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Autore: Serendipity__    17/03/2014    10 recensioni
Ci sono strade che devono essere percorse sino in fondo per capire a cosa porteranno.
Yuki non avrebbe mai potuto immaginare dove l'avrebbe portata quella che ha imboccato quando è salita la prima volta sull'Arcadia, ma ora, a distanza di tanti anni e nonostante il dolore, sa che se tornasse indietro rifarebbe la stessa identica scelta.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Un po' tutti, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Introdurrei questo prologo con un gioco di parole: oso osare.
Come già annunciato nella mia breve flash-fic "Rimpianti" di Capitan Harlock ho visto soltanto il film, quindi la mia storia terrà conto solo dei fatti e personaggi lì rappresentati.
Non appena è comparsa la parola fine, nella mia testa la storia è andata avanti nella maniera che proverò a raccontarvi, con che risultati questo è tutto un grande punto di domanda anche per me.
Ripeto, io oso, poi si vedrà!
Una cosa importante da dire è questa: mi cimento con elementi "fantascientifici" di cui ho poca dimestichezza, dovessi scrivere qualche castroneria vi prego quindi di farmelo notare e cercherò di rimediare.
Mi verrebbe da dirvi molto altro ancora (sarà l'ansia...), ma rischio che la mia introduzione diventi più lunga del prologo stesso.
Quindi mi interrompo e lascio a voi la parola, ovviamente per chi vorrà farmi conoscere le sue prime impressioni.
A presto.
Sere






Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock




Yuki ha gli occhi spalancati e le lacrime scivolano calde lungo le sue tempie come un fiume inarrestabile.

Questa volta era così reale il sogno... così vera quella mano che la tratteneva...
Ad interromperlo è stato il suono insistente della sveglia, riportandola in quella dimensione fatta di giornate tutte uguali, dove più che vivere lei si limita a sopravvivere.
All'inizio ha pensato che non ce l'avrebbe fatta, poi invece i giorni sono diventati settimane, le settimane mesi e i mesi anni.
Otto anni.
Tanti ne sono passati da quando ha smesso di essere Yuki Kei per diventare Mizuko Miura.
Il biondo dei suoi capelli è diventato un nero corvino, l'azzurro degli occhi uno spento marrone, il suo sorriso una smorfia dura, il suo fisico snello ed armonioso quasi uno scheletro rivestito di pelle.
La giovane donna distesa su quella branda non è che un pallido fantasma della ragazza che era un tempo. Lo vede riflesso ogni mattina nello specchio opaco di quel buco di stanza che occupa e pensa che, prima o poi, qualcosa cambierà... dovrà per forza accadere... quel dolore se ne andrà e lei tornerà ad essere ancora viva.
Solo così trova la forza di sciacquarsi il viso, di lavare via l'ennesima notte tormentata e di iniziare una giornata che sarà l'esatta fotocopia della precedente.
Ma stamattina Yuki non riesce ad arrestare le emozioni che quel sogno ha fatto affiorare in superficie e che le scorrono sulla pelle proprio come se le avesse vissute realmente.
Piange quelle lacrime che non si permette quasi mai di versare e si domanda se non finiranno di portarle via anche quel poco di sè che le è rimasto.
Forse, dopotutto, potrebbe finalmente morire davvero.
E' un pensiero che si è affacciato spesso nella sua mente, quello di porre fine ad un'esistenza diventata misera, ma che non ha mai trovato terreno fertile nel suo cuore, lì dove alberga un sentimento che non conosce alcuna debolezza.
E' lì, infatti, che continua a bruciare inestinguibile la fiamma di un amore che si è accesa nello stesso istante in cui ha posato lo sguardo su di lui, il suo capitano.
Colui che doveva donarle la libertà tanto agognata, l'ha resa schiava per sempre, invece.
Yuki cerca di liberarsi da questi pensieri, asciugandosi finalmente le lacrime. Si stupisce di non ritrovarsi le mani macchiate di sangue, perchè sono così piene di dolore da non credere che possano essere fatte di semplice acqua...
Ehi, scusa, ma da quando sei diventata così poetica?
La voce che le viene in soccorso le strappa un dolore che può sopportare già di più, anzi la fa quasi sorridere tra le ultime lacrime che ancora le sfuggono.
Yattaran, amico mio, non andartene mai.
Le sembra di vedere i suoi occhi sorridenti annuirle da dietro gli occhialetti tondi, la pancia che sobbalza mentre ridono insieme.
Ricordati che io ci sarò sempre. Un fischio e non farai in tempo a pensarmi che sarò già con te.
Queste sono state le ultime parole di quell'amico speciale, poi lo stesso portellone che si era aperto per farli incontrare, si è richiuso recidendo anche quell'ultimo filo che la teneva legata all'Arcadia dove c'era la sua casa, la sua famiglia... il suo unico amore.
Eppure è ancora viva e sa bene il perchè.
Come tuo capitano ho soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino alla fine dei tuoi giorni.
Ecco cosa la tiene in vita veramente, una promessa che le è stata strappata senza potersi opporre.
Perchè prima di voltarle le spalle, relegandola in un passato da dimenticare, lui le ha lasciato intravedere nello spazio di un battere di ciglia il futuro totalmente diverso che avrebbe voluto per loro due.
E quello sguardo è sempre stato lì davanti ai suoi occhi in tutti questi anni, proprio come se ci fosse stato ancora lui a rivolgerglielo.




