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Autore: Edelwise    17/03/2014    2 recensioni
Il ragazzo si voltò piano, quella voce la conosceva bene.
Di fronte a lui c’era una ragazza dagli occhi verdi, un caschetto nero corvino e un mazzo di rose rosse in mano.
Era cambiata parecchio dall’ultima volta che l’aveva vista ed era completamente diversa dalle foto che qualche giornale pubblicava su di lei.
“Di persona sei diversa rispetto alle foto” rispose.
ATTENZIONE: storia in revisione per eventuali errori segnalati
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Petali di Rosa'
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Petali di Rosa: Rose Rosse
 
 
 
 
 
 
“Certe ferite neanche il tempo può rimarginarle”
 
 
 
 
 
Due anni dopo…
 
 
 
 
 
Un vento gelido si stava abbattendo sulla città, nuvole nere galoppavano nel cielo, fulmini minacciosi cadevano a picco sulle montagne, tuoni in lontananza non facevano presagire nulla di buono.
Edwin alzò lo sguardo verso il manto grigio che si stagliava sulla sua testa, sbuffò scocciato riportando le sue iridi sulla lapide bianca dove al centro c’era un viso sorridente e un ammasso di capelli rossi.
“Oggi starò un po’ di meno” disse verso la lapide “questo tempo non dice nulla di buono.”
Il ragazzo aveva sistemato un mazzo di rose rosse vicino alla foto.
Da due anni a questa parte, dopo quel terribile incidente e la morte prematura della sua ragazza, ogni giorno si dirigeva al cimitero di Chester e posava un mazzo di rose, Crystel aveva sempre detto che le rosse erano le sue preferite.
In questi due anni erano successe pochissime cose che avessero distratto la mente del giovane ragazzo che, ancora non se ne faceva una ragione di quella morte violenta.
Si era diplomato, si era concesso un tatuaggio in memoria di Crystel, aveva trovato un piccolo lavoretto da aiutante alla biblioteca della città ma, non aveva il coraggio di affrontare nuove relazioni.
Crystel era l’unica che gli avesse rapito il cuore.
Si era chiuso in se stesso per sei mesi interi, non voleva parlarne con nessuno, voleva stare solo.
Qualche volta però parlava con Angie, la migliore amica di Crystel, e anche lei quando poteva dava libero sfogo alla sua mente in presenza del ragazzo.
C’era una piccola differenza tra i due, Angie era riuscita ad andare avanti “Crystel avrebbe voluto questo” ripeteva ogni volta.
Era partita in California, aveva trovato un lavoro da modella e con quei soldi che guadagnava si era iscritta al college, partendo si fecero la promessa di sentirsi ogni qual volta ce ne fosse il bisogno.
Passarono poche settimane e di lei nemmeno più l’ombra.
Edwin era rimasto solo.
Così ogni qual volta dovesse sfogarsi, si dirigeva in cimitero, si sedeva di fronte alla bara della rossa e parlava e parlava per minuti.
Era diventata una routine costante che faceva sentire meglio il ragazzo.
Un ticchettio di tacchi attirò la sua attenzione, probabilmente qualche donna anziana stava andando a trovare il proprio marito defunto.
“Edwin?” lo chiamò una voce sorpresa.
Il ragazzo si voltò piano, quella voce la conosceva bene.
Di fronte a lui c’era una ragazza dagli occhi verdi, un caschetto nero corvino e un mazzo di rose rosse in mano.
Era cambiata parecchio dall’ultima volta che l’aveva vista ed era completamente diversa dalle foto che qualche giornale pubblicava su di lei.
“Di persona sei diversa rispetto alle foto” rispose.
La ragazza accelerò il passo e l’abbracciò “Edwin!”esclamò
“Angie” rispose lui a mo di saluto posando una mano al centro della schiena.
La ragazza sciolse il loro abbraccio “Come stai?”
“Tiro avanti” soffiò.
Angie abbozzò un sorriso e poi si rivolse verso la lapide “Oh hai già messo i fiori tu”
“Be possiamo spostare un po’ le mie e aggiungere le tue” disse inchinandosi sul vaso e facendo spazio tra le rose.
La ragazza si abbassò e iniziò ad inserire le rose.
“Sophia?”chiese Angie.
“So, da vari pettegolezzi, che si è chiusa in casa, si è attaccata alla bottiglia e l’hanno licenziata.”
Un fulmine squarciò il cielo.
“E’ la giusta punizione”osservò la ragazza.
“Forse.”
“Come fai ad essere così buono con lei, dopo tutto quello che ha fatto?”
“Bè, Angie, mettiamola su questo piano, io la conosco da meno di te”precisò “magari quel briciolo di amore per la figlia ce l’ha.”
“Tu non la sai la vera storia vero? Crystel non te l’ha mai raccontata?”
Edwin guardò Angie negli occhi “Forse non ha fatto in tempo.”
“Forse non voleva che tu sapessi realmente le cose, pensando che fosse troppo presto.”
Un tuono irruppe nel loro discorso.
“Ti va di andare in una caffetteria?” chiese Angie “magari possiamo scambiare due chiacchiere di fronte ad un tè caldo, è da molto che non parliamo.”
Il ragazzo asserì con un abbozzo di sorriso.
Guardò per l’ultima volta la lapide “Ciao amore mio”soffiò
“Così adesso ti vanterai di aver lavorato, per Gucci, Dolce e Gabbana…”scherzò prendendola sotto braccio e trascinandola fuori dal cimitero.
 
