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Autore: taisha    14/03/2014    4 recensioni
Nella 4x18 Katherine ha mostrato un barlume di umanità,di speranza,ha dimostrato di non aver più voglia di fuggire,vuole solamente essere libera di vivere come meglio crede,non ha più voglia di vivere all'ombra,non vuole più aver paura di Klaus.
Vuole vivere con Elijah,essere la sua compagna.
Lei vuole essere se stessa,specchiandosi nei suoi occhi scuri.
Quegli stessi occhi scuri,che più di cinquecento anni fa,le hanno forse mostrato per primi il vero affetto.
L'amore puro e semplice.
La storia si dirama tra New Orleans e New York intrecciando le vite dei due e di altri personaggi.
Potranno ritornare ad amarsi dopo tante difficoltà?
Genere: Dark, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Katherine Pierce, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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New York 



"Non credi che sia ora, per te, di sloggiare?" Katherine lo sorpassò velocemente prendendo alcuni bicchieri sporchi dal ripiano della cucina.

Il vampiro sollevò entrambe le sopracciglia e scosse la testa. "Nah. Sto così bene quì, con te che mi accudisci." Ghignò ironico affondando i denti in una ciambella. "Ti ho portato anche la colazione!" Indicò entusiasta lo scatolo ricolmo di ciambelle.

Katherine sollevò il sopracciglio e lo osservò. "Sei serio?" Si indicò. "E' Seth a portare la colazione, lo fa ogni mattina. Per me. " La vampira fece spallucce sorridendo maliziosa.

"Ma ho aperto io a Seth! E le ho portate fin quì, dunque, ho portato io la colazione!" Andrew rise leggermente e prese un sorso dalla sua tazza di caffè nero fumante.
La vampira non potè non ridere voltandosi di nuovo verso il lavabo. "Ciò non toglie che devi sloggiare." Tornò a fissarlo. "Entro oggi." Lo guardò seria.

Il vecchio vampiro sollevò le braccia al cielo e annuì. "Ho recepito il messaggio! Entro oggi pomeriggio sarò fuori. Giurin giurello!" Sorrise e continuò a bere il suo caffè.

Il silenzio calò tra i due, gli unici rumori erano quelli delle stoviglie che lei si ostinava a lavare e a strofinare con forza. Andrew aveva gli occhi puntati sulla sua schiena e Katherine iniziava a sentirsi terribilmente a disagio in quel silenzio assordante.

"La smetti?!" Lasciò andare la tazza che aveva tra le mani afferrando con stizza lo strofinaccio appoggiato accanto a lei. Fissava l'uomo dinanzi a se con aria infastidita.

Quell'aria da eterno ragazzino ma al tempo stesso sensuale e maliziosa la metteva terribilmente a disagio. E il silenzio non aiutava.

Andrew sorrise sornione osservandola." Di fare cosa?"
 
Lo indicò. "Quello!" Ispirò stizzita. "Smettila! Sei terribilmente irritante!" Gli tirò lo strofinaccio facendo scaturire in lui una risata.

"Ok, ok. La smetto." Appoggiò lo strofinaccio e sospirò. "Anche se non ho capito a cosa ti riferisci." Fece sarcastico lui.

Il suono del campanello della porta fece voltare entrambi verso la porta dell'appartamento.

Andrew la guardò alzandosi dallo sgabello. "Vado io."


"Grazie." Kath lo osservò allontanarsi di schiena dopo di che tornò a dedicarsi alle stoviglie.


Il vampiro spalancò la porta trovandosi poi di fronte un govane fattorino. "Salve. Questo è per.." Osservò il biglietto della ricevuta. "La signorina Pierce." Sorrise passando la ricevuta all'uomo.

Andrew sollevò un sopracciglio  osservando l'enorme scatolone, fece segno al fattorino di attendendere e urlò improvvisamente con voce melensa. "Tesooooro. C'è un enorme pacco regalo per te!" 

Dopo poco fu scaraventato di lato da Kath che gli indirizzò uno sguardo furente. Spostò poi lo sguardo sul fattorino e sorridendo annuì. "Sono io Katherine Pierce. Grazie." Strappò la ricevuta dalle mani del vampiro e la firmò consegnandola al ragazzo. "Ecco. E questo è per lei." Consegnò anche la mancia e quest'ultimo sorridendo le augurò una buona giornata.

