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Autore: Biondy    14/03/2014    4 recensioni
[Song-Fic] Canzone: The phantom thieve F’scenario ~Mystery of the missing diamond~
Una famosa vendita all’asta. Il diamante della felicita’. Una giornalista piuttosto curiosa. Il diamante rubato. 9 sospettati: La cameriera, la maga, il mafioso, la poliziotta, il politico, l’attrice, la dottoressa, la meccanica, ed infine persino lo stesso venditore del'diamante. Cosa fara’ la nostra giornalista per risolvere il mistero?
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Anche se non amo usare Miku come personaggio principale questa storia deve per forza essere scritta dal suo punto di vista.
Ovviamente ci sarà anche un po’ di RinxLen(non puo mancare)
Spero vi piaccia la storia.
Attenzione, ci saranno un po' di cambiamenti sperando di rendere la storia piu' leggibile possibile
Genere: Mistero, Song-fic, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Len/Rin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4-La giornata degli incontri


Lui era lì, davanti a me, ed io stavo immobile come un pupazzo. La notizia che il diamante era un falso mi aveva lasciato senza parole. Lui invece sembrava divertirsi di questa mia condizione. Incrociò le braccia e si appoggiò al muro. Prese qualcosa dalla tasca e se la mise sul viso; una maschera.

-Odio metterla. Mi fa' sempre venire un fastidioso prurito al naso. Ma ormai ti sei girata, quindi sono costretto.

La mascherina nera, copriva occhi e naso lasciando visibile solo la bocca. Poi cominciò di nuovo a muoversi attorno alla stanza.

-P-Prima hai detto che la lettera era indirizzata alla polizia. Perché lo fai? Non rischi molto cosi?

-Non lo so...forse perché mi annoio? - poi stranamente cominciò a saltellare e a guardarsi di nuovo intorno. Si tolse il capello e in quella poca luce riuscii a vedere il colore dei suoi capelli. Erano di un color argento molto particolare che si notava subito. Cercai di memorizzare bene l'acconciatura. Un colore così non era normale, e se l'avessi visto una seconda volta sono sicura che l'avrei riconosciuto immediatamente.

-Mandare lettere alla polizia è uno spasso. Gli dico dove colpirò e loro mandano tutti gli agenti. Sono troppo buffi! E poi il direttore è molto bravo. Una volta è quasi riuscito a catturami devo ammetterlo, ma per fortuna avevo questo! - Si avvicino a me e mi mostrò un anello, un semplicissimo anello dorato. Gli risposi con un espressione confusa e perplessa. Cosa centrava l'anello? Lui vide la mia espressione e si mise a ridere, poi mi diede una pacca sulla spalla e ricominciò di nuovo a fare piroette in giro per la stanza. Sentii una puntura sulla spalla e dopo pochi secondi i miei piedi cominciarono a tremare. Finalmente caddi a terra in ginocchio. Non mi sentivo più le gambe. Era come se le avessero spezzate.

-Vedi? Questo anellino ha un pungiglione, piccolo come quello di una vespa, ma ricoperto di una sostanza paralizzante. Avresti dovuto vedere la faccia di Klaymore quando l'ho punto quella volta. Aveva un espressione talmente furibonda che anche adesso, se la ricordo, mi metto a ridere. Comunque, qualche altra domanda?

-Quanto dura l'effetto?
-Dieci minuti. Giusto il tempo per prenderti in giro ed andarmene calmo calmo.
-L'educazione non è il tuo forte a quanto pare. - incrociai le mani in segno di disapprovazione.
-Nella vita bisogna ridere, e le mie battute fanno ridere.
-Non a me. Ma cambiando discorso, hai detto che il diamante era falso. Come l'hai capito?
-Durante il blackout, mi avvicinai per prenderlo, ma il diamante aveva un “graffio”. Dico, non potevano usare un vetro “non graffiato”. Lo lasciai perdere, e intanto qualcun altro ci aveva già messo le mani sopra. Devo ammettere che il modo in qui lo fece sparire era davvero molto originale.
-Sai chi è questa persona? - Si fermò, poi sbuffò per un momento e si sedesse sul divano che c'era in fondo alla stanza.
-Certo che lo so, ma non voglio dirtelo. Vediamo quanto sei brava a risolvere questo mistero. - Poi si alzò e andò verso la porta. Mi fece un saluto con la mano e la aprì, ma prima di andarsene gli dissi:

-Aspetta! E Shiloh? Perché gli ha sparato? - si fermò di scatto e guardando pensieroso il soffitto disse:

-Mh? Tanto per fare scena. E non dimenticarti di andare dal direttore. Voglio vedere se riuscirà a catturarmi qui. - Poi sfoggiò di nuovo il suo odioso sorriso e se ne andò.

