Per
iniziare
"Polvere nera" è stata un'idea fulminante, una di quelle che ti colgono la sera quando vorresti dormire in santa pace e che non ti mollano fino a che non hai scritto almeno un paio di pagine.
Sebbene quasi tutto ciò che scrivo veda la luce nel modo sopracitato, però, per questa storia la faccenda è stata un po' diversa. Mi sono lasciata infatti ispirare da una canzone italiana, per giunta neanche tanto famosa, in un cui sono incappata dopo tanto tempo dal primo ascolto. Quale sia, bé, temo non sia poi così difficile capirlo. E' comunque mia intenzione lasciare al lettore il compito di indovinare ;)
Non amo particolarmente le introduzioni troppo lunghe, ma stavolta volevo inserire una piccola premessa: l'ambientazione è la Forlì del 1500, quella appena conquistata da Cesare Borgia, quella che ha appena subito l'incursione e le barbarie di un esercito intero. Quella in cui, purtroppo, Caterina Sforza è tenuta prigioniera.
Cercherò di essere il più precisa possibile nelle note, a partire dal titolo, la famigerata "polvere nera", per finire con qualche delucidazione sugli avvenimenti dell'epoca, per chi magari non è così informato sui gossip rinascimentali. Se in ciò dovessi peccare ... sentitevi invitati a schiaffeggiarmi le mani!
Cosa aggiungere?
Sia Vittoria che Niccolò sono personaggi totalmente inventati da me, mentre i restanti, eccezioni a parte che saranno comunque indicate, sono più o meno rubati a Mamma Storia.
Con ciò auguro buona lettura a chiunque voglia fermarsi per qualche riga o per il testo intero.
Un abbraccio,
Lechatvert
Polvere
nera
Prologo:
la tigre e la falena
https://www.youtube.com/watch?v=yKNxeF4KMsY
“Ho tracciato una linea,
l’ho tracciata
per te.”
Coldplay – Yellow
Cari fratelli, caro padre, amata
madre,
Numerose volte, prima di coricarmi, ho pensato a cosa scrivere in
queste poche righe che sto per lasciarvi.
Mi sono spesso interrogata se fosse il caso di lasciarvi un ricordo
della mia risata, piuttosto che qualche goccia d’inchiostro
su un pezzo di carta, eppure, nell’ora in cui il Signore mi
richiama a sé, nulla mi pare più doveroso che
ribadire quanto amore ho provato per voi, quanto affetto e quanta
felicità voi mi abbiate donato nella mia breve esistenza.
Porterò il vostro ricordo nel Regno dei Cieli e lo
custodirò fino al giorno in cui non saremo di nuovo tutti
assieme.
Vi prego, non siate tristi.
Sto andando in un posto infinitamente più bello,
infinitamente più luminoso.
Ricordatemi sotto l’albero di limoni, intenta a ricamare il
mio nome sui fazzoletti o a leggere le stupende poesie di mio padre.
Siete stati la mia anima, la mia guida, il mio sole.
Ora e per sempre, sarò le vostre stelle.
Con amore,
Basilica di San Pellegrino Laziosi, Forlì, 1500
La falena è innamorata di ciò che fa paura alla
tigre, aveva detto una volta suo padre, eppure non c’erano
falene, in quel momento, né grossi felini a ruggire dinanzi
alla chiesa in fiamme.
Steso a terra, con i capelli castani impregnati di cenere e schegge di
legno, con le vesti strappate e la pelle bruciacchiata,
Niccolò trattenne a stento una risata, osservando dal viale
la sua ultima opera d’arte schiudersi con la stessa dolcezza
di un bocciolo di rosa.
Luci verdi e rosse si stagliavano sul cielo forlivese per poi tornare a
essere semplice fuoco, tanto comune quanto indomabile.
«Vittoria! Vittoria!», cantò il ragazzo,
mentre con le braccia protese verso il cielo disegnava dei grandi
cerchi di polvere. «Se lo vedessi, amor mio! Se solo vedessi
la magnificenza che ti ha strappata alle mie braccia!»
Scoppiò a ridere, rimettendosi in piedi per allontanarsi
prima che l’intera struttura cedesse sotto la furia delle sue
fiamme. Con allegria si calcò sul viso gli occhialini da
lavoro con il quale aveva messo in sesto più armi di un
artigliere e, una volta trovato posto nel camposanto adiacente alla
chiesa, rimase a guardare ciò che era rimasto del suo
spettacolo.
Sperava tanto che suo padre fosse lì, tra quelle lapidi di
gesso e marmo, magari complice della stessa risata che in
quell’istante lo obbligava a scuotere le spalle.
Perché sì, Angelo Sartori sarebbe stato fiero di
lui, anche se non c’erano falene innamorate né
tigri vigliacche, anche se quella che era appena saltata in aria era la
sua chiesa preferita.
Perché quando si fa il bombarolo non importa nulla se non
l’esplosione, l’effimero attimo in cui
l’aria si ferma, in cui ogni respiro è di troppo e
stona nella magnificenza della polvere che s’infiamma per
colorare il cielo delle tonalità più disparate.
Ma non si sentiva bombarolo, Niccolò. Non in quel momento.
In quel momento, forse, si sentiva un po’ la falena dei
racconti di suo padre. Piccolo e impotente dinanzi alle fiamme, mentre
le grida della guardia cittadina si avvicinavano, eppure
così affascinato dalla sua opera da non poterla lasciare.
Continuava a fissare il fuoco a pensare: “Non smettere, non ancora”.
Serrava le palpebre quando gli occhi cominciavano a fare male e subito
li riapriva, preoccupato come un bambino dinanzi alla prima nevicata di
ottobre, per assicurarsi che nulla fosse cambiato.
Era la sua luce, la sua fiamma, la sua Vittoria che bruciava come la
più brillante delle comete.
Note
d'autore
Non che ci siano tutte queste note finali da aggiungere, anzi, avrei probabilmente fatto meglio a chiudere il capitolo con quel segno carino che il mio Photoshop ha deciso di creare oggi pomeriggio.
Tuttavia, mi sento in dovere di accreditare la citazione della falena e la tigre a Giovanni Papini. Per intero, ciò che scrisse è: "La falena è innamorata di ciò che fa paura alla tigre. Ma l'uomo – fiera destinata a diventar farfalla angelica – è nello stesso tempo sbigottito e attirato dal fuoco." Sappiate che è su questo concetto che voglio lavorare durante gli otto capitoli che (per ora) compongono questa storia.
Per chi volesse qualche anticipazione, posso rivelare un'impiccagione, una mano in fiamme e un albero di limoni, a cui per altro ho fatto appello per decorare il titolo della storia :)
Arrivata a questo punto, non mi resta che salutare e abbracciare chiunque sia arrivato fin qui. Prometto di dare il meglio di me nella stesura di questo (breve) progetto e spero di trovare qualche "compagno di viaggio"!
Un bacio a tutti,
Lechatvert