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Autore: __DearHeart__    18/03/2014    9 recensioni
Liam non conosce il dolore.
La sua vita è talmente perfetta che le uniche lacrime versate risalgono al ginocchio sbucciato in prima elementare.
Zayn invece ha un'anima nera, macchiata dalla sofferenza più acuta e dal male che lo divora dall'interno.
Non ha mai sorriso veramente, non sa neppure cosa sia la felicità.
Quando incontrerà Liam, l'unica cosa che vorrà sarà distruggerlo.
Mentre Liam, vedendo la vita lacerata di Zayn, non vorrà altro che salvarlo.
 
***
 
"Perché mi tratti così?" chiese con tono distrutto il castano, implorando Zayn con lo sguardo per una risposta.
Quest'ultimo lo squadrò con sufficienza, rasente al disprezzo, poi si voltò, come se non meritasse neppure i suoi occhi addosso.
E Liam si sentì morire.
"Devi capire che esiste anche questo" mormorò distrattamente il moro, dandogli velocemente le spalle.
 
***
 
"Voglio aiutarti, Zayn. Ti prego, lasciamelo fare" Liam lo afferrò per il polso, stringendolo forte come per supplicarlo.
Nei suoi occhi vi era impressa una tacita richiesta; quella che Zayn non avrebbe mai accettato.
Infatti strattonò via il suo braccio e si voltò dall'altra parte.
"Non ho bisogno di te, né del tuo aiuto".
 
[Ziam]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mentre ti amo il mondo trema.












 
La terza sigaretta di quella giornata terminò velocemente, senza che Zayn se ne accorgesse neppure, proprio come il tempo che aveva a disposizione.
Si accorse troppo tardi che fossero le sette di sera, infatti fu costretto a correre per arrivare in tempo alla fermata dell'autobus.
Quando finalmente giunse a destinazione, sospirò sollevato nel vedere che il pullman fosse ancora lì.
Salì, col fiatone evidente a causa della corsa, e pagò distrattamente l'autista, rifilandogli qualche moneta.
Si avviò verso i sedili sul fondo, come al solito, e si gettò al suo posto preferito, accanto al finestrino.
Poggiò la fronte contro il vetro opaco e abbastanza sporco, fissando la città al di fuori.
L'autobus attese altri due minuti, giusto il tempo necessario affinché un altro ritardatario come Zayn salisse di corsa sul mezzo, con una borsa piuttosto grossa in spalla che dava l'idea di pesare parecchio.
Il moro staccò la fronte dal finestrino, sollevando immediatamente lo sguardo verso il ragazzo che era appena salito: camicia a quadri lasciata aperta, con sotto una semplice t-shirt bianca; jeans anche fin troppo calati; boxer rigorosamente neri con la marca bene in vista; cappellino nero con la visiera rossa messo al contrario, e capelli corti, castani, neanche troppo scuri; barba, piuttosto incolta, ma della giusta lunghezza; naso regolare, con le narici leggermente dilatate per il fiatone che doveva avere a causa della corsa appena fatta; occhi marroni, scuri, profondi e dolci, tremendamente dolci.
Zayn non poté fare a meno di fissarli con insistenza, perché c'erano impresse un miliardo di cose dentro quelle iridi piccole.
Proprio in quel momento, quelle iridi ruotarono velocemente, setacciando ogni angolo del mezzo, fino a quando non incontrarono le sue, ugualmente marroni, ma forse più chiare e decisamente meno luminose.
Zayn non distolse lo sguardo, come invece avrebbe fatto chiunque, bensì continuò ad immergersi in quegli occhi così caldi da farlo tremare dentro, in fondo al cuore.
Fu come se il ragazzo misterioso si sentisse chiamato, attratto dal moro, e infatti fece un paio di passi avanti fino a raggiungere il posto vuoto accanto a quello di Zayn, e sedervici.
Il moro fissò il profilo dello sconosciuto, attento, scrutandone ogni minimo particolare, accorgendosi perfino di un neo che aveva sulla guancia, sepolto tra la barba lunga, e di una voglia sul collo, deliziosa, mentre l'altro non lo fissava più, bensì osservava avanti a sé un punto fisso.
L'autobus finalmente partì, sballottando a destra e a sinistra entrambi i ragazzi, che, irrigidendosi notevolmente, si scontrarono di poco, imbarazzati.
Dopo quelli che gli parvero secoli, Zayn si decise a rimuovere i suoi occhi dallo sconosciuto, che però non si era lasciato sfuggire nulla, infatti poco dopo si voltò verso il moro con un sorrisetto dipinto sul viso e disse:"Ti serve qualcosa?"
La gentilezza che traboccava da ogni singola sillaba fece venire il voltastomaco a Zayn, che si innervosì ancora di più, poiché il castano si ostinava a sorridergli amichevole, quando l'unica cosa che lui avrebbe voluto fare sarebbe stata sbraitargli contro, o sputargli in faccia.
"No, e anche se fosse non mi servirebbe da te" sputò con cattiveria, voltandosi di scatto verso il finestrino e incrociando le braccia.
Sentiva ancora gli occhi dell'altro addosso, e questo contribuì a renderlo ancora più furioso.
"Beh, sembrava proprio che fossi io quello che stavi fissando" osservò il castano con accortezza, sollevando un sopracciglio mentre studiava la stravagante reazione di Zayn. Quest'ultimo sbuffò, spazientito.
"Ti sbagli. Quindi ora potresti tornare a fare qualsiasi cosa stessi facendo esattamente cinque secondi fa?" chiese con astio, voltandosi verso lo sconosciuto e squadrandolo dall'alto al basso con aria di sufficienza.
"Non stavo facendo assolutamente nulla" rispose l'altro con tranquillità, continuando a sorridere.
"Perfetto, allora non fare nulla anche adesso" borbottò Zayn, tornando a guardare fuori dal finestrino la strada che scorreva velocemente.
L'altro ragazzo però non ascoltò le parole del moro, infatti, pochi minuti dopo, se ne uscì con un allegro:"Io sono Liam", tendendogli una mano amichevolmente, sempre accompagnato da quel sorriso cordiale e vomitevole al tempo stesso.
Zayn fissò con ribrezzo palese quella mano che attendeva sotto i suoi occhi di essere stretta, come durante una qualsiasi normale presentazione, poi sollevò le sue iridi scure verso quelle marroni dello sconosciuto.
"Non mi sembra di avertelo chiesto" commentò acido, lasciando a penzolare distrattamente quella mano che, a parere di Zayn, poteva benissimo ficcarsi in culo.
Tutta quella gentilezza lo metteva di pessimo umore (non che gli altri giorni sprizzasse gioia da tutti i pori, sia chiaro).
L'altro ragazzo non demordette, anche se visibilmente deluso dall'ostilità del moro.
"Allora te lo chiedo io: come ti chiami?" domandò il castano, fissando con fin troppa insistenza il volto di Zayn, in attesa di una qualsiasi risposta.
"Ho la faccia da uno che ha intenzione di stare qui a fare nuove amicizie? Non credo proprio" borbottò maleducatamente Zayn, senza accennare a voler stringere quella mano, che ancora gli stava sotto al naso.
"Sei solamente in grado di rispondere in modo scontroso, oppure conosci anche quella che chiamano gentilezza?" domandò il castano, piuttosto ironico, facendo sbuffare l'altro.
"Sì, la conosco, ma tu mi fai venire voglia di non usarla"
"Ma se non sai neppure il mio nome!" esclamò lo sconosciuto, forse anche un po' offeso.
"Me lo hai detto esattamente due minuti fa, senza che te lo chiedessi" borbottò infastidito Zayn, roteando gli occhi al cielo in un gesto teatrale di esasperamento.
"Di sicuro già lo avrai dimenticato..." mormorò il castano.
"No, Liam Mi-stai-scassando-i-coglioni, lo ricordo perfettamente" quasi gridò Zayn, sollevando le braccia in aria, ormai al limite della sopportazione.
"Bene, vedo che stiamo facendo passi avanti!" esclamò Liam, sorridendo subito dopo.
Il moro si voltò dall'altra parte, ignorandolo completamente.
Il castano restò in silenzio per un po', fino a quando non se ne uscì con un:"Credi che entro oggi riuscirò a sapere come ti chiami?" chiedere con tranquillità.
Zayn si voltò nuovamente verso di lui, sbuffando sonoramente.
"No, e se è per questo neanche tra un miliardo di anni" rispose bruscamente, lasciando Liam lì, a domandarsi cos'avesse fatto di sbagliato per meritarsi l'odio di una persona che neppure conosceva.
In vent'anni di esistenza, Liam Payne era sempre stato il ragazzo perfetto.
Aveva avuto un sacco di lodi, premi, soddisfazioni, ragazze; insomma, tutto ciò che ci si aspetterebbe da una vita perfetta.
Gli amici non gli erano mai mancati, così come il sentirsi sempre al posto giusto, amato dalla gente e rispettato.
Ma, salendo su quell'autobus e incontrando quegli occhi, velati da una sofferenza che di certo non passava inosservata, si era sentito per la prima volta un estraneo nel suo mondo.
Quelle iridi marroni erano colme di un dolore talmente palpabile da poterlo respirare anche nell'aria che aleggiava. Un dolore così forte e intenso da oscurare quelle iridi, fino a renderle piene di tenebre oscure e traboccanti di nero, denso e opaco.
E Liam era affogato in quello sguardo, catturato come una falena dalla luce, ed ora intrappolato, preda di quella rete intricata che era l'anima del moro seduto al suo fianco.
Poi gli aveva parlato, convinto di riuscire a strappargli almeno un sorriso col suo fare gentile, ma le risposte piuttosto crude che gli erano state rifilate lo avevano spiazzato.
Quel tizio lo odiava.
Non sapeva il perché, né sapeva se fosse colpa sua o di quel ragazzo strano, ma si sentiva come una carta da briscola in mezzo ad un mazzo da poker.
E la prima cosa che aveva pensato di voler fare era fuggire: fuggire perché aveva paura di quella persona tanto misteriosa e cupa; fuggire perché si sentiva sbagliato, per la prima volta in tanto tempo; fuggire perché si sentiva rifiutato, cosa ancora più assurda; fuggire perché era tutto ciò che aveva bisogno di fare e basta.
Non parlò più, neanche tentò d'instaurare un qualche tipo di rapporto decisamente più stabile di quello che si era appena creato tra loro.
Semplicemente restò in silenzio, chiedendosi perché.
Perché mi odi?
Perché mi rifiuti?
Perché neppure mi guardi?
E quella necessità così viscerale, quell'abitudine di sentirsi sempre considerato e parte di qualcosa, adesso stavano svanendo.
Si sentiva perso, vuoto, lasciato solo ed abbandonato, in balia del nulla.
Non era più Liam Payne, il ragazzo d'oro che tutti adoravano.
No, quel ragazzo era sparito.
Disintegrato, come un bicchiere di cristallo fragilissimo che cade al suolo.
Nell'esatto istante in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli di Zayn Malik.
 