XXXXXXXXXXXXXX




Yuki Kei, alias Mizuko Miura, prende servizio alle quattro di ogni mattina nel suo androide da carico presso il più grande interporto spaziale del sistema stellare di Tauri.
E' anche uno dei pochi a poter vantare di essere ancora totalmente indipendente dal controllo della Gaia Sanction e le compagnie che lo tengono in vita continuano a battersi perchè quel suolo rimanga un vero e proprio porto franco nonostante le pressioni si facciano sempre più minacciose.
Così, nonostante la quasi totalità dei commerci risulti legale, c'è ancora una piccola parte di affari gestita da personaggi che non hanno problemi a rifornire capitani che non sono propriamente a loro volta "puliti".
La compagnia che l'ha assunta le ha fatto solo poche domande e nessuna a cui lei non abbia dato la risposta giusta. Le sono bastati, poi, alcuni giorni di prova per dimostrare che le sue attitudini personali ben si sposavano con ciò che comportava vivere e lavorare in un posto del genere.
Così in quegli otto anni si è isolata dal resto dell'universo, lasciando filtrare solo le poche persone che potevano darle l'unica cosa che le interessava veramente: notizie certe sulle rotte dell'Arcadia e  sul suo equipaggio.
Ma quella mattina, più che mai, Yuki non riesce a scrollarsi di dosso il suo passato e il lavoro ne risente. Ha già combinato un mezzo disastro caricando della merce sulla nave cargo sbagliata, ora stava per ripetere l'errore. Fortunatamente se ne è accorta quasi subito, perciò non ha dovuto come prima rifare tutto daccapo.
Si è già beccata una ramanzina coi fiocchi dal suo superiore, ora lo vede tornare verso di lei con la faccia ancora più scura.
Per un attimo pensa che se lo afferasse con il grosso braccio meccanico che comanda, potrebbe ridurlo in poltiglia, ma dopo avrebbe sicuramente un problema più grande da gestire, ossia un'accusa di omicidio.
Così si rassegna a subire l'ulteriore sfuriata. Onestamente la cosa non la scalfisce più di tanto, tutto le scivola addosso come se fosse davvero la vita di un'altra persona di cui lei è solo una spettatrice.
- Ehi, Miura, si può sapere che ti prende? Se ti gira storto, puoi anche prenderti la giornata libera!
- Ha ragione, capo.
Si è uniformata al linguaggio universale di coloro che non vogliono altro che essere confusi con ciò che li circonda. Così ha imparato a non essere più la indomita Yuki Kei  ma la remissiva Mizuko Miura.
- Mi hai dato ragione anche prima! Mi stai prendendo per il culo, forse?
- No, capo. Assolutamente.
Osserva con un certo distacco l'uomo che le sta parlando, senza vedere in lui il minimo accenno di attitudine al comando. Sa che cosa sta facendo, lo sa benissimo, però non può farne a meno.
Ogni uomo che ha incontrato in quegli otto anni ha subito il paragone con lui, uscendone sempre sconfitto.
Poi si rende conto che se anche ne incontrasse uno come lui, non sarebbe comunque lui.
- Io credo proprio di sì, invece. Perciò per oggi hai chiuso.
La sta praticamente cacciando. E' la prima volta che le succede.
- Ho bisogno di gente che c'è con il cervello mentre lavora!
Vorrebbe dirgli che in otto anni forse è la seconda, terza volta che succede, ma poi pensa che sarebbe solo fiato sprecato. Così dpo aver disattivato e messo in sicurezza il proprio androide, si appresta a lasciare le banchine di carico, vero e proprio cuore pulsante di tutto l'interporto.
