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Autore: MissysP    17/03/2014    3 recensioni
(Post Iron Man 3 e Post Avengers)
La vita dopo i fatti avvenuti a Natale, non scorre tranquilla come dovrebbe. Ancora una volta una minaccia è stata sventata, ma non per tutti le cose sono ritornate alla normalità.
Pepper lotta contro il presente, contro la nuova persona che è diventata - almeno fino a quando Tony non l'aggiusterà - e non è per niente facile.
Tratto dalla storia:
E quando non poteva dormire da sola, o in ufficio, Pepper fingeva solo di dormire, avvolta nel calore dell’abbraccio del fidanzato, passando una notte insonne. Chiudeva gli occhi e aspettava che il suo respiro diventasse regolare e pesante, dandole la possibilità di osservare i suoi lineamenti rilassati. Niente più incubi su New York, niente più attacchi di panico - merito anche delle pillole che gli costringeva a prendere -, con solo la preoccupazione di un domani incerto.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Just give me a reason
Fandom: Iron Man (più specificamente post IR III e post Avengers)
Personaggi/Pairing: Tony/Pepper, Bruce Banner
Avvertimenti: Fluff/Angst a volontà, Sentimentale, Slice of Life, Missing Moment(?)
Note autrice: Okay, non so come mi sia venuta in mente questa storia. L'ho trovata già nel computer e invece di cestinarla, l'ho rispolverata. e spero che sia almeno decente. Comunque ho sempre desiderato sapere come si sarebbero svolte le cose dopo il film. Insomma non tutto può essere rose e fiori e quindi nemmeno la relazione fra Tony e Pepper può essere uscita miracolosamente indenne da tutto questo casino. Piccola precisione: la storia incomincia da dopo il boom finale delle armature e finisce prima dell'operazione di Tony, anche se nella storia lui si è già sistemato. Solo che ancora non ha pensato a come aggiustare Pepper. La parte dopo e tutti i pensieri di Tony non sono citati e nemmeno sfiorati. Chiedo scusa in anticipo se ci sono degli errorri di grammatica, ho provato a fare del mio meglio. La storia doveva essere una one.shot, ma per comodità l'ho divisa in due capitoli. Quindi, non vi preoccupate, la storia è già finita. Per quanto riguarda il titolo è preso dala canzone di Pink, fonte d'ispirazione, anche se non c'entra molto.
Non credo che ci sia altro da dire... Quindi spero che la storia possa piacervi e mi raccomando, recensite xD


Capitolo 2


Your head is running wild again,
My dear we still have everything
And it's all in your mind
(Yeah but this is happenin')
[Pink - Just give me a reason]



