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Autore: Hiros    14/03/2014    3 recensioni
{ one-shot | Lon'zu/Tharja centric }
«Ti aiuterò io», era un freddo giorno d’inverno quando intraprese quella strada.
«Farò in modo che ti salverai», non avrebbe mai pensato che ce l’avrebbe veramente fatta, che oltre a tutto ciò che aveva sempre desiderato avrebbe ottenuto anche qualcosa di più.
In quel momento, davanti a quella mano tesa verso di lui, non poté non pensare di accettarla, con la speranza nel cuore. Davanti a lui c’era un fiore nero, nero come la pece, ma che brillava, brillava di luce propria, e sorrideva.
In quel momento non sapeva che sarebbe stato salvato proprio da quel fiore, il fiore nero della speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tharja
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fiore nero della speranza



«Ti aiuterò io», era un freddo giorno d’inverno quando intraprese quella strada.
«Farò in modo che ti salverai», non avrebbe mai pensato che ce l’avrebbe veramente fatta, che oltre a tutto ciò che aveva sempre desiderato avrebbe ottenuto anche qualcosa di più.
In quel momento, davanti a quella mano tesa verso di lui, non poté non pensare di accettarla, con la speranza nel cuore. Davanti a lui c’era un fiore nero, nero come la pece, ma che brillava, brillava di luce propria, e sorrideva.
In quel momento non sapeva che sarebbe stato salvato proprio da quel fiore, il fiore nero della speranza.

 
 
Aprì gli occhi d’un tratto, con il cuore in gola, come se in quel momento fosse stato lucido per la prima volta. Guardò con occhi pieni di spirito guerriero il nemico davanti a lui e troppo concentrato com’era, non si accorse di una seconda minaccia alle sue spalle. Chiuse gli occhi un secondo prima di essere investito, consapevole che sarebbe stato colpito, ma non sentì niente, riuscì a vedere soltanto una luce potente filtrare attraverso i suoi occhi. Li riaprì con cautela quindi e poté scorgere una figura nera davanti a sé.
Il suo sguardo concentrato e aggressivo in quel momento, aveva un qualcosa di affascinante. I suoi veli svolazzavano di qua e di là a causa del vento e la sua siluette delicata si conservava sempre, anche durante le battaglie.
In quel momento ricordò che poi l’avrebbe dovuta incontrare in privato, per la seconda volta, e la cosa lo metteva in agitazione. Avrebbe preferito evitare, ma proprio in quel momento gli occhi di lei incontrarono i suoi. Non poteva non andare, infondo non aveva scampo con Tharja.