 
 
 
Il posto l’aveva scelto Edwin e non era un posto a caso.
Era la caffetteria dove lui e Crystel erano andati per la prima volta.
Per il loro primo appuntamento.
Avevano ordinato due tazze di tè.
Angie si guardava intorno come ammaliata da tutto ciò che le stava intorno.
Era un locale etnico con dei tavolini in legno, dove sopra ognuno di essi c’era una candela ad illuminare.
La luce era fioca, sembrava un ambiente intimo e per poche persone.
Tutto intorno a loro c’erano quadri di grandissimi pittori famosi in tutto il mondo.
“Mi hai portato in una caffetteria per coppiette?”
Edwin sorrise “Qua c’è stato il primo incontro tra me e Crystel.”
“Oh” disse l’altra sbigottita “tu si che sai come far star bene una donna.”
Sorseggiò il tè “come vanno le cose in California?”
“Un po’ troppo movimentate.”
“Sei su tutte le copertine dei più famosi giornali, vorrei dire dovresti essere felice.”
“Lo sono, Edwin, è solo che ho sempre quel buco dentro di me.”
Si guardarono negli occhi “Non sono riuscita a ricolmarlo in questi due anni, è come se mi fosse stato tolto il cuore dalla cassa toracica.” Spiegò Angie “ forse ho peccato di superficialità prendendo la mia roba e partendo pensando che stando lontana da tutto e da questa città avrei superato questa disgrazia.”
“Hai detto tu stessa che Crystel avrebbe voluto questo.”
“Ma non ho fatto i conti su cosa volessi io veramente”spiegò l’altra “ a chi ho raccontato i miei successi? A nessuno Edwin!”
“Potevi chiamarmi”
“Non eri tu quello che volevo.”
Edwin sbuffò “Balle, ce lo siamo promessi Angie ed invece sei sparita.”
“Avevo bisogno di chiudere con il passato.”
“Io non sono il tuo passato, potevo essere la tua ancora.”
La ragazza abbassò lo sguardo “Perdonami.”
“Il tempo non sarà nostro alleato, sarà nostro nemico. Ogni giorno che passa mi chiedo di chi è stata la colpa di tutto ciò, forse è davvero la mia che l’ho tenuta nascosta alla madre…”
“Tu hai fatto la cosa più giusta, Ed!”esclamò l’altra guardandolo negli occhi “quella che non ho avuto il coraggio di fare io!”
“Perché?”
“Perché avrei rischiato troppo. Avrei solo peggiorato le cose.”
“Ogni giorno, vado in cimitero, poso delle rose rosse e piango su quella lapide perché il destino mi ha tolto la terza persona più importante della mia vita.”
“Ogni notte piango pensando a lei” confessò la ragazza “ e solo le truccatrici sanno quanto cerone mi ci vuole in faccia per nascondere le occhiaie!”
Cadde un silenzio tra i due.
Angie sorseggiava il suo tè mentre Edwin si guardava intorno.
“In fondo stiamo provando le stesse cose Angie.”
“Credo proprio di si.”
Il ragazzo sospirò.
“Almeno tu hai avuto il coraggio di ricominciare da qui.”
“Non è coraggio, è voglia di andare avanti anche con un mostro che ti segue e che è dietro l’angolo pronto ad attaccarti.”
“Come fai a conviverci con quel mostro?”
“Io lo definirei demone più che altro. Ci impari a convivere dopo che capisci che quella è l’unica soluzione per andare avanti e, anche Crystel l’aveva capito.”
Angie osservò il ragazzo.
“Ha sempre vissuto con il demone della diversità, alla fine se l’è fatto amico e ha iniziato a vivere.”
“Come…”
“Eravamo molto più simili di quanto tu possa pensare.”
“Non ho avuto il tempo di osservare la vostra relazione” si giustificò.
“Non fartene una colpa”le sorrise.
“Sophia quando ha visto i tatuaggi è andata su tutte le furie.”
“Perché non c’era il suo nome?”
Angie fece uno sguardo interrogatorio.
“La rondine a destra rappresentava me, mentre quella a sinistra rappresentava proprio te.”
Gli occhi della ragazza si velarono di un sottile velo liquido.
“Ci ha rappresentati come la sua libertà.”
Una lacrima sfuggì al controllo di quelle iridi chiare.
“Non ha fatto in tempo a raccontartelo, ma te l’ho raccontato io.”
Angie in quel momento capì cosa sotto intendeva il ragazzo così prese un bel respiro e parlò “Cry è stata un incidente di percorso, i suoi genitori nemmeno si conoscevano” spiegò “Sophia andò ad una festa una sera e conobbe un ragazzo di nome Mark, era un poco di buono, conosciuto da tutta la città per le sue cazzate e il suo stile di vita. Quella notte fecero baldoria e qualche mese più tardi scoprì di essere incinta, aveva solo vent’anni. Mark non volle riconoscere la bambina, così Sophia si occupò di lei insieme alla sua famiglia. Ma appena scoprirono che Cry era sordomuta tutto cambiò di male si andò a finire in peggio.
Se prima non era voluta, dopo fu emarginata, il resto della storia lo sai”concluse.
“ E Mark che fine fece?”
“Mark appena scoprì che la bambina era sordo muta, irruppe in casa di Sophia minacciando di non rivelare a nessuno che quella bambina era sua, perché gli rovinava la reputazione”sospirò “un mese dopo lo trovarono morto di overdose in casa sua.”
“Tu…tu come fai a sapere la storia?”
“Un pomeriggio Cry andò  ad aiutare sua zia Johanna, quella povera donna gli rivelò tutto perché Sophia non ne aveva il coraggio. Inutile dirti che venne da me piangendo e mi raccontò tutto.”
Il ragazzo abbassò la testa.
“Probabilmente viveva con un demone più grande del tuo, ha cercato di convivere i primi tempi ma ad un certo punto ha deciso di liberarsene. Non è mai stata amata da nessuno Ed, noi eravamo la sua unica salvezza.”
Edwin sorseggiò per l’ultima volta dalla sua tazza.
“Siamo arrivati troppo tardi” concluse infine.
“Meglio tardi che mai.”
“Tornerai in California?” chiese spiccio l’altro.
“No, ho un servizio fotografico  a Londra domani e questo fine settimana ripartirò probabilmente.”
“Questo fine settimana è l’anniversario della morte di Cry.”
“Lo so, ma non ho altra soluzione.”
Il ragazzo si alzò lasciò un paio di banconote sul tavolo e si avviò verso l’uscita, Angie lo stava chiamando ma sapeva benissimo che quella reazione era dovuta a quella risposta non lo seguì, lo lasciò andare.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
 
