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Autore: Halloween_    15/03/2014    2 recensioni
{One-shot di 2284 parole ~ Fluff ~ Fubuki Twins ~ Piccola sorpresa alla fine ~ Piccolo accenno Shonen-ai, ma non sui gemelli}
Perché è un anno esatto che sono su Efp, quindi festeggio. ❤︎
~.~.~.~.~.
[...]Shirou, in quell’istante, giurò che Atsuya stesse per piangere; osservava dispiaciuto gli occhi grandi e lucidi e arrabbiati del gemello, le manine strette a pugno e l’espressione contratta in una smorfia… Sì, stava trattenendo le insistenti lacrime che spingevano per uscire e andargli a bagnare le guance arrossate, ne era certo e, d’altronde, se non lo capiva lui che era il gemello, chi avrebbe potuto?[...]
.~.~.~.~.~
In caso v'incuriosisse, beh, vi aspetto dentro. c:
Kuro.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di biscotti e ricordi lontani.


Un piacevole pomeriggio di fine primavera si faceva ammirare con un cielo terso e limpido sprazzato da rari batuffoli candidi, e sentire con un sole non eccessivamente cocente e l’aria rinfrescata da un piacevole venticello leggero che agitava placido le fronde verdi degli alberi.
Percorrendo il viale che portava alla casetta con i muri tinteggiati di un vivace color canarino, due bambini pressoché identici -solamente dalla sfumatura differente- si rincorrevano per vedere chi sarebbe arrivato per primo tra le braccia della mamma. Il padre, invece, con i borsoni -uno per spalla- li seguiva senza fretta, gustandosi le risate gioiose dei suoi piccoli e provetti calciatori; amavano davvero quello sport i suoi bambini, e lui non poteva che essere felice di vederli così appassionati a qualcosa con tutti i loro piccoli cuori.
Per la foga di entrare nella casa poco mancò che Atsuya -quello dai capelli color pesca e l’espressione sicura- fece inciampare Shirou -con la sua chioma argentata e l’aria tranquilla- che quasi cadde addosso al gemello; per fortuna rimasero saldi sui loro piedi risparmiandosi un probabile livido e una bisticciata su chi fosse il colpevole dell’evitata caduta.
«Shirou!» fece con voce acuta e lamentosa il più giovane dei due, sfilando le scarpe e abbandonandole scompostamente all’ingresso; saltò sul parquet aspettando che il fratello si desse una sbrigata a raggiungerlo.
Il più grande aggrottò le sopracciglia, contrariato e mise in ordine sia le sue scarpe sia quelle del gemello sempre troppo irruento perché le sistemasse a dovere almeno una volta. Produsse un piccolo sbuffo seccato «Non è colpa mia, sei tu che hai sempre troppa fretta!» lasciò che il padre lo aiutasse a sfilare il cappotto leggero e seguì Atsuya che, nel frattempo, aveva lanciato il suo giubbotto sull’appendiabiti lì accanto.
«Tu, invece, sei troppo lento.» precisò il gemello più giovane gonfiando le guance con fare immusonito, ma l’offesa passò nel tempo di un battito di ciglia lasciando il posto a un’espressione incuriosita.
Anche Shirou, che era lì per lì a dire la sua, si fermò per inspirare il dolce profumo che aveva preso ad aleggiare per il salotto.
«Biscotti!» disse i due in perfetta sincronia, dirigendosi poi a passo svelto in cucina dove la madre stava disponendo su un piatto degli appetitosi biscotti sfornati da poco, e con piccole scie di fumo che ancora salivano dalla teglia dando a quei dolcetti un aspetto ancor più invitante.
La donna sorrise agli occhi grandi e alle espressioni sognanti dei gemellini che fissavano i tondeggianti biscotti dalla crosta dorata; spostarono poi i loro sguardi, di una bella tonalità grigia screziata di verde, dall’oggetto delle loro speranze alla madre. Attendevano, trepidanti, che fosse loro concesso almeno un biscottino prima della cena; infondo, si erano allenati tutto il pomeriggio e dovevano pur meritarselo un piccolo premio, no?
Difatti, Atsuya fece un passo avanti e disse con la sua vocetta infantile «Ci siamo allenati oggi: possiamo avere un biscotto prima di cena?» e il gemello annuì per sostenere le sue parole. Atsuya, il più giovane, attendeva fermo e gli occhi che facevano la spola tra la madre e la teglia da cui saliva un invitante profumo che fece brontolare il suo stomaco, e ridacchiare sia la madre sia Shirou, che intanto alternava uno sguardo al gemello, uno ai genitori -anche il padre era fermo sulla soglia della cucina a osservare la scena- e, infine, uno ai biscotti sempre fermi lì, in attesa di essere mangiati con gusto da qualcuno.
