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Autore: My_Heroes    16/03/2014    13 recensioni
Quando una persona pensa che la propria vita sia un disastro e che nulla potrebbe peggiorarla più di così, ecco che le si presenta davanti il 'nulla'. Questo è quello che successe a Maddison Harris, era fin troppo convinta che tutte le sue paure fossero morte dentro di lei dalla morte di sua madre, ma la comparsa di un ragazzo misterioso farà riemergere tutte quelle paure nascoste da fin troppo tempo. Ma la paura più grande di Maddison era proprio lui.
Tratto dalla storia:
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso irrigidendo i muscoli della mascella.
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo.
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo.
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"Guardami negli occhi. Riesci a vedere qual'è la mia paura?" chiese lei arrabbiata per come si stava prolungando la discussione.
"Si, hai paura di me."
"Sbagliato! Ho paura di amarti, ma ormai è troppo tardi." A quelle parole il biondo sbiancò di colpo spalancando gli occhi incredulo.
Questa è la mia prima FF e spero possa piacere a qualcuno. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LUKE
 
 
 
Una vita normale. Proprio così, Maddison Harris desiderava più di qualunque altra cosa al mondo una vita normale. Più che altro desiderava una famiglia normale. Lo desiderava ogni volta che varcava la porta della sua casa. Lo desiderava ogni volta che guardava suo padre trascorrere giorno e notte a rovinarsi la vita con gli alcolici. Lo desiderava ogni volta che passava distrattamente davanti alla foto di lei e sua madre che teneva sul comodino da quando la andarono a far sviluppare insieme. 
 
Maddison si chiedeva sempre perché non fosse capitata in una famiglia con un padre che possedesse un lavoro benestante, con una madre che si preoccupasse per lei e che la facesse sentire speciale, con dei fratelli con cui scherzare, prendersi per il culo, litigare per poi risolvere tutto con un abbraccio. Se lo chiedeva ogni singolo minuto della sua cupa e monotona vita, ma la verità era che possedeva un padre alcolizzato che ogni mese portava a casa solo qualche spicciolo giusto per permettere a se stesso e a lei di mangiare. Una madre che ormai non c'era più da tanti anni, troppi anni. Dei fratelli che...ehm, no, non ne aveva. Era figlia unica ed era anche l'unica a sopportare tutto quello strazio. E alcune volte si ritrovava a maledire sua madre per averla lasciata da sola, per essersene andata così presto quando lei era la sua sola e unica ancora di salvezza che possedesse.
 
Sognava di partire, di viaggiare, di allontanarsi da tutto quello schifo che ormai aveva sopportato per diciasette luridi anni, di lasciare quel posto che era stato testimone delle sue sofferenze.
 
Lei sopportava e l'unico pensiero che le si aggirava in testa per farsi forza era "Vai avanti. Fatti scivolare tutto addosso perché primo o poi verrà il giorno in cui lascerai tutto questo.", l'unica cosa che le permetteva di fregarsene e provare a vivere al di fuori di quella maledetta casa.
 
Ed era per questo che ora Maddison stava camminando a passo svelto verso la scuola con le cuffiette nelle orecchie, fregandosene delle urla di suo padre che le ordinava di tornare indietro perché non aveva finito il discorso iniziato. Quello che non sapeva lui era che Maddison si rifiutava di ascoltare qualsiasi parola uscisse da quella bocca, perchè per lei qualsiasi discorso in cui lui ne era il protagonista lo immagazzinava nel cassetto delle cose che avrebbe ignorato fino alla morte. Provò ad inseguirla ma uscito dal vialetto iniziò a rallentare per mancanza di forze che gli portava via l'alcool giorno dopo giorno e iniziò a tossire appoggiandosi con le mani sulle ginocchia. Si arrese e tornò dentro sbattendo forte la porta di casa.
 
Erano le 7:20 del mattino, ed era decisamente presto per andare a scuola quando di solito il suo tragitto casa-scuola durava massimo dieci minuti, ma pur di uscire da quella casa sarebbe uscita persino due ore prima che non gliene sarebbe fregato minimamente.
 
Maddison camminava guardandosi i piedi e concentrandosi solo sulla musica che le rimbombava nelle orecchie, provando a togliersi dalla testa l'immagine di suo padre. Ogni volta che lo guardava vedeva in lui i suoi stessi occhi, i suoi stessi lineamenti del viso ma lei sapeva che oltre a quello e al fatto che appartenessero allo stesso sangue, lei e quell'uomo che sarebbe dovuto essere suo padre, non avrebbero avuto nient'altro che li accomunasse.
 