Dopo pochi minuti l'effetto della puntura sparì e poco a poco riuscii di nuovo a muovere le gambe. Mi alzai e feci i salti di gioia. Non riuscivo a crederci. Ero riuscita a parlare con il più famoso ladro di tutti i tempi, e per di più avevo persino registrato la conversazione. Per non parlare poi delle informazioni “scottanti” che mi aveva dato. La storia dell'anello, quella con il direttore del'FBI, il diamante falso, e persino il fatto che lui aveva visto la persona che l'aveva preso. Una marea di emozioni me pervase tutto il corpo, finché, sfinita, non mi sdraiai sul letto. Notai che sul cuscino c'era una lettera. La presi e la lessi:

«Bella la tua intervista con Kammer, forse un po' troppo corta. Se avessi fatto molte più domande su un certo argomento avresti scoperto qualcosa di molto interessante.»

Quale argomento? Il legame con la mafia? Quello con la maga? La scomparsa del anello? Poi mi ricordai del ultima frase che mi disse, ovvero “andare dal direttore”. Ma c'era un problema, io non lo conoscevo questo “direttore”. L'unica soluzione che mi venne in mente era andare da Rin e dirle tutto. Lei mi avrebbe sicuramente portata da lui. Mi alzai di scatto e uscii dalla stanza alla velocità della luce. Chiusi la porta a chiave e girando per i corridoi cominciai a “saltellare” come una bambina il giorno di natale. Poca gente passava, e per lo più erano camerieri o donne delle pulizie. Tutti si giravano a guardarmi ma a me non importava. Dopo averla cercata in tutto il piano, e non averla trovata, mi appoggiai sul muro per riposarmi. Da una porta alla mia destra uscivano delle urla e io mi avvicinai per sentire meglio.

-Che diavolo ci fai qui?! Perché mi hai seguito?!
-Calma Lennino, sono venuto per divertirmi. Non si trattano così gli amici.
-Tu non sei mio amico! Ora, fuori di qui prima che ti prenda a pugni, bastardo! Come diavolo hai osato dire a Rin che sono un Don Giovanni quando il playboy qui sei tu, e solo tu! Francesino dei miei stivali!
-Non prendertela. Sai che flirtare fa bene alla salute? Dovresti provarci anche tu. - Anche se non conoscevo questa persona già la odiavo.
-Rintee...Fuori!

La porta si aprì di scatto trovandomi impreparata. Caddi a terra ed il registratore, la macchina fotografica e il taccuino si sparpagliarono per terra. Davanti a me apparve una ragazzo alto e molto carino. Aveva corti capelli color oro e occhi di un azzurro molto profondo. Era vestito molto semplice, con una camicia rossa a maniche corte e dei pantaloni marrone chiaro. Mi vide e stese la mano per aiutarmi ad alzarmi.

-Madmoiselle, sa che origliare è una cattiva abitudine? Però, la perdono, visto che è cosi maqnifique. In cambio lei mi promette che non dirà niente a nessuno, va bene? - continuava a tenermi per mano e guardarmi negli occhi.
-Mi dispiace, ma a me “flirtare” fa venire il raffreddore. - tolsi la mano e mi abbassai per prendere le mie cose. Dietro a Rintee c'era Len Kenneth, che era scoppiato a ridere. L'altro invece non aveva ancora capito la mia risposta.
-Lei per caso e un mafioso francese? - Scacco matto! Il playboy mi guardava come se fossi un aliena o per meglio dire, una cosa non normale. Ero già caduta vittima di un donnaiolo del genere, e questa volta era come se mi fossi vendicata due volte. Finalmente riuscii a capire un po' come si sentiva F quando faceva le sue battute.
-Due a zero per codini verdi! Tu ed il tuo raffreddore avete il mio pieno appoggio!
-Tu sei Kenneth vero? Ho parlato questa mattina con Rin. È una ragazza davvero simpatica e...mi dispiace molto che tu sia interessato solo alla sua “mancanza di curve”.- Questa volta, senza che io lo volessi, anche Len cominciò a guardarmi male. Rintee invece, era come se si fosse svegliato da un coma, e più vivo che mai mi mise il braccio intorno al collo e mi disse:
- Ora ti racconto una frase detta da una certa persona... “Essere piatte, è un arte.” Hai capito madmoiselle?