I due bambini sentirono una mano posarsi sulla spalla di ognuno e il padre, accucciatosi dietro di loro, schiarirsi la voce «Posso garantire che oggi i nostri provetti campioni hanno davvero faticato, quindi un biscotto a testa può anche essergli concesso.» affermò con tono serioso, facendo però un rapido occhiolino alla moglie che soppresse una risata per reggere meglio il gioco al marito.
«Sicuri?».
E quando i tre annuirono con vigore lei sospirò fintamente rassegnata, ma un dolce sorriso le increspava le labbra rosse; afferrò due biscotti dal piatto diventati abbastanza tiepidi da essere mangiati, raccomandandosi però «D’accordo ma solo uno ciascuno, quindi vedete di non farli cadere, va bene?» e li porse ai gemelli, che li afferrarono nelle loro manine senza perdere un istante.
Sorridendosi complici scoccarono un leggero bacio sulle guance dei genitori e uscirono rapidi dalla cucina, forse temendo che la madre cambiasse idea e riprendesse i biscotti così duramente conquistati.
Bastò uno sguardo complice tra quelle due paia di occhi così identici da essere uno lo specchio dell’altro, che i Fubuki si affrettarono su per le scale. Shirou saliva i gradini rapidamente con le gambine corte ma allenate dall’amato calcio e il biscotto stretto con entrambe le mani; Atsuya tentava, spavaldo e baldanzoso come suo solito, di superare gli scalini due alla volta tenendo una mano alla ringhiera e nell’altra il biscotto che già pregustava. A metà scalinata il gemello più giovane lasciò perdere la sua piccola impresa -forse temendo di vedere il biscotto sfuggirgli di mano- e optò per salire un gradino dopo l’altro, normalmente.
Entrarono nella loro cameretta, svelti svelti, e con altrettanta rapidità si arrampicarono sulla panca sotto la finestra; entrambi adoravano rimanere seduti lì a guardare fuori, soprattutto quando nevicava, ma la madre non li lasciava uscire per l’ora tarda, infondo, la neve era bella anche solo da ammirare nelle giravolte che compiva per scendere dal cielo. Giocarci era, comunque, sempre più divertente e su questo non si discuteva.
Affondati nei cuscini e con sorrisi furbetti sulle labbra sottili, i gemelli addentarono il biscotto riempiendosi di briciole e gustando quel piccolo strappo alla regola: “Niente dolci prima di cena”.
«Sono proprio buoni!» fece Shirou osservando meravigliato quel dolcetto cui mancava un pezzetto e perdeva briciole a ogni movimento del bambino.
Atsuya emise un leggero sbuffo «È ovvio! Li ha fatti la mamma, no?» e prese un altro boccone di biscotto; se Shirou masticava con calma, il gemello era più frettoloso a sbocconcellare il dolce biscotto.
Il maggiore scosse la testa «Giusto. Hai ragione tu, Atsuya.» e convenne.
Stettero alcuni secondi in silenzio, gustandosi i biscotti e ammirando il sole svanire all’orizzonte tingendo le verdi chiome degli alberi con rossi, gialli, ocra e arancioni e rosati in mille differenti gradazioni sempre più fantasiose e splendide. Piaceva a entrambi il tramonto con i suoi colori, avevano un tocco magico quasi, ma di quelli che solo i bambini sono in grado di percepire e ammirare con i loro occhi colmi d’innocente meraviglia.
«Shirou.» chiamò a un certo punto Atsuya, lo sguardo assorto a contemplare la metà del biscotto rimasta stretta tra le sue dita chiare.
«Hm?» rispose l’altro con la bocca piena e sporca di piccole briciole, che spazzolò distrattamente con la manina non impegnata a reggere il dolcetto.
«Se mi cadesse il biscotto…» iniziò, stranamente serioso, Atsuya e corrugò la fronte come scontento per qualcosa «Mi daresti metà del tuo?», e fissò il profondo grigio screziato di verde dei suoi occhi in quelli speculari del fratello. Se non fosse stato per il colore dei capelli e la piega di questi, per entrambi sarebbe stato come riflettersi in uno specchio -senza alcuna superficie fredda davanti a loro, ma solo il calore di un altro corpo- tanto erano identici.