Mentre si sposta tra spazi che ormai conosce a memoria, osserva il solito animato fermento alla ricerca di qualche astronave che attiri la sua attenzione.
E' un pò che non riesce a trovare il giusto aggancio per avere notizie certe, sembra che ultimamente l'Arcadia sia diventata davvero una nave fantasma.
Con la tuta arancione della compagnia e il cappellino calato sul viso, Yuki appare come uno dei tanti lavoratori che si aggirano indaffarati.
Così in un primo momento pensa di essere stata scambiata per qualcun'altro quando una mano sbuca da dietro una pila di enormi casse stagne e ce la trascina dietro.
Non ha di certo paura, sa bene come difendersi anche da un avversario fisicamente superiore a lei, come potrebbe essere l'alta figura che le incombe addosso.
E starebbe anche per dirglielo, se non fosse che la visione fugace del viso che si nasconde nell'ombra del cappuccio scivolato leggermente indietro, la paralizza.
- Ciao, Yuki.
Il suo primo istinto è quello di guardarsi intorno, non alla ricerca di un aiuto o di una via di fuga, ma per accertarsi al contrario che nessuno li possa scorgere lì dietro.
Le sembra che tutto sia normale come lo era sino a qualche secondo prima che, invece, tutto il suo universo si fermasse.
Insieme al suo cuore.
- Sei così diversa.
Da un momento all'altro potrebbe scatenarsi l'inferno intorno a loro, eppure lei non riesce a pensare ad altro se non al motivo per cui quella persona sia lì con lei, in carne ed ossa.
- Anche tu.
Sul viso seminascosto che sta fissando intensamente compare una smorfia molto più dura di quanto lei ricordasse.
- Hai ragione. La vita non è stata affatto generosa con noi.
Sì, la vita è stata ingiusta con loro, li ha lasciati entrambi orfani di troppe cose.
- Perchè sei qui, Yama?
Deve dire ad alta voce il suo nome, perchè c'è stato un momento, seppure breve, in cui ha creduto di avere davanti lui.
Se lei è diventata una donna, Yama ora è un uomo fatto e finito. Lo osserva nei tratti diventati spigolosi, nella mascella che ha preso una linea dura e decisa, nello sguardo divenuto profondo e maturo.
Qualsiasi altra persona potrebbe davvero confonderlo con lui, ma lei no. Se i suoi occhi l'hanno momentaneamente ingannata, il suo cuore non ha mai avuto dubbi su chi avesse davanti.
- Perchè volevo essere io a dirti che da qualche settimana sono diventato il nuovo capitano dell'Arcadia.
Yuki fatica a mantenere l'equilibrio e per un attimo una mano salda l'aiuta a reggersi in piedi.
- Io... io...
Non ce la fa, davvero le manca il respiro. Non solo quello, perchè le sembra di essere in caduta libera dentro ad un precipizio senza fine.
- Lui sta molto male, Yuki. Lo ha tenuto nascosto a tutti sino a che ha potuto, ma ora...
Lei continua a scrutare in quello sguardo dove c'è una realtà che lei ha visto solo sbocciare sotto i suoi occhi.
Perchè qualsiasi cosa sia successa in quegli otto anni, quel ragazzo è diventato ciò che il Capitano si aspettava da lui e forse ora ha smesso di lottare anche per quello.
- Non mi ha mandato lui, però.
