cose- “Ma…quindi quella signorina serve per…”
“Ah, malandrino, vuoi andare subito alla parte interessante! Certo, devi fare…”
No, non ancora!
Era sconvolto…
Il ragazzo si coprì, vergognoso, la faccia con le mani, e ne voleva un altro paio per tapparsi anche le orecchie.
“ …e mi raccomando, sii gentile anche alla fine e chiedi loro se sono state bene, se desiderano qualcosa o se…”
“N…non voglio nulla maestro, non voglio nulla di tutto questo.” protestò debolmente, lanciando un’altra occhiata alla signorina che lo salutò maliziosa con un cenno della mano.
ARGH.
Stoyán inarcò un sopracciglio, stranito: “Un ragazzo della tua età, che non…”
“Davvero, nulla.” Ripeté, sicuro come non mai e terribilmente in ansia.
Il maestro sorrise, scompigliandogli i capelli per poi raggiungere la signorina in camera.
“Tu vai nell’altra stanza, ti chiamerò quando sarà…pronta per la cena.” Promise, chiudendo la porta.

Il sole era sorto da almeno un’ora, ma le tende scure e i muri spessi lo proteggevano dalla luce e quindi dalla morte.
Anche se l’avrebbe volentieri preferita, visto i rumori che sentiva nella stanza accanto.
Tremendo.
Avrebbe solo voluto mangiare e andare a letto, complice anche la stanchezza del lavoro di quella notte, e invece…
Sospirò, appoggiato ad una colonna portante del muro, quando vide finalmente la porta aprirsi, dove fece capolino la figura del suo maestro, ancora vestito.
…Cosa aveva fatto in quella camera allora? In effetti aveva sentito solo gli ansiti della signorina.
Deglutì a vuoto, mentre l’uomo gli faceva cenno di avvicinarsi e di entrare nella stanza.
“Io ho bevuto solo qualche goccio, il resto lo lascio a te.” Soffiò, indicandogli la donna stesa sul letto che aveva un’aria trasognata.
Si avvicinò a lei, titubante, e accostò le labbra al suo collo, prima di piantare i canini e iniziare a bere il suo sangue, ferroso e con un retro gusto salato che, in fondo, non era niente male.
Ormai quel senso di nausea che aveva provato le prime volte era scomparso, lasciandogli solo una fredda necessità, ovvero quella di sopravvivere.
Era un predatore della notte, e come tale doveva nutrirsi.
E ci aveva preso anche gusto, nel farlo…

Romania, Tulcea, sul Mar Nero, anno 1848

“Voglio quello.”
“No.”
“Ma tu hai i soldi! Sei pieno di soldi!”
“Lŭzhliv! Io non sono ricco, ho giusto il mio stipendio guadagnato con il sudore della fronte.”
Niklas sbuffò, esibendo poi un verso esasperato davanti ad una vetrina.
Si era fissato su una bellissima scacchiera, e diamine, la voleva da matti.
Sarebbe entrata nella collezione di oggetti che teneva nel suo baule del sedicesimo secolo, un baule regalatogli dal suo maestro e che –doveva ammetterlo- gli aveva fatto piacere e gli era dannatamente utile.
Non avrebbe occupato molto spazio, in fondo quel bagaglio era ancora vuoto, visto che conteneva solo il suo violino, qualche biglia colorata con cui era solito giocare e i vestiti che usava abitualmente.
Quella scacchiera era unica e la voleva.
Poteva concedersi un capriccio almeno una volta al secolo!
Chiedeva solo un piccolo prestito, ma quell’uomo che si definiva suo creatore era più che certo di non volergli scucire nulla.
Sbuffò ancora, fissando malissimo l’uomo di fronte a lui che non ammetteva discussioni.
“Non chiedo mai nulla. E suono anche il violino per te, qualche volta.” Mormorò, con un tono sofferto, cercando di farlo sentire in colpa.
Già, il violino, era il suo orgoglio. Ricordava ancora quando lo aveva aperto, per la prima volta, da vampiro.

