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Autore: Eris Gendei    01/07/2008    1 recensioni
Una fic datata 15 Giugno 2006 ritrovata per caso, stasera, nella mia cartella.
Una storiella dolce e romantica, molto infantile, molto particolare, ispirata alla storia de "Il soldatino di piombo".
La storia di una bambina di 13 anni che si divertita a giocare con le parle.
Spero vi piaccia...intanto, buona lettura!!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta…
Un re direte mie care lettrici…
Vi sbagliate…c’era una volta una stanza.
Si:questa è una storia che avrete sentito moltissime volte…che ve l’abbia raccontata vostra madre, vostro padre, che l’abbiate letta in un libro di fiabe o appresa da una vostra amichetta certamente la conoscete.
E’la storia di due innamorati:vivono in un mondo diverso dal nostro, fatto di cuori di vetro, emozioni di carta e sguardi d’argento.
Eppure, come noi, soffrono, piangono, ridono…. si amano.
Ma si.
A modo loro, certo, ma si amano...
La nostra storia dunque,ha inizio un giorno qualunque, in un luogo qualunque: eh, si, perché quando si parla di amore spazio, tempo e parole non esistono.
Non contano i secondi, i minuti, le ore, gli anni, i secoli, le ere, le vite passate a baciarsi, abbracciarsi, guardarsi, amarsi silenziosamente a vicenda o gridare il proprio amore al mondo:non conta essere assieme all’ombra di un salice, sotto un portico, su un dondolo, tra i cespugli di uva-fragola quando ci si ama.
Gli innamorati non ci sono per nessuno.
Semplicemente non ci sono.
Sono in un mondo tutto loro…come i nostri protagonisti.
Questo è il modo più adatto per incominciare a narrarvi questa fantastica, triste favola d’amore, perciò sarà così che io ve la narrerò.
Tutto comincia in una stanza.
Era una bellissima stanza di bambino, inondata dai caldi raggi di sole alla mattina e bagnata dai caldi colori del tramonto alla sera.
Era una qualsiasi cameretta, proprio come tante altre: piccina ma graziosa, tutta verniciata nei freschi toni chiari del color pesca e del bianco, con la piccola finestrella ornata da tendine ricamate che ne nascondevano l’interno dalla placida stradina acciottolata che passava proprio sotto la casetta.
Era un caldo giorno di un mese estivo: l’aria profumava di mandorla e di tiglio, i prati erano ricolmi di Caprifoglio e Fortuniere e i passerotti cinguettavano allegri su rami di alberi.
La cameretta in questione era vuota: i suoi piccoli “abitanti”si erano levati di buon mattino, quando il sole ancora è debole alla vista, per recarsi al fiumiciattolo a giocare, saltando e scalmanandosi.
In quell’atmosfera vuota e placida successe una cosa magnifica e straordinaria.
Dovete sapere che, in un angolo della stanzetta, vi era un intero battaglione di soldatini perfettamente allineati, sull’attenti.
Erano tutti uguali, immobili, fieri e perfetti…tutti tranne uno.
Nell’ultima fila, relegato nella meno nobile posizione, vi era un dolce soldatino, diverso da tutti i suoi compagni di legno.
Era di piombo, pesante e lucente, dall’aria timida ed insicura.
Aveva sei bellissimi capelli lucidissimi e biondi, la pelle così chiara da sembrare bianca e dei magnifici, glaciali occhi d’argento.
Sulla sua piccola baionetta vi era un nome: Draco.
Restio a star in piedi immobile, cadeva spesso poveretto, a causa di un difetto del suo corpo inflittogli dal suo manifattore.
Difatti egli aveva una gamba sola.
I bambini non giocavano mai con lui, lo gettavano in fondo ad una scatola e lo lasciavano li, talvolta dei giorni interi, prima di riacciuffarlo e torturarlo in mille modi.
Qualche volta invece lo lasciavano a terra e fingevano che fosse un caduto in battaglia, che nessuno avrebbe mai ricordato il cui cadavere sarebbe rimasto nascosto per sempre sotto il tappeto.
Quando avveniva ciò la madre dei due fratellini era solita ripescare il soldatino dal suo nascondiglio, spolverarlo e rimetterlo a posto.
Talvolta era proprio lei a giocarci, muovendolo lungo il perimetro del tappeto, facendolo sparare sui suoi compagni.
L’aveva acquistato tempo addietro in una bancarella di due ragazzini per regalarlo ai suoi bimbi:lo avevano trovato al fiume, incagliato tra le canne.
Lo smalto in cui era dipinto era ancora lucido ma in alcuni punti scheggiato.
Successe quel che successe ma quel giorno di sole settembrino un brillio passò negli occhi del soldatino.
Un brillio umano che aprì gli occhi del giocattolo da un lungo sonno.
Il soldatino sentì le sue palpebre aprirsi, la luce inondargli gli occhi e il mondo si mostrò a lui per la prima volta.