“Non sapeva più che cosa fare,” sospirò Tony, mentre apriva gli occhi ed osservava il soffitto del loro laboratorio alla Stark Tower. Anche se ancora non aveva deciso che cosa fare, se tornare in campo di battaglia oppure rimanere in disparte e limitarsi ad essere un semplice spettatore, non avrebbe mai rinunciato a fare quello che più lo faceva sentire realizzato di sé e poi stuzzicare l’Altro lo divertiva, sempre. Bruce, poi, era stato un punto fondamentale nel suo periodo buio, aiutandolo a superare le sue paure.
“Tony, te l’ho già detto, non sono un analista” borbottò lo scienziato togliendosi gli occhiali e massaggiandosi l’incavo del naso, premendo con due dita. Poteva sentire un principio di emicrania per l’esasperazione a cui il miliardario lo portava. Bruce era seduto su una sedia, chino su un microscopio, e ogni tanto lanciava qualche occhiata d’irritazione e arrendevolezza ai cocci di vetro delle provette che Tony aveva buttato malamente a terra per poi sdraiarsi sul tavolo.
“Ma sei un mio amico, no?” replicò sollevando lo sguardo su di lui e il dottore lo guardò stupito. Era difficile che Tony Stark si abbandonasse a manifestazioni d’affetto e quella dichiarazione era arrivata all’improvviso. Tony gli sorrise e Bruce scosse la testa con rassegnazione.
“E’ bello osservare come tu sia ritornato quello di una volta, quello di prima. La tua ironia mi è mancata, molto anche. E sono felice di notare come i tuoi attacchi di panico siano scomparsi” e Tony sollevò gli occhi al cielo, con la solita strafottenza.
“Combattere contro Killian ti ha costretto ad affrontare le tue paure e ti sei reso conto che ci sono cose più importanti per cui combattere” continuò il dottore, ritornando a guardare nella lente del microscopio. Tony sentì il suo cuore, appena sistemato, perdere un battito. Certo che aveva qualcosa per cui combattere, lo aveva sempre avuto fin dall’inizio. Ancora prima di tutta quella assurda faccenda dei Vendicatori. Qualcosa che rischiava ogni giorno di essere schiacciata da tutti i pericoli e nemici che minacciavano di travolgerlo.
“Forse c’era…” rispose ad alta voce, quasi inconsciamente e Bruce si voltò, confuso.
“Tony dovresti prenderti del tempo per riflettere. Nessuno si aspetta che tu ritorni a rischiare in prima linea la tua vita, nuovamente. Hai appena superato le tue crisi e, poi, non devi dimostrare niente a nessuno”.
“Secondo te per cosa combatto, dottore?” e quella domanda spiazzò Banner, facendolo tentennare. “A differenza di quello che Capitan Ghiacciolo e quel megalomane maniaco di Fury possano dire, ho qualcosa per cui lottare. Non si tratta di orgoglio, fama, gloria o altro. E’ per una persona, per una donna” e Bruce credette di aver sentito male, che si trattasse di un errore, un’allucinazione o lapsus.
“Non credevo che il grande Tony Stark, un filantropo, eroe, multimiliardario e playboy, si sarebbe fatto accalappiare da una donna. Dev’essere proprio speciale, magnifica” ridacchiò Bruce. Tony si rimise seduto, saltando giù dal tavolo.
“E’ fantastica, ma… non credo che durerà per sempre” rispose, avvicinandosi all’amico e controllando dentro la lente del microscopio e poi segnando qualcosa sui fogli.
“Essere legato ad una persona non significa mostrarsi debole e poi non puoi continuare a saltare da un letto all’altro” e Tony scoppiò a ridere, divertito e sfogando la sua tensione iniziando a respirare a pieni polmoni.
“Credimi, ormai sono quasi due anni che non salto da un letto all’altro. Anche perché Pepper mi ucciderebbe se lo fac-”
“E’ Pepper? Pensavo che fosse una donna intelligente, conscia dei problemi che sarebbero sorti da una relazione stabile con te. Mi sorprende anche che tu sia riuscito a rimanere fedele così a lungo!” esclamò Bruce, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Tony storse le labbra, fingendosi offeso per tali insinuazioni.
“Comunque, l’ultima esperienza l’ha cambiata. Ci sono alcuni problemi, problemi che non sa come gestire e questo mi preoccupa,” borbottò sul vago, tornando ai fogli pieni di calcoli e formule.
“Ma comunque il virus Extremis l’hai sistemato, no? Questo è un gran bel problema in meno,” il caro e buon dottore stava cercando di fargli vedere una speranza, una luce alla fine del tunnel buio che lo circondava, ma Tony non ne era tanto convinto.
“Mi pare ovvio, non avrebbe voluto tenersi quei ‘poteri’ e io non ci tengo che Fury piombi in casa mia coinvolgendola in un suo qualche assurdo progetto che comporti magari una squadra femminile di supereroine![1]” esclamò. E Bruce sorrise, contento che finalmente l’amico avesse qualcuno al suo fianco con cui condividere gioie e dolori. Pepper era la donna perfetta per un tipo come Tony: forte e sicura.
“Comunque voglio essere sicuro che l’Extremis sia sparito del tutto. Ieri sera è scappata in bagno e sembrava più accaldata del solito.”
Silenzio. Solo silenzio, ma in quel silenzio era percepibile la tensione e il disagio che scorreva nel corpo del miliardario.
“Le ho chiesto di sposarmi” continuò Tony e Banner rimase a bocca aperta, fissandolo incredulo. Poi scoppiò a ridere, dando qualche pacca alla spalla del collega. “Congratulazioni!” esclamò, veramente felice di quella notizia, ma Tony non aveva un’espressione felice, di chi stava per convolare a nozze con una donna fantastica.
“Non mi ha risposto” chiarì, sfuggendo al suo sguardo. “E’ scappata in lacrime, senza darmi una risposta. Ha dato pure le dimissioni” sussurrò, poggiandosi contro il bancone.
“Dalle tempo, anche a te c’è ne è voluto. Solo: dalle tempo.”
 