Decise di allungare la strada passando per le vie del centro, e stufa di notare attraverso le vetrine di quelle tavole calde tutte quelle persone che addentavano croissant o bevevano capuccini e caffè, ne scelse uno qualunque ed entrò facendo suonare la famosa campanellina che appostavano sulla porta per avvisare se qualcuno entrava oppure al contrario, usciva. Si sedette sull'unico sgabello libero al bancone togliendosi una cuffietta e aspettando che qualcuno si accorgesse di lei. Finalmente dopo qualche minuto un signore grassottello sulla cinquantina le diede la sua attenzione chiedendole cosa le potesse portare.
 
"Un croissant al cioccolato, grazie." rispose gentilmente ricevendo in cambio un sorriso dall'uomo che andò a procurarle subito la brioche da dentro la vetrinetta. Gliela porse su un piattino con un piccolo tovagliolo.
 
Mentre mangiava, Maddison si osservava intorno. Era solita farlo. Osservava ogni singolo dettaglio e particolare della gente, ogni singolo movimento, ogni singola espressione e aveva ormai in qualche modo imparato a farsi subito un'idea sul loro essere, su quello che turbava loro.
 
Finito di mangiare, cercò gli spiccioli che si portava ogni giorno nella tasca dei pantaloni e li posò sul bancone ringraziando un'altra volta per poi uscire sentendo di nuovo quella campanellina fastidiosa.
 
Prese di nuovo a camminare verso la scuola e dopo dieci minuti si ritrovò davanti al Norwest Christian College. Era ancora troppo presto perché trovasse qualcuno, così si mise ad aspettare seduta vicino ad un albero del giardino della scuola provando a rompere il tempo usando il telefono. Passò altri dieci minuti a giocare con i giochini stupidi che erano soliti esserci dentro ai cellulari, quando successivamente sentì una presenza davanti a lei. Alzò lo sguardo e il viso sorridente della sua amica Audrey fu la prima cosa che notò. 
 
"Da quanto sei qui?" chiese la mora e solo in quel momento si accorse che il giardino della scuola stesse iniziando a prendere vita, come ogni mattina, dagli schiamazzi degli studenti. E Maddison osservava, e notò studenti che si godevano quegli ultimi minuti prima di varcare la porta dell'inferno, altri invece erano disperati che cercavano di ripetere la lezione della prima ora e altri che facevano fatica a tenere gli occhi aperti a causa del sonno.
 
Ritornò con l'attenzione su Audrey che stava aspettando ancora una sua risposta.
 
"Sono appena arrivata e ti stavo aspettando qui, ma a quanto pare sei già arrivata." rispose ovviamente mentendo alzandosi da terra. Non poteva di certo rispondere di essere uscita di casa quasi un'ora prima perché non sopportava la vista di suo padre. Nessuno sapeva della sua situazione familiare, e quando con le sue amiche venivano fuori discorsi su quel genere di cose, lei era costretta a mentire inventandosi una madre che lavorava sempre fuori città e un padre medico che faceva molti turni a lavoro lasciandola sempre sola a casa. Non aveva mai invitato nessuno a casa sua per paura che suo padre potesse rientrare da un momento all'altro ubriaco con una bottiglia di qualsiasi schifezza alcolica in mano, e lei non voleva che qualcuno lo vedesse perchè se ne sarebbe vergognata a morte.
 
"Iniziamo ad andare dentro? Alla prima ora abbiamo la Morgan. Quella mi odia e non so il perché." chiese Audrey innervosendosi a parlare della loro professoressa di storia, soprannominata da loro "il diavolo nero della scuola". Era mille volte peggio della preside quella donna. Ad ogni modo il tono dell'amica provocò una leggera risata a Maddison.
 
Le due ragazze iniziarono a camminare verso la vetrata d'entrata, quando un braccio di Audrey si posizionò davanti al petto di Maddison fermandola.
 
"Attenta." bisbigliò per farsi sentire solo da lei e Maddison iniziò a guardarla in modo confuso, ma quando rivolse lo sguardo di nuovo dritto davanti a se allora capì il motivo di quel gesto. 
 
Vide i quattro ragazzi più strani che avesse mai visto al Norwest Christian College. Come ogni volta che comparivano, tutto intorno a loro si fermava. Tutti li osservavano con aria impaurita e non ci pensavano neanche ad avvicinarsi a loro, anzi al contrario si scansavano.
 