Rimase interdetto qualche momento il maggiore, con lo sguardo di sorpresa che spariva a intermittenza sotto le palpebre: non si aspettava certo una domanda così… Sciocca. Alla fine sorrise «Ma è ovvio.» disse solamente e pensava fosse conclusa lì la faccenda; Atsuya, invece, sembrava di avviso diverso poiché saltò giù dal baule di un caldo marrone e aggrottò ancor più le sopracciglia.
«Non è una risposta!» si lamentò agitando con foga la mano che stringeva il biscotto e mandando briciole per tutti i dintorni, nemmeno stesse dando ampie manciate di mangime a piccioni invisibili.
L’altro inclinò di lato la testa ancor più confuso e addentò distrattamente un pezzetto di biscotto, che masticò lentamente, rimuginando sulle parole del fratello: infondo, la sua risposta era una risposta sensata, no? Non capiva cos’aveva da protestare tanto Atsuya.
Ma non ebbe tempo sufficiente per indovinare il motivo dell’improvviso malumore del gemello che lo vide abbassare d’improvviso il braccio, e il mezzo biscotto rimasto si sfracellò sul pavimento e divenne nient’altro che un mucchietto di briciole.
Shirou, in quell’istante, giurò che Atsuya stesse per piangere; osservava dispiaciuto gli occhi grandi e lucidi e arrabbiati del gemello, le manine strette a pugno e l’espressione contratta in una smorfia… Sì, stava trattenendo le insistenti lacrime che spingevano per uscire e andargli a bagnare le guance arrossate, ne era certo e, d’altronde, se non lo capiva lui che era il gemello, chi avrebbe potuto?
Il più piccolo, invece, quasi si era scordato del fratello a pochi centimetri da lui: era troppo impegnato a trattenere il pianto di pura frustrazione che stava crescendo nel suo corpicino, come lava in un vulcano; sarebbe esploso presto mettendosi a sbattere i piedi sul pavimento e a lanciare infantili e fantasiosi epiteti contro il biscotto che non sarebbe dovuto cadere, bensì rimanere ancorato alla sua mano mentre lo sbatacchiava di qua e di là.
Atsuya arrivò alla conclusione che la caduta del biscotto non era colpa sua, ma del biscotto stesso che non era stato in grado di rimanere nella sua mano, anche se la stava agitando per aria che poi, a volerla dir tutta, non è che la stesse scuotendo così violentemente. Forse solo un pochino forte, tutto qui. E stava per dare un calcio a quei cocci friabili, magari prima ci sarebbe saltato sopra sino a frantumarli e poi, dopo cena, avrebbe mangiato un biscotto intelligente, uno che, anche se l’avesse scosso con veemenza, non sarebbe cascato come un allocco rompendosi in tanti pezzi.
Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto lì, fissando sempre il medesimo punto del pavimento, sentiva, però, le lacrime che ancora gli pizzicavano gli angoli degli occhi e le dita intorpidite per la tensione e la fermezza con cui le teneva serrate. Ma, all’improvviso, tutto mutò e Atsuya si trovò a sbattere gli occhi grandi e sorpresi mentre scrutava curioso quell’intrusione nel suo campo visivo: un biscotto. Un quarto di biscotto a voler essere pignoli. Rilassò il corpicino e afferrò tra le dita il boccone di dolcezza friabile che lasciava cadere briciole a ogni movimento; con l’altra mano asciugò di fretta e furia una lacrimuccia sgradita, sfuggita prima che potesse impedirglielo.
«Non capisco perché te la sei presa, prima.» fece Shirou con la solita aria quieta, intanto era tornato a sedere sulla panca e sorrideva al gemello ancora fermo, immobile e impegnato a scrutare con sguardo confuso il fratello maggiore.
Anche Atsuya, dopo una manciata di secondi spesi a fissare Shirou, tornò ad accoccolarsi nel suo posticino sulla panca, «Beh, dalla tua risposta sembrava non mi avresti dato nessun biscotto… In caso il mio fosse caduto.» disse, con tono un po’ afflitto, quasi sconsolato, e lanciò l’ennesima occhiata ai resti sulle piastrelle. E Shirou rise, la sua voce argentina e fanciullesca risuonò per la camera finché anche lui dovette asciugare alcune lacrime sfuggite a causa delle troppe risate; Atsuya, invece, parve offeso da quella reazione e gonfiò le guance, immusonito.