Lo sa, Yuki lo ha intuito ancor prima che glielo confermasse e non si aspettava nulla di diverso. Eppure fa male lo stesso, proprio come se le stesse di nuovo voltando le spalle come ha fatto il giorno che l'ha lasciata andare via.
- Venire da te è stata una mia decisione. Perchè se c'è una cosa di cui sono maledettamente sicuro, Yuki, è che se avessi saputo che Nami mi sarebbe stata strappata via così come è successo, avrei fatto di tutto per poter avere anche solo pochi attimi felici con lei da ricordare per il resto della mia vita.
All'improvviso le mani di Yama l'afferrano per le spalle con forza e mentre si china su di lei, il cappuccio scivola via, mostrandole il viso di un uomo che sa bene quale sarà il suo futuro.
Sì, Yama saprà essere un buon Capitano per l'Arcadia e il suo equipaggio.
Anche se non ne è pienamente cosciente, Yuki si sente sgravata di un peso. Ora sa che i suoi compagni, quelli che non ha mai dimenticato e mai farà, avranno di nuovo una guida sicura.
- Sono stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho rispettato ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella che mi ha costretto ad assistere alla sua lenta agonia.
La scuote ancora, Yama, trasmettendole parte di quella sofferenza di cui le sta parlando.
- L'ho visto spegnersi sotto i miei occhi giorno dopo giorno, divorato vivo dall'unico vero rimpianto che abbia mai provato: rinnegare i suoi sentimenti per te.
Yuki non percepisce più nulla che non sia lo sguardo di Yama, colmo di un dolore che ha radici profonde in lui, nel suo passato.
- Ora devo fare i conti solo con l'uomo, Yuki, ed è per lui che sono qui.
Solo un uomo.
Quante volte lei avrebbe voluto che lui fosse stato solo quello? Non il Pirata deciso a salvare l'intera umanità, ma solo un uomo libero di amare e di essere ricambiato.
- Sono qui a chiederti di non gettare via ciò che io sarei disposto ad ottenere in cambio della mia stessa vita: un'ultima possibilità di essere felice.
La presa salda delle mani sulle sue spalle è la cosa più vicina ad un contatto umano che abbia avuto in quegli ultimi otto anni. Yuki si scopre fragile sotto la corazza che si è costruita intorno, ma poi pensa che non sarebbe potuto essere diversamente.
Sono di Yama quelle mani, non di uno sconosciuto qualsiasi.
- Se lo ami davvero, perdonagli il male che può averti causato e va da lui per restargli accanto in questo suo ultimo viaggio.
Il Capitano, il suo Capitano, sta morendo.
- Ci sarà una  navetta ad aspettarti al molo 7a, questa sera alle undici. Rimarrà lì per un'ora, poi partirà con o senza di te per raggiungere la sua destinazione.
Ora l'ha lasciata andare e il suo viso è tornato a celarsi nelle ombre del largo cappuccio che si è rimesso.
- Non ci sarà un'altra occasione, Yuki, non gettarla via.
Dita leggere le sfiorano una guancia, prima che la figura di Yama scivoli via silenziosa come è comparsa, lasciandola in balia delle emozioni che le sono scoppiate dentro.
Può essere davvero questa la strada che aveva in serbo per loro il destino?
Non lo sa Yuki, ma le basta qualche secondo per capire che questa volta dovrà trovare il coraggio di scoprirlo veramente.







Note:

Penso di aggiornare la storia ogni 7-10 giorni al massimo.  O almeno ci proverò. XD

 
  
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