Si sentì improvvisamente vivo:girò la testolina metallica qua e la, esaminando tutta la cameretta e le sue meraviglie. Provò a muoversi: poteva spostarsi sal
tellando.
Così fece e cominciò ad esplorare. Nel suo breve viaggio incontrò degli animali grandi e pelosi, con dei duri occhi freddi e tanti vasetti attorno che recavano la scritta ‘Honey’(Miele).
Vide degli strani giocattoli che assomigliavano ai bambini che giocavano sempre con lui, ma erano molto più piccoli e stavano perfettamente immobili, che di rado accadeva ai due fratellini.
S’imbatté poi in un grande oggetto strano: ne sollevò il coperchio e cadde indietro dallo spavento.
Appena l’aveva aperto esso aveva cominciato a suonare, senza che nessuno avesse fatto nulla.
Improvvisamente il soldatino sentì giungere alle sue orecchie una melodia magnifica e struggente, languida e romantica.
Era una voce a cantare:una bellissima voce fresca e giovane, una voce di ragazza.
Incantato il soldatino barcollò fino a scorgere la fonte della voce.
Giunse così a piedi di una magnifica torre rosea e lucente, altissima per lui, priva di finestre ma con un’unica terrazza bianca in alto, in alto, ancora più in su.
E…meraviglia delle meraviglie…
Dalla terrazza si affacciava una magnifica ballerina: indossava un candido tutù morbido e lungo di tulle bianco e argento, tutto luccicante, un aderente e scollato corpetto degli stessi colori, ricco di nastri e perline e delle magnifiche e minuscole scarpette di raso bianco.
L’abito era in perfetto contrasto con i capelli color delle fragole, gli occhi turchini e la pelle dorata e a guardarla bene…anch’essa aveva una gamba sola.
Il soldatino rimase incantato alla sua vista e rimase a lungo a guardarla estasiato.
Dopo un po’ la ballerina si accorse che qualcuno la stava osservando: tacque all’istante e guardò in basso.
Vedendo quel magnifico soldatino, così piccolo ma così fiero, il suo cuore prese a battere all’impazzata e le gote le si tinsero di porpora.
“Ti prego” disse allora il soldatino, rapito:”Continua a cantare. Hai una voce così bella. E’bellissimo ascoltarti”.
La ballerina eseguì un inchino elegante e perfetto, poi disse, sorridendo con aria civettuola:“Grazie mio bel soldatino. Ma prima abbi almeno il piacere di dimmi chi sei o come ti chiami.”
*Povero me. Non posso esser degno di stare al cospetto della ballerina. E’troppo bella, ed io son così semplice.*
pensò allora il biondino, ma d’improvviso ebbe un’idea.
Si schiarì la voce e…
”Io non son degno
di guardarti, lo so.
Dolce ballerina di carta,
ma permetti almeno
ch’io ti parli,
una volta sola.
Esaudisci il mio desiderio
E ascolta le mie parole.”
E la ballerina, che aveva ascoltato la magnifica voce del giovane rivolgersi a lei, rispose:
“Ma certo, mio bel soldatino
ti ascolterò quanto vorrai,
perché per me,
ascoltare la tua voce,
è romper la solitudine che mi attanaglia.”
E il soldatino, felicissimo di tale dichiarazione:
“Ti dirò, Ballerina,
che non so ne chi io sia
ne da dove io venga.
Ma l’unica mia certezza
È che son vivo
E che dal primo momento in cui ti ho vista
Ho capito che tu sei il mio amore.
Ti prego, leggiadra bambina
Con una sola esile gamba,
lascia che io sia il tuo appiglio
e dimmi che mi ami”
Le gote della ballerina si facevano ogni attimo più rosse, il suo sorriso sempre più largo e dolce, l’aria sempre più stupita e nei suoi occhi brillava un’intensa luce tutta nuova.
La “bambina con una sola esile gamba” si sentì strana ogni attimo di più: non avrebbe saputo dire ciò che sentiva dentro perché quella era la prima volta che era viva e provava dei sentimenti.
Sapeva solo di sentire una strana sensazione all’altezza del petto, che la faceva sentire sempre più felice e leggera, come se stesse volando tra le nuvole, e di essere sempre più attratta da quel soldatino.
Così biondo, esile, dolce e triste, con quei magnifici occhi d’argento che sembravano celare una muta richiesta:”Vieni da me”dicevano quelle iridi di ghiaccio alla ballerina.
Eh si, care amiche…alla ballerina stava succedendo una delle cose più belle che avvengono nella vita di tutti: lentamente, per la prima volta, si stava innamorando.
Incantata dalle parole del biondo la ballerina non si mosse.
“Non so trovare le parole
per dirti ciò che provo
per te
mio soldatino
ma spero che tu mi capisca”
disse poi.
E il Soldatino rispose:
“Il tuo silenzio vale per me
più di mille parole.
Il tuo modo è così puro
Per dirmi ciò che provi,
proprio come te.”

