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Autore: _joy    19/03/2014    5 recensioni
Contesto: tra "Morsi di ghiaccio" e "Il bacio dell'ombra":
Rose non ha ancora visto il fantasma di Mason, non sono ancora iniziati i problemi legati allo Spirito. Lei e Lissa sono tornate all'Accademia e hanno ripreso le loro vite. Finché Lissa non le chiede di tornare a NYC e riprendere le loro vecchie identità in nome di un amore passato.
ATTENZIONE: questa storia è sempre un crossover con Gossip Girl ma non c'entra niente con "Escape": non sono legate, è diverso il contesto e Lissa e Rose sono scambiate rispetto a quella storia: Rose è Serena Van der Woodsen e Lissa è Blair Waldorf (capelli a parte!)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"You’re burned into my mind forever. There is nothing, nothing in this world that will ever change that."
Dimitri to Rose - "Blood promise"



Mi strinsi le ginocchia al petto.
 
Io e Lissa eravamo sedute sul suo letto, avvolte nel raso della trapunta delicata.
Lei indossava una sottoveste di seta e io delle culotte di pizzo e una canotta in raso color avorio.
Lissa giocherellava con il copriletto, io aspettavo in silenzio.
Alla fine, si lasciò andare contro la testa imbottita del letto e sospirò.
«Cos’è successo, Liss?» chiesi.
Lei sorrise.
«Non lo sai già?»
«Non ho sbirciato! Volevo che me lo dicessi tu!»
«Cos’è, una specie di terapia imbarazzante?»
Ma lo disse sorridendo.
Si era calmata e sembrava abbastanza tranquilla.
Io scrollai le spalle.
«Perché, non sarei una brava terapista?»
Lei scoppiò a ridere.
«Saresti tremenda! Sei un’ottima amica, ma saresti una terapista tremenda!»
Io feci una smorfia.
«Vabbè»
«Comunque, signora terapista… In sostanza avevi ragione tu. Siamo andati al bar e abbiamo iniziato a parlare e… bè, quando Chuck si calma è davvero come se il tempo tra noi non fosse passato! È brillante, affascinante… Mi intriga, Rose, davvero. E poi sai… Abbiamo preso un altro drink e da lì siamo andati a fare due chiacchiere da soli. Solo che…»
Esitò e io attesi.
Volevo che si prendesse il suo tempo: avere un Legame non significava che la tua migliore amica non avesse bisogno di sfogarsi con te.
«Quando abbiamo iniziato a parlare di suo padre e del futuro, è diventato tutto così strano! Ho cercato di ragionare con lui, di dargli dei consigli… Ma è stato così difficile! Avevi ragione, non potevo dirgli nulla di me! non potevo nemmeno promettergli di esserci, per lui! Avrei voluto dirgli come mi sentivo quando ho perso i miei genitori… Ma lui non sa che li ho persi! O mio fratello! Mi sentivo…una bugiarda!»
«Oh, Liss» sospirai prendendole una mano «Non potevi certo dirglielo!»
I suoi occhi scintillarono di lacrime.
«Ma come posso voler stare con qualcuno a cui non posso dire tutto di me? Non so… Mi sembrava di aver costruito così tanto con Chuck, quando eravamo qui! E a volte lo paragonavo a Christian e… bè…»
Non finì la frase ma sentii l’imbarazzo attraverso il Legame.