 
 
 
Scesero dall'autobus in silenzio, così come avevano proseguito l'intero viaggio.
La fermata alla quale dovevano recarsi era la stessa, così ora si ritrovavano nello stesso luogo, quando invece l'unica cosa che entrambi avrebbero voluto fare sarebbe stata non vedersi più.
Il silenzio si protrasse ancora per un po', poi Liam si decise a parlare.
Se c'era una cosa che odiava, era arrendersi.
Non era uno che mollava senza neanche averci provato a fondo, no.
Lui ce la metteva tutta fino alla fine.
"Da oggi in poi prenderò più spesso l'autobus, dato che la mia macchina ha deciso di non funzionare, quindi non ti sembra il caso di dirmi almeno il tuo nome, dato che ci vedremo praticamente sempre?" il suo tono era quasi quello di una supplica, il che fece sorridere il moro sotto i baffi, in un certo senso impressionato dalla testardaggine di Liam.
"Non te lo direi neanche se dovessi vivere in simbiosi con te, fattene una ragione e lasciami in pace" rispose Zayn, afferrando poi distrattamente il pacchetto di sigarette che teneva sempre in tasca.
Se ne portò una alle labbra e l'accese, dopo aver fatto scattare l'accendino in metallo con inciso un ricamo particolarmente bello.
Ci passò il polpastrello del pollice sopra, come d'abitudine, poi lo rimise in tasca e aspirò un lungo tiro dalla sigaretta.
Gli occhi di Liam non si persero neppure un minuscolo gesto dell'altro, infatti, dopo averlo osservato attentamente, non poté fare a meno di chiedersi che storia ci fosse dietro quell'accendino.
Perché era sicuro che nascondesse qualcosa quel ragazzo, che non fosse solo scontroso e pieno di odio, ma che portasse un rancore nel petto pesante come un fardello da cui non si vede l'ora di liberarsi.
Lo studiò per un altro po', mentre con le labbra strette attorno al filtro della sigaretta lasciava uscire un filo sottile e grigio di fumo ogni tanto, lasciandolo dissolversi nell'aria fresca di Londra.
"Non dovresti fumare" se ne uscì Liam all'improvviso, mentre tentava in tutti i modi di attirare l'attenzione del moro, che aveva preso a camminare verso chissà dove, lasciandolo lì, da solo, a quella fermata vuota.
Con quella sua affermazione, Liam riuscì a far bloccare il passo spedito di Zayn, che si voltò con un sorrisetto derisorio sul volto.
"Già ce l'ho una madre, ma grazie comunque per l'interessamento" rispose poi, sempre con quel suo tono carico di disprezzo e intriso fino all'estremo di derisione.
Poi tornò a guardare avanti a sé, riprendendo a camminare tranquillamente.
Quando sentì dei passi dietro di lui e poi qualcosa raggiungerlo, non dovette neanche voltarsi per vedere chi fosse.
Infatti sbuffò, quando con la coda dell'occhio scorse la figura di Liam camminargli accanto velocemente per tenere il passo.
"Adesso che fai, mi segui pure?" chiese scontroso, portandosi poi la sigaretta alle labbra per calmare i nervi, che rischiavano di farlo impazzire, anche grazie ad un'abbondante dose di incazzatura a causa del castano.
"Dico sul serio, sai? Sei giovane e ti stai rovinando una vita col fumo" riprese Liam, ignorando il commento acido del moro, che sbuffò sonoramente nel sentirsi rimproverare.
"Ma che ne vuoi sapere tu, della vita, eh?" chiese poi, voltandosi a guardare il castano, che lo fissò con un sopracciglio inarcato in segno di confusione.
"Avrai un'esistenza adagiata sull'oro, sguazzerai tra università costose che fanno a botte per regalarti la borsa di studio più alta, e di sicuro i tuoi genitori saranno proprietari di una qualche villa a quattro piani e uno yacht" continuò Zayn, aspirando di nuovo dalla sigaretta e sentendo gli occhi del castano farsi più insistenti sul suo viso.
Non lo guardò e proseguì:"Sappi, caro Liam, che questo non è vivere. Questo è solamente godersi le cose più futili che il mondo offre", a questo punto si voltò verso il ragazzo e gli sorrise beffardamente, per poi soffiargli addirittura un po' di fumo sul viso.
Liam lo fissò assiduamente, quasi tentando di scavargli dentro l'anima con quelle iridi, poi corrugò la fronte e si decise a rispondere, dopo aver rimuginato a lungo su ciò che doveva dire, tossicchiando appena.
"Allora insegnami tu, a vivere veramente" esordì, alzando di poco il mento come in segno di sfida.
Zayn si voltò sorpreso verso di lui, forse anche positivamente colpito da quella sua voglia di sperimentare e conoscere il rischio.
Sorrise, stavolta compiaciuto, poi soppesò un attimo l'idea di insegnare veramente ad un pulcino appena nato come Liam Payne la capacità di volare.
"Ci sto" disse infine "Per cominciare..." si tolse la sigaretta dalle labbra e gliel'avvicinò con un ghigno dipinto sul volto "...fuma"
Liam fissò interdetto la sigaretta penzolante sotto il suo volto.
"Se lo farai, ti dirò il mio nome" aggiunse Zayn, come per rendere quella proposta più allettante.
Non si erano neppure resi conto di aver smesso di camminare e di ritrovarsi adesso fermi in piedi in mezzo al marciapiede.
Il castano inarcò un sopracciglio, scettico, poi, siccome non era un vigliacco, prese la sigaretta tra le dita e se l'avvicinò con cautela alle labbra.
Attese un attimo prima di inspirare e poi buttare subito fuori il fumo, senza neppure dargli il tempo di arrivargli alla gola.
"No, non così" lo rimproverò Zayn "Fino in fondo" e lo guardò con eloquenza, in attesa che ubbidisse.
Infatti Liam lo fece, da bravo allievo qual era, e si portò nuovamente il filtro alle labbra, ma stavolta inspirò bene, sentendo la nicotina invadergli il palato e poi scendergli lungo l'esofago, con un pizzicorio estraneo e piuttosto spiacevole.
Poi un giramento alla testa lo colse, mentre sentiva la pressione sulle tempie alleggerirsi.
Trattenne il fumo ancora un po', poi lo buttò fuori con un colpo di tosse.
"Allora?" chiese Zayn, fissando il castano tra il divertito e il soddisfatto, "E' così brutto rovinarsi la vita con il fumo?"
Liam lo fissò, restituendogli la sigaretta, ed si odiò da solo per un momento, perché no, non era affatto brutto.
E perché sì, moriva dalla voglia di rifarlo.
Non gli rispose, bensì deviò il discorso e se ne uscì con un:"Sto ancora aspettando di sapere il tuo nome".
Zayn lo squadrò, poi scosse impercettibilmente la testa, "E io sto ancora aspettando di sapere se ti è piaciuto", si portò le braccia sui fianchi e lo fissò, in attesa che gli rispondesse con sincerità.
E Liam non era un bugiardo, quindi, dopo aver sospirato, disse:"Me ne accendi un'altra?", facendo sorridere il moro, che uscì dal pacchetto un'altra sigaretta e gliel'accese, sistemandogliela poi tra le labbra carnose.
Liam fece un altro tiro, a fondo, come gli aveva detto Zayn, e sentì di nuovo la stessa sensazione di prima, però non tossì.
Fece un altro paio di tiri, in silenzio, mentre anche l'altro ragazzo faceva lo stesso.
Poi il moro si voltò, riprendendo a camminare.
"Zayn" lo sentì sussurrare Liam, prima che svoltasse l'angolo e sparisse alla sua vista.
E il castano sorrise, mentre tra sé e sé si ripeteva quel nome, che aveva un qualcosa di esotico, misterioso e terribilmente attraente al tempo stesso.
 
 
***
 
 
Liam salì sul pullman in orario, e si sedette allo stesso posto del giorno prima, in attesa.
Si sentiva un po' stupido, sinceramente, ad essere così entusiasta di vedere una persona.
Zayn aveva quel rischio a brillargli negli occhi che lo attirava tremendamente e gli faceva venire voglia di gettarsi a braccia aperte nel pericolo e nella vita vera.
Il discorso che il moro gli aveva fatto il giorno prima lo aveva fatto riflettere; quella sera, nel suo letto, a fissare il soffitto, si era chiesto se veramente quella che stava svolgendo lui non fosse davvero vita.
Era vero che aveva molti vantaggi, che i suoi genitori erano abbastanza ricchi da permettergli un'educazione eccellente e anche una casa lussuosa, ma non per quello si era mai sentito un essere umano finto.
Perché era così che in quel momento si sentiva, mentre con le dita giocava distrattamente con il costosissimo orologio che aveva al polso, regalatogli per il suo diciottesimo compleanno.
Si sentiva finto, imprigionato in una cupola fatta d'oro che lo proteggeva dal mondo vero, che però lui non vedeva l'ora di scoprire ed esplorare.
Si riscosse dai suoi pensieri contorti solo quando riconobbe la figura di Zayn Malik salire sull'autobus con affanno, forse per la corsa appena compiuta.
Sorrise inconsapevolmente, mentre fissava il ragazzo dare qualche spicciolo all'autista e poi intercettare il suo sguardo.
Quasi saltò di gioia quando il moro si sedette accanto a lui, proprio come il giorno prima.
"Oggi sei in orario, eh?" se ne uscì Zayn, sempre con quel suo tono canzonatorio, ma decisamente meno odioso.
Liam in fondo ci si stava abituando ai modi poco carini dell'altro, e non gli dispiaceva più di tanto.
"Buonasera anche a te" disse con un risolino, voltandosi verso il moro che adesso lo fissava, trattenendo un sorriso divertito.
Zayn detestava ammetterlo perfino a se stesso, ma se il giorno prima odiava profondamente la sola presenza di Liam Payne, adesso era quasi contento di aver trovato un nuovo giocattolino con cui divertirsi.
Infatti ammiccò, quasi malignamente, mentre nella sua testa si andava già creando il prototipo di una serata divertente in compagnia del novellino seduto accanto a lui che, ancora ignaro dei pensieri di Zayn, gli sorrideva allegramente.
 