Gli tolsi il braccio dal mio collo e lo ignorai completamente. Capii che parlare con lui era uno spreco di tempo. Girai lo sguardo verso Len e gli chiesi dove potevo trovare Rin. Lui mi disse che era andata nello studio del suo capo a fare rapporto, e disse persino che mi avrebbe accompagnata fino allo studio pur di stare lontano da Rintee. Approfittai per fargli alcune domande, ma a tutte rispondeva con un freddo “no comment”. Persino quando gli chiesi chi era Rintee mi rispose con “Un demone mandato dagli inferi per torturami.” La mia pazienza raggiunse il suo limite. Ero una giornalista, ed una persona che non rispondesse alle mie domande mi faceva infuriare, sopratutto perché mi ricordava come fossi ancora troppo inesperta. Gli passai davanti e gli dissi di fermarsi.

-Ora basta! Se non rispondi alle mie domande giuro che vado a dire a Rin che volevi mettermi le mani addosso! - spalancò gli occhi e dopo qualche altra “minaccia” finalmente decise di rispondermi a dovere.
-Allora, chi è questo Rintee?
-Un mafioso francese che vuole mettersi in affari con me.
-Perché?
Si mise a pensare per un momento e poi disse:
-Per stare accanto a Rin.
Questa volta quella sorpresa ero io.
-Un tuo “rivale”?
-No, è il fratello di Rin.
-Rin ha sangue francese? No, aspetta! Rin è la sorella di un mafioso?!
-Sorellastra! Hanno lo stesso padre, ma due madri diverse. Quindi come unico fratello Rin lo tratta molto bene, anche troppo direi. Qualsiasi falsità lui dica su di me lei gli crede, e io finisco per essere odiato ancora di più.
-Questa la devo segnare. - presi il taccuino e mi misi a scrivere. Ma scrivere e camminare allo stesso tempo era una pessima idea. Mi scontrai con qualcuno e il registratore, cadendo a terra, si accese. La voce di F, come un fulmine a ciel' sereno, lasciò la persona davanti a me, Marylin, a bocca aperta.
-Q-Questa...è la voce...è la voce del maestro! Il maestro F! Santo cielo! È la sua voce! - prese di scatto il registratore e mi guardò dritta negli occhi.
-Tu! Questo registratore è tuo? - Scossi la testa per dire sì.
-C-c-c-c-come l'hai avuto? Hai parlato con lui?! Dove?! Come?! Quando?! Chi sei tu? Il maestro F non parlerebbe mai con una sconosciuta. Cosa sei per lui? Come fai a conoscerlo? - girai la testa come per sfuggire alle sue domande, ma l'espressione di Len era persino peggio. Sembrava furioso, e mi fissava come se volesse uccidermi.
-Ecco perché volevi vedere Rin... Sai cosa sto provando ora, sentendo questa voce?
-N-no.
-Mi disgusta. Questa è la voce di quel ladro. Per colpa sua mio padre... - prese il registratore dalle mani di Marylin, e afferrandomi il braccio si mise a correre. Cercai di fermarlo, ma era inutile. Volevo parlare con la meccanica, tutte le sue domande mi avevano incuriosito. Poi, il modo in qui chiamava F “maestro F”...volevo dei chiarimenti. 

In un batter d'occhio eravamo già arrivati allo studio. Nella stanza regnava il più completo silenzio. Le pareti color cioccolato e la debole luce mi facevano venire sonno, che però se ne andava per colpa del dolore al braccio. Rin era seduta su un divano alla mia destra, l'unico mobile nella stanza. Il direttore invece era seduto sulla sua scrivania e stava leggendo una lettera.

-Klaymore! Ora tu prendi F o io scateno un putiferio!

Klaymore alzò la testa ed io lo riconobbi immediatamente. Era l'uomo accompagnato da Rin al porto e quello con qui mi scontrai la sera prima, dopo l'intervista. Indossava uno smoking e dei occhiali. Si alzò e, come se stesse volando, diede la lettera a Len. Lui la lesse, sbuffò e disse che una cosa del genere se lo aspettava. Ero molto curiosa di sapere cosa c'era scritto e, dimenticando ogni regola di buona educazione, gliela strappai dalle mani.