Katherine tirò dentro lo scatolone e sorrise a cinquantadue denti. "Finalmente."

L'altro le si avvicinò e la osservò." Cos'è?"

"La cosa più bella del mondo." L'altra gli rispose senza nemmeno osservarlo mentre con le piccole mani scartava i vari strati di quell'enorme scatolone.

Lei strappò l'ultimo strato e lo scatolone si aprì completamente mostrando l'abito cipria provato la mattina prima.

Il vampiro incrociò le mani al petto e sollevò gli occhi al cielo con un espressione che era tutta un programma, sul viso. "Donne." Sussurrò.






La vampira distolse per un attimo lo sguardo dal vestito e lo fulminò. "Ma tu non dovevi andartene?!"

Andrew sorrise e battè le mani. "Come la signora desidera." 






Stava per aprire la porta quando il suo sguardo si focalizzò sulle lettere ammassate sul mobiletto accanto alla porta."E' quasi Natale, Katherine." La osservò serio sventolandole davanti la posta con i svariati inviti a party e feste private. "Dove andremo?"

"Devi pur indossare quell'abito stupendo no?" Sorrise sornione osservandola.

"Andremo?" La vampira scosse la testa. "Eh no. Forse non hai capito che tu non verrai da nessuna parte, non ho bisogno della balia. E poi a quelle feste mi diverto da sola." Lo fissò negli occhi. "Da sola." Tirò fuori l'abito sorridendo. Aveva occhi solo per lui.

Il vampiro sorrise e le si avvicinò di nuovo. "Quella del governatore mi sembra interessante." Le sventolò davanti l'invito elegante. "Che ne dici, ragazzina?" Le sorrise. "Ci divertiamo un pò, mangiamo al buffet, diamo bacetti a destra e manca e poi torniamo a casa!" Le fece gli occhi languidi da cucciolo.

"No." La vampira scosse i boccoli castani e si avviò verso la camera da letto, non voleva che lui le facesse da balia, iniziava a darle su i nervi il suo comportamento.

"Non penserai mica che lui resti a casa a pensarti e a crogiolarsi nel dolore della lontananza. Vero?" Quella frase secca e diretta le arrivò come una pugnalata in pieno petto. Le gambe le si bloccarono all'entrata della grande camera da letto, si ordinò di tornare a respirare e di riacquistare lucidità ma il suo cuore non glielo permise. Era stato un colpo basso. Lui non avrebbe dovuto dirle quelle cose. Sapeva quanto lei, pensasse ancora a loro.

"Sei uno stronzo." Le spalle le tremavano.

Forse aveva esagerato. Ma una piccola bugia non le avrebbe fatto male. Doveva tornare a vivere no? 

Andrew le si avvicinò e la voltò verso di lui. "Tesoro, quando mai non lo sono stato?" Le fece l'occhiolino beccandosi anche uno schiaffo da lei.






"Vaffanculo Andrew! Sparisci di quì. Subito." Scosse la testa osservandolo un ltima volta prima di sparire furente dietro la porta della camera da letto. Sbattè la porta lasciandolo di stucco e con la guancia dolorante. 

Forse aveva esagerato. 


Decisamente.




New Orleans.


L'albero era finalmente arrivato. Miss Helene sorrideva cordiale ai fattorini mentre indicava loro il grande salone dove sarebbe stato addobbato il grande albero.

Hayley scese gli ultimi scalini e si affiancò alla domestica di casa Mikaelson. " Elijah è un tipo da Natale?" Osservò ridendo la domestica che ricambiò il risolino appoggiandole una mano sulla spalla.

"Non sa molte cose di Mr Elijah." La osservò e poi le indicò il salone. "Venga Miss Hayley mi dia una mano ad addobbarlo."

"Chiamami Hayley, Helene." La seguì. 

La vecchia domestica salutò i fattorini e una volta richiusa la porta raggiunse la lupa nello salone. "E va bene." Le sorrise e la sorpassò. "Ecco quà, in questo scatolone dovrebbe esserci tutto l'occorrente." Sorrise sollevando sul tavolo un grosso scatolone ricolmo di gingilli natalizi.