 
 
 
Scesero dall'autobus e poi lo fissarono allontanarsi, in silenzio.
Stranamente, Zayn fu il primo a parlare, mentre si accendeva una sigaretta, accarezzando il metallo dell'accendino prima di riporlo nella tasca dei suoi jeans a vita bassa.
"Che ne dici se stasera ci andiamo a fare una birra?" domandò, ammiccando verso Liam che, insicuro, soppesò quella proposta, mentre nel frattempo estraeva un pacchetto di Marlboro dal suo giacchetto, suscitando lo stupore del moro.
Se ne accese una, facendo ridacchiare Zayn sotto i baffi, compiaciuto di come si stessero velocemente evolvendo le cose.
Liam non si era mai ubriacato prima d'ora. Aveva bevuto qualche volta, ad una festa, ma mai fino a ridursi a tornare a casa sbronzo.
Però, anche quello faceva parte del rischio che doveva correre.
Così "Va bene" disse, tirando fuori anche un accendino rubato a suo padre dalla giacca e avvicinando la fiamma alla sigaretta in bilico tra le sue labbra.
Zayn esultò internamente, mentre immaginava già quanto si sarebbe divertito quella sera.
 
 
 
 
"Sul serio, Liam, è piuttosto triste il fatto che tu a vent'anni sia ancora vergine" commentò Zayn, mandando giù l'ennesimo sorso della sua birra, già quasi ubriaco, seduto ad un tavolo nell'angolo di un sudicio pub in compagnia di un verginello che lo fissava quasi preoccupato, in una maniera talmente adorabile da farlo ridere, forse anche aiutato dall'alcool che aveva in corpo.
"Non è vero" si difese prontamente il castano, un po' offeso, "Solo non ho ancora trovato la ragazza giusta"
Zayn, se possibile, scoppiò a ridere ancora più forte di prima, gettando la testa all'indietro e strizzando le palpebre tra loro.
"Ragazza?" chiese, sicuro di aver capito male, "Avrei giurato sulla mia vita che fossi gay" aggiunse infatti, riprendendo a sorseggiare la birra con più gusto.
Liam si offese ancora di più, incrociando le braccia al petto, come indispettito, fissando Zayn ridere di lui.
"Sono quasi sicuro che mi piacciano le donne, Zayn" disse con tono grave, come per rendere ancora più vera quella sua affermazione.
"Ma almeno ci hai mai provato a stare con un ragazzo?" chiese il moro, sbattendo con un tonfo il boccale di birra, ormai vuoto, sul tavolo.
"N-no" rispose frettolosamente l'altro, "E tu?" domandò poi, insicuro e anche piuttosto imbarazzato.
"Da quello che so, mi piacciono gli uomini da quando avevo più o meno dodici anni, anche se sono stato con parecchie ragazze" rispose Zayn, alzando un braccio per richiamare l'attenzione di uno dei numerosi camerieri che giravano per il locale, con tutta l'intenzione di ordinare un'altra birra.
"Sai... mi annoiavo, e qualche troia da rimorchiare si trova sempre" fece spallucce, mentre sollevava il boccale di birra vuoto, lanciando un'occhiata eloquente al cameriere che si era voltato verso di lui, lasciandogli intendere di volerne dell'altra.
Infatti quello annuì e poi sparì immediatamente per andare a prendere altra birra.
Zayn tornò a voltarsi verso Liam, che ancora lo fissava un po' stupito.
"Bevi quella birra, prima che lo faccia io al posto tuo" disse poi il moro, con un sorriso, lanciando uno sguardo veloce al boccale intatto giacente tra le mani dell'altro ragazzo, che lo stringevano incerte.
Liam si sbrigò a portarselo alle labbra, ingoiandone un sorso e leccandosi l'attimo dopo la bocca.
Era più buona di quanto si aspettasse, ma, in fondo, cosa si aspettava veramente?
Zayn annuì soddisfatto, mentre il cameriere di prima gli porgeva la birra che aveva richiesto.
Il moro non perse tempo a prenderne un sorso abbondante, poi tornò a parlare dell'argomento lasciato in sospeso poco prima, con una tranquillità che scioccò ancora di più il castano.
"Dovresti provare, con un uomo, sai? Non potrai mai sapere se ti piace o no se non lo sperimenti" proseguì, gesticolando con le mani.
"Non credo m'interessi saperlo" rispose Liam, freddamente.
"Oh, io invece credo proprio di sì. Fa parte della capacità di mettersi in gioco, di avere coraggio, di buttarsi in nuove avventure" Zayn estrasse dalla tasca un sigaro molto lungo, accendendolo con velocità e inspirandolo a pieni polmoni, gettando poi fuori quel fumo leggermente bianchiccio dal'inconfondibile sapore dolciastro.
Liam prese un altro sorso dalla sua birra, per smetterla di pensare alle parole terrificanti di Zayn.
Si sentiva un bambino, piccolo e indifeso, mentre Zayn lo gettava in acqua, consapevole del fatto che non fosse in grado di nuotare, lasciandolo poi affogare, mentre lo guardava annaspare in cerca di aria.
Qual piacere perverso che aveva Zayn nel veder soffrire le persone era qualcosa capace di contraddistinguerlo dagli altri.
Lui era quasi amico del dolore, tante erano le volte che lo aveva provato, in modo intenso, così forte da distruggerlo, danneggiarlo irreparabilmente.
Vedere Liam, così ingenuo, così perfetto e sorridente, per lui era stata quasi una tentazione irresistibile.
Doveva fargli capire che la vita non era fatta solo di cose belle e di sorrisi, ma anche di sofferenza, di male, di pianti e lacrime amare.
Lo sguardo di Liam cadde inevitabilmente sull'accendino con cui Zayn stava giocherellando, facendolo roteare tra le dita.
Quel colore argenteo risvegliò subito la sua curiosità, facendogli pizzicare la lingua, bisognoso di conoscere, di scoprire, di andare a fondo alla questione.
Zayn per lui era come un tabù, un gioco a cui stava partecipando, senza aver ancora capito bene le regole.
Si era gettato in quella burrasca senza paracadute, ed aveva seriamente paura che si sarebbe schiantato al suolo se non avesse trovato una soluzione al più presto.
"Ha un qualche valore affettivo, quello?" chiese improvvisamente, un po' per cambiare discorso e un po' per saziare quella fame di conoscenza che gli logorava lo stomaco, indicando con un gesto del mento l'oggetto metallico in questione.
Zayn sembrò sorpreso, infatti fissò l'accendino per un po', studiandolo come se lo vedesse per la prima volta, poi sospirò.
"E' solo un fottuto accendino" disse poi, con un'amarezza palpabile nel tono di voce che fece insospettire Liam.
"Sicuro?" chiese infatti, "Vedo che ci sei molto legato"
Zayn ridacchiò, forse per smorzare la tensione appena creatasi, "Oh, sei uno attento, Payne"
Il castano non gli rispose, attendendo invece una qualsiasi confessione da parte dell'altro che, però, si limitò a sghignazzare.
"Lo so che vuoi parlarmene" disse Liam ad un certo punto, come per incitare Zayn a sputare il rospo.
Quest'ultimo assottigliò lo sguardo, smettendo di ghignare, e studiando il castano, "Cosa ti dà questa certezza?" chiese poi, abbastanza brusco.
"Il fatto che, se tu me lo dirai, io prenderò una boccata di quello" Liam indicò distrattamente con la mano il sigaro penzolante tra l'indice e il medio del moro, che, compiaciuto, sorrise.
Ormai Liam aveva capito come ottenere le cose da Zayn, e stava anche diventando abile nell'estorcergliele.
"Sei uno in gamba, ma no" disse il moro, sorprendendolo.
Infatti Liam sgranò gli occhi, scioccato per quel rifiuto.
"Dovrai fare un'altra cosa" si affrettò ad aggiungere Zayn, prima che il castano potesse pensare che non gli interessasse.
Quest'ultimo inarcò le sopracciglia, confuso, "Cioè?" chiese poi, timoroso nel sapere la risposta.
Zayn sembrò pensarci, prendendo un'altra boccata dal sigaro mentre si grattava il mento ricoperto da uno strato di barba scura.
Poi sembrò avere un'illuminazione, anche se in realtà quell'idea gli aleggiava per la testa già dalla prima volta che aveva visto le labbra rosee e carnose di Liam.
"Baciarmi" se ne uscì, facendo spalancare la mascella dell'altro per lo stupore che non riuscì a trattenere.
Liam boccheggiò, come in cerca di qualcosa da dire per obiettare, ma il moro fu più veloce e disse, ghignando:"Allora, Payne, la vuoi sapere o no la storia di quest'accendino?".
 
 
 
 
Seduti su un muretto in pietra, con le gambe a penzolare pigramente e una sigaretta tra le labbra, Liam e Zayn stavano in silenzio, mentre il moro continuava a rigirarsi tra le mani il misterioso accendino, come per rammentare meglio ciò che lo legava tanto a quel semplicissimo oggetto.
 
 
 
 
Le lacrime bagnavano il suo viso, bollenti, scottandogli le guance e inumidendogli la vista.
Stretto tra le coperte del suo letto, Zayn singhiozzava con la faccia premuta sulla stoffa del cuscino.
La voce dell'ufficiale che era venuto a bussare alla sua porta rimbombava ancora terribilmente forte negli antri della sua testa.
"Il sergente Malik è morto, sono venuto a portarle le mie più sincere condoglianze" aveva detto, mentre Trisha si accasciava al suolo con una mano sul petto, scossa già dai primi singhiozzi.
Ma cosa ne voleva sapere, quell'uomo, del dolore che stava provando l'intera famiglia?
Cosa ne voleva sapere di come ci si sente ad aver perso un padre per colpa della guerra?
Cosa ne voleva sapere, lui, di quello che provava Zayn, mentre ascoltava quella verità bruciante?
Nulla. Non ne poteva sapere assolutamente nulla.
Perché in quel momento quell'uomo non era chiuso in camera sua a piangere disperatamente e ad urlare dal dolore che gli opprimeva il petto.
Non aveva appena perso l'uomo che gli aveva voluto bene da sempre.
Non era morto dentro, ucciso da quelle parole, distrutto da ogni singola sillaba.
Non lo era.
E Zayn non poteva far altro che piangere, tirare qualche pugno al cuscino sotto di lui, gridare per la rabbia e annegare nel dolore, mentre stringeva tra le mani quell'accendino in metallo, freddo come il suo cuore.
L'unica cosa che la guerra non gli aveva portato via.
 