Il gruppetto in questione era formato da un ragazzo piuttosto alto con i capelli ai lati bianchi con in mezzo una cresta nera, che stava fulminando con i suoi occhi azzurrissimi tutti quelli che lo guardavano. Lui era quello che Maddison riteneva il più strano di tutti. Era affiancato da un ragazzo alto con i capelli mori e occhi apparentemente scuri, ma non ne fu così sicura lei, non li aveva mai notati bene abbastanza. Dietro loro due c'era un ragazzo biondo con una bandana in testa che seguiva gli altri due usando il suo telefono. E poi quello che a Maddison terrorizzava maggiormente, il ragazzo rimasto qualche passo più indietro rispetto agli altri con capelli biondissimi coperti da un cappello di lana, lasciando intravedere solo il ciuffo sparato verso l'alto. 
 
Lei non sapeva i loro nomi, e sinceramente non le interessava saperli. Ogni volta che se li trovava nei paraggi a scuola pensava "mi ritengo fortunata a non avere niente a che fare con loro.", loro non sapevano della sua esistenza e lei faceva finta che loro non esistessero. Fin quando sarebbe continuato in questo modo, Maddison sarebbe stata tranquilla e se ne sarebbe fregata altamente di loro. Al contrario di molti altri che non avevano nient'altro di meglio da fare che sparlare alle loro spalle. La ragazza si chiedeva se non ne fossero a conoscenza di tutti quei pettegolezzi oppure facessero solo finta di non sentire ma magazzinavano il tutto proprio come faceva lei con le parole del padre.
 
Maddison rimase paralizzata quando il biondo lasciato indietro dagli altri le rivolse uno sguardo, perforandola con quei due occhi di ghiaccio che si ritrovava. Lei cambiò immediatamente la traiettoria del suo sguardo, perché a lei terrorizzava avere anche il minimo contatto visivo con quel ragazzo. 
 
I quattro ragazzi scomparirono all'interno della scuola e dopo essersi ripresa da quel momento, Audrey la trascinò da un braccio fino alla loro classe dove avrebbero dovuto subire una lunga e pesante lezione di storia, con quella donna che nessuno riusciva a sopportare.
 
 
 
 
Maddison stava osservando ora l'amica sbattere ripetutamente la testa all'armadietto e non potette trattenere un sorriso.
 
"Dai su, non è andata tanto male." cercò di consolarla accarezzandole la schiena dolcemente, ma la mora alzò subito la testa guardando l'amica assottigliando gli occhi e storcendo la bocca.
 
"Non è andata tanto male? Quella brutta troia mi ha dato 3 nell'interrogazione! Spiegami come faccio a recuperare." sbraitò arrabbiata prima di ricominciare a dare testate all'armadietto.
 
Il nome di Audrey Evans era stato pescato a caso dalla professoressa di storia e a quel punto la mora iniziò a maledire tutti i santi e ad imprecare come se fosse stata uno scaricatore di porto, dimenticandosi in quel momento di essere una ragazza per niente volgare. Maddison durante l'interrogazione dell'amica cercò in tutti i modi di suggerirle, ma quest'ultima storpiava tutte le parole che l'amica le mimava combinando un vero disastro e beccandosi come voto un bel 3.
 
"Non preoccuparti, me la cavo in storia e se vuo..."
 
Maddison si interruppe rivolgendo per un istante lo sguardo oltre le spalle di Audrey sul fondo del corridoio, e le parole le morirono in gola quando notò che il biondino che la terrorizzava la stesse guardando per la seconda volta in un solo giorno con uno sguardo che alla ragazza fecero venire i brividi. 
 
La mano di Audrey iniziò a muoversi davanti alla sua faccia e quando vide il ragazzo distogliere lo sguardo per riportare la sua attenzione sui suoi amici, lei riuscì a tornare con la mente lucida. Non ne sapeva il motivo, ma quel ragazzo le faceva venire l'ansia.
 
"Hey, che stavi guardando?" chiese Audrey girandosi e carcando di capire su cosa si fosse imbambolata.
 
"Eh? No..niente." rispose con un filo di voce provando a tranquillizzarsi. Non circolavano belle voci su di loro. Non erano mai circolate belle voci su di loro e forse era per questo motivo che in quel momento Maddison si sentì così terrorizzata da quello sguardo puntato nel suo.
 