Hayley le si avvicinò iniziando a curiosare nello scatolone. Molti erano antichi, altri brillantinati e moderni, altri ancora rovinati dal tempo. Ma tutti bellissimi.

"Li ha accumulati Mr Elijah nel tempo, alcuni li ho presi io, altri.." La vecchia domestica si fermò e sospirò. 

"Sono tutti bellissimi. Soprattutto questi di cristallo." La ragazza teneva in mano un meraviglioso gingillo di cristallo rosa.

Lo sguardo triste della domestica fu impossibile da notare. "Già." 

"Chi è Miss Katerina, Helene?" La domanda secca e lo sguardo fisso sulla premurosa domestica.

Helene scosse la testa e afferrò alcune palline rosse. "Non so di chi parli, bambina." Afferrò un gingillo e si avvicinò all'albero.

"Ho visto la foto ma Elijah non ha voluto dirmi null'altro." La ragazza ripose l'oggetto che aveva tra le mani e si voltò verso la governante di casa Mikaelson, le fermò le mani afferrandole tra le sue e la costrinse a voltarsi verso di se.

"Ti prego, dimmelo." 

Helene osservò gli occhi grandi della ragazza e sospirò. "E va bene." Sospirò sconfitta. 

La guardò seria. "Te lo dirò ma non dovrai far parola di questa conversazione a Mr Elijah."

La ragazza annuì solamente in attesa delle parole dell'anziana domestica.

"La signorina Katherine è stata quì per alcuni mesi prima del tuo arrivo Hayley. Ho avuto il piacere di conoscerla molto tempo prima, però." Gli occhi della governante diventarono improvvisamente tristi. "Era una brava donna. Però.." Si bloccò osservando lo sguardo curioso della ragazza dinanzi a se. "Non dovrei essere io a dirti queste cose. Dovrebbe essere Mr Elijah a parlarti di lei."

Hayley scosse la testa e sospirò. "Sai bene che lui non lo farà mai. Ha accennato solo a lei ed è diventato improvvisamente una lastra di ghiaccio." La guardò. "Perchè non vuole parlare di lei. Perchè non vuole nemmeno vederla quella foto? "

"Vedi Hayley, quando un amore così forte come quello che li univa viene spezzato, tradito. Non è semplice affrontare le conseguenze della rottura. Mr Elijah non vuole nemmeno parlare di lei perchè gli fa male farlo. Lei gli ha spezzato il cuore, Hayley. " Helene prese un grosso respiro. "Esattamente come ha fatto lui...con lei." Scosse la testa e afferrò lo scatolone vuoto dal tavolo. "Vado a prendere gli altri su in soffitta. Scusami." 

La ragazza vide Helene sorpassarla e avviarsi alle scale. Era sola e con mille pensieri nella testa. Lui e Katherine avevano vissuto in quella casa per parecchi mesi, erano stati innamorati e poi si erano abbandonati. Era triste. 

Hayley abbassò gli occhi e sospirò. Lui aveva amato allora, era stato felice per un tempo e forse aveva anche sorriso di più, abbandonando così quell'aria da uomo gelido che si ostinava ad avere sempre e comunque.




"Non è bello infrangere la privacy delle altre persone sai?" Una voce alle sue spalle la fece quesi sobbalzare. Si voltò improvvisamente rispecchiandosi nello sguardo gelido e serio del vampiro originale.

"Elijah." Nervosamente portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Eccola, quella sensazione di nervoso e disagio che provava ogni volta che quegli occhi neri si posavano su di lei. 

Indossava una giacca molto più casual che lasciava intravedere la maglietta bianca e aderente al di sotto, Elijah se ne stava appoggiato all arco della porta, immobile a fissarla. 

"Sei così ostinata a sapere di lei. A sapere chi era, perchè viveva quì. Chi era per me." Aveva lo sguardo fisso sulla figura di lei. "Cosa ne deriva per te?" Entrò nella stanza dimezzando così le distanze. "Perchè vuoi sapere di lei?" La guardava fisso.