 
 
 
"Quindi apparteneva a tuo padre?" chiese Liam, mentre sentiva una strana morsa stringergli l'intestino e lo stomaco, facendogli provare un senso di colpa immotivato, molto più simile alla compassione: la pietà.
Quello era tutto ciò che in quel momento Liam provava dopo aver ascoltato il racconto di Zayn.
Quello e un dolore infimo, subdolo, che andava ad insinuarsi nelle crepe della sua anima, lacerandolo da ogni parte, avvelenandogli il sangue, logorandolo dentro.
Il moro annuì in risposta, mentre gettava il mozzicone della sigaretta, giunta ormai al filtro, sul prato sottostante.
"Aveva una passione per il fumo. Diceva che lo rilassasse" disse con un sorriso triste, talmente freddo da far rabbrividire Liam, "Io ho iniziato a fumare perché lo faceva lui" aggiunse poi, con quel tono intriso di malinconia e sofferenza a scalfire l'animo gentile del castano al suo fianco, che non resistette all'impulso di poggiargli una mano sulla spalla, con dolcezza.
Zayn si voltò di scatto, come punto da un insetto, ma poi si rilassò non appena vide gli occhi tristi e dispiaciuti di Liam fissarlo.
Con incertezza, il castano portò entrambe le braccia a circondare il busto esile del moro, stringendolo piano a sé, in un timido abbraccio.
Restarono così, non troppo vicini, ma abbastanza da sentire l'uno il profumo dell'altro fin dentro le narici, in silenzio, a stringersi piano, sfiorandosi appena.
Poi Liam si fece coraggio e lo strinse di più, con più decisione, facendo irrigidire il moro che, però, dopo un attimo di esitazione, si rilassò, abbandonandosi completamente a quella stretta.
Quant'era che qualcuno non lo abbracciava in quel modo?
Quant'era che non sentiva quell'affetto caldo a solleticargli il petto?
Quant'era che non si affezionava a qualcuno veramente?
Quant'era che aveva smesso di provare emozioni, rinchiudendosi nel suo dolore?
Tanto, troppo tempo.
E quella stretta aveva appena infranto tutte le barriere che si era costruito negli anni, da quando aveva lasciato la sua famiglia, incapace di vivere ancora in quella casa troppo piena di ricordi dolorosi.
Quella stretta lo aveva scaldato, dopo tanto tempo che sentiva freddo.
E avrebbe pianto, in quel momento, se solo non avesse sprecato già tutte le sue lacrime in passato.
Si limitò a sospirare, poggiando il mento contro la spalla di Liam, mentre le labbra di quest'ultimo gli solleticavano il collo col respiro caldo che s'infrangeva sulla sua pelle sensibile.
Poi il castano si staccò di poco, giusto il necessario per guardare Zayn negli occhi e affogare in quel dolore, adesso così limpido.
Gli posò due dita sotto al mento, sollevandoglielo di poco, poi si sporse cautamente verso di lui, ignorando i polsi che gli tremavano mentre compiva quel gesto.
Toccò impercettibilmente le labbra di Zayn con le proprie, socchiudendo le palpebre e sentendo la morbidezza e il calore di esse contro le proprie.
E lo baciò così, semplicemente poggiando le labbra sulle sue, non perché Zayn gli aveva raccontato una parte della sua vita e quindi ora doveva ricambiare, ma perché lo voleva veramente.
Zayn si staccò di colpo, sussultando contro le labbra di Liam, facendolo riscuotere da quel momento in cui il tempo pareva essersi fermato.
Si allontanò bruscamente, passandosi il dorso della mano sulla bocca distrattamente.
"Vaffanculo!" gridò, adesso colmo di rabbia.
No, non doveva assolutamente andare così.
Non avrebbe dovuto mostrarsi debole agli occhi di Liam, non avrebbe dovuto lasciare che vedesse quella parte vulnerabile di lui che aveva celato con accortezza sotto quello strato spesso della sua corazza.
Si alzò velocemente dal muretto sul quale erano seduti e sbuffò, come esasperato, passandosi una mano sul volto.
Liam lo fissò corrucciato e perplesso, sicuro di non aver fatto nulla di sbagliato.
"Vaffanculo, Liam!" gridò di nuovo il moro, sbraitandogli contro.
"Credevo mi avessi chiesto tu di baciarti" ribatté il castano, insicuro e terribilmente confuso.
"Sì, ma non... così!" urlò furioso, passandosi una mano tra i capelli neri e tirando con forza l'estremità del ciuffo, cercando di smorzare la tensione che gli irrigidiva i muscoli.
"Così come?" chiese Liam, inarcando un sopracciglio e scendendo a sua volta dal muretto per avvicinarsi a Zayn con cautela.
"Così e basta!" strillò ancora l'altro, voltandosi verso di lui, "Dovevi sentirti costretto" ringhiò a denti stretti.
"Ma io volevo farlo veramente..." mormorò il castano, cercando di capire il perché di quella sfuriata improvvisa.
Sembrava andare tutto bene, mentre lo abbracciava dopo che gli aveva raccontato una parte dolorosa del suo passato, ma poi era scoppiato tutto insieme, come c'era da aspettarsi da una persona imprevedibile come Zayn Malik.
"E' questo il problema!" gridò, ormai fuori controllo, "E' questo!"
"Ma perché?" chiese in tono di lamentela l'altro ragazzo, sempre più confuso.
"Perché tu devi soffrire" disse con tono basso e cupo Zayn, fissando intensamente Liam negli occhi.
A quel punto lo spinse per il petto, facendolo barcollare all'indietro.
Liam si sentì perso, smarrito dentro quegli occhi cupi e tempestosi di Zayn Malik.
Gli stessi occhi in cui la sua anima era intrappolata.
"Perché mi tratti così?" chiese con tono distrutto il castano, implorando Zayn con lo sguardo per una risposta.
Quest'ultimo lo squadrò con sufficienza, rasente al disprezzo, poi si voltò, come se non meritasse neppure i suoi occhi addosso.
E Liam si sentì morire.
"Devi capire che esiste anche questo" mormorò distrattamente il moro, dandogli velocemente le spalle, "Devi provare lo stesso dolore che provo io, ogni singolo giorno della mia vita"
Liam indietreggiò di qualche passo, spaventato.
"La vita non è fatta solo di amore e di baci, Liam!" lo aggredì Zayn, tornando a guardarlo negli occhi con quel dolore intenso dipinto in ogni sprazzo di colore all'interno delle sue iridi, "La vita è fatta di delusioni, di perdite, di dolore"
Il castano tremò a quelle parole, mentre l'altro faceva un passo avanti, fino a ritrovarsi a due centimetri dal suo volto, con gli occhi incollati a quelli di Liam, che somigliava tanto ad un cucciolo indifeso.
"E tu non sei pronto per tutto questo" concluse Zayn, spingendolo nuovamente per il petto, facendolo indietreggiare solo di qualche passo.
"Voglio imparare" disse con tono deciso Liam, "E voglio che tu me lo insegni" fissò intensamente il moro negli occhi, quasi sfidandolo.
Zayn scosse la testa, trattenendo un ghigno derisorio che si andava espandendo sul suo volto.
"Allora lotta, Liam" disse semplicemente il moro, per poi voltarsi e camminare verso il nulla, sparendo l'attimo dopo.
E Liam restò lì, a fissarlo allontanarsi, inerme, mentre si sentiva come se gli avesse appena strappato un pezzo della sua anima, trascinandolo via con sé.
 
 
***
 
 
Zayn aveva paura.
Terribilmente paura di quello che stava provando.
Era insicuro, più debole che mai, e confuso almeno quanto Liam lo era la sera prima.
Erano cinque giorni che tornava a casa a piedi pur di non prendere l'autobus e quindi vedere il volto di Liam.
Proprio non se la sentiva di rincontrarlo, dopo quello che era successo tra loro.
Aveva paura di quel ragazzo, era terrorizzato dalla capacità che aveva di renderlo, da un pezzo di marmo, malleabile come la creta.
Quando era con lui, Zayn era fragile.
Non sapeva il perché, non lo capiva.
Aveva passato anni a tentare in tutti i modi di rendersi impassibile verso ogni cosa, circondandosi con quel muro invalicabile ed indistruttibile.
Ma a Liam era bastato stringerlo tra le braccia un minuto per disintegrare completamente quella barriera.
Zayn si era affrettato a ricostruirla, ma ormai sapeva fosse troppo tardi. Aveva lasciato che il castano vedesse il vero lui, quello che il dolore aveva scalfito troppe volte, riducendolo un ammasso di cenere da cui, però, non sarebbe risorta nessuna fenice.
E davvero, non sapeva il motivo, ma quel ragazzo così diverso da lui era riuscito a sgretolarlo tra le sue dita.
Aveva frantumato ogni barriera di Zayn e si era addentrato nella sua anima senza permesso, invadendolo e spiazzandolo.
Quel bacio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Tutto era nato come un dispetto da fare a Liam, povero piccolo etero, ma era poi scemato in qualcosa di più.
Perché era stato voluto, e non solo da Liam, ma da entrambi.
Perché Zayn aveva silenziosamente sperato che lo facesse, che poggiasse le labbra sulle sue, anche solo per un attimo, perché ne aveva bisogno.
Aveva avuto bisogno di quell'affetto che gli mancava e che credeva di aver dimenticato, ma che invece era tornato più forte che mai a farsi sentire quando Liam lo aveva abbracciato dolcemente.
Aveva voglia di sentirsi amato e di amare, ma aveva paura.
Paura che la vita non avesse ancora finito di riempirlo di dolore, e che se fosse tornato ad essere fragile ne avrebbe approfittato per dargli la batosta finale.
Era meglio essere un pezzo di ghiaccio, reso così dalla sofferenza, piuttosto che un filo sottilissimo sul punto di spezzarsi.
E allora decise: sarebbe stato meglio per entrambi non vedersi più.
 