«Gentile signor Klaymore,

Sono la maestra di sua figlia Charoline e le scrivo per un problema che ha causato a scuola. Ieri, durante la ricreazione, ha tirato fuori delle manette e le ha messe ad un suo compagno. Poi cominciò ad accusarlo di reati che nemmeno sapevo esistessero, tra i quali “maltrattamento”, “violazione di proprietà privata” e “atti vandalici nei confronti di un agente della polizia”. Mi aspetto che lei venga il più presto possibile per chiarire questo “incidente” con i genitori del ragazzo.

Con rispetto,
Liliane Montblanc. »

-Quella è la mia bambina! Ha già imparato tutta la procedura per un arresto. Sono così fiero di lei!

Rimasi delusa di non aver scoperto qualcosa di interessante, ma credo dio mi avesse dato abbastanza notizie per oggi, e tutte in mattinata.
Klaymore disse di sederci e chiese a Len cosa stesse succedendo. Lui accese il registratore e la voce di F risuonò nella stanza lasciando di stucco Rin. Klaymore invece si era già seduto e con la mano si toccava continuamente il mento. Dopo che la registrazione fosse finta lui mi guardò con aria molto curiosa, come se mi stesse analizzando attraverso gli occhiali.

-Noi due ci siamo già incontrati, o per meglio dire scontrati, ieri giusto? Mi pare ti chiamassi Micky... - cercava di ricordare il mio cognome ma non ci riusciva.
-Sono Micky Howard.
-Howard? Sei per caso la figlia di Locker?! - aveva leggermente alzato le sopracciglia. Cominciai a sentirmi male. Era sempre così, ogni volta che dicevo il mio cognome gli altri mi chiedevano di mio padre. Il salvatore. Lui, e quella stupida epidemia che lo rese famoso. Se non fosse stato per il suo vaccino tutta New York sarebbe finita in ospedale. Per questo decisi di diventare una giornalista. Volevo uscire dall'ombra di mio padre e farmi conoscere non come “la figlia di Locker”, ma come Micky la giornalista. Strinsi i pugni, abbassai la testa e gli risposi:

-Sì.
-Ti ringrazio molto di essere venuta da me. Questa è chiaramente una sfida che F ha lanciato a tutti e due. Io non mi tiro indietro davanti ad un invito così allettante. Te la senti di aiutarmi a prenderlo per farci dire chi è il vero ladro?

Alzai lo sguardo. Capii che continuare a pensare a mio padre non servisse a niente. Ora la cosa più importante era catturare F, ed il direttore del'FBI stava chiedendo il mio aiuto. Con uno sguardo sicuro e deciso gli risposi:

-Ci può contare!
-Questo è lo spirito!


Angolino di Biondy(in alcuni casi “angolone”):

Osu! Buona sera miei cari lettori! Sono le mezzanotte passate ed io sono più sveglia e attiva che mai. Mi chiedo perché finisco sempre per postare un capitolo la tarda sera. Tutta colpa di quei stupidi compiti, che io faccio stupidamente, ogni stupido giorno della mia stupida vita. La notte e l'unico momento in qui sono libera, o quasi, di scrivere. E penso che scrivere con la paura di essere scoperta dai miei è divertente.

Ma passando alla storia, mi dispiace se questo capitolo non sia stato interessante come il precedente. Niente colpi di scena o roba del genere. Solamente tanti incontri casuali e l'apparizione(per bene) del nostro caro Kyoteru e della sua “adorabile” bambina. E per quanto riguarda la storia delle manette: True Story successa qualche anno fa nella classe di mio fratello. Volevo metterla.

Rintee è Rinto, Charoline è Kaai Yuki e Liliane è Lily. E prima che qualcuno si metta ad urlare “Piko Piko” per via del colore dei capelli vi dico solo di avere pazienza e prima o poi l'identità del mio burlone preferito verrà mostrata.

So benissimo di aver fatto un macello con i tempi verbali e che le descrizioni non siano dettagliate o per meglio dire, chiare.
Mi raccomando recensite come sempre e ditemi cosa ne pensata.

Alla prossima!

Ps: Oddio ho appena scoperto che questo capitolo contiene 2338 parole, invece quello precedente ne contiene 2336. O.O


 

  
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