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Autore: slanif    17/03/2014    5 recensioni
EunHae
Il rombo del motore dell’aereo è incessante. Mi riempie le orecchie e mi perfora il cervello, nonostante io abbia le cuffie e la musica accesa da subito dopo il decollo.
Il mondo oltre il finestrino è buio. C’è solo la luna a illuminare il cielo nero col suo bagliore lattiginoso e argenteo. Non si vedono stelle, né le nuvole che ci fanno da tappeto. Solo quel grande astro, ancor più grande visto da quassù, che è pieno e sembra quasi cullarci rassicurante con la sua presenza.
E forse io avrei davvero bisogno di qualcuno che mi culli per riuscire a prendere sonno…
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Airplane
di slanif



Il rombo del motore dell’aereo è incessante. Mi riempie le orecchie e mi perfora il cervello, nonostante io abbia le cuffie e la musica accesa da subito dopo il decollo.
Il mondo oltre il finestrino è buio. C’è solo la luna a illuminare il cielo nero col suo bagliore lattiginoso e argenteo. Non si vedono stelle, né le nuvole che ci fanno da tappeto. Solo quel grande astro, ancor più grande visto da quassù, che è pieno e sembra quasi cullarci rassicurante con la sua presenza.
E forse io avrei davvero bisogno di qualcuno che mi culli per riuscire a prendere sonno…
Il volo è partito da Tokyo alle undici passate, e siamo in crociera da oltre due ore… saranno quasi le due di notte, eppure non riesco a dormire.
Non si può dire lo stesso di Donghae, che mi dorme placidamente accanto, con la testa poggiata sulla mia spalla e i capelli morbidi che mi solleticano il collo e il mento. Ha la coperta tirata fino a oltre le spalle, ben incastrata dietro di esse, in modo tale che non cada. Benché l’aria condizionata sulla nostra testa l’abbia spenta appena salito, l’aria nell’abitacolo, a causa della nostra forzata immobilità sul sedile, è piuttosto fresca.
La mia coperta è appallottolata sulle gambe, in disordine e un po’ spiegazzata. Sopra c’è l’iPod acceso, col display grigiastro illuminato continuamente a causa dello zapping continuo che faccio con le canzoni. Non riesco a trovare niente che mi aggradi, che mi culli e mi rilassi, conciliandomi magari il sonno.
Donghae invece, appena partiti, senza musica alle orecchie, mi ha detto solo: “Buonanotte, Hyuk”, e poi si è poggiato sulla mia spalla, tirandosi ben su la coperta e ha chiuso gli occhi. Quando ha capito che nessuno ci notava, ha allungato una mano da sotto la coperta e ha afferrato la mia, intrecciando le nostre dita, ben nascoste da quel pezzo di stoffa beige così anonimo. Mi ha stretto forte le dita, e io ho ricambiato.
Stiamo tornando a casa, dopo il tour in Giappone, e siamo stanchi. In queste lunghe settimane lontani da Seoul non siamo riusciti mai a starcene un po’ da soli, anche di notte, e il contatto tra di noi ci è mancato.
Nonostante il fanservice che era praticamente d’obbligo sul palco, non c’è stato granché tra noi, se non qualche bacio fugace nei camerini, sempre col cuore in gola per la paura che qualcuno spalancasse la porta proprio in quel momento, cogliendoci sul fatto. La sera eravamo così stanchi, tra concerti, prove e interviste varie, che l’unica cosa che riuscivamo a fare era dormire, abbracciati.
Non ci siamo dedicati molto l’uno all’altro, e questo mi ferisce.
A volte vorrei davvero non essere Lee Huykjae e a volte vorrei che lui non fosse Lee Donghae e che nessuno dei due fosse membro dei Super Junior e che quindi non fossimo famosi. Sarebbe difficile lo stesso, perché rimaniamo comunque due uomini che si amano, ma forse meno impossibile.
Sarebbe complicato lo stesso resistere al desiderio di baciarlo, come in questo momento in cui è così dolce e tenero poggiato sulla mia spalla a bocca leggermente socchiusa, immerso nell’abbraccio di Morfeo, ma sicuramente potremmo vivere molto più liberamente il nostro amore, perché avremmo la possibilità di chiudere il mondo oltre la porta e lasciarlo fuori, avendo la possibilità di essere solo noi stessi.
E invece noi siamo Lee Eunhyuk e Lee Donghae dei Super Junior e non siamo mai da soli. Che sia il manager, gli altri membri del gruppo, i giornalisti, i coreografi, i costumisti, i fans… chiunque sia, noi abbiamo sempre qualcuno intorno.
Certo, al dormitorio siamo soli, e condividiamo la stanza, ma in linea di massima c’è un continuo via vai degli altri membri fuori dalla porta e non riusciamo mai a rilassarci completamente.
Una volta Leeteuk ha spalancato la porta e ci ha beccati avvinghiati sul letto. E’ avvampato, ha tartagliato cose senza senso e si è scusato di non aver bussato (abitudine comune, tra l’altro), quindi è uscito di corsa sbattendo la porta.
