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Autore: V@le    02/07/2008    6 recensioni
Dopo anni, Shikamaru si ritrova nuovamenete con una sigaretta in mano e ripensa alla prima volta che ha fumato. In verità, è successo molto prima della morte del suo Sensei.
[3^ Classificata al concorso "La prima volta che..." indetto da Scarcy90]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuma Sarutobi, Shikamaru Nara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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ALLA PERSA SALUTE, SENSEI

Si allontanava sempre più.
Quando decise di fermarsi, era ad una mezz'ora da Konoha, sebbene riuscisse a vederla distintamente da dove si trovava.
Shikamaru si guardò intorno con quel suo solito sguardo indifferente e seccato, soffermandosi sul panorama intorno al villaggio.
Sì, pensò annuendo, era abbastanza tranquillo.
Si sedette di fronte all'orizzonte e, con l'abilità dell'abitudine un tempo perduta, tirò fuori lo squadrato pacchetto e lo scartò.
Quando ne estrasse una sigaretta, la pose pigramente all'altezza degli occhi e se la rigirò fra le dita, scrutandola.
"Perché hai iniziato?"
"Hai sbagliato domanda: dovresti chiedermi perché non ho smesso."
Con noncuranza se la passò sotto il naso, lasciando che il forte aroma di tabacco s'intrufolasse nelle sue narici, senza provocargli alcun fastidio.
Un mezzo sorriso gli apparve in volto al pensiero della prima volta che aveva percepito quell'odore.
"Bleah, che tanfo... ma come diavolo fai a fumare quella roba?"
Una risata, poi una risposta.
"Credimi: una volta che cominci, non fa più tanto schifo."
Preso anche l'accendino, fermò l'estremità marroncina fra le labbra, mentre l'altra veniva avvolta da una piccola ma efficace fiamma; dopodiché aspirò.
Permise al fumo d'insinuarsi nella sua gola e, soffiando piano, lo emise, osservandolo andarsene con il vento.
Erano ormai anni che non lo faceva più.
Una mano andò a strofinare fiaccamente gli occhi.
Non riusciva a non pensarci: ad ogni secondo gli ritornava in mente qualche spezzone di quell'insignificante momento. Insignificante, poi...
"Come fa a non darti il voltastomaco? Non capisco proprio..."
Erano fuori Konoha, su una collina.
Asuma fece un tiro, per poi guardare il ragazzo e ridere.
"Tu che non capisci qualcosa: questo sì che è un evento!"
Shikamaru sbuffò seccato voltandosi pur continuando ad ascoltarlo.
"Senza provare, è difficile che si riesca a capire. E questa è una regola che non vale solo per le sigarette."
"Se è così, fammi provare!"
Scosse il capo, quasi incredulo. Era stata una delle poche volte che aveva accettato una sfida senza essere costretto. O forse la prima?
L'uomo lo guardò con un sopracciglio alzato, poi gli lanciò il pacchetto e i fiammiferi.
L'osservò mettersi goffamente una sigaretta in bocca e accenderla al quarto tentativo.
Dopo una boccata di fumo, Shikamaru si voltò verso il suo maestro con aria di sufficienza.
"Ecco, ho provato: continua ad essere stomachevole."
Asuma scosse il capo e, buttato il mozzicone che gli era rimasto, sfilò di mano al ragazzo la cicca che cominciava a consumarsi.
"Dammi qua" disse infilandosela fra le labbra "con te va sprecata."
"Come sarebbe a dire? Non ho appeva 'fatto un tiro' o come diamine si dice?"
"Un tiro? Vuoi scherzare? Hai semplicemente messo un po' di fumo in bocca e risputato subito dopo. Fumare è tutt'altro."
"Allora dimmi come devo fare."
Il Sensei gli rivolse un'occhiata indecifrabile, per poi sedersi più compostamente.
"All'inizio non devi fare tiri lunghi, ti strozzeresti: limitati a quelli brevi" detto ciò aspirò un secondo "quando il fumo entra in bocca, inspira in modo da spingerlo nella gola" fece un'altra dimostrazione, domandando poi "hai capito?"
Probabilmente era anche troppo scontata la risposta: Shikamaru annuì subito.
"Ok" Asuma gli porse la sigaretta "prova."
Il ragazzo ebbe troppa fretta: tossì un momento dopo aver inalato.
"Troppa foga, troppa foga" Sarutobi gli diede qualche pacca sulla schiena per aiutarlo, comunque sorridendo.
Accidenti se aveva sentito bruciore. Quella sera aveva bevuto almeno due litri d'acqua, per quanto ricordava.
Poco più tardi Nara riuscì, dopo tentativi su tentativi, a 'fare un tiro' senza tossire, benché si sentisse la gola ardere.
E dovette ammettere che neanche ci badava più all'odore di tabacco, nello sforzarsi ad aspirare per bene.
"Ma perché hai iniziato?" richiese poi, ottenendo la stessa risposta di prima.
Così cambiò domanda.
"Perché non hai smesso, allora?"
Asuma tenne lo sguardo fisso sull'ennesima sigaretta della giornata.
"Perché mi piace."
Shikamaru gli lanciò un'occhiata interrogativa, ma comunque saccente.
"Cosa? Il sapore? L'odore?"
L'uomo scosse appena la testa, avvicinando poi la cicca al volto dell'allievo.
"Osserva bene" gli disse, al che il ragazzo cominciò a fissare la punta fumante "guarda le linee che disegna il fumo, guarda come s'intrecciano e le forme che disegnano."
Era vero: cerchi, trecce, ghirigori... aveva un che d'ipnotico.
"E' ciò che più mi rasserena: dà quasi un senso di pace."
"Cioé ti aiuta quando sei preoccpupato o nervoso per qualcosa?"
"No. Non sempre" il Sensei si rimise la sigaretta in bocca, aspirando lungamente.
Nara fece appena i tempo a voltarsi, che si beccò un debole colpo sul capo.
"Non ti azzardare a cominciare tu, eh!"
"Cosa? Prima mi insegni a fumare e poi mi dici di non farlo?"
Asuma rise ampiamente.
"Che razza di maestro sarei se ti lasciassi rovinare la tua salute quando sei ancora poco più di un bambino? Quando sarai diventato un uomo, potrai fare quello che vuoi. Ma bada bene: fino ad allora prova ad infilarti una cicca in bocca e te la vedrai con me!"
"Come scusa? Vorresti farmi da balia?"
"Finché morte non ci separi, ragazzino" scherzò lui premendogli una mano appena sopra il codino, al che lui si divincolò con uno sbuffo seccato.
Shikamaru lanciò uno sguardo al mozzicone che teneva tra l'indice e il medio: preso dall'ondata di ricordi, se l'era finito in un batter d'occhio.
Se ne liberò e s'alzò, togliendosi fili d'erba e polvere dai pantaloni.
Fu con la sua solita aria indifferente e seccata che ritornò a Konoha, dirigendosi in un luogo particolare.