"Comunque cosa stavi dicendo?"
 
"Che se vuoi posso aiutarti io in storia." rispose con tono di voce basso, pensando a tutt'altro in quel momento. L'amica strabuzzò gli occhi felice e la abbracciò fortissimo, quasi facendole mancare il respiro mentre continuava a ringraziarla. Maddison ricambiò l'abbraccio e quando provò a guardare di nuovo sul fondo del corridoio, non vide più nessuno. Quei quattro ragazzi che fecero crescere maggiormente la sua paura verso i loro confronti erano scomparsi. E Maddison non seppe se tranquillizzarsi o agitarsi. Provò a dar retta alla testa che le consigliava di rilassarsi altrimenti sarebbe potuta ricadere in uno dei suoi soliti attacchi d'ansia. Strinse più forte tra le sue braccia l'amica, e questa volta fu lei a farle mancare il respiro. Finito quel momento di strano affetto tra amiche, le due recuperarono i libri per le prossime due lezioni e si incamminarono verso l'aula di fisica.
 
 
 
 
Quelle sei lunghe e strazianti ore di scuola finalmente finirono e dopo che lei e Audrey si salutarono, Maddison prese le sue amate cuffiette e le mise alle orecchie sparando la musica a tutto volume. Iniziò a camminare per le vie del centro proprio come fece quella mattina, e arrivata alla piazza -dove fece colazione poche ore prima- cominciò a salirle l'angoscia di far ritorno in quelle quattro mura squallide dove era costretta a convivere con quell'uomo che ormai non riconosceva più. La mattina non vedeva l'ora di uscire di casa, ma quando dopo scuola doveva ritornarci, iniziava ad escogitare sempre qualche scappatoia per entrare inosservata giusto per posare lo zaino per poi lasciare la casa nello stesso modo. Passava la maggior parte delle giornate fuori, con le amiche oppure semplicemente con se stessa. Non aveva amici maschi, non aveva un fidanzato. "Posso farne a meno per adesso." pensava riguardo alla questione. Non si disperava se non aveva un ragazzo, al contrario delle altre ragazze che incontrava a scuola. Era convinta del fatto che la sua vita fosse un completo disastro e peggiorarla deprimendosi per questo, lo trovava inutile e stupido. "Quando arriverà, arriverà." questa era la sua filosofia.
 
Ed ecco che dopo dieci minuti si ritrovò davanti a casa sua, immobile ad osservarla e pensando se ne valesse davvero la pena varcare quella porta solo per essere inondata dall'odore di alcool e fumo.
 
Decise di fare a modo suo. Si schiodò da dove i suoi piedi le sembrarono essersi incollati e facendo attenzione a non schiacciare nessun rametto che poteva causare abbastanza rumore per far uscire di casa suo padre, si recò sotto il balcone della sua camera da letto. Lanciò per prima cosa lo zaino, guardandosi in giro un attimo dopo per paura che l'avesse sentita e poi con una mossa esperta si arrampicò sul tubo, fissato al muro che trasportava l'acqua, fino all'altezza che bastava per poter sollevare una gamba e appoggiarla all'interno del balcone, per poi fare lo stesso con l'altra gamba. Maddison non chiudeva mai del tutto la finestra della sua camera, forse perchè un pó ormai ce l'aveva d'abitudine avere uno spiraglio d'aria che entrava qualunque fosse stata la temperatura esterna o forse perché non sopportava l'idea che la sua camera odorasse di lui, come il resto della casa. Ma probabilmente era per entrambe le cose. E si ritrovò a pensare che questo suo vizio a volte le poteva ritornare utile, proprio come quel pomeriggio.
 
Una volta entrata posò lo zaino non curandosi del fatto che fosse in mezzo alla stanza e andò a frugare nel suo armadio alla ricerca di qualcosa di diverso da indossare. Ne tirò fuori una felpa larga della "Duff" grigia, e non passò un minuto che già l'aveva addosso. Si legò velocemente i capelli in uno chignon alto e uscì dalla finestra lasciandola come sempre pochi centimetri aperta. Pochi centimetri che le avrebbero permesso di rientrare.
 