Quando Tony ritornò a casa trovò una Pepper addormentata sul divano, in mezzo a tutte le scartoffie di lavoro, fogli inutili e imbrattati di inchiostro. Il suo cuore si sciolse in un moto di tenerezza e le si avvicinò, chinandosi su di lei e stampandole un bacio sulla tempia. La sua temperatura era calda, forse aveva la febbre e non se ne sarebbe stupito visto gli orari pazzeschi a cui si sottoponeva per non pensare a niente. La prese in bracciò, stringendola maggiormente a sé e la donna mormorò qualcosa, poggiando il capo sulla sua spalla. Una sua mano scivolò lungo il suo petto e le dita sottili strinsero la stoffa della sua maglietta dei Metallica. Tony sorrise chinandosi sulle sue labbra, dandole un leggero bacio a fior di labbra. Lei si strinse ancora di più, abbandonandosi completamente a lui e dandogli fiducia. Tony si diresse verso la loro camera, che per troppo tempo era rimasta vuota e mise la donna sotto le coperte, dopo averle tolto il suo felpone e le scarpe. Fece per andarsene, dopo averle posato un altro bacio sulla fronte, ma si trovò bloccato dalla mano della donna. Le sue dita sottili erano impigliate nella sua maglietta e lo tratteneva, tirandolo verso di lei. Non poté non trattenere un sorriso, sollevato nel constatare che ancora Pepper si fidava di lui, che ancora lo voleva accanto a sé. Si tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte con lei, stringendola in un abbraccio e attirandola a sé e Pepper strofinò la guancia contro il suo petto e sospirò.
 
La mattina dopo quando Tony si svegliò si ritrovò una Pepper, ancora addormentata, completamente sdraiata su di lui. Una sua mano stretta sulla vita della donna e l’altra dietro il capo e il suo cuore batté più forte, quasi gli dolette. E fu in quel momento che il suo lato egoistico ebbe il sopravvento, spingendolo a prendere la scatoletta all’interno del cassetto. L’aprì e prese l’anello, un cerchietto d’oro bianco semplice con un diamantino azzurro acqua - come i suoi occhi -, e se lo girò fra le dita con indecisione. Abbassò lo sguardo sulla donna ancora addormentata, era veramente stanca, e alla fine glielo infilò all’anulare sinistro ammirando il luccichio brillante sotto la luce tiepida e timida che filtrava dalle tende.
Poco dopo la testa rossa di lei si mosse, voltandosi nel loro abbraccio. Con fatica Tony riuscì a sgusciare fuori dal letto per dirigersi in cucina a preparare la colazione.
“Buongiorno, signore” la voce metallica di Jarvis lo accompagnò fino alla cucina.
“Ah-ah, senti J abbiamo qualcosa in frigo?” domandò Tony, senza aspettare risposta lo aprì. Storse la bocca, notando che non c’era proprio nulla. Di solito era Pepper che si occupava di tutto, compresa la gestione della casa. Notò una scatola di latte in fondo e l’afferrò, posandola sull’isola al centro della stanza.
“C’è della farina nella dispensa dietro di lei, signore” lo avvertì il computer e subito dopo aggiunse “potrebbe preparare dei pancake, è avanzato del sciroppo d’acero in frigo, e le preparo un succo d’arancia?”
Tony grugnì in approvazione e afferrò il sacchetto di farina. Contro ogni previsione, il suo tentativo di cucinare una colazione decente non fu un disastro, grazie anche alle indicazioni di Jarvis. E presto ritornò con un vassoio fra le mani in  camera loro. Pepper era seduta, sotto le coperte con la schiena poggiata contro il muro. Aveva lo sguardo basso, sull’anello di fidanzamento. Il viso era solcato dalle occhiaie ed era troppo magro, segno che non si prendeva cura di sé.
“Buongiorno signorina Potts, com’è stato il risveglio?” domandò con un sorriso e sedendosi vicino a lei, poggiandole il vassoio sulle ginocchia. Pepper gli sorrise, e afferrò il bicchiere d’aranciata.
“Ottimo, signor Stark” disse sorseggiando il succo.
Tra di loro calò il silenzio, mentre Tony continuava ad osservarla. Era pronto ad una sua fuga, a rincorrerla e a rassicurarla; ma sembrava controllarsi.
“Grazie per la colazione, Tony, ma adesso dovrei andare al lavoro. Le Stark Industries non si gestiscono da sole, purtroppo” cercò di scappare, allungandosi a dargli un bacio veloce e cercando di alzarsi. Tuttavia Tony la fermò, trattenendola per un polso e guardandola dritto negli occhi.
“Beh, direi che hai lavorato abbastanza e direi che è il momento di usufruire di quelle vacanze arretrate” ribatté sollevandosi e trascinandola con sé verso il bagno.
“Ma… Tony…”
 