 
***
 
 
I pomeriggi caldi dove il sole inonda le vene col suo calore, dove ogni cosa è illuminata e ti viene voglia di respirare quel tepore fin dentro l'anima.
Così Zayn Malik camminava per i quartieri di Londra che odoravano di erba e bombolette per imbrattare i muri.
Ogni tanto le leggeva pure, quelle scritte.
Si soffermava a fissarle e pensava che chi le aveva scritte dovesse avere un messaggio importante da gridare al mondo, e che soffriva.
E mentre passeggiava disinvolto tra quelle strade, con le mani infilate nelle tasche e la testa bassa, Zayn pensava anche che probabilmente lui sarebbe stato il prossimo a scrivere qualcosa su quei muri.
Perché Zayn soffriva, stava male e si sentiva un guscio vuoto, un corpo privato dell'anima e poi frettolosamente riempito di dolore e nient'altro che dolore.
E lui stava male perché si sentiva solo, abbandonato, non riusciva a trovare nessuno che tenesse veramente a lui.
Si guardava intorno e pensava che il mondo fosse troppo piccolo: stesse facce, stessi caratteri, stesso dolore.
Era come una monotonia distruttiva, capace di lacerare anche il più tenace degli animi.
Zayn fissava il marciapiede e gli sembrava troppo stretto; osservava il cielo e gli pareva troppo grigio, anche con quel sole.
C'era sempre quel lato negativo nelle cose che faceva capolino tra i pensieri del moro, quasi fosse d'obbligo trovare il cosiddetto puntino nero sul foglio bianco.
Allora entrò nel primo negozio che trovò, comprò una bomboletta spray di colore rosso e si avvicinò ad un muro qualsiasi.
Lo fissò a lungo, poi si decise.
No avrebbe scritto nulla, perché non esistevano parole per esprimere quello che provava o come si sentisse.
Così, impugnò meglio la bomboletta e spruzzò un po' di vernice qua e là, mentre l'odore acre gli s'insinuava fin dentro le narici.
Disegnò.
Un semplice cuore, però spezzato.
Un cuore pieno di crepe, ridotto in mille piccoli pezzi.
Perché il suo era così, disintegrato ed irrimediabilmente rotto.
Come lui stesso, tra l'altro.
Poi una voce che lo fece sussultare lo richiamò, costringendolo a voltarsi di scatto per controllare se fosse veramente lui.
I suoi occhi incontrarono quelli castani e luccicanti di Liam, e a quel punto non ebbe più dubbi, mentre lo fissava osservare il suo capolavoro appena concluso.
"Adesso ti dedichi anche ad atti vandalici?" aveva commentato con un pizzico d'ironia.
Zayn lo squadrò interamente, reprimendo un sorriso quando si accorse che tra le dita stringeva una sigaretta.
Evidentemente il vizio di fumare non gli era passato.
Erano tre mesi che non lo vedeva, ma non era cambiato di una virgola.
Aveva sempre quel luccichio negli occhi e quella barba ad incorniciargli la mascella perfetta.
Sempre bellissimo.
E detestava ammetterlo, ma Liam era forse la persona più bella che Zayn avesse mai visto sulla faccia della Terra.
E gli era mancato.
Gli era mancato terribilmente, e detestava ammettere anche quello, sì, perché non gli sarebbe dovuto importare nulla.
Si sarebbe dovuto sentire libero di un peso, finalmente, mentre invece si era solo sentito privato di un pezzetto del suo cuore, l'ennesimo.
Quasi non ci credeva che lui fosse veramente lì, proprio come Liam, che in quel momento stava fremendo dentro di sé, dopo tanto che non vedeva Zayn e che non aveva fatto altro che pensare a lui.
Costantemente e ossessionatamente.
Solo a lui.
"Sempre il solito rompipalle, Payne" disse con un sorriso Zayn, segretamente felice di vederlo.
"E tu sempre gentilissimo, Malik" gli rispose l'altro, ridacchiando divertito.
In quel momento, Liam non avrebbe voluto far altro che gettargli le braccia al collo e stringerlo talmente forte da soffocarlo, perché erano stati tre mesi vuoti senza di lui.
Non credeva si sarebbe affezionato tanto ad una persona in soli due giorni, ma era stato così. E non vederlo più per un periodo tanto lungo non aveva fatto altro che aumentare il desiderio.
Dopo tanto cercarlo, finalmente l'aveva ritrovato.
"Come stai?" gli domandò il castano esitante, essendo una domanda apparentemente insignificante, ma senz'altro più ricca di peso se rivolta a Zayn.
Quest'ultimo fece spallucce, "Come sempre" rispose poi, con finta nonchalance.
Liam lo guardò un altro po', poi si decise a spostare gli occhi sul graffito che aveva disegnato su quel muro spoglio.
"Perché un cuore spezzato?" chiese con interesse.
Zayn si girò a sua volta a guardare il disegno in questione, e fece nuovamente spallucce.
"Volevo disegnare qualcosa" minimizzò il tutto.
"Sei bravo" commentò il castano, complimentandosi sinceramente.
Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale Liam continuò a fissare il graffito e Zayn il profilo del ragazzo.
"Perché sei tornato, Liam?" chiese ad un certo punto il moro, facendo voltare di scatto il castano.
Quest'ultimo lo fissò in volto per un po', poi si decise a rispondere:"Mi hai detto di lottare, ed io lo sto facendo"
Zayn inarcò un sopracciglio, trattenendosi dal sospirare sconfitto, "Per cosa?"
"Per te" la risposta fu quasi immediata, tanto da lasciare il moro senza fiato e a corto di parole.
Un pugno al centro dello stomaco avrebbe fatto meno male di quella confessione.
"Disse l'etero convinto" ribatté Zayn ridacchiando, nel tentativo di sdrammatizzare l'aria tesa che si era andata a creare tra loro.
Liam lo guardò, senza sorridere, poi abbassò lo sguardo sul marciapiede sottostante.
"Sono serio, Zayn" disse con tono piatto, facendo smettere di ridere immediatamente il moro, che lo fissò quasi dispiaciuto.
"Perché, Liam? Perché?" gli chiese con tono dolorante, quasi fosse una supplica.
Il castano attese un attimo, rimuginando sulla risposta, poi parlò:"Perché è da quando ti ho baciato che non faccio altro che pensare a te"
Un altro colpo al cuore, una pugnalata tremendamente dolorosa, una nuova scossa capace di far crollare nuovamente tutti i muri.
Zayn boccheggiò, come privato dell'ossigeno improvvisamente.
"Andiamo a farci un giro. Abbiamo molto di cui parlare" disse poi, facendo uno sforzo immane per contenere la voce tremante.
 
 
 
 
"Ti ho detto che soffro di vertigini, stronzo!" esclamò Liam, mentre Zayn saliva l'ultimo piolo della scala, ritrovandosi poi in cima al palazzo.
Il moro ridacchiò, incitando Liam a seguirlo con un gesto della mano.
"E io ti ho detto che non me ne frega un cazzo", lo fissò arrampicarsi esitante, "Muoviti!" lo incitò poi, mentre il castano traballava su quella minuscola scala.
"Morirò d'infarto..." mormorò, mentre metteva il piede sull'ultimo piolo e saliva finalmente in cima al tetto.
"Ne vale la pena, credimi" commentò Zayn, invitandolo poi a seguirlo con un'occhiata veloce.
Liam sbuffò, incespicando leggermente sui suoi piedi mentre barcollante seguiva il moro, attento a non guardare giù.
Zayn si sdraiò in un punto in cui il sole non era coperto da altri palazzi, e si sistemò con le braccia incrociate dietro la testa, aspettando che Liam lo imitasse.
Quest'ultimo si bloccò un istante, rapito da quella visione di Zayn, sdraiato a pancia in su, con il sole a baciargli quella pelle ambrata e ad illuminargli lo sguardo, così paradisiaca.
Poi parve riscuotersi quando il moro gridò:"Devo venirti a salvare, Payne?" con ironia, facendo sorridere Liam come un bambino.
Fece qualche altro passo, sdraiandosi poi al fianco di Zayn, che sentì solamente un fruscio e poi qualcosa sfiorargli la spalla, ma non smise di osservare il cielo.
Liam seguì lo sguardo dell'altro, ritrovandosi davanti uno degli spettacoli più belli di sempre: il tramonto.
Il sole era enorme, così vicino a scottante da poterlo toccare con un dito, di un arancione così luminoso ed accecante da costringerlo a socchiudere le palpebre per osservarlo.
Le nuvole erano rosate, macchiate di azzurro qua e là, con qualche sfumatura di rosso più sottile.
Il calore che si irradiava per tutto il viso di Liam lo fece rilassare, mentre si godeva ogni singola sfumatura di quel meraviglioso tramonto.
"Bellissimo" non si riuscì a trattenere dal commentare, mentre gli occhi gli luccicavano meravigliati.
Zayn si voltò verso di lui con un sorriso, "Io o il tramonto?" chiese scherzoso, facendo sorridere anche il castano.
"Entrambi" rispose lui, con una serietà contrastante con la battuta ironica del moro, che deglutì, tornando a fissare il cielo.
Un sospiro fu l'unico suono che il ruppe il silenzio seguente, poi però fu di nuovo Liam a parlare:"Posso farti una domanda?"
Zayn si voltò verso di lui, sorpreso almeno quanto curioso di scoprire cosa avesse da chiedergli di così urgente.
Ci pensò brevemente, poi annuì, anche se un po' timoroso.
"Perché sei scappato?" domandò a quel punto il castano, senza riuscire più a trattenersi.
Perché lui doveva sapere, doveva capire il perché di quella lontananza così inaspettata, così devastante, così terribilmente lunga.
Doveva capire di cosa aveva paura Zayn, anche se probabilmente lo aveva già fatto.
Zayn aveva paura di lui.
E questa consapevolezza lo fece quasi ridere, perché era assurdo che tra i due, fosse proprio il moro ad essere terrorizzato da Liam, mentre questo era in realtà così ingenuo e fragile da potersi spezzare semplicemente con il soffio del vento.
Zayn sussultò, come punto nel vivo, perché non voleva ammetterlo, ma era davvero scappato.
Era fuggito da Liam come un codardo, sperando che non l'avrebbe più dovuto rivedere; sperando che due giorni fossero un tempo troppo breve per affezionarsi in quel modo ad una persona; sperando che sarebbe riuscito a dimenticarlo facilmente, mentre invece non aveva smesso un secondo di chiedersi dove fosse, cosa facesse, se pensasse a lui nello stesso modo in cui il moro si stava torturando.
E aveva capito.
Aveva capito che gli erano bastati due giorni per innamorarsi di Liam.
Due giorni.
Assurdo.
Ridicolo.
Surreale.
Eppure anche fottutamente vero.
Perché mentre lo guardava, non poteva fare a meno di pensare che voleva baciarlo, che lo voleva in tutti i modi possibili, che gli era mancato come mai nessuno in vita sua.
E che aveva bisogno di lui.
Quella era la cosa peggiore, perché dipendere da qualcuno era un'incertezza che Zayn non poteva permettersi.
Dipendere da Liam non gli era concesso.
Si sarebbe reso troppo fragile, e sarebbe caduto, ancora.
"Non lo so" rispose allora, fingendosi disinteressato e tranquillo, tornando a fissare il cielo con il cuore a battergli furiosamente nel petto.
Liam quasi se l'aspettava una risposta del genere da Zayn, perché era evasiva, proprio come lui, che stava continuando a sfuggirgli.
"Sì che lo sai, Zayn. Ma se non vuoi ammetterlo, allora te lo dirò io" esordì, con una sicurezza che fece sgranare gli occhi del moro, voltatosi di scatto, terrorizzato che avesse davvero capito ogni cosa.
Liam prese un respiro profondo prima di proseguire, facendo rallentare il battito cardiaco di Zayn, che stava morendo, prosciugato dall'ansia.
"Tu cerchi di scappare dalle persone, perché hai paura di restare da solo" affermò il castano, facendo prosciugare la bocca dell'altro ragazzo, che adesso lo fissava con le sopracciglia sollevate.
Scosse velocemente la testa, contrariato, "Questo non ha alcun senso..." mormorò, sconvolto, ma Liam lo interruppe di nuovo:"Tu scappi perché hai paura che se ne vadano prima gli altri. Sei stato abbandonato così tante volte che adesso non vuoi più essere deluso, quindi te ne vai. Esattamente come fanno tutti"
Zayn stentò a respirare, l'aria nei polmoni che gli bruciava come la fiamma di un accendino troppo vicina, mentre quella verità s'insinuava sotto la sua pelle, toccando ogni nervo e facendolo tremare, finalmente consapevole.
Un brivido gli attraversò la spina dorsale, facendolo scuotere ulteriormente, mentre il venticello leggero che spirava sul tetto gli parve improvvisamente una tempesta vera e propria.
Era vero.
Era tutto così fottutamente vero che ebbe paura, ancora.
Maledetto Liam Payne.
Erano bastati due giorni a quel ragazzo per capirlo, per scavare a fondo nella sua anima nera, dove nessuno, neppure con gli anni, era riuscito ad insinuarsi.
Zayn era continuamente in fuga.
Prima era scappato dalla sua famiglia, come un codardo, succube del dolore che lo schiacciava come un masso troppo grosso al centro del petto, poi era scappato dalla vita, dal mondo intero, ed ora stava scappando da Liam, l'unica persona che lo avesse mai veramente capito e amato, anche se in un modo appena percettibile.
E tremò ancora, mentre si sentiva come un castello di sabbia costruito troppo vicino alla riva del mare che, adesso tempestoso, si abbatteva contro di lui, con furia e violenza, distruggendolo granello per granello.
 
