Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: _Fox    14/03/2014    8 recensioni
Questa Shot partecipa al contest "Sette vizi capitali: quando questi diventano ossessione" indetto dal gruppo facebook "La crème de la crème di EFP".
Il mio vuol essere un tentativo d'analisi introspettiva dell'invidia. Dalla storia:
È bella. Disgustosamente bella. Con quel suo fare disinvolto, quasi non se ne accorgesse neanche, come se la perfezione fosse normale, un banale dettaglio della quotidianità. La sua bellezza è incastrata nella semplicità di ogni gesto - nel modo in cui cammina, viso all’insù come presa da qualcosa d’inaccessibile se non ai suoi occhi azzurri che ogni volta sposano il cielo.
La odio e la desidero. La odio perché la desidero.
Voler essere lei m’infiamma le carni e non sembro più io, ma è l’unico modo d’essere in cui mi riconosco.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Note:

Questa storia partecipa al contest: “Sette vizi capitali: quando questi diventano ossessione” indetto dal gruppo facebook “La crème de la crème di EFP”.

 

 

 

Parassita

 

 

 

La guardo ed è come bruciare.

Le fiamme del mio peccato s’espandono sottopelle e mi portano via ogni brandello di lucidità – non sono mai stata così viva.

La vita non può esser priva di scopo, qualcosa per non aprire gli occhi al mattino; io m’infiammo per lei, per tutto ciò che da me la rende distante – io non sono lei: è questo che ogni giorno accende l’alba di un nuovo significato.

È bella. Disgustosamente bella. Con quel suo fare disinvolto, quasi non se ne accorgesse neanche, come se la perfezione fosse normale, un banale dettaglio della quotidianità. La sua bellezza è incastrata nella semplicità di ogni gesto - nel modo in cui cammina, viso all’insù come presa da qualcosa d’inaccessibile se non ai suoi occhi azzurri che ogni volta sposano il cielo.

La odio e la desidero. La odio perché la desidero.

Voler essere lei m’infiamma le carni e non sembro più io, ma è l’unico modo d’essere in cui mi riconosco.

 

Brucerò all’inferno per questo, Dio? Per questo desiderio distruttivo d’altre membra?

 

Non m’importa. Io ho uno scopo. Lei vive, lei non è me e io non sarò mai lei – ho uno scopo.

Le cammino dietro – sono invisibile, io, un’ombra discreta condannata alla dimenticanza, i miei occhi muti predatori d’ogni suo tratto – e mi sembra di cogliere il fragore delle macerie della mia esistenza che mi crollano alle spalle, ma non m’importa. Lei è viva – quelle sue curve fasciate nei jeans di una taglia che non indosserò mai e quei capelli che sembrano nutrirsi del sole – e lo sono anch’io, perché la divoro, lei è mia, è mia e non lo sa, vivo in lei perché è lei che voglio essere, gli uomini guardano me quando si soffermano sul suo seno tondo e discreto e le labbra, quelle labbra disegnate da Venere.

Queste fiamme – l’inferno è già qui - ogni istante mi bruciano e sempre mi rimettono al mondo; mi disintegro per ricompormi in ogni sguardo che l’ama e la rapisce.

Vorrei morisse, vedere la sua anima risucchiata via dalla dimenticanza – conquisterei quell’involucro di carne che bramo ogni giorno.

 

Dio, tu che per la mia invidia mi condannerai all’inferno, credi davvero lei mi possegga? Che la sua bellezza - incorruttibile armonia di carne e gesti sottili - la delicatezza di ogni suo fare, mi conquistino fino a distruggermi?

Sei solo un illuso, Dio – e non è cosa nuova, dato che speravi che il sacrificio d’un figlio potesse redimerci tutti – perché in realtà sono io a possederla, io la bramo e io, con questa mia voluttà viscerale, ogni attimo di ogni giorno mi distruggo.

Nulla mi rimane, perché nulla di me valeva la pena salvassi.

Che vita è, la mia?

Io non vivo da me, Dio, perché la mia pelle non conosce che il tocco delle mie mani e i miei occhi non hanno mai bevuto l’amore di altri; sono assetata, un parassita – vivo attraverso i suoi amori, il suo profumo, quel suo modo di offrirsi agli uomini come stesse concedendo loro un privilegio.

Rido, Dio. Sai perché?

Lei non sa. Non immagina. Sono un dettaglio trascurabile del suo quotidiano – mimesi sempre troppo facile, la mia – e vive ignara della maledizione che scaglio ogni volta sulla sua bellezza.

 

 

Sono ovunque, dietro ogni angolo, in ogni sorriso e in tutti gli sguardi - ogni dove io la maledico; lei sempre mi riconosce senza sapermi, mi sorride, a volte, ingenua, come persuasa che per me ci sia speranza di redenzione.

Ma è sempre stato così. Per me non c’è via di scampo.

Ho coscienza della perversione del mio essere al mondo, ho firmato un patto col diavolo perché sopravvivessi alle fiamme – cent’anni dannata, ma sempre qui a guardarla, mai sazia dell’odio che alimenta la mia ammirazione e non conosco altro modo d’essere al mondo – mi avvicino, sento il suo profumo – lei profuma di fiori, io di marcio, sulla mia pelle l’olezzo di ciò che su di lei fiorisce e in me si decompone – e penso che sarebbe molto più difficile odiarla così se fosse consapevole almeno di un decimo di ciò che è.

Logora, io, disarmonica sempre, tutto ciò che non sarò mai in lei esplode.

Poi si volta – le sue labbra snocciolano parole bellissime, i suoi pensieri son perle, incorrotta e afrodisiaca dentro come lo è fuori – e mi vede, crede nelle coincidenze, sorride.

«Eris, sorellina, buongiorno! Che coincidenza trovarti qui!»

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _Fox