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Autore: MalandrinaLunastorta    15/03/2014    1 recensioni
Rose scese lentamente la lunga scalinata, il cuore in gola.
Quella sera avrebbe dimostrato che chiunque può cambiare.
Scorpius salì con lunghe falcate le scale che portavano alla Sala Grande, il battito cardiaco a mille.
In quel ballo avrebbe finalmente mostrato a tutta la scuola, a tutto il mondo che lui, Scorpius Hyperion Malfoy, non era un Mangiamorte, non aspirava a distruggere l’umanità né a sopprimerla; a guidarla, forse, d'altronde l’ambizione era una delle virtù Slytherin, ma quello non era importante.
Che chiunque, se ne ha l’occasione, può dimostrarsi migliore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                                                   Sei tutto ciò di cui ho bisogno per sopravvivere a questo mondo.

Rose scese lentamente la lunga scalinata, il cuore in gola.
Quella sera avrebbe dimostrato che chiunque può cambiare.
Che una ragazzina reputata da tutti una semplice secchiona con manie di protagonismo poteva rivelarsi una donna sensuale, affascinante, brillante e bella, sì, bella.
Perché non era sua madre, né suo padre.
Non aveva compiuto grandi imprese eroiche se non salvare continuamente i propri cugini lasciando loro copiare compiti, coprendo le loro uscite notturne, consigliandoli durante Pozioni.
Lei era Rose, solo Rose, strega sveglia, sagace, timida, coraggiosa ma nient’altro.
E lo avrebbe dimostrato.
 
Scorpius salì con lunghe falcate le scale che portavano alla Sala Grande, il battito cardiaco a mille.
In quel ballo avrebbe finalmente mostrato a tutta la scuola, a tutto il mondo che lui, Scorpius  Hyperion Malfoy, non era un  Mangiamorte, non aspirava a distruggere l’umanità né a sopprimerla; a guidarla, forse, d'altronde l’ambizione era una delle virtù Slytherin, ma quello non era importante.
Che chiunque, se ne ha l’occasione, può dimostrarsi migliore.
Perché lui non era suo padre, né sua madre.
Non provava repulsione per Babbani o Mezzosangue, se non forse per i ragazzi sbruffoni delle squadre di Quidditch, o per i fanatici che ancora chiedevano vendetta, “giustizia” per i familiari morti nella battaglia di diversi anni addietro in cui avevano perso amici, familiari, amanti su di loro, i figli dei sostenitori del Signore Oscuro.
Lui era Scorpius, con un nome un po’ imponente, certo, ma solo Scorpius, mago silenzioso, intelligente, osservatore e ambizioso ma nient’altro.
E lo avrebbe mostrato all’intera realtà magica.
 
 
Un serpeverde e una grifondoro, ma forse sarebbe meglio dire un giovane e una giovane, entrambi quindicenni, entrambi agitati, entrambi pronti a prendere la propria vita in mano, si scontrarono davanti alla scalinata magica di Hogwarts, all’ingresso della Sala Grande.
“Ehi!”
“Accidenti, attenta!”
I due si fermarono un istante, colti forse dallo stesso pensiero e si girarono nuovamente l’uno verso l’altra, correggendosi.
“Scusami, avevo la testa fra le nuvole”
“No, sono io il distratto e oltretutto maleducato.”
Si sorrisero, timidi e si osservarono.
“Ha già un compagno per la serata, signorina Weasley?”
“Bhè, ci sarebbe mio cugino Albus, ma credo che sarebbe ben più propenso a trascorrere la serata con Elizabeth Stuart.”
La giovane spostò lo sguardo su un ragazzo moro, dai capelli sparati da ogni parte e gli occhi verdi come un prato estivo, che in quell’istante si fermò a salutare una biondina dall’abito purpureo e un sorriso smagliante.
Entrambi arrossirono.
Rose e Scorpius sorrisero osservando la scena, infine il giovane offrì il braccio ed esclamò, con voce stranamente sicura ( e le gambe molle dal’agitazione): “Avrebbe quindi il piacere di accompagnare questo giovanotto sprovveduto al Ballo Della Memoria?”
“Sarebbe un onore.”
I due si allontanarono, scambiandosi opinioni sul tempo, sugli altri studenti e su tutte quelle piccole cose che la illusoria differenza fra loro aveva sempre impedito di condividere.
“Per altro” mormorò il biondo cavaliere alla sua dama a fine serata “avrei desiderato invitarti molto tempo fa, Rose”
La guancie della fanciulla si imporporarono “Io avrei voluto accettar ancor prima, Scorpius.”
 
 
 
 
Era il compleanno della ormai maggiorenne Rose Minerva Weasley.
Si festeggiavano i suoi diciassette anni di vita e l’allegra combriccola formata dai cugini Weasley-Potter aveva deciso di organizzarle una festa a sorpresa, restaurando per l’occasione l’ormai rovinata Stanza delle Necessità, con l’aiuto clandestino dei signori George Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood in Scamandro e del cugino adottivo Ted Lupin.
Ovviamente le signore Hermione Granger in Weasley e Ginny Weasley in Potter era state categoricamente tenute all’oscuro dell’intera faccenda.
“Ora vai avanti…ecco, così.
Ancora qualche passo, Ro, e ci sei.”
“Ti prego, fa finire questa tortura Sip!”si lamentò la rossa con voce lamentosa ma il sorriso sulle labbra.
“Puoi guardare, tesoro.”le bisbigliò l’altro all’orecchio, togliendo le mani dagli occhi della ragazza e poggiandoli sui fianchi della stessa.
Le brillarono gli occhi, mentre un coro festoso ululava “Sorpresa!”
“Oh ragazzi, non dovevate!” esclamò con voce commossa la giovane, trovandosi davanti una sala da ballo con gli stemmi di tutte le case, diversi camini accesi, un palco e al centro una torre di regali traballante, cui erano poggiati dei divanetti in pelle.
“Bè , se vuoi riportiamo tutto indietro!” berciò suo cugino James, che si era intrufolato nella scuola assieme agli altri cugini “grandi” per festeggiarla.
“James!” si precipitò ad abbracciarlo, per poi fare lo stesso con gli altri invitati provenienti da fuori le mura.
“Ragazzi, come sono felice! Grazie, grazie a tutti voi!”
Due mani calde e aggraziate si posarono sui suoi fianchi.
“E a me neanche un ringraziamento speciale?”
“A te, mentecatto, do questo.”
E posò le labbra sorridenti su quelle del fidanzato.
“Tanti auguri, Rose.
Ti amo.”
“Anch’io Scorpius. Sei tutto ciò di cui ho bisogno per sopravvivere a questo mondo.”




Oggi sono in vena, non c'è nulla da fa^.^
E vabbuò, buona notte.
Vostra,

               Remus

 
  
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