 
 
 
Zayn ignorò le lacrime sul volto della madre, che avrebbe tanto voluto abbracciare per poi tenere stretta per sempre.
Ignorò sua sorella Doniya che, tenendo da parte le altre due, più piccole, continuava a ripetergli che stava sbagliando, che da sole non ce l'avrebbero fatta, che non doveva lasciarle.
Esattamente le stesse parole che gli avrebbe detto sua madre, se non fosse stata troppo scossa dal pianto.
Zayn si diresse deciso verso la porta di casa, ignorando anche la stretta dolorosa e pressante alla bocca dello stomaco e la crepa che andava espandendosi sul suo cuore, mentre afferrava la maniglia deciso e la strattonava con forza.
Ed ecco che, per l'ennesima volta, Zayn Malik stava scappando.
Perché?
Beh, i motivi erano tanti.
Suo padre era morto e aveva bisogno di allontanarsi dal ricordo di lui, troppo presente in quella casa.
Sua madre era distrutta, ridotta a pezzi, affogata tra le lacrime e un quintale di brandy.
Le sue sorelle erano tristi, con una vita stracciata già alla loro età, mentre l'unica cosa di cui avrebbero dovuto preoccuparsi era il voto in matematica.
Il suo mondo non girava più nel verso giusto da quando tutta una lunga serie di cose erano andate storte, e doveva cambiare vita.
Il dolore lo aveva marchiato, come una mucca da macello, a fuoco.
Gli aveva impresso il suo segno, indelebile sulla sua pelle e anche sulla sua anima, per ricordargli che ci sarebbe sempre stato, che, in un modo o nell'altro, si sarebbe reso partecipe della sua vita.
E quindi Zayn vagava, con quel dolore a scavargli nel petto, a martoriarlo, senza dargli tregue neppure per un attimo.
A quel punto, sussurrò un "Mi dispiace" tremolante, come la sua voce, incrinata a causa del pianto, e poi, subito dopo, un "Addio", mentre si chiudeva la porta di casa alle spalle, abbandonando dietro quella barriera di legno la sua felicità che, forse, non era mai esistita veramente.
Perché la felicità è un'illusione dell'uomo, una bugia che continuiamo a ripeterci per far credere a noi stessi di stare bene.
Ma dopo un po' quella bugia diventa un vizio, un'abitudine troppo utilizzata.
E allora ci stanchiamo, smettiamo di mentire agli altri, ma soprattutto a noi stessi.
Ci stufiamo di credere in qualcosa che, in realtà, non è mai esistito.
Spesso, però, quando ci tuffiamo senza preavviso in quel mare fatto solamente di dolore, l'impatto è talmente doloroso e improvviso da causarci ferite che non si rimargineranno mai più.
Ferite che continueranno a bruciare, anche a distanza di anni, a sanguinare, senza trovare una cura.
Ferite che ci segneranno, che ci sporcheranno la vita di sofferenza e macchieranno la nostra anima di delusione.
Ferite che, per quanto profonde, faranno parte di noi per sempre.
E allora, con quel dolore scalpitante nel petto, Zayn corse.
Corse lontano, con le lacrime ad inumidirgli gli occhi e le gambe a tremare, incapaci di sorreggere ulteriormente il peso del corpo.
Infatti, poco dopo, si accasciò al suolo, come una foglia che si stacca dal ramo che l'ha ospitata a lungo.
E pianse, disperatamente, sfogando tutte le sue lacrime, riversandole sull'asfalto, imbrattandosi le mani, inumidendosi le guance, fino a sentire un bruciore sul fondo della gola e un male pulsante alle tempie.
Singhiozzò, piegato su se stesso.
Versò quanto più dolore poteva fuori dal suo corpo, volendosene liberare per sempre, bisognoso di non sentirlo più, perché troppo pesante.
Un fardello troppo imponente, troppo per lui, da solo, ora che aveva lasciato anche la sua famiglia.
Un'ultima lacrima gli rigò la guancia, mentre il respiro tornava regolare e il moro si costringeva a rialzarsi, traballando appena.
E quella lacrima, quell'insulsa gocciolina salata, scivolò via, assorbita dalla pelle del ragazzo.
E Zayn si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima.
E, per anni, non pianse più.
 
 
 