Hayley finalmente sollevò gli occhi sull' originale e fiera fissò gli occhi nei suoi.







"Niente. Non me ne viene niente. Ma quest'area di mistero intorno a questa donna. Perchè?" Scosse la testa. "Voglio saperlo. Voglio sapere perchè eviti il discorso. Perchè ti irrigidisci al sol nominarla. Voglio..".

Lui le afferrò il braccio e improvvisamente le distanze vennero annullate.

"Ti ho detto che lei è stata il mio amore più grande, c'era sentimento. Forse troppo. E non sono riuscito a gestirlo, a gestire noi come coppia." Prese una piccola pausa. "Non sono riuscito a gestire lei." La guardava negli occhi. "Era il mio primo pensiero al mattino e l'ultimo ogni notte." L'originale strinse la mascella. " Ma adesso ci sono nuove priorità." La guardava negli occhi.

Hayley portò istintivamente la mano destra sul pancione. Stava parlando di lei? Del bambino che portava in grembo? Di loro?

"Tu la ami ancora?" Le parole fuoriuscirono dalla sua bocca senza che nemmeno se ne accorgesse. Era stata la solita irruenta e istintiva.

Elijah spalancò impercettibilmente gli occhi, gli aveva posto la domanda che più gli faceva paura. Aveva evitato per mesi di rispondere a se stesso. Di non dirselo ad alta voce e adesso, la ragazza di fronte a se, gliela porgeva così senza mezze misure mentre lo osservava con quei suoi occhioni grandi e verdi.






Era una doccia fredda. 

L'originale distolse lo sguardo da lei e si perse nei propri pensieri per un attimo.

Lui l'amava. Ma c'era un qualcosa che lo bloccava dal dirlo. Strinse il pugno e sollevò lo sguardo su di lei.

Hayley morse il labbro inferiore consapevole del limite che aveva oltrepassato. Non erano ancora così in confidenza da potergli parlare così liberamente. Certo aveva giurato di proteggerla sempre e per sempre ma questo non le dava di certo la libertà di dire tutto quello che le passava per la testa.

Si ritrovò a scuotere la testa e ad abbassarla. "Mi dispiace, non avrei dovuto." Si voltò e fece per andarsene ma la mano si lui le strinse un braccio obbligandola a tornare a voltarsi.

"L'ho amata tanto, per secoli. L'ho amata intensamente e ho permesso che quel sentimento lacerasse il mio cuore e il mio animo." La guardò negli occhi. "Ma quello che voglio dirti, Hayley è che ci sei tu, adesso." La voce di lui le arrivò dritta al cuore. "C'è lui. O lei." I suoi occhi si abbassarono per un attimo sulla pancia accennata di lei.

Elijah ritornò a guardarla negli occhi e abbassando la voce le sussurrò. "Ti ho promesso di starti accanto e proteggerti. Quello che provo, quello che sento, lo so io e nessun altro. Solo questo importa." 

La ragazza spalancò gli occhi. Lui le stava dicendo che stava mettendo da parte i suoi sentimenti per lei? Per il suo bambino?

Hayley si avvicinò ancor di più al nobile vampiro originario afferrandogli una mano e posandola sulla propria pancia. "Grazie." 

Occhi negli occhi e ad un pelo di distanza l'uno dall'altra.

Quell'uomo la affascinava, la faceva sentire protetta e speciale. Non era come tutti gli altri ma il suo cuore? Quello avrebbe mai potuto conquistarlo? C'era ancora l'ombra di Katherine su di lui, le sue parole urlavano ancora il suo amore verso quella donna e per lei non sarebbe stato di sicuro facile sostiturla in quel posto così speciale.

Aprì la bocca per rispondergli ma fu interrotti dall'arrivo di Miss Helene.

Entrambi sollevarono lo sguardo sull'anziana domestica. "Lascia che ti aiuti Helene." 

Il vampiro si allontanò dalla ragazza e raggiunse la donna afferrando il grosso scatolone che aveva tra le braccia. 

Miss Helene tirò un sospiro di sollievo e si aggiusto lo chignon scompigliato. "Oh grazie, caro." Rise leggermente osservandolo. "Ho fatto una fatica a portarlo su." Gli diede un piccolo buffetto sulla spalla e gli fece segno di poggiarlo sul tavolo. "Lì caro, appoggialo lì. Grazie." 