 
Quella mattina Edwin si era alzato presto e si era diretto in cimitero con trenta rose rosse.
Si era avvicinato alla lapide e le aveva riposte con calma e delicatezza vicino alla foto.
“Ecco qua” sospirò “buongiorno amore mio.”
Osservò la foto “L’altro giorno ho parlato con Angie e, mi ha raccontato la tua storia. Capisco benissimo perché non mi hai raccontato la storia, hai sofferto parecchio e sicuramente era ancora una ferita aperta ed è giusto sia andata così. Sai Angie se ne andata di nuovo, in questo momento sarà in un volo diretto in California...”
“Spero tu mi abbia lasciato uno spazio per le mie rose” lo interruppe una voce.
Si voltò di scatto e vide Angie, chiusa nel suo cappotto con uno chignon a raccoglierle i capelli. Niente trucco negli occhi, niente tacchi ai piedi. Portava un paio di jeans e un paio di converse.
“Tu dovresti essere in California.”
La ragazza fece spallucce “può aspettare” commentò “e poi non potevo mancare”
Il ragazzo sorrise.
Angie posò il suo mazzo di rose affianco a quello di Edwin poi si chinò e baciò la lapide “Ciao dolcezza”sussurrò.
Si mise affianco al ragazzo ed in silenzio osservarono la lapide per qualche secondo.
“Mi manca tanto” disse lei con voce incrinata.
“Anche a me.”
Fu in quel momento che la mano di Edwin prese quella di Angie e la strinse forte come per confortarla, la ragazza si avvicinò di più al ragazzo che l’abbracciò “Non ci dimenticheremo mai di te Cry.”
Angie scoppiò a piangere e Edwin la strinse più forte a se.
Lui continuò ad osservare la lapide, mentre una Angie piangente nascondeva il suo viso colmo di lacrime nel petto di lui.
Crystel sarebbe rimasta per sempre con loro, sarebbe stata una ferita aperta che difficilmente si sarebbe richiusa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
 
Prima di tutto, grazie per essere arrivati fino alla fine.
Vi ringrazio per aver seguito la storia.
Per chi si fosse trovato per caso a leggere questa OS è un continuo di “Petali di Rosa”.
Non vi nascondo che ero molto combattuta nel scrivere questa Os, poi ho trovato l’ispirazione e ho fatto memoria ed ordine in modo da spiegarvi bene alcune cose rimaste segrete nella prima storia.
Non vi nego che potrebbe diventare una serie se, l’ispirazione mi travolge.
Detto questo spero vivamente vi sia piaciuta, spero di avervi fatto capire realmente le cose e spero abbiate visto il cambiamento che ho voluto portare  all’interno dei personaggi.
Non ho molto da dire se non chiedervi scusa per gli errori in giro, perdonatemi ma con un po’ di tempo la metterò a posto.
Alla prossima
C.
 


 
  
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