“Ti amo mio soldatino!!
Ti amo più di me stessa!!
Voglio esser tua per l’eternità,
Finché la vita ce lo concede!!
E se tu accetterai di essere mio
Saremo assieme per sempre”

“Il mio cuore è nelle tue candide mani
bella Ballerina
Te lo affido
Fidandomi ciecamente del tuo amor”

“Tuo è il mio cuore
Soldatino.
Nulla di più so dirti”

E, dopo aver detto questo, la ballerina posò le mani sulla bianca ringhiera della sua terrazza e si protese sempre di più verso il suo Soldatino.
Il biondo tese una mano verso di lei e i due giocattoli si avvicinarono sempre di più.
I loro piccoli volti furono presto uno di fronte all’altro: i due si guardarono per un lungo istante negli occhi e poi… Le loro labbra si sfiorarono per unirsi poi indissolubilmente.
I due si abbracciarono teneramente e tutti i giocattoli nella stanza si animarono ed esultarono, formando un cerchio attorno ai due innamorati.
La ballerina però, perse improvvisamente l’equilibrio e precipito tra le braccia del suo amato.
Lei affondò tra i capelli del suo soldatino una mano per approfondire il bacio e lui, in risposta, la strinse ancora di più al suo corpo caldo.
Si sfiorarono vicendevolmente il viso e il collo, uniti in un abbraccio che neppure la morte avrebbe potuto mai rompere.
Ad interrompere la dolcissima scena invece, pensarono i piccoli abitanti della camera.
Si udì un rumoroso scalpiccio in corridoio: i giocattoli tornarono a posto appena in tempo e i bambini spalancarono di botto la porta, facendo trasalire i due innamorati che immobilizzarono immediatamente.
I piccoli non erano soli: molti loro amici si riversarono nella cameretta e presero a toccare e giocare con tutto.
Era stato invitato anche un giovane birboncello, noto per le sue marachelle.
Improvvisamente, notando i due giocattoli vicini come due innamorati, li afferrò e li separò bruscamente.
Gettò poi il soldatino nel fuoco che ardeva nella stufa e prese a torturare la povera ballerina in mille modi: le tirò dolorosamente i capelli, sciogliendo la bella crocchia in cui erano raccolti, le graffiò il visetto con le unghie, le rovinò il vestito, strappandole pure i nastri dalle scarpette e rovinandola come più gli aggradava.
Infine stancatosi di maltrattare la ballerina la gettò tra le fiamme della stufa.

La mattina seguente, quando la cameriera aprì la stufa per pulirla dalla cenere, trovò una cosa magnifica tra la nera polvere: un piccolo cuore di argenteo piombo fuso assieme ad un cuoricino di cristallo azzurro.
E’impossibile separare due innamorati…
Perché l’more è più forte della morte.
  
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