Elijah ubbidì agli oridini della sua adorata domestica e le sorrise. "Ecco fatto." Osservò l'albero incrociando poi lo sguardo della licantropa. "State facendo un ottimo lavoro." 

Hayley sorrise appena appoggiandosi poi la mano sul ventre gonfio. 

"Bene. Finiamo l'albero Miss Hayley?" 

La ragazza annuì e affiancò la donna completamente immersa nello scatolone delle decorazioni.

Elijah portò le mani nelle tasche del completo elegante e sorrise. "Allora vi lascio alle vostre decorazioni, signore." 

"La chiamo appena è pronto il pranzo." Helene gli sorrise e appese un ulteriore gingillo all'albero osservandolo felice.

Il vampiro originario osservò un ultima volta Hayley sorridendole e lasciò la stanza, diretto al suo studio.

La lupa scosse la testa e si immerse completamente nella decorazione dell'albero, almeno quello l'avrebbe fatta distrarre dalle parole dell'originario, dalla faccenda di Katherine e sorpattutto non le avrebbero fatto pensare a quei sentimenti che mano a mano sentiva farsi sempre più forti verso quel vampiro dall'aria glaciale.




Elijah si lasciò andare completamente sul divano di pelle scura del suo studio. Sfilò il giubbotto dalle spalle e portò alla bocca un pò di quel liquido ambrato che si era versato precedentemente.

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle note che provenivano dal giradischi. 

https://www.youtube.com/watch?v=7xhwGSffW_Q

Il jazz.

 La sua passione più grande. Era capace di non fargli pensare a nulla. I pensieri si spegnevano completamente e la sua mente era finalmente libera, cullata da quelle note.

Le dita iniziarono a tamburellare istintivamente sul bracciolo del divano e un sorrisino gli comparve sulle labbra. 

L'età del proibizionismo. Le feste a villa Mikaelson. I fiumi di alcool. Donne. Poker. 

I ricordi gli invasero improvvisamente la mente come un fiume in piena. 

Quelli sì che erano stati dei bei tempi. 

Elijah si ritrovò a sospirare e portarsi una mano alla fronte. Aprì gli occhi osservando il braccialetto che portava al polso. 

Il suo braccialetto.

Non era riuscito a toglierlo, nemmeno dopo aver saputo da Andrew che Katherine non voleva nemmeno sentirlo nominare. Abbassò la mano accarezzandolo con l'altra. L'incisione era ancora ben definita e riusciva a sentirla sotto il tocco leggero.

"Ever mine, ever thine , ever ours." Sussurrò appena.

Quella promessa immortale e eterna. La loro promessa d'amore.


Si piegò in avanti afferrandosi la testa. 


Quell'amore lo tormentava ancora, lei, il suo pensiero riuscivano a tenerlo sveglio notti intere.

Allungò la mano al mobiletto accanto al divano e aprì il cassetto, rivelando altre foto. Le persone che vi erano ritratte, erano felici ed innamorate. Quasi non si riconobbe in quelle foto, nella foto della loro ultima comparizione in pubblico. 







Sorrise involontariamente osservando la foto di loro due abbracciati, lei portava quello stupendo vestito rosso che lui stesso le aveva regalato, lo sguardo sereno, il sorriso raggiante e il suo corpo stretto al proprio. 

Era bellissima. Lo era sempre stata.

La amava, era evidente, ma adesso erano sorte altre priorità. C'era Hayley, c'era il bambino. Soprattutto, il bambino.

Avrebbe ancora una volta messo se stesso, la sua felcità, al secondo posto?

Sbuffò infastidito e scosse la testa. Ripose la foto nel cassetto e lo chiuse velocemente, non riusciva più a sostenere lo sguardo di lei.

Sembrava che la potesse scoppiargli da un momento all'altro, ogni volta era così, i suoi sentimenti lo mandavano in confusione totale. 

Cosa voleva adesso? Cosa desiderava?

Il cellulare interruppe il corso dei suoi pensieri e fu costretto a sollevarsi per afferrarlo dal taschino interno della giacca. 