Quel martedì mattina era magnifico. Il sole risplendeva sopra di loro, riscaldandoli in quei primi giorni primaverili. La Ferrari rossa sfrecciava sulla strada evitando le altre vetture con sicurezza. La maggior parte delle persone lavoravano a quell’ora e non c’erano molti ostacoli. Pepper cercava di governare i capelli che svolazzavano sferzati dal vento, che le impedivano di vedere lo schermo del suo cellulare. Tony le lanciava qualche occhiata di tanto in tanto, sbuffando per la sua cocciutaggine. Non era capace di godersi nemmeno una giornata di ferie, sempre occupata sul lavoro. Alla fine decise: agguantò il cellulare e lo lanciò dall’auto, lasciandolo frantumarsi contro l’asfalto. Pepper si voltò, a bocca aperta, osservandolo. Il cellulare si aprì in due e a macchina dietro di loro lo calpestò con la ruota.
“Tony! Perché?” domandò, spintonandolo. L’uomo rise e con un braccio le circondò le spalle, attirandola a sé. Le baciò una tempia, prima di lasciarla andare.
“Se te lo avessi chiesto non mi avresti dato retta… Il lavoro può aspettare, per un giorno” le ripeté di nuovo, perché sembrava non ave compreso al meglio quelle parole.
La donna scosse la testa, sbuffando contrariata, ma Tony notò quel sorrisetto che contagiò anche gli occhi riempendoli di divertimento e Tony fu soddisfatto, rilassandosi contro il sedile. Afferrò la sua mano e intrecciò le loro dita, sfiorando l’anello – ancora al suo posto, com’era giusto che fosse – con le labbra e le tenne incrociate anche quando cambiò marcia.
“Dove stiamo andando?” chiese Pepper alla fine, non resistendo più alla curiosità.
“Mi dispiace ma è una sorpresa, aspetta fin quando siamo arrivati” rispose lui.
Non ci volle molto e presto la macchina si fermò davanti a una spiaggia deserta, bianca, con le onde azzurre che si infrangevano contro la sabbia. Pepper inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra e si sentì meglio, più leggera. Asprì la portiera e si tolse le scarpe, assaporando la sensazione dei granelli di sabbia  fra le dita. Si avvicinò all’acqua, fino a quando sentì l’acqua fredda. Fece un altro profondo respiro e sorrise. Tony la raggiunse poco dopo, prendendole la mano. Non fu necessario parlare, a Pepper bastò essere lì con Tony a godersi il momento: solo loro due e tutto il resto del mondo chiuso fuori.
Trascorsero la mattinata in riva al mare, seduti sulla spiaggia a prendere il sole. Ogni tanto si perdevano ad osservare il cielo azzurro, limpido, giocando come bambini con le forme delle nuvole. Non c’erano problemi, pensieri, e andava bene così. L’atmosfera, però, fu rovinata dal brontolio dello stomaco di Tony che sovrastò il gorgoglio del mare e dei gabbiani.
“Complimenti, Tony, in qualche modo riesci sempre a imporre la tua presenza” lo schernì Pepper, spintonandolo.
“Ehi, l’impegno richiede energia!” si difese, alzandosi in piedi. Andò alla macchina e aprì il bagagliaio, tirando fuori una coperta a scacchi rossi e bianchi e un cestino in vimini. Sorrise nella direzione della donna, sfoderando il suo sorriso soddisfatto, mentre Pepper lo guardava sorpresa. Tony stese la coperta e sistemò il cestino al centro.
“Devo dire, Stark, che ti sei impegnato moltissimo e hai fatto un gran lavoro!” esclamò colpita lei. Tony si finse indignato per quell’affermazione. Tirò fuori una bottiglia di vino rosso e dei panini al tacchino. La giornata continuò tranquilla e nel pomeriggio Tony, da bravo megalomane quale che era, aveva acquistato un intero parco giochi solo per loro.
Tony era una ventata d’aria per Pepper, perché la sua esuberanza non le dava un attimo per pensare e in quelle occasioni le faceva bene. Era impegnata a vivere il momento, a restare nel presente. E si divertiva, quanto si divertiva.
 