 
 
 
Maddison si stava sforzando mentalmente in quel momento per trovare un posto dove avrebbe potuto passare quelle ore di noia in santa pace. Continuando a camminare a vuoto si accorse di essere entrata in un parco, in quel parco. Un posto pieno di ricordi. Un parco che ora era molto affollato da adulti con i propri figli che dopo esser usciti dalle loro scuole, andavano a rilassarsi e divertirsi al parchetto. La ragazza alla vista di tutti quei bambini che ricevevano attenzioni dai propri genitori, le fecero venire in mente le immagini di quando era una di loro e quelle attenzioni le riceveva anche lei da sua madre un tempo. Si sentiva importante per qualcuno. Ma dalla sua morte, nessuno più l'aveva accompagnata a divertirsi al parchetto dopo la scuola. Nessuno si era mai preoccupato per lei se si faceva male oppure se qualcuno le dava fastidio. Nessuno, perché suo padre non c'era mai stato per lei e come non lo era prima, non lo era nemmeno adesso.
 
Trovò una panchina libera e si sedette portando le ginocchia vicino al petto, restando a guardare quanto quei bambini sembrassero felici di divertirsi con altri bambini che conoscevano oppure che non conoscevano. Era bello come i bambini non si creassero differenze tra loro.
 
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare e trovando il nome della sua amica in cima alla rubrica premette il tasto di invio chiamata per poi sentire la sua voce qualche squillo dopo.
 
"Pronto?"
 
"Audrey. Ti andrebbe di stare con me un pó al parco? Mi annoio qui da sola." chiese con tono supplichevole all'amica. 
 
"Mad, mi piacerebbe ma...beh vedi, mia madre mi ha messo in punizione per una settimana." rispose dispiaciuta di dare buca all'amica. 
 
"Perché sei in punizione?"
 
"Te ne sei già dimenticata del 3 che ho preso oggi?" 
 
A Maddison scappò un sorriso al ricordo della mora che ripetutamente sbatteva la testa all'armadietto disperata per quel brutto voto.
 
"Ah già. Beh, allora ci vediamo domani." 
 
"Scusami se non ci possiamo vedere." 
 
Audrey era davvero dispiaciuta di aver rifiutato l'invito, ma non poteva farci nulla. Quando sua madre si arrabbiava, era una donna davvero indomabile e Maddison lo sapeva bene. Lei e l'amica passavano quasi tutti i pomeriggi insieme ed aveva imparato a conoscere bene i suoi genitori quando restavano a casa sua. La trattavano come una seconda figlia ed erano sempre molto disponibili a farla dormire a casa loro, ma i genitori restavano sempre i genitori. E quando si arrabbiavano con i propri figli, non si interessavano molto del fatto che ci fosse qualche ospite oppure no.
 
"Ma figurati, non c'è nessun problema. Tranquilla. A domani."
 
"A domani."
 
Maddison riposò il telefono nella tasca e pensò che fosse da stupidi rimanere li da sola su quella panchina nel parco, dove veniva osservata da tutti quelli che le passavano accanto, quindi si alzò e si incamminò fuori. Camminò per diversi vicoli, per diverse piazze non sapendo precisamente dove stesse andando, ma lei camminava con le mani nelle tasche della felpa e non faceva altro. La sua unica preoccupazione era di controllare dove mettesse i piedi, ma quando sentì delle risate in lontananza alzò il viso per controllare a chi appartenessero. Non vide nessuno, però. Si guardò avanti e indietro e non c'era nessuno. Non sapeva nemmeno dove fosse finita, in quale dei tanti vicoli di Sidney si fosse cacciata. Camminò avanti per circa qualche metro prima di voltare il capo verso il vicolo di destra. Si accorse che sul fondo c'erano una decina di ragazzi non molto visibili a causa delle troppe nubi di fumo che c'erano attorno a loro. Appartenevano a loro quelle risate. C'era chi fumava e dall'odore si poteva benissimo capire che non stessero fumando delle semplici sigarette, chi beveva direttamente dalle bottiglie di vetro chissà quale liquido, chi barcollava su se stesso. Riuscì anche a scorgere uno dei ragazzi accasciato a terra senza forze. Maddison conosceva bene come fossero ridotti, rivedendo in loro gli atteggiamenti del padre. Una cosa la spaventò maggiormente, quando sforzando la vista notò delle siringhe a terra di fianco ai loro piedi. In quel momento Maddison aveva paura e si accorse di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Senza fiatare e senza far accorgere loro della sua presenza fece lentamente dei passi indietro per allontanarsi, ma quando senza accorgersene si incappò in una bottiglia di vetro dietro ai suoi piedi, si ritrovò dieci paia di occhi puntati su di lei. Beh, forse solo nove paia perché si accorse che il ragazzo a terra era partito per un mondo tutto suo. Era sicura che il suo cuore avesse smesso di battere dalla paura, non riuscì a muovere nemmeno un muscolo. I ragazzi erano coperti dall'ombra, ma sentì perforarsi comunque da quegli sguardi insistenti. Al contrario di un istante prima, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata quando vide uno dei ragazzi avvicinarsi con passo deciso a lei. Coperto ancora dall'ombra non riuscì a vedere il viso dello sconosciuto. Maddison dopo aver riacquistato il controllo del suo corpo, si girò e cercò di allontanarsi il più possibile ma una mano fredda gli afferrò il polso facendola voltare bruscamente. Non si era accorta nemmeno di aver chiuso gli occhi per lo spavento quando venne scaraventata con la schiena al muro. Provò un dolore lancinante per la botta, ma non fu niente in confronto alla paura che stava provando in quel momento.
 
