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Autore: medea nc    18/03/2014    2 recensioni
“È il mio corpo che reagisce alla tua presenza, non farne una questione personale, sei come l’allergia, quando ti avvicini mi viene il prurito alle mani!”
“Anche a me viene il prurito alle mani … senti il mio stesso bisogno?” gli chiese parecchio stizzita adesso.
“Quello di menarti? Di mettere a tacere la tua boccaccia, ti farti collassare per un tempo indefinito? Sì, cazzo!”
Storia ispirata a "I miei giorni migliori"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Patstale è la casa di Footer
 
“Il seggio più alto è per i vincitori, non te l’hanno mai detto?” lo apostrofò mentre lo spiava seduto al solito posto (suo) sotto il portico.
Quello sorrise meno beffardo delle altre volte.
“Mi sembra di averla già sentita questa frase?!” ricordandosi che qualche tempo prima lo aveva ammonito all’identico modo.
Anche questa volta, Irene Patsteel lo aveva superato in matematica.
Santa Pazienza, Footer, fattene una ragione! Sono più brava di te, punto!”
Si girò per guardarla dritta negli occhi adesso.
“Beh, almeno tutto questo genio non va sprecato!”
“Cioè?” domandò onestamente incerta.
“Rimane tutto in famiglia!” blaterò sornione.
Quella gli si andò a sedere accanto.
“Hai già parlato con …” non finì di chiedergli.
“Sì.”
“… E come l’ha presa?” era preoccupata.
“Mm… diciamo che Samantha Blake se ne capaciterà, prima o poi!”
“Anche l’altra? Barbara?”
“Naaa, quella no, ci darà il tormento fino alla fine dell’anno, forse del liceo … diciamo dell’università … probabilmente a vita!” rise divertito all’idea di una Crown che li inseguiva su un altare, o alla nascita del loro figlio.
“E quei deficienti dei tuoi amici?” gli chiese senza giri di parole.
“Mah, pare che l’abbiano presa normale, nel senso che sono certi che dureremo il tempo di una … insomma, non farmi essere volgare. Comunque, dopo che me l’avrai data o io o tu decideremo di troncare, o entrambi.”  E parve pensare anche a questa eventualità così come aveva fatto con il matrimonio e la nascita di un figlio loro con Barbara Crown pronta a sgozzarli.
Si accorse che Irene lo stava squadrando preoccupata e si sentì in dovere di aggiungere:
“Beh, loro lo pensano!”
Quella assottigliò le palpebre per canzonarlo, ma non vi diede più peso del dovuto.
Per la miseria! Non è che perché due si mettano insieme firmino la condanna perpetua a rimanerci, la vita è così, cambia di continuo e loro due in questo vortice potevano tanto resistere insieme e tanto non; non si rimane uniti per far piacere agli altri, ai supporters (o ai lettori :) nda).
Infondo non c’è nulla di sbagliato nell’ignoto, nelle sorprese che il destino potrebbe offrire, anzi, é bello così, vivere come avrebbero fatto loro giorno per giorno.
Sorrise soddisfatta di questo pensiero.
“Chi glielo spiegherà alla Harsher?” se ne uscì all’improvviso Marc, interrompendo le congetture di lei.
Irene alzò le braccia come se la preside stesse lì davanti a loro a prendere fuoco e lei non facesse nulla per salvarla.
“Io passo!”
“Cazzo, Patstale, ti prego! Come sarebbe a dire che passi?! Dovrei andarci io? Non basta quanto ho già fatto e con quanta gente abbia già parlato?”
“E chi se ne frega! Sono conoscenti tuoi, non potevo mica andarglielo a spiegare io che ti sei messo con la tua peggiore nemica? Ragiona!”
“Io voglio ragionare, e sapendomi credo sia meglio la tua diplomazia che la mia irruenza!”
“Ok, ma se le viene un infarto, almeno tu potresti prenderla al volo, io non ce la farei!”
“Che cazzo vai a pensare, non lo so proprio! Un infarto, non credo che le verrà un infarto!”
“Un ictus, una colite!”
“Smettila Patstale! Mi fa impressione pensare alla Harsher che per colpa nostra andrà  di corpo per i corridoi della scuola!” rise un po’ schifato al solo pensiero.
“Comunque va bene, risolverò io anche quest’increscioso problema!”
“Per amore?” gli domandò con dolcezza inconsueta.
“Per farti smettere di partorire idee oscene sulla preside.”
Era davvero gradevole starsene così, sotto il portico, in un pomeriggio di sole, con l’erba che sventolava ad un insolito zefiro.
Tutto intorno, la brughiera era di tante e tante sfumature di verde, Irene riusciva a contarne almeno quattro fin dove l’occhio arrivava.
Anche la sua vita, anche quella che avrebbe trascorso con Footer sarebbe stata piena di colori, piena di sfumature.
“Footer?”
“Mm?”
“Tu credi che un giorno mi dirai di amarmi?”
Che diamine di domanda fosse, davvero manco lei riusciva a spiegarselo, cioè, non è una cosa che si dovrebbe domandare; ma infondo, perché no?! Perché non poteva essere naturale, essere completamente onesti e chiedersi se la persona che ti piace e con la quale ci stai insieme da più di dieci giorni possa o no confessare di provare qualcosa di serio, importante per te.
Marc parve pensarci.
“Beh, Patstale, mettiamola così, non ci siamo ancora scannati a vicenda e non nutro alcun sentimento omicida nei tuoi confronti.” e la guardò di nuovo, quasi per sperare che lei avesse capito dove stesse andando a parare ed Irene lo capì perfettamente.
“Giusto!” rispose convinta.
Forse per gli altri non sarebbe stato un granché, una gran bella confessione d’amore, ma lei invece ne conosceva il peso e la misura perché aveva odiato, detestato, avuto reazioni allergiche nei confronti di Footer che sì, non uccidersi pur rimanendo entrambi nella stessa stanza, era un bel passo in avanti.
“Non ho molta voglia di entrare adesso che mi hai detto di aver parlato con tutta la compagnia!”
“Perché?” le chiese.
Quella allungò le gambe sotto la gonna come a volersi stiracchiare.
“Perché a quest’ora già lo sapranno tutti e cominceranno a guardarci, a spettegolare, a mettersi contro di noi etc. etc.” concluse caustica.
“Beh, è il prezzo da pagare, saccente Patstale.”
Strinse un braccio sopra le sue spalle e le stampò un bacio su una tempia.
“Ma tranquilla, sopravvivverai anche a questo!”
Finalmente smisero di parlare e finirono tra le braccia l’una dell’altro, la brughiera continuava a danzare intorno a loro facendo tremare le gambe scoperte di Irene.
“Cosa volevi dire l’altra mattina, ai sotterranei?”
Footer s’irrigidì.
“Riguardo a cosa?”
“Quando dicesti che io ero l’unica donna che sa indirizzarti sulla strada giusta quando …? E poi non hai continuato.”
“… Ah, sì! … quando ho bisogno di sentirmi a casa, Patstale! … quando ho bisogno di sentirmi a casa!”


Nota:Una nuova storia è in arrivo ... 
    
 
 
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