Andrew. La grossa scritta lampeggiava sul display del suo cellulare. 

"Andrew." La voce stanca, spenta.

Lo sentì star un attimo in silenzio prima di udire la voce sempre ironica del suo vecchio amico. "Ti è per caso morto il criceto, boss?" Lo sentì ridere leggermente. "Hai na voce da funerale!" 

Elijah prese un grosso respiro e poi rispose. "Scusami, giornata abbastanza pesante a lavoro. Avevi qualcosa da riferirmi?" 

Il vampiro dall'altro capo del telefono sospirò. "Ti ostini a fare il grande capo, goditi il tuo tempo, sperpera i tuoi soldi e fai fare tutte le tue importanti faccende ad uno schiavetto." Rise leggermente. "Ne avrei due o tre da suggerirtene, nel caso ti servissero." 

Il vecchio vampiro originario si ritrovò a sorridere alla battuta dell'amico. "Grazie, terrò in considerazione la tua proposta, credimi."

"Comunque, non c'è nulla che non va. Quì procede tutto al solito modo." Elijah lo sentì esitare un attimo prima di udire di nuovo la sua voce. "Tranne per il fatto che stamattina la nostra piccola Petrova stava per stramazzare al suolo." 

Elijah spalancò improvvisamente gli occhi, restando immobile. "Che è successo?" 

"Niente di preoccupante, Elijah. Evidentemente non si era nutrita abbastanza, sarà stato quello a farle mancare le forze." L'altro sospirò continuando. "Non preoccuparti, c'ero io al suo fianco. Non le accadrà mai nulla, finchè io sarò quì. Lo sai." Le parole dell'amico non servirono comunque a tranquillizzare l'originario che se ne restava immobile comee una statua sul divano di pelle. 

"Tienila d'occhio, Andrew." Esitò un attimo. " Ci risentiamo tra un paio di giorni."

"Ricevuto, boss." La chiamata si interruppe. 

Elijah scosse la testa e gettò in malo modo il telefono sulla scrivania di mogano.

Lei non stava bene, lui non stava bene.

Che diavolo stavano facendo!?

Perchè aveva mandato lui a riprenderla!? Sarebbe dovuto correre lui a New York, trascinarla con la forza, se fosse stato necessario e urlarle di amarla. Con tutto se stesso.

Ma niente. Lui era rimasto seduto, a far nulla.

Aveva delegato. Come si fa con le commissioni.

Ma lei, loro, non erano una commissione. Lei era la sua ragione di vita.

Il vampiro si allontanò dalla finestra e riafferrò di nuovo il telefono, avrebbe chiamato Andrew, gli avrebbe detto di tornarsene a Londra. Ci avrebbe pensato lui d'ora in poi alla sua Katerina. 

Fece per comporre il numero dell'amico quando la porta del suo studio si aprì timidamente e una cascata di capelli scuri fece capolino dietro di essa.

Hayley.

"Ciao, scusami." Un sorriso timido le increspò le labbra. "Pensavo ti facesse piacere vedere l'albero finito." Una mano era poggiata sul ventre, quel cuoricino batteva piano e delicato, dentro di lei. Suo nipote. 

La guardò per alcuni secondi senza risponderle, il telefono in bilico tra le mani, lo sguardo vuoto, pensieroso.

"Elijah?" Hayley sollevò il sopracciglio facendo alcuni passi in avanti. "Elijah, stai bene?"

Il vampiro si riscosse improvvisamente, come se qualcuno gli avesse appena gettato dell'acqua gelata sul viso. "Si." Rispose lapidario. "Scusami." Si voltò di spalle appoggiando le mani alla scrivania di mogano. "Arrivo fra due secondi."

La lupa restò sulla soglia dello studio interdetta, abbassò lo sguardo per un attimo e annuì. "Certo." Si morse il labbro e richiuse la porta. Appoggiandoci poi contro la schiena.

Era sempre così con lui, quell'uomo riusciva a non farle mai comprendere a fondo i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Era un continuo mistero. 

La ragazza sospirò e si allontantanò dalla porta raggiungendo la vecchia Helene nel salone.