Dopo la battaglia, Lon’zu entrò nella grande tenda della nera e si sorprese non trovandola all’interno di essa. Si guardò intorno per un po’ di tempo, giusto il necessario per accettarsi – erroneamente – che non ci fosse. Sentì una voce dietro di sé, d’un tratto, e giusto il tempo di riconoscerla che una mano si posò sulla sua spalla. Con un gran balzo scattò in avanti e in un attimo sfilò la spada puntandola contro la persona che l’aveva sfiorato.
«Non toccarmi!» urlò senza volere.
La figura davanti a lui - che si presentava come Tharja, la ragazza che stava aspettando - abbassò lo sguardo, comprendo lievemente gli occhi con la sua frangia nera. Il suo sguardo incuteva paura, come sempre, anche se era piuttosto affascinante.
«Non credevo ti facessi così tanto ribrezzo» sussurrò con quella sua voce inquietante.
«No, e-ecco» cercò di giustificarsi Lon’zu, come aveva fatto la volta prima.
Lei sorrise, con quel suo tipico sorriso.
«Eheh, scherzavo. So cosa provi, ma pensavo sarebbe stato più facile aiutarti. E’ come essere fermi ancora al punto di partenza» disse la ragazza, facendo qualche passo in più all’interno della sua tenda. Lon’zu la seguì con lo sguardo, vedendola avvicinarsi a un pentolone simile a quello che usavano le maghe. Il suo sguardo era interrogativo. Tharja aveva detto che l’avrebbe aiutato ma non sapeva in cosa consisteva l’aiuto. La ragazza, vedendo il suo sguardo perso, sorrise di nuovo.
«Te l’avevo detto, no, che ti avrei aiutato. Sono una maga e creerò delle pozioni appositamente per te. Però…» e si fermò un attimo prima di continuare il suo discorso. Chissà perché, quella pausa che sembrava strategica, non piaceva affatto al mirmidone. Ingoiò un po’ di saliva, nel frattempo, «Ho bisogno del tuo aiutò» finì.
Lon’zu non accennava a volersi muovere così la ragazza un po’ spazientita li fece segno con un dito di avvicinarsi. «Su, vieni, coraggio».
Il moro non voleva essere scortese, in realtà non sapeva nemmeno lui perché fosse così tanto agitato. Sicuramente per la vicinanza a una ragazza, e poi Tharja, nonostante la sua bellezza che metteva non poco in mostra, sapeva come mettere i brividi quando voleva.
Ma, nonostante tutto, forse anche questo faceva parte del suo allenamento per “guarire”.
Lei sorrise come a suo solito quando lui accennò ad avvicinarsi, e lo accolse “vicino” a lei, in prossimità del pentolone.
«Bene. Ora ti spiegherò cosa devi fare: mentre io preparo la pozione di cui avrai bisogno, tu mi racconterai cos’è che ti fa tanta paura, d’accordo?» spiegò lei, mentre iniziava a preparare tutto il necessario. Lui la guardò sorpreso; non si aspettava che avrebbe dovuto dare qualcosa anche lui, ma soprattutto, che dovesse parlare di se stesso.
Posò una mano sul bordo della pentola. «D’accordo, allora» rispose deciso.
Intanto che l’acqua bolliva, Tharja andava di qua e di là per la tenda, avvicinandosi e allontanandosi dal recipiente, sembrando addirittura danzare qualche volta.
Lon’zu poté osservare i suoi capelli lunghi e neri fluttuare leggiadri. Erano bellissimi, gli sarebbe piaciuto accarezzarli. E anche la sua pelle, bianca e pallida, insieme alle sue forme, era una visione bellissima. Arrossì al pensiero di ciò che stava guardando e pensando, quindi ritornò a osservare l’intruglio bollente.
«La mia paura consiste nelle ragazze in sé. Parlare con loro, avvicinarmi a loro, mi mette molto in agitazione. Non so proprio che fare, la mia è una situazione critica difficilmente risolvibile» così parlo il mirmidone, un po’ dispiaciuto per la sua condizione. Sperava inoltre che la ragazza non si offendesse, infondo non era l’unica con cui aveva problemi.
«Capisco. E dimmi, questa tua paura da dove nasce?» sussurrò lei, con voce profonda.
«Non saprei» rispose lui, sviando lo sguardo quando incontrò quello di lei.
«Sicuro?»
«Si».
Tharja sospirò per la determinazione del ragazzo nel non voler rivelare niente del suo passato. Non voleva farsi i fatti degli altri, anzi, non le interessava nulla delle persone che le stavano attorno, però le sarebbe stata d’aiuto qualche informazione in più. Sgranò gli occhi, quando, riflettendo per bene su ciò che aveva pensato, si accorse di una contraddizione. Se non le interessava niente delle persone, perché lo stava aiutando? Probabilmente per compassione, si disse, oppure perché preferiva poter avere un po’ tutti dalla sua parte, infondo qualche alleato non faceva mai male.
Quindi tornò a lavoro, sospirando nuovamente, un po’ più energeticamente per farsi sentire. Lon’zu, dal canto suo, anche se avrebbe preferito tenere certi ricordi per sé - perché sapeva benissimo da dove nasceva il suo problema - decise di parlare.
«E’ successo anni fa. Conobbi una ragazza quand’ero piccolo; io vivevo nei bassifondi, lei invece era una tipica ragazzina di campagna, ma nonostante tutto diventammo amici fino a innamorarci. Un giorno però successe l’inimmaginabile. Stavamo facendo un picnic vicino al fiume, quando fummo attaccati da dei banditi. Erano tanti, lottai con tutte le mie forse per difenderci, ma lei… lei...» si fermò di colpo. Non ce la faceva. I ricordi che stavano riaffiorando erano troppo difficili da sopportare, da dimenticare, nonostante fosse riuscito a sopprimerli per molto tempo; la verità era che non se n’erano mai andati, ma l’avevano sempre tormentato nel profondo.
«Mi dispiace» sussurrò Tharja abbassando lo sguardo.
«Non preoccuparti. Tu non potevi saperlo» finì, rivolgendo la sua attenzione a qualcosa di poco importante nella tenda.
Trascorsero così quella giornata, e anche quelle a venire, con la ragazza che si accingeva a preparare intrugli e lui che ogni volta provava ad avvicinarsi un po’ di più a lei, mentre parlava di sé e della sua paura.
 