“Tony è tardi e domani devo ritornare al lavoro… Veramente, non vorrai ritrovarti senza un soldo!” sbuffò, ma Tony non le diede ascolto, continuando a guidare in quella stradina buia e inalberata. Si faceva fatica a distinguere i contorni degli alberi e della strada, ma Tony non sembrava farci caso.
Poco dopo arrivarono davanti a quello che sembrava essere un vecchio fienile e Tony strombazzò un paio di volte. Pepper si guardò attorno, aspettandosi di vedere qualcuno, ma ci fu solo un fascio di luce che la costrinse a voltarsi e fu sorpresa nel vedere i titoli di un film: Always, con Audrey Hepburn.
“Non ci credo… E’… E’ fantastico. Tu sei fantastico” disse voltandosi a guardarlo. Alla luce del proiettore, gli occhi della ragazza erano offuscati dalle lacrime. Lo baciò di slancio, circondandogli il collo con le braccia.
Guardarono il film, abbracciati l’una all’altro, con la testa di Pepper appoggiata alla spalla di lui. Pepper sorrise tutto il tempo, stringendo la mano del fidanzato e ogni tanto capitava che i suoi occhi si appannassero al solo pensiero di quello che lui aveva fatto per lei, in quella giornata.
“Sì,” disse d’impulso Pepper e Tony la guardò, non comprendendo a che cosa si riferisse.
“Cosa?”
“Sì,” ripeté Pepper e Tony la vide osservarsi l’anello e le sorrise, felice. “Sì,” ripeté lui.
 
Una settimana dopo sul tavolo da laboratorio di Banner vi era depositata una busta color narciso e il dottore si sistemò negli gli occhiale, che erano caduti sulla punta del naso. La prese e l'aprì, leggendo il cartoncino scritto in un'elegante grafia.
 
"Antony Edward Stark & Virginia Potts sono lieti di annunciare il loro matrimonio per il giorno 17 maggio"
 
Bruce sorrise, fu spontaneo. Divertito, mise l'invito all'interno della giacca, premura dosi di non stropicciarlo. Era sicuro che Tony avrebbe trovato il modo di convincere Pepper a sposarlo, ma fu dispiaciuto che quella cara, dolce e intelligente ragazza non lo fosse stata abbastanza da non cedere.
Poco dopo per il corridoio dello S.H.E.L.D. sentì l'esclamazione addolorata di Steve, molto probabilmente aveva appena letto l'invito. E, conoscendo Tony, scommetteva che il suo invito era ben più vistoso del suo; giusto per sottolineare che la sua cotta per Pepper avrebbe dovuto farsela passare.



[1] quasta battuta è basata veramente sui fumetti della Marvel in cui Pepper si ritrova a capeggiare una squadra di supereroine




Note finali: bene la storia è conclusa ^^ Volevo aggiornare ieri, visto che era domenica e una giornata tranquilla ma a quanto pare c'è sempre qualcosa che mi impedisce di fare quello che mi pare xD Va bene, spero comunque che la storia vi sia piaciuta e forse farò anche qualche spin-off della storia, ancora non so...
Mi raccomando fatemi sapere che cosa ne pensate!
  
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