Seconda sigaretta che accendeva.
Dopo un breve tiro, si sedette e passò una mano sul rado prato, come per stabilire un qualche debole contatto con i resti di quello che una volta era il suo maestro.
Anni dopo che era morto.
Anni dopo che lui aveva iniziato e smesso di fumare.
Quel giorno aveva ricominciato, avendo accettato del tutto l'assenza del suo Sensei che, oltre ad avergli insegnato a fumare, gli aveva insegnato un po' a vivere.
Perché, a dir la verità, di tutte le seccature della vita, quell'uomo era stato senza ombra di dubbio la più significativa per lui.
Si lasciò scappare un altro mezzo sorriso e alzò la mano in cui teneva la cicca.
"Alla persa salute, Sensei."
E tirò. Il tiro più lungo mai fatto.
I suoi polmoni avrebbero dovuto subire il peso di chissà quanto catrame.
Eppure non era mai stato tanto soddisfatto.


Fine


N.d.A. Ecco qua la fic partecipante al concorso "La prima volta che..."!
Ringrazio scarcy per il buon lavoro che ha fatto e mi congratulo con le altre partecipanti!
Ecco il giudizio del giudice:

Devo dire che questa storia mi ha subito colpita. Non solo perché i personaggi sono descritti benissimo e per il suo buon italiano, ma soprattutto per come lo stato d’animo di Shikamaru per aver perso il suo sensei sia così coinvolgente e reale. La parte in cui Asuma spiega al ragazzo come fumare può essere considerata un po’ troppo esplicita in un primo momento, ma arrivati alla fine della storia si capisce che quella che il maestro voleva dargli era una vera e propria lezione di vita. Meravigliosa la parte finale in cui Shikamaru fa quella lunga tirata che sta quasi a significare un brindisi alla memoria del suo sensei. Nel complesso una storia molto commovente piena di ricordi e sensazioni passate. Complimenti.


Spero vi sia piaciuta!
Baci,
V@le
  
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