 
Una lacrima, la stessa che Zayn si era ripromesso che non avrebbe mai più versato.
Lo aveva giurato, a se stesso, al mondo intero.
Eppure, in quel momento, quella gocciolina invisibile stava colando proprio dal suo occhio destro, lentamente, percorrendo il suo cammino con un calore pizzicante.
E, per l'ennesima volta, Liam Payne era riuscito ad abbattere le sue barriere.
Quasi stentò a crederci, il moro, mentre raccoglieva con il polpastrello dell'indice quella lacrima estranea sul suo zigomo.
La osservò luccicare, riflettendo la luce fioca del tramonto, poi svanì, asciugandosi in fretta tra le sue dita.
Non ci poteva credere.
Si era quasi dimenticato come fosse piangere.
Aveva scordato il bruciore agli occhi, il groppo alla gola, il nodo nello stomaco, e il dolore.
Quello infimo e sottile che adesso gli stava portando via un altro pezzo della sua anima, quella già ridotta all'osso, strappata in vari punti.
Liam lo guardò, reprimendo l'istinto di abbracciarlo, e si sistemò su un fianco, in modo da voltarsi nella sua direzione.
Zayn fece lo stesso, lasciando che un sospiro sconsolato gli fuoriuscisse dalle labbra semiaperte.
"Voglio aiutarti, Zayn. Ti prego, lasciamelo fare" Liam lo afferrò per il polso, stringendolo forte come per supplicarlo.
Nei suoi occhi vi era impressa una tacita richiesta; quella che Zayn non avrebbe mai accettato.
Infatti strattonò via il suo braccio e si voltò dall'altra parte.
"Non ho bisogno di te, né del tuo aiuto" grugnì infastidito, dando le spalle al castano, con la tristezza impressa sul volto.
"Invece hai bisogno di me. Ammettilo. Per una volta, Zayn, ammetti che hai bisogno di essere salvato" ripeté Liam, con tono deciso, così tanto da far rabbrividire il moro.
Però non si voltò, continuò a mostrargli la schiena coperta da una semplice t-shirt nera.
Sapeva che se lo avrebbe guardato negli occhi avrebbe ceduto, ancora.
Come se tutta quella debolezza che sentiva addosso non fosse già abbastanza.
"Io ti farò del male, Liam" mormorò Zayn, quasi dispiaciuto.
"Se è questo che devo affrontare per averti, allora va bene. Uccidimi pure, non m'importa. Basta che mi baci, perché ne ho troppo bisogno" disse pianissimo Liam, quasi timoroso di pronunciarle davvero, quelle parole, mentre il moro si voltò, lentamente, scorgendo il volto supplichevole dell'altro.
I loro occhi si fusero.
Il dolore dipinto in quelli di Zayn macchiò la purezza di quelli di Liam e, allo stesso tempo, quella purezza curò il dolore.
Era un equilibrio talmente fragile, il loro, che sarebbe bastato socchiudere per un attimo le palpebre e tutto sarebbe crollato.
Poi il respiro di entrambi ad infrangersi su quelle labbra, così invitanti le une per le altre, i nasi a sfiorarsi, leggermente freddi, i volti vicini, talmente tanto da non sapere più dove finisse uno e cominciasse l'altro.
I loro corpi adesso più stretti, le mani di Zayn a posarsi delicatamente sul volto di Liam, e quelle del castano ad avvolgere la vita dell'altro ragazzo.
Le bocche a scontrarsi, prima esitanti, in un contatto dolce, poi con più veemenza, con più brutalità, con più bisogno, mentre le dita di Zayn si conficcavano nella nuca di Liam per attirarlo maggiormente a sé, spingendo la lingua nella sua bocca, scontrandola con la sua, mischiando i loro sapori.
Un sospiro, quello di Liam che, senza fiato, fu costretto a staccarsi di poco da quel bacio coinvolgente, giusto il tempo per inalare un pizzico d'aria, non volendo altro che respirare la vita di Zayn.
Quest'ultimo scese a baciargli una guancia, poi la mascella, tutto il profilo, scendendo dietro l'orecchio, in un punto sensibile che fece tremare il castano impercettibilmente.
Qualche morso venne lasciato dai denti di Zayn che, affamato di assaggiare ogni centimetro di pelle di Liam, non riuscì a trattenersi dal prendere fra le labbra quel tessuto morbido e profumato.
Si pizzicò appena il naso, sfiorando la barba del castano, e sorrise contro il suo collo, baciandogli l'attimo dopo il pomo d'Adamo, e passandoci la lingua sopra, scendendo poi sempre più giù, fino a mordicchiargli una clavicola, scostando la stoffa di troppo della sua maglietta.
Fu un attimo, e si ritrovò a cavalcioni su di lui, le mani infilate sotto il tessuto della t-shirt, a stringere i suoi fianchi, a toccargli lo stomaco, sfiorando l'accenno di peluria che scendeva dagli addominali.
Le labbra di Zayn erano ancora impegnate a torturare un lembo di pelle del petto di Liam, mentre le mani del castano si erano andate ad insinuare tra i capelli del moro, incitandolo nei movimenti e stringendolo a sé.
Ansimò appena quando Zayn si decise, finalmente, a sfilargli la t-shirt.
Il fiato gli si mozzò in gola quando venne a contatto col freddo pavimento del tetto, che gli penetrò nelle ossa, paralizzandogli ogni muscolo.
Il moro tentò di scaldarlo col suo corpo e, dopo poco, ci riuscì.
I loro bacini iniziarono a scontrarsi, quasi senza che se ne rendessero conto, creando una frizione piacevole quanto dolorosa, a causa del tessuto dei jeans, decisamente di troppo in quel caso.
Liam provvedette immediatamente a sbarazzarsene, allungando una mano nel punto in cui i loro corpi si toccavano maggiormente e slacciando il bottone dell'asola di Zayn.
Quest'ultimo lo lasciò fare, mentre anche lui si dedicava ai pantaloni del castano.
Quando entrambi si ritrovarono solo in boxer, con un sospiro, si guardarono negli occhi per un istante, mentre la luce del sole ormai quasi calato completamente li illuminava fiocamente.
Poi la mano di Zayn andò ad insinuarsi oltre l'elastico dei boxer di Liam, che sussultò per la sorpresa, quando le dita lunghe e sottili del moro incontrarono la sua pelle sensibile, avvolgendolo completamente e iniziando a muoversi freneticamente su e giù, sconnessamente.
Ansimò, incapace di trattenere il piacere, mentre Zayn faceva scorrere le dita lungo tutto il suo membro eccitato, sfiorandogli di tanto in tanto la punta sensibile col pollice, ottenendo un gemito più acuto degli altri.
Liam gettò la testa indietro, abbandonandosi al piacere, mentre l'orgasmo esplodeva in lui, devastante come un uragano.
E venne presto, troppo presto.
Infatti un mugolio di delusione lasciò le sue labbra, subito seguito da un gemito maltrattenuto.
Sul volto del moro comparve un sorrisetto, mentre allontanava lentamente la mano dalle gambe di Liam, sporca dello sperma colato.
"Sei proprio un novellino, Payne" ridacchiò e, a quella frase, Liam fece lo stesso, mentre Zayn gli avvicinava le dita umide del suo piacere alle labbra, facendogliele scivolare dentro, lascivo, mentre il castano si costringeva a leccarle, assaporando l'aroma particolare del suo corpo, mentre muoveva la lingua sui polpastrelli dell'altro, solleticandoglieli.
Quando fu soddisfatto, Zayn allontanò le dita dalla bocca di Liam, facendole scivolare dentro la sua apertura, soffocando un lamento di sorpresa del castano con un bacio.
Prima ne inserì due, facendolo abituare a quell'intrusione, poi ne fece lentamente scivolare dentro un terzo, iniziando a penetrarlo fino alle nocche, sentendo i lamenti di Liam, che si contorceva sotto di lui.
"Ti farò del male, Liam" disse il moro, confermando il suo avvertimento di poco prima.
"N-non importa" rispose l'altro con voce spezzata, trattenendo l'ennesimo lamento.
Però, poi, quasi in contrasto col suo dolore e l'espressione contratta del suo viso, Liam iniziò a spingersi contro la mano di Zayn, quasi volesse che il moro lo penetrasse fino al polso.
Quando Zayn lo ebbe torturato abbastanza, rimosse la mano velocemente, facendo inghiottire a Liam il vuoto, mentre quest'ultimo tornava ad aprire gli occhi e a respirare, quasi fosse rimasto in apnea per tutto il tempo.
Poi il moro lo fissò negli occhi, a lungo, studiando quelle iridi così familiari e allo stesso tempo belle come se le vedesse per la prima volta.
"Tu non mi vuoi" esordì poi, con un sospiro sconsolato, facendo irrigidire Liam sotto di lui.
Era vero: non lo voleva.
Stava facendo tutto quello per dimostrargli che non gli importava del dolore che avrebbe dovuto affrontare per stare con Zayn, per dimostrargli che era disposto anche a quello, pur di aiutarlo.
Ma non lo voleva, non lo voleva davvero.
Zayn lo fissò ancora, cercando qualcosa che gli confermasse che si sbagliava, ma Liam non disse nulla, e allora capì che aveva ragione.
La verità lo colpì in faccia come uno schiaffo, mentre sentiva un bruciore lancinante al petto, terribilmente familiare.
"Perché, Liam?" chiese, quasi soffocando a causa del suo stesso respiro affannoso.
Si sollevò, sostenendo lo sguardo deluso di Liam, adesso nudo e ancora sdraiato a terra, mentre si rinfilava i pantaloni e la maglietta con rapidità.
"No, aspetta..." mormorò il castano, mortificato, frugando disperatamente intorno in cerca dei suoi boxer, lanciati chissà dove.
"Non mentirmi, Liam" lo ammonì Zayn, puntandogli un dito contro con fare minaccioso, "Tu non mi vuoi, ed è così"
"No, Zay, ti voglio... Io..."
"Basta! E' stato un errore, non doveva accadere" tagliò corto il moro, allacciandosi il bottone dei jeans, mentre Liam si rinfilava la t-shirt, cercando con i suoi occhi disperati quelli di Zayn.
"Non mi lascerò aiutare da te, Liam" ribadì il moro.
"Ma ne hai bisogno"
"No, non è vero. Non mi convincerai col sesso" disse duramente Zayn, "Pensi che io cederò e mi lascerò salvare da te dopo una scopata?" il suo tono ora era di disprezzo, colmo di derisione.
Liam boccheggiò, come in cerca di un argomento per controbattere, ma era a corto perfino di fiato.
Zayn approfittò di quel suo attimo di indecisione per parlare ancora, tagliente come una lama:"Lasciami in pace, Liam", fece per voltarsi e correre via, ma a quel punto la voce del castano lo costrinse a fermarsi.
"Quindi scappi di nuovo?" chiese, le corde vocali tremanti, come se fossero sottoposte ad uno sforzo immenso.
Zayn strinse i pugni, sentendoli fremere dalla voglia di spaccare qualcosa (possibilmente il viso di Liam Payne).
Si voltò, le sopracciglia aggrottate, furioso.
"Non ho intenzione di lasciarmi manovrare da te come un burattino!" gridò, facendo sussultare di poco il castano.
"Di cosa hai paura, Zayn?" chiese l'altro, dopo un attimo di silenzio durante il quale il tempo era scandito solo dal respiro affannoso del moro.
"Ho paura di quello che mi fai provare, di quello che sento quando sono con te, della voglia che ho, perfino in questo momento, di baciarti e non smettere più" disse Zayn tutto d'un fiato, credendo che forse non fosse mai stato così sincero in tutta la sua vita.
Liam sgranò gli occhi, colto di sorpresa, mentre il fiato gli si mozzava ed era costretto a respirare a scatti, il cuore come un martello pneumatico nel petto.
"Ho paura, Liam, perché mi sono bastati due fottutissimi giorni per innamorarmi di te" esalò in un ultimo sospiro sconsolato, prima di voltarsi e riprendere a camminare a passo spedito.
E Liam restò lì, con la bocca spalancata, il cuore precipitato in una cascata di emozioni e le ginocchia tremanti.
Fissò Zayn allontanarsi da lui, inerme, per l'ennesima volta, mentre il tramonto delicato lasciava posto ad un nero scuro ed intenso, come la sua anima.
 
 
***
 
 
Liam aveva perso.
Perso la sua strada; perso la ragione; perso un motivo per vivere; perso l'anno scolastico; perso la fiducia dei suoi genitori; perso la voglia di sorridere; perso Zayn e, soprattutto, perso se stesso.
Da quando il moro se n'era andato, era come se il suo cuore si fosse ghiacciato, smettendo di battere.
Zayn si era trascinato via con sé anche la voglia di vivere di Liam, ed erano ormai due mesi che si ritrovava in quello stato vegetativo.
Si alzava dal letto solo per andare in bagno; mangiava chiuso in camera sua, e anche poco; si sentiva costantemente stressato, stanco, debole.
Aveva iniziato ad andare male a scuola, ad odiare i professori e tutti i suoi compagni.
Aveva smesso di sforzarsi affinché riuscisse a prendere almeno la laurea, tanto neppure quella gli avrebbe restituito il suo Zayn.
I suoi genitori erano preoccupati: lo vedevano cambiato, smarrito, solo.
Ma non potevano fare niente, se non ricoprirlo di soldi e regali costosi, oppure frasi d'incoraggiamento come:"Andiamo in vacanza a Malta!".
Non capivano che nulla di tutto quello poteva aiutarlo, assolutamente nulla.
E, in quei momenti più che mai, Liam si rendeva conto della verità delle parole di Zayn.
La sua vita perfetta era stata finalmente stravolta; adesso anche lui capiva cos'era il dolore.
Tutto ciò che lo rendeva felice prima dell'incontro con Zayn, adesso gli appariva solo fottutamente insignificante.
Fissava la sua xbox nuova di zecca e gli veniva voglia di bruciarla.
Lanciava uno sguardo ai mille trofei vinti nelle numerose competizioni alle quali aveva preso parte e sentiva un irrefrenabile bisogno di scagliarli giù da quella mensola in vetro sulla quale si trovavano.
Stringeva tra le mani il telecomando della sua televisione 3D talmente forte da disintegrarlo, quasi.
Ormai nulla, nella sua vita, era più perfetto.
Era come se un tornado fosse entrato dentro di lui, stravolgendo ogni cosa e rovesciando quell'equilibrio al quale si era saldamente appoggiato, sicuro che non sarebbe affondato.
Mentre ora si ritrovava a sguazzare come un naufrago alla deriva, tra i rottami della sua anima, cercando di raccogliere i pezzi, di aggrapparsi con forza ad essi per non annegare, trascinato ogni volta sott'acqua da una nuova onda, man mano sempre più grande.
 