La situazione è stata un po’ assurda, nei giorni seguenti, piena di imbarazzo e sguardi fugaci, fino a quando io e Donghae non abbiamo avuto la possibilità di parlare con lui e spiegargli un po’ la situazione. Che alla fine è semplice, e si spiega in poche parole: non è solo fanservice. Noi ci amiamo davvero.
“Capisco, ragazzi… però dovete stare attenti. Questa situazione è una bomba a orologeria il cui telecomando è solo nelle vostre mani” ci ha detto.
E fondamentalmente non ci ha raccontato nulla di nuovo, perché lo sapevamo bene anche noi da soli che dobbiamo stare attenti. Che vanno bene il fanservice e i rumors, ma non oltre. Niente distrazioni, mai abbassare la guardia. Il nostro amore va custodito gelosamente e protetto.
Sospiro.
Sì, non essere Lee Eunhuyk e Lee Donghae dei Super Junior sarebbe molto più facile…
Ma ci saremmo incontrati lo stesso? Gli strani disegni del Destino, se io non fossi entrato in questo gruppo o se non lo avesse fatto lui, ci avrebbe permesso lo stesso di incrociare le nostre strade?
Nessuno può assicurarmi che ci saremmo incontrati lo stesso… e se non fosse avvenuto, se le nostre strade non si fossero incrociate, quanto avrei perso se non avessi avuto lui?
Un’enormità di cose. Ma soprattutto non avrei mai conosciuto l’amore vero, quello con la A maiuscola, quello che ti riempie l’anima e il cuore e ti fa respirare al posto dell’ossigeno.
Se non avessi incontrato Donghae, non sarei stato felice.
E perciò vale la pena sopportare tutto questo per avere lui?
Me lo chiedo tutte le volte che pensieri come questi mi attanagliano, e tutte le volte la risposta automatica che nasce spontanea dal mio cuore, è: .
Ne è sempre valsa la pena e sempre ne varrà.
Sposto gli occhi a osservarlo di sottecchi. Mi aspetto di vedere ancora i suoi capelli, e invece incrocio i suoi occhi nocciola, ben svegli e puntati su di me.
Mi sfilo le cuffie azzurre con un movimento veloce della mano: “Non dormi?” sussurro sorpreso.
“Sei tu quello che non dorme” mi dice lui, sussurrando piano a sua volta per non rischiare di svegliare nessuno e soprattutto per non rischiare di essere sentiti da nessuno.
“Uhm…” sbuffo “Non riesco a dormire” dico.
“Smettila di pensare, vedrai che ci riesci” mi dice lui, strusciando appena la guancia sulla mia spalla in una lieve carezza mentre le sue dita si stringono più forte contro le mie. Il suo pollice mi carezza lieve il dorso della mano.
“Non stavo pensando a niente” mento. Non mi va di dirgli dei pensieri tristi che ogni tanto mi passano per la testa. Lui è una persona fin troppo sensibile, e lo rattristerei.
I suoi occhi nocciola mi fissano intensamente. Sono un po’ rossi e lucidi, stanchi. Ha le occhiaie e l’espressione è un po’ stravolta. Non è esattamente uno degli aspetti migliori in cui io l’abbia visto, ma incredibilmente non mi è mai sembrato più bello di adesso.
“Stiamo tornando a casa” mi dice, stringendo un poco le labbra.
“Lo so” annuisco. Che c’entra adesso?
“Sono state settimane pesanti, ma casa è vicina” dice, continuando a fissarmi con quegli occhi stanchi.
Io lo fisso a mia volta, mordendomi un labbro, nervoso.
“Lo so che questi giorni sono stati difficili, ma casa è vicina” ripete.
Lì per lì continuo a non capire cosa intende, poi… le nubi nel mio cervello si diradano e finalmente torna il sereno.
Casa. Seoul. Il luogo dove siamo nati e dove siamo cresciuti. Il luogo dove è nato e cresciuto il nostro amore. Il luogo dove, anche se raramente, ma riusciamo a starcene da soli, a fare come tutte le coppie normali e a dedicare dei momenti infiniti solo per noi dove possiamo baciarci, abbracciarci e amarci intensamente e profondamente.
Casa.
“Sì” annuisco, sorridendo appena. Gli do un fugace bacio sulla punta del naso, solleticandomi la fronte con la sua frangia spettinata.
Lui sorride, baciandomi il mento. Quindi poggia di nuovo la testa sulla mia spalla, con ancora il sorriso ad abbellirgli le labbra, chiudendo di nuovo gli occhi: “Dormiamo, adesso…” mi dice piano.
Io annuisco: “Sì” rispondo, spegnendo l’iPod. Adesso non ho bisogno della musica. Adesso ho bisogno solo di sentire il suo respiro regolare sulla mia spalla per rilassarmi. Mi è sufficiente solo sapere che quando aprirò gli occhi lui sarà qui vicino a me e i nostri piedi saranno a casa, in quella terra amica dove possiamo essere un po’ più noi stessi.
“Huyk…” mi chiama piano.
“Cosa c’è?” domando, a occhi chiusi.
“Ti amo…” mi sussurra dolcemente.
Gli stringo più forte la mano mentre sento che il mio cuore fa una capriola e mi sale alla gola dalla gioia.
“Anche io ti amo, Hae…”.



**FINE**

Ehm… è la prima EunHae della mia vita, nonché la prima fan fiction seria che scrivo su questo fandom… perciò non so, non ho idea di cosa ho combinato! XD!
Se vorrete farmi sapere che ve n’è parso, ve ne sarò infintamente grata!
Un saluto!

   
 
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