Nella stanza in cui alloggiavano, dopo aver bruciato il pupazzetto, Niklas aveva appoggiato la custodia misteriosa sul tavolo e l’aveva accarezzata con dolcezza.
Anche questa gli stava trasmettendo qualcosa, ma cosa?
“Aprilo.” Lo invitò Stoyán, accarezzandogli la schiena “Non aver timore.”
Seppur incerto, il ragazzo lo aveva aperto e ci aveva trovato uno splendido violino.
“Questo violino è uno Stainer, del suo terzo periodo, acquistato da tuo padre per regalartelo quando avevi sei anni. È unico nel suo genere, questo artista non aveva allievi e perciò non ne troverai altri in giro, fai attenzione.” Gli raccontò l’uomo, preciso.
“Ma…lo so suonare? Davvero?” domandò Niklas sempre più titubante, prendendolo in mano e studiandolo da tutte le sue angolazioni.
Stoyán gli aveva allora sorriso incoraggiante: “Provaci.”

Ci aveva provato eccome. Quella sera aveva eseguito il suo primo concertino privato al suo maestro.
Certo, era ancora un po’ inesperto e rozzo, ma era tutta questione di pratica: già dopo un secolo, il suo stile era migliorato, e nel tempo libero era pure riuscito a comporre un pezzo.
Gli dispiaceva tenerlo solo come hobby; Stoyán non faceva che ripetergli che quello del musicista era un lavoro precario e che non avrebbe portato a nulla, e che se voleva avere del reale denaro in tasca avrebbe dovuto sudare parecchio con lavori di fatica.
Oltretutto, anche fosse stato bravo, non poteva esporsi troppo: avrebbero scoperto che quel ragazzo talentuoso e che non invecchiava mai era un maledetto vampiro. Non avrebbero esitato un secondo a fargli la pelle…
Lanciò un’occhiataccia ferita a Stoyán, che strinse le labbra e lo fissò di rimando.
“Credimi Niklas, è per il tuo bene. Pensa al futuro, a quanto ancora hai da vivere, devi avere dei soldi da parte.”
Ma quando mai gli aveva fatto del bene?
Già il solo fatto di averlo trasformato in vampiro gli aveva rovinato la vita, la sua vita da essere umano vivo, che si nutriva come tutti gli altri.
“Li guadagnerò più avanti quando sarà il momento.”
“Lŭzhliv! Ragazzo mio, il costo della vita sarà sempre più alto, rammendalo.”
“E cercherò un lavoro adatto al mio tenore di vita.”
“Lŭzhliv! Non sarà sempre così semplice trovare lavoro…”
Quant’era saccente! Si comportava come se fosse il detentore della verità assoluta.
Il solo fatto che quell’uomo fosse più vecchio di lui di almeno cinquecento anni non voleva dire nulla!
Il vampiro più giovane sbuffò ancora, irritato per quel comportamento.
Quell’uomo continuava a correggerlo, non poteva sbagliare qualcosa che il maestro era subito pronto a bacchettarlo con quel suo Lŭzhliv!, che odio!
“Forza, andiamo a casa, non abbiamo tutta la notte.” Gli ordinò il vecchio vampiro, facendogli cenno con la mano di andare.
Oh, sì che lo avrebbe seguito a casa….per il momento.