Elijah era ancora appoggiato con le mani alla sua scrivania. Aveva gli occhi chiusi e i pungni stretti.

Ecco cosa lo manteneva dal correre a New York a riprendersi Katherine. 

Hayley, il bambino.

Hayley.

Battè il pugno sul tavolo e sbuffò di stizza.

Perchè le cose non potevano mai essere semplici per lui?!




 

New York.



Andrew fissò lo schermo scuro e scosse la testa. Riposò il cellulare nella tasca interna del giubbotto di pelle e fissò la porta bianca della stanza di Katherine. 

Non era ancora uscita dopo quel piccolo diverbio che avevano avuto in precedenza, lei lo aveva mandato al diavolo in 3 lingue diverse, aveva sbattuto la porta e non vi era più uscita.

Il vampiro sospirò e poggiò la testa allo schienale del divano.

La porta della camera della vampira si spalancò improvvisamente e una furente Katherine uscì. 

"Sei ancora quì!? Non avevo detto che avresti dovto sparire?!" Lo osservò per un momento prima di distogliere lo sguardo da lui rabbiosa.

"Arrabbiarsi fa venire le rughe, Katherine." Andrew con tutta la calma del mondo si sollevò dal divano e afferrò il pacchetto delle sigarette dalla tasca del giubbotto.
"Va-tte-ne!" Lo guardò assottigliando gli occhi. "Ora, Andrew. Non obbligarmi a cacciarti con la forza, sai benissimo che sarei capace di farlo." Katherine strinse la mascella furiosa. 

La stava tormentando dal giorno precedente in più aveva osato prenderla in giro, giocare con le sue debolezze. 

Era furiosa, con lui e con se stessa. Non avrebbe dovuto mostrargli la parte più debole di se, il suo punto debole. Lei era Katherine Pierce non più la dolce e indifesa Katerina, doveva smetterla di trattarla come una damigella il pericolo.

Un ghigno divertito comparve sulle labbra di Andrew. "Sei seria, ragazzina?" Fece un passo verso di lei. "Con la forza? Perderesti in partenza."

La vampira assottigliò gli occhi, era satura di rabbia e il suo comportamento di certo non la aiutava a calmarsi. Fece uno scatto in avanti trovandosi a due centimentri dall'altro con le zanne sfoderate e una mano stretta attorno al collo del vampiro. 





L'altro sbattè con forza contro il muro bianco, ritrovandosela di fronte furente e con le sue zanne a due millimetri.

"Vattene." Una calma improvvisa nel tono di voce di lei. "Vattene o ti ficco un paletto nel cuore e rimando il tuo cadavere fatto pezzi a New Orleans."

Andrew non battè ciglio. 

Una risata ruppe l'irreale silenzio che si era creato. "Oddio." La voce strozzata, impedita dalla stretta di lei. "Rischi di graffiarmi, gattina." Chiuse per un attimo gli occhi riaprendoli dopo poco. Erano rossi e contornati da rughe nere. Ecco il mostro.

Andrew afferrò la mano piccola di lei e la allontanò dal suo collo senza alcuna fatica. Le sorrise sornione e la allontanò bloccandole entrambe le mani dietro la schiena. 
Erano a pochi centimentri l'uno dall'altra. Il vampiro si sporse leggermente verso di se sussurrandole. "Non sfidarmi, ragazzina. Sappiamo benissimo chi ne uscirebbe vincitore."

Il viso della bella vampira era tornato quello di sempre e adesso i suoi occhi erano piantati in quelli di lui. Lui aveva ragione, avrebbe potuto strappargli il cuore in meno di un secondo e mettere così fine alla sua centenaria vita.

"Lasciami." La sua fierezza, nonostante la celata paura. I suoi occhioni castani non si erano mai abbassati difronte a qelli cioccolato di lui.

Il demone aveva ormai lasciato posto al ghigno divertito di sempre e le sue mani non stringevano più le sue esili braccia. 

Il vampiro le afferrò però improvvisamente il mento sussurrandole. "Non provarci mai più, ci siamo capiti?" Lui era sempre stato il mastino di Elijah, aveva ucciso e saccheggiato per lui. Condotto guerre e battaglie sempre in suo nome. Era una vera e propria machina da guerra, nonostante la loro amicizia se lei lo avesse provocato ancora non avrebbe sicuramente esitato a strapparle il cuore. 