 
 
 
"Tanti auguri a te!" gridarono in coro sua madre e suo padre, mentre Liam soffiava sulle candeline con un sorriso a centotrenta denti.
La madre gli sorrise dolcemente, mentre suo padre gli accarezzava la testolina ricoperta dai capelli corti che portava a dieci anni.
"La prima fetta va al festeggiato" esordì Karen, sua madre, tagliando un pezzo di torta per poi porgerlo a Liam su un piattino di plastica.
Il bimbo ne ingoiò immediatamente un pezzo, leccandosi le labbra mentre diceva:"Buona!".
Dopo che ebbe finito di mangiare, suo padre gli posizionò sotto agli occhi un pacco gigante, ricoperto da una carta regalo colorata e invitante.
"Buon compleanno!" esordì ancora l'uomo, sorridendogli teneramente.
"E' l'ora di scartare i regali, piccolino" disse la madre, incitandolo con lo sguardo ad aprire il pacco enorme.
Liam fremette, mentre correva a togliere quel rivestimento dalla fantasia allegra.
Lo scartò, rivelando un nuovo giocattolo del suo cartone animato preferito: Toy Story.
Esultò, saltellando sul posto contento.
Sua madre ridacchiò, felice che gli fosse piaciuto, mentre il padre le avvolgeva la vita con un braccio e l'attirava al suo fianco, osservando la scena con dolcezza.
"Ti piace?" chiese l'uomo a Liam, che annuì immediatamente, scartando anche la scatola che teneva intrappolato il suo Woody.
Due giorni dopo, Liam si era già dimenticato del suo giocattolo nuovo, abbandonato sotto il letto, in attesa di essere riutilizzato.
Ed era sempre stato così, nella sua vita: non aveva mai trovato qualcosa che gli piacesse veramente.
I suoi erano solo interessi superflui, che dopo due giorni lo avevano già stufato.
Non c'era mai stato niente di concretamente importante nella sua vita, e forse era stato per questo che l'arrivo di Zayn, così sconvolgente, lo aveva destabilizzato.
Per la prima volta, sentiva di essersi realmente affezionato a qualcuno.
Per la prima volta, sentiva di amare davvero.
 
 
 
 
Afferrò il cellulare quasi esitante, fissando a lungo il numero luccicante sulla rubrica, con il suo nome accanto.
Poco più sotto, di un verde accecante e terribilmente invitante, lampeggiava il pulsante "Chiama", che sembrava ripetere al castano di premerlo.
Con un dito tremante, Liam poggiò il polpastrello su quel pulsante, pentendosene l'attimo dopo che ebbe appoggiato la cornetta contro l'orecchio.
Sinceramente, non si aspettava che Zayn gli rispondesse.
Non era neppure sicuro che avesse il suo numero salvato.
Attese due, tre, quattro, sei squilli, poi, quando ormai si era deciso a riattaccare, dandosi dello stupido, si bloccò.
"Pronto?" fece piano una voce bassa e roca dall'altro lato della cornetta.
Liam sentì il cuore schizzargli fuori dal petto.
Deglutì, senza aver il coraggio di parlare.
Ci fu qualche istante di secondo, in cui non fece altro che martoriarsi un lembo della felpa con le dita.
"Liam?" fece ancora, dopo un po'.
Il castano respirò piano, quasi per non farsi sentire. Era così tanto tempo che non udiva quella voce, quel suono graffiante che gli era mancato terribilmente, e aveva paura.
Aveva paura che Zayn, dopo avergli miracolosamente risposto, attaccasse, lasciandolo solo un'altra volta.
Aveva paura di aver fatto la cosa sbagliata, sicuro che in quel modo avrebbe solo peggiorato le cose.
"Liam, so che ci sei" aggiunse poi, facendo rabbrividire nuovamente il castano.
"Ehi, ciao" buttò fuori finalmente, come se quelle due parole gli fossero costate uno sforzo immane.
"Oh..." rispose il moro perplesso.
La sua voce giunse leggermente metallizzata all'orecchio di Liam, modificata dalla pessima ricezione, e il castano desiderò ardentemente di poter essere lì con lui, veramente, per sentire dal vivo quel suono rassicurante e terribilmente roco scaldargli il cuore.
Qualche altro istante di silenzio.
"Come stai?" chiese Liam, pentendosene nell'esatto istante in cui pronunciò quelle parole.
Voleva veramente sapere come stava, ma sembrava un "come stai" di circostanza, detto giusto per riempire i silenzi imbarazzanti, del tutto vuoti. Solamente un mucchietto di lettere.
Gli sembrò quasi di vedere Zayn fare una smorfia.
"Liam, che cosa vuoi?" sembrava seccato. Più che altro sfinito.
"Voglio sapere come stai" rispose l'altro con fermezza.
Lo sentì ridere, di una risata infinitamente triste, e poi tossire.
Non stava bene. Ed era proprio quello che Liam temeva.
"Fai sul serio?" chiese poi il moro, smettendo di ridere.
"Zayn, non abbiamo mai più parlato dopo che-" lui lo interruppe bruscamente.
"Dopo che cosa? Io e te non abbiamo mai parlato e basta. Sono state solo scappatelle, dai" disse con tono di superiorità, tirando fuori l'argomento dal nulla, come se ne fossero stati dentro da ore.
Liam sentì le sue parole arrivargli come frammenti di vetro, e conficcarsi al centro del suo petto.
"Cosa…" tentennò, e sentì nuovamente quella risata fioca e sintetica. Sapeva che non diceva sul serio.
"Zayn, non fare il bambino, cazzo!" la gola di Liam cominciò a bruciargli. Si morse il labbro.
Il moro smise di ridere.
Non parlò.
"Perché non mi hai fermato, quel giorno?" buttò lì, poi, ad un tratto.
"Cosa?" il castano sussultò, colto alla sprovvista.
"Perché non mi hai fermato?" ripeté Zayn più forte, "Perché non mi hai fermato, quando sono sceso da quel cazzo di tetto correndo? Perché non hai neanche voluto parlare e..." non sapeva cos'altro dire.
"Zayn, ti sto dicendo che voglio parlare, ora!" Liam quasi urlò, disperato e tremendamente bisognoso di non lasciar scappare nuovamente il moro lontano da lui.
Non sarebbe sopravvissuto ancora senza la sua vicinanza, ne aveva la stretta necessità.
"Ma perché soltanto ora? Dopo quasi due mesi che me ne sono andato?" ribatté Zayn, e il castano sentì giungere dal telefono un grido intriso di sofferenza.
"Liam, che senso ha tutto questo?" la voce del moro era cambiata totalmente, si era trasformata di botto in un sussurro oppresso dalla spossatezza.
Liam capì che non si riferiva soltanto alla telefonata, ma a tutto quello che era successo prima, tra loro, a tutto quello che era capitato su quel fottuto tetto, e a tutto il resto della sua vita. Di cui effettivamente lui non sapeva nulla.
Liam sospirò, non sapendo più come gestire la sua testardaggine, "Zayn, io ti volevo veramente"
Silenzio.
Lo sentì piangere. Chiaramente stava piangendo, tentava di soffocare i singhiozzi, come stava facendo da troppo tempo. Stava scoppiando. Lo stava facendo in quello stesso istante.
Il castano si sentì quasi grato che finalmente si lasciasse andare.
Si sentì, però, anche in colpa per aver, in un certo senso, premuto l'interruttore che aveva fatto scaturire le sue lacrime.
Si sentì a pezzi al solo pensiero che lui potesse star male come stava.
"No, no, no, ti prego" sussurrò Liam con una mano sul viso, "Non piangere, ti prego" e le sue parole cominciarono a tremare, cominciò a sentire la gola bloccata.
Gli sembrò di rendersene conto solamente in quel momento; ne erano complici, Liam e Zayn. Di quel film iniziato così per puro caso, nel giro di un secondo, senza che nessuno l’avesse chiesto o programmato, o anche solamente immaginato. Così complici, forse gli unici autori di quel casino incomprensibile.
Così ingenui da averci creduto, entrambi con le finte facce di chi, del mondo, non ci ha capito proprio un cazzo.
"Perché non torni?" sussurrò Liam, quasi impercettibilmente, ma il moro lo sentì.
"Fa male" rispose in un singhiozzo.
"Stai male anche da solo. Perché non torni?" ripeté il castano, supplicandolo silenziosamente di ascoltarlo, perché lo voleva, cazzo, lo voleva troppo.
"Tu non capisci..." disse il moro, e Liam se lo immaginò che alzava le spalle, imbronciato, con gli occhi arrossati.
"Ci avrei pensato io, a te. Se solo me ne avessi lasciato l'opportunità, se solo ti fossi fidato di me" disse piano il castano, come una confessione, gli occhi ormai offuscati, la gola bloccata.
"Liam, io non mi fido delle persone" ribatté l'altro, ancora in lacrime, sempre con quell'aria sfiancata che continuava a sbriciolare il cuore del castano ad ogni parola.
"Avrei potuto aiutarti anche con quello" sussurrò quest'ultimo. Gli tremava la voce.
"Non ho bisogno di essere aiutato" ribadì il moro, sempre con quel tono fermo e deciso, irremovibile, che fece quasi sorridere Liam per l'ovvietà di quella risposta.
"E allora torna" ignorò la sua testardaggine.
"Perché?" domandò Zayn, allo stremo.
"Tu torna e basta" lo implorò, adesso ancora più palesemente.
Liam udì i suoi respiri affannosi, ancora cercava di controllare i fremiti ed i singhiozzi, ma era troppo fiacco per riuscirci.
"Ho bisogno di conoscerti, Zayn" riprese il castano, con la voce fottutamente tremante, "Ho bisogno di rifare tutto da capo, chiederti come ti chiami e da dove vieni, quanti anni hai, qual è il tuo colore preferito e come prendi il caffè, e tutte quelle stronzate lì"
"Liam…" disse piano il moro, ma l'altro non lo lasciò finire e riprese:"Ho bisogno di conoscerti, ok? Io voglio conoscerti, voglio farlo più di qualunque altra cosa. Lasciamo stare i baci, il ferirci a vicenda, e parliamo"
Zayn non fiatò.
"Ti prego, torna" Liam chiuse gli occhi, l'urgenza nella sua voce palpabile.
Ci fu un attimo di silenzio, l'ennesimo, coronato solo dal battere frenetico del cuore di Liam, spaventato da quell'attesa.
"Senza zucchero" disse improvvisamente Zayn, piano.
Liam riaprì gli occhi di scatto, "Cosa?" chiese stupito e confuso.
"Il caffè..." riprese il moro "...lo prendo senza zucchero"
Liam sorrise.
































NOTA DELL'AUTRICE:




Hello! :)
Ok, non chiedetemi perché torno con una OS ziam così all'improvviso, perché non lo so neppure io.
A vote mi metto a scrivere, e niente, la storia viene fuori da sola.
Perdonatemi ancora per lo slash, ma dovete sapere che sono una ziam shipper accanita, dunque compatitemi u.u
Beh, questa OS non ha senso, e me ne rendo conto.
Scusate se è corta, brutta e contorta, ma l'ho scritta in unpaio d'ore alle tre di notte, circa, dunque è plausibil eche sia uscita una roba del genere.
Scusatemi ancora u.u
Anyway, come al solito, nessuna pretesa nei confronti di questa storia, quindi se volete recensire mi farebbe molto piacere :)
E sì, potete anche dirmi che fa cagare, se volete! Non mi offendo e.e
Ok, detto ciò, mi dileguo.
Baci xx





Petra






 
  
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