Sentì un respiro caldo sul suo viso ma lei non osò aprire gli occhi per vedere chi fosse. Una stretta maggiore al polso le fece istintivamente aprire di scatto gli occhi contro la sua volontà. Trattenne un urlo mordendosi il labbro.
 
Si ritrovò incastrata in quegli occhi di ghiaccio che quella mattina l'avevano inchiodata non una, ma bensì due volte. Alla vista del suo sguardo agghiacciante, schiuse leggermente le labbra impaurita.
 
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso stringendo i denti e irrigidendo i muscoli della mascella.
 
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo con lui.
 
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò con lo stesso tono di voce, stavolta avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo causati dal suo respiro.
 
"Hey, dai. Lasciala stare."
 
Una terza voce comparve dietro al ragazzo risuonando in modo calmo e lei subito rivolse il suo sguardo verso di lui che aveva poggiato una mano sulla spalla dell'amico.
 
Continuando a fissarla con il suo solito sguardo, le si avvicinò all'orecchio un'ultima volta e in quell'istante Maddison non ne fu terrorizzata, di più. Non ne sapeva il motivo, ma quel ragazzo la spaventava a morte. Si chiese mentalmente perché avesse così tanta paura di un ragazzo che all'apparenza sembrava un ragazzo come tutti gli altri, ma appena lo si guardava negli occhi, beh allora li si che eri fregato.
 
"Luke. Luke Hemmings. Non dimenticare questo nome, perché sarà la tua rovina."
 
A quelle parole il mondo di Maddison si fermò all'improvviso. Cosa voleva dire con quella frase? Aveva paura che quella non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe avuto a che fare con lui. Aveva paura che l'avesse presa di mira, per divertimento. Solo per puro divertimento. Tante domande vagavano nella testa della ragazza una volta che Luke si allontanò da lei. Se ne tornò in fondo al vicolo camminando affianco all'amico su cui aveva posato un braccio sulle spalle.
 
"Non dimenticare questo nome, perché sarà la tua rovina." quella frase continuava a girarle in testa e le mise addosso una paura tremenda. In quell'istante si rese conto che la paura che si impadronì del suo corpo possedeva un nome.
 
Luke, Luke Hemmings. 



Spazio autrice:
Ciao a tutte, sono nuova in campo di autrice. Mi limitavo solamente a leggere, ma ieri mi sono ritrovata a buttare giù qualcosina ed è venuto fuori questo. Spero possa piacere a qualcuno, perché mi piacerebbe iniziare questa storia avendo il vostro supporto.
In questo primo capitolo spiego un pò come è strutturata la vita della protagonista Maddison e alla fine compare il nostro splendido Luke Hemmings...un tantino arrabbiato. Giusto un tantino ahah.
Con il proseguire dei capitoli verranno fuori molte cose, non mi piacciono le storie banali oppure quelle senza nessuna complicazione o segreto, quindi farò di tutto per far venire fuori almeno una storia minimamente decente ahah.
Volevo dire un'ultima cosa altrimenti vi addormentate davanti allo schermo ahahha...continuerò la storia se riceverò almeno qualche recensione perché capitemi, non avrebbe senso se scrivessi e nessuno leggesse. Quindi farò alla maniera di Harry Styles dicendovi: se vi piace ditelo a tutti, se non vi piace mentite ahahahha. No ok a parte scherzi se vi piace mi lascereste anche solo dieci parole per sapere cosa ne pensate? 
Grazie mille a chi lo farà. ♥
Gio.

 
  
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