La vampira annuì senza mai abbassare lo sguardo, non doveva mostrarsi debole e dargli soddisfazione. Non ancora.

"Brava, bambina." Risalì con la mano ruvida fino alla guancia ponendogli una carezza. Ma la sentì scostarsi in malo modo e guardarlo furente. 

"Vattene. Non te lo ripeterò più." Fece per voltargli le spalle.

Andrew le afferrò il braccio, costringendola a restare proprio di fronte a lui. "Tu hai bisogno di me, adesso. Lo sappiamo entrambi." La guardò negli occhi. 

Katherine lo fissò per un attimo prima di scuotere la testa e scoppiare a piangere. Ecco la sua Katerina. La dolce ragazzina che ricordava.

Il vampiro la vide accasciarsi contro il suo petto, stringere prepotente la sua giacca di pelle e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Le lacrime gli stavano bagnando la maglietta chiara ma poco importava. 

Portò una mano tra quei ricci ribelli e la strinse a se, accarezzandole piano la nuca. Era crollata alla fine, era scoppiata come un vulcano e poi si era sciolta come burro tra le sue braccia. 

Ah l'amore. Come poteva renderci così vulnerabili quel sentimento? Ci rendeva deboli, affranti e dannatamente soli eppure quando lo avevi tra le mani, scivolava tra le dita come seta accogliendoti dolce e ti rendeva la persona più felice di questo mondo.

Le piccole spalle di lei venivano scosse da piccoli brividi e non accennava a lasciare la presa. 

Katherine si abbandonò contro il suo petto ormai troppo stanca. Stanca di tutta quella situazione, stanca di aspettarlo, stanca di sentirsi sola.
 

Si sentiva tremendamente sola.


Aveva un caratterino decisamente forte la piccola Katerina eppure a vederla adesso, completamente abbandonata tra le sue braccia pareva una bambina. Una dolce ragazzina innamorata.

Sospirò sollevando gli occhi al cielo continuando a stringerla forte a se.

"Non lasciarmi Andrew. Non lasciarmi anche tu." Le piccole mani di lei strinsero ancor di più il giubbotto mentre le lacrime rigavano il viso piccolo e minuto.

Andrew la strinse forte posando le labbra sui suoi capelli. "Sono quì, Katerina. Ci penso io a te." 












Angolo Autrice! ^__^

Ok, sono pronta per pomodori e verdura marcia. So di aver tardato TANTO in questo aggiornamento ma la mia vita è diventata frenetica e troppo incasinata. In più ci si è messa la Plec che mi ha fatt fuori Kath, mandandomi completamente il cervello in pappa. COMPRENDETEMI amo il personaggio di Katherine e vederla cascare nell'oblio non ha fatto per nulla bene alla mia instabile sanità mentale...ç__ç 
Ancora devo riprendermi.
Passando al capitolo, comne avrete potuto notare è un capitolo più breve degli altri ma non meno intenso, ci tengo a dirlo, è un capitolo di transito, questo è vero ma ho voluto ricalcare ancora una volta come questi due poveretti ci STANNO LETTERALMENTE MALE l'uno per l'altra. =(
Alla fine Katherine crolla, crolla fra le braccia di Andrew. =( Ho pianto anche io, credetemi, mi ha provocato un brivido freddo lungo la schiena scrivere quella piccola ma FONDAMENTALE parte di questo capitolo. <3
Andrew e Hayley non sono più personaggi secondari, fanno parte a tutti gli effetti di questo mio piccolo universo e piano piano si stanno facendo largo nel mio cuore. 
Spero comunque che nonostante tutto questo capitolo vi piaccia e SPERO davvero con tutto il cuore che non abbandoniate la mia storia, per quanto sia difficile (causa : aggiornamenti ogni morte di papa) spero davvero che non perdiate l'interesse per il mio umile scritto. 
Mi siete state tanto di supporto e lo siete tutt'ora! 
Vi abbraccio forte!
La vostra Tay. <3







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