«Ma Atsuya! Ti ho risposto che era ovvio perché, in effetti, è così; sei mio fratello, non ti avrei certo detto di no.» e poggiò una mano piccola e fresca, dall’apparenza così fragile e delicata, sulla guancia ancora leggermente arrossata e tiepida del gemello, in una dolce carezza che fece sorridere entrambi e sentire Atsuya uno sciocco per aver anche solo pensato che il fratello, sempre così buono e gentile, gli avrebbe realmente negato metà biscotto.
Shirou era felice perché il gemello aveva nuovamente il sorriso a illuminargli il volto, non gli piaceva vederlo triste o arrabbiato e incupiva anche lui; ma ora era tutto apposto e poté finire il biscotto dondolando placidamente le gambe oltre la panca, e stringendo la mano tiepida di Atsuya nella sua più fresca. Erano nati assieme e Shirou credeva sarebbero rimasti uniti per sempre, tenuti vicini da quel particolare legame indissolubile che li legava come un filo saldo e impossibile da recidere.




Come se qualcuno avesse gettato del solvente su una tela dipinta anni prima, i colori iniziarono a colare, a mischiarsi in ampie cascate variopinte che scendevano sempre più giù trascinandosi dietro le immagini dei due gemelli seduti sulla panca e con le dita intrecciate. I colori, le sfumature differenti si mescolavano diventando sempre più omogenee, sempre più un’unica tinta monocromatica: nera.
Non c’era nulla all’infuori di una superficie nera e perfettamente compatta, come se avessero steso una mano più che generosa di quella tinta così scura e cupa per occludergli la vista su un passato dal sapore agrodolce, nostalgico e dal piacevole tepore.
Aprì gli occhi a fatica, neanche avesse le palpebre incollate, e si guardò attorno nel buio riconoscendo, dopo che i suoi occhi si furono adattati all’oscurità, la sua stanza da letto. Si rigirò tra le coperte calde e aggrovigliate alle sue gambe e riuscì a gettare un’occhiata alla sveglia digitale sul comodino, i numeri di un brillante rosso segnavano le 6:48 del mattino. Sicuramente troppo presto per alzarsi, per di più aveva un vago ricordo fosse domenica, e decise di rituffarsi nella morbidezza delle lenzuola e tra le braccia di Morfeo.
«Shirou… Sei sveglio…?» gli arrivò, attutita dai cuscini, la voce impastata di sonno del suo ragazzo, accompagnata da una zazzera di scarmigliati capelli candidi che faceva capolino dalle coperte.
«Shh.» disse semplicemente Shirou, un mezzo sorriso a stendergli le labbra fini «Dormiamo ancora un po’, Fuusuke.» e tornò ad accoccolarsi comodamente con, però, una strana idea a stuzzicargli la mente.
E così, dopo un’attenta riflessione, decise che nel pomeriggio avrebbe preparato quei biscotti che mangiavano sempre lui e Atsuya quand’erano bambini.


















{Angolo di una Festa}
Cielo, ne è passato di tempo, eh?
Buonasera a tutti voi, abitanti del fandom di IE! c:
Premetto: non sono tornata, no. Il fandom è ancora uno sfacelo e per ora mi piacciono i lidi dove sono approdata, ma sappiate che io gironzolo sempre per queste strade, quindi cari i miei nuovi autori: impegnatevi, su! u.u
Bene, detto ciò -che sarà il motivo per cui non riceverò recensioni x"- ho scritto questo perché è un anno esatto che sono iscritta al meraviglioso mondo di Efp e ci tenevo a pubblicare qualcosa in questo fandom che mi ha dato tanto, mi sono migliorata qui e ho conosciuto autrici meravigliose e amiche preziose cui voglio un mondo di bene (chi leggerà e mi conosce capirà, almeno spero >.<).
Mi auguro vi piaccia, è la mia prima Fubuki Twins con speciale partecipazione di Suzuno in veste di love di Shirou~ Fufufu, la coppietta che ho introdotto nella mia raccolta Walking on Air~
Okay, la smetto. In caso di errori segnalatemeli senza problemi, l'ho finita abbastanza di volata quindi potrebbe essermi scappato qualcosa; accetto anche critiche, purché costruttive e spero di non essere finita troppo OOC con i personaggi.
Beh, è tutto; alla prossima~ ❤


Kuro
   
 
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