 
Quando intraprendi una strada, non sai realmente dove ti porterà, nonostante le tue sicurezze.
Era un fresco giorno di primavera l’ultima volta che si sarebbero incontrati. Lon’zu, dopo tutto quel tempo trascorso in compagnia di Tharja aveva preso un’importante decisione. Anche la ragazza, nel frattempo, aveva fatto lo stesso.
Quando fu nei pressi della tenda, il mirmidone prese un gran respiro col cuore che batteva forte, ma questa volta non perché di lì a poco avrebbe incontrato una ragazza, no, per un altro motivo.
Aprì la tenda e all’interno vi trovò lei, la persona che l’aveva aiutato molto fino ad allora e a cui era riconoscente, molto riconoscente. Lei si girò, sentendo dell’aria fredda accarezzarle la pelle e smuoverle i capelli. Sorrise. «Buongiorno, Lon’zu».
«Ciao, Tharja» rispose di rimando il mirmidone, cercando di mantenere uno sguardo serio mentre le guancie si coloravano di un lieve rossore.
«Oggi è il gran giorno» iniziò lei, «Non starai più nella pelle, immagino. Per questo ti ho già preparato la pozione. Tutto ciò che devi fare ora è berla e poi tutti i tuoi ricordi spariranno insieme alla tua paura» gli spiegò.
Lon’zu sgranò gli occhi. «Come?» domandò, «I miei ricordi?».
Tharja se l’aspettava che avrebbe reagito così, ma purtroppo doveva andare in questo modo. «So che è difficile, ma se vuoi eliminare la tua paura con la magia, dovrai sacrificare i tuoi ricordi» disse senza accennare alcuna emozione sul viso.
Dopo alcuni attimi di sbigottimento, Lon’zu si ricompose e dichiarò le sue intenzioni. «Mi dispiace per esserti impegnata tanto per aiutarmi, ma non ho intenzione di eliminare il mio passato e… lei, dalla mia mente».
La ragazza annuì comprensiva. «Ho deciso di impegnarmi da solo, con le mie sole forze, per sconfiggere questa mia paura» continuò.
«Da solo? Allora ci vorranno alcuni anni» osservò con una punta di sarcasmo la maga. Lui non ci fece caso.
«Lo so»
A quel punto, Tharja decise che doveva fare il grande passo e dire ciò che voleva e doveva da un po’ di tempo. «L’unico modo che hai per sconfiggere la tua fobia per le donne è stare accanto a loro. Sei migliorato molto, infatti, in questo periodo. Vorrei continuare ad aiutarti, se lo vuoi, ma senza pozioni o cose del genere, ovviamente, stando semplicemente accanto a te» mentre parlava aveva usato un tono serio e deciso, che si era trasformato purtroppo però in un mezzo sussurro verso la fine della frase. Era anche arrossita e il cuore cominciava a muoversi un po’ più velocemente.
«Come?» fu l’ingenua risposta di Lon’zu.
Tharja ingoiò un po’ di saliva. «Te lo scandirò per bene: spo-sa-mi. Se lo facessi, saresti costretto a passare tutto il tuo tempo insieme a me e forse la tua paura scomparirebbe»; se si fosse vista allo specchio in quel momento, avrebbe visto il suo viso completamente arrossato. Il cuore, che prima aveva solo accennato una lieve impennata, ora andava velocissimo.
Anche Lon’zu arrossì per la confessione della nera. Non se l’aspettava, però era felice che i desideri di lei corrispondessero ai suoi.
«In un altro momento avrei risposto di no, ma tu riesci a difenderti benissimo da sola, quindi… permettimi di fare le cose per bene» rispose, tirando fuori un cofanetto nero con sopra inciso un fiore giallo. «Vuoi sposarmi?» chiese cercando di trasmettere tutto il suo amore alla persona che aveva davanti e che avrebbe protetto per sempre. Lei lo guardò sorpresa. Quindi aveva già progettato tutto, la cosa la rendeva ancora più felice. Gli rivolse un sorriso dolcissimo, uno di quelli rari di cui non si può godere spesso e che non ci si aspetterebbe mai da certe persone.
«Sei proprio un volpone, Lon’zu!» esclamò, ridendo lievemente.
Quella ragazza, che assomigliava tanto ad un fiore affascinantemente nero, l’aveva salvato. 






 
 NOTE AUTRICE.
E dopo tanto tempo sono riuscita a farmi ritornare l'ispirazione e in più, sono anche sbarcata su questo fandom, yeah. Era da un bel po' (mezzo anno, ci credereste?) che volevo scrivere questa piccola one-shot su Lon'zu e Tharja, una coppia che adoro. E poi Tharja è una bomba! Comunque, parlando di questa fanfiction: non so proprio cosa dire a riguardo, se non che sono abbastanza soddisfatta di ciò che ne è venuto fuori e che non me l'aspettavo che sarebbe stata così lunga, ah! Ci saranno sicuramente delle OS più lunghe di questa in giro per il fandom, ma secondo i miei canoni questa è non poco corta.
In ogni caso, spero vivamente che vi sia piaciuta questa storia. Come avete potuto notare ho ripreso un po' i discorsi del loro sostegno (anche se non sono identici, ma il significato è quello), sviluppandoli in un contesto un po' diverso e rielaborato secondo la mia fantasia. Davvero, spero tantissimo che vi sia piaciuta, e mi piacerebbe molto ricevere qualche recensione, magari per farmi capire che non è il caso che io mi deprima e che mi perda di autostima (?). Ahah, no, a parte gli scherzi, anche per farmi notare - se c'è - qualche errore o imprecisione. Con questo è tutto. Alla prossima, allora.


× Haru
   
 
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