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Autore: Mudie    16/03/2014    5 recensioni
{Clive Centric - Appartenente alla serie "Quando la follia incontra l'amore, giocando con la morte"}
Clive, avendo corrotto alcuni funzionari, può uscire di prigione qualche volta all'anno. Ogni volta che gli concedono questa libera uscita, visita il suo adorato mentore: Hershel Layton. E anche questa volta la sua meta è andare dal professore, ma lui, come al solito, non gli proferirà alcuna parola.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clive Dove, Hershel Layton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quando la follia incontra l'amore, giocando con la morte.'
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Angolo dell'Autrice: sbarco in questo nuovo fandom con una fic dai toni tristi ma allo stesso tempo dolci. Spero che gradiate questa One-Shot, lasciate un commento, anche piccino, se ne avete l'occasione. Grazie.



Lo ascoltava in silenzio


Girò pagina, sorridendo. Adorava leggere il Times quando ne aveva l'occasione, ma quel piccolo piacere se lo poteva concedere raramente, purtroppo. Ne assaporò le notizie fino all'ultima pagina, per poi chiuderlo e poggiarlo accanto a sé su quel sedile vuoto. Guardò fuori dal finestrino, osservando la successione di case che gli passavano veloci accanto.
L'ergastolo, era quella la sua pena. Non era intimorito da quella parola, si era rassegnato a non possedere alcun tipo di sogno per il resto della sua vita, poiché tutti comunque si sarebbero rivelati irrealizzabili. Era giusto così, non voleva scappare, anche se l'idea lo allettava in una maniera indicibile. Sospirando, diede un'occhiata fugace alla cavigliera elettronica che aveva indosso, una luce verde lampeggiava in maniera costante.
“Sì, sono ancora sotto il vostro raggio” sussurrò spazientito. Odiava quell'arnese, anche se comprendeva perfettamente la ragione per cui gliel'avevano messo.
Cercò di distogliere lo sguardo dal suo piede, riprendendo poi ad ammirare i gerani delle balconate delle piccole villette.
Non era molto etico quello che aveva compiuto, ma, sinceramente, non gli importava. Dopo tutto ciò che aveva commesso, corrompere alcune guardie e funzionari al fine di ottenere alcuni giorni di libertà all'anno, gli sembrava una sciocchezza. Le conseguenze delle sue azioni non lo tangevano nel modo più assoluto. Anni di più, anni di meno, avrebbe scontato la sua intera esistenza in quel penitenziario, tanto valeva provarci.
Il suo mentore però non era del suo stesso avviso, anzi, era piuttosto scontento del comportamento del giovane. Lo aveva esortato più volte a smettere, ma Clive non aveva mai desistito. L'unico desiderio che gli era rimasto era: visitare Layton quanto più possibile. E l'avrebbe realizzato ad ogni costo. Quella lieve delusione, al suono di quelle parole tanto dolci quanto tristi, piano piano si era trasformata in un sorriso. Caldo, dolce e protettivo. Dopotutto era felice pure lui di incontrarlo almeno una volta ogni quattro mesi. Infatti, dopo poco tempo, non proferì più alcuna parola, si limitava a continuare a sorridere.
Le suo visite, anche se avevano luogo raramente, erano sempre delle più piacevoli. Hershel ascoltava tutto ciò che Clive gli raccontava, c'erano sempre novità dalla prigione. Gli spiegava per filo e per segno tutto, anche banalità come il cambio del dolce settimanale alla prigione. Adorava parlargli del più e del meno e, a suo avviso, il professore era interessato a ciò che gli diceva, anche se non si sbilanciava mai.
Questa volta gli avrebbe accennato la trama di uno dei suoi nuovi racconti che avrebbe voluto pubblicare sotto uno pseudonimo, sapeva perfettamente che se sulla copertina ci fosse stato “Clive Dove”, nessuno l'avrebbe voluto nemmeno guardare. Era più sicuro che Hershel sarebbe stato ben felice di questa sua decisione ed era anche certo che, dopo la pubblicazione, sarebbe stato entusiasta all'idea di ascoltare il suo giovane amico leggere quel tomo, visto che quest'ultimo sarebbe stato troppo impaziente di segnarsi tutti i commenti che il più grande gli avrebbe detto.
Finalemente arrivò la fine di quel lungo tragitto, non vedeva l'ora di vedere il viso di colui che l'aveva salvato più di una volta. Gli spiaceva solamente che Luke e Flora non fossero lì, ma era a conoscenza del perché erano assenti: studi all'estero, perciò non si allarmò più di tanto. Scese dalla macchina, indossando un cappuccio scuro per nascondere la sua identità dagli altri cittadini, non aveva intenzione di scatenare il panico in quel posto tanto tranquillo.
Superò il cancelletto in metallo quasi meccanicamente, per poi chiuderselo dietro. Oramai faceva quelle azioni da così tanto tempo che le compiva senza neanche accorgesene. Percorse quindi il vialetto, ammirando le piccole aiuole composte da splendidi fiori gialli e bianchi. I passi si susseguivano uno dopo l'altro, sempre più frenetici e contenti.
Tre passi, due passi, un passo. Era arrivato.
Ammirò la grande parete bianca composta da piccole cellette, non ci fu neanche il bisogno di cercare quella del professore che la sua mente oramai indirizzava in automatico lo sguardo del castano. Eccola, “Hershel Layton”. Colui che conosceva un enigma per ogni cosa che gli stesse intorno, riposava in quel cubicolo di marmo bianco. La foto che vi era là sopra lo ritraeva in un sorriso pieno di rispetto.
Si sedette lì davanti, accarezzando dolcemente il viso del suo mentore.
“Salve professore, come sta oggi? Io non mi posso lamentare, ho molto di cui raccontarle. Vuole bere una tazza di té prima di iniziare?” una piccola lacrima gli scese dal viso mentre pronunciava quelle parole assai dolorose per il suo cuore. Cercò di asciugarsela, ma capì che era troppo tardi. Fiumi di acqua lievemente salata iniziarono a scendergli dagli occhi, cominciò a singhiozzare senza riuscire a smettere. Nemmeno le maniche della giacca riuscivano ad assorbire quel mare di sofferenza. che Aveva solo bisogno di un abbraccio accogliente da parte di quella persona, simile a quello che aveva ricevuto quando era solo un ragazzino appena divenuto orfano. Voleva che lui fosse di nuovo in vita.
“Sa, professore, mi manca... da morire” disse, tirando rumorosamente su il naso.
Layton lo fissava, in silenzio. Clive però sentiva che anche lui stava provando un immenso dolore nel petto.

   
 
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