Mancava solo un’ora all’alba.
Niklas, silenziosamente, aveva raccattato tutte le sue cose –che non erano molte, in fondo- e le aveva messe nel proprio baule.
I soldi erano pochi, sì, ma per un po’ sarebbe sopravvissuto.
Ma non riusciva più a stare sotto il tetto con quell’uomo.
Non lo sopportava più.
Essere vampiro era una noia mortale, odiava da matti sottostare al suo creatore e ormai si reputava abbastanza adulto e responsabile per badare a sé stesso.
Sempre facendo attenzione, controllò che il maestro fosse ancora impegnato nei propri conti e prese il proprio bagaglio, per uscire dalla porta.
Doveva fare pianissimo, anche solo il più piccolo rumore avrebbe attirato la sua attenzione e quella era la sua unica occasione.
Non l’avrebbe sprecata.
Uscì e scese le scale con lentezza, sperando che il legno non scricchiolasse, e di non incontrare qualcun altro degli inquilini, anche se a quell’ora di notte dubitava che sarebbe successo.
Per sua fortuna, riuscì a raggiungere l’atrio e poi la strada fuori.
Inspirò l’aria e gettò un ultimo sguardo al condominio, prima di dare un’occhiata in giro.
Doveva nascondersi da qualche parte; non sarebbe riuscito ad andare troppo lontano, ma avrebbe dovuto far credere a Stoyán di esserci riuscito.

***

Il corvino aveva appena finito di fare il conto dei soldi che aveva, di cosa avrebbe dovuto pagare quel mese di affitto e altro.
Non c’era male, avanzava qualcosa…
Forse avrebbe potuto prestare i soldi a Niklas per quella scacchiera, ma quel ragazzo doveva imparare il valore del denaro e a tener conto di tutto ciò che aveva attorno…
Non poteva sperperare così.
Magari avrebbe potuto fargli un regalo, se si fosse comportato bene…
Sorrise un po’ tra sé, cercando di recuperare contegno e tornare serio, o sarebbe sembrato sospetto.
E lui voleva fargli una sorpresa.
Si alzò, per andare a vedere se il suo pupillo stava già dormendo, ma una volta arrivato sulla soglia della stanza dove riposava il giovane, rimase come pietrificato.
Era completamente vuota.
Non vi era un solo oggetto nella camera, solo il letto ancora sfatto dalla notte precedente e che l’altro non rifaceva mai, per pigrizia.
Si voltò di scatto, andando a vedere nelle altre stanze, ma anche lì non vi era traccia del compagno.
Rapido, uscì di casa e scese frettolosamente le scale, quasi affannato, raggiungendo il piccolo atrio che dava poi sulla via.
Dovette fermarsi perché, appena mise piede fuori, un raggio di sole lo investì, facendolo gemere di dolore e ritrarre immediatamente di nuovo all’interno, al sicuro tra le mura.
Maledizione, c’era già la luce fuori…
Si sedette a terra ,ansante ed esausto, gli occhi chiusi.
Niklas era fuggito.
Era fuggito e lui non se ne era accorto.
Sentiva un profondo vuoto, dentro di sé, e non riusciva a concepire la sua assenza.
Come aveva potuto abbandonarlo in quel modo?
Nemmeno un biglietto, una parola, un tentativo di mettere le cose a posto.
Lo aveva scelto tra i tanti perché gli ricordava quella persona, ma dopo averlo conosciuto, dopo averci vissuto…
Si era affezionato a lui.
Tantissimo.
E non voleva stare senza la sua presenza, seppur pigra.
Serrò le labbra e riaprì gli occhi, dopo aver preso una decisione.
Lui avrebbe ritrovato il suo piccolo ad ogni costo.
Ad ogni costo.


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Parla Tomocchi:
One-Shot Premio per Blackrose_96, ovvero il passato di Niklas e Stoyán :3
Ci ho messo parecchio a riordinare le idee, a mettere a posto le cose, e ci sono riuscita dopo…quanto? Un mese?x°D
Come potete notare, anche i vampiri hanno problemi con l’affitto (lol) e ci sono ragazzi ancora pudici…sì, credetemi, esistono eccome.
Quest’ultima parte volevo che fosse un po’ straziante (?) spero di esserci riuscita…
Comunque spero ti piaccia ragazza mia, fammi sapere *3* e grazie anche a chi passa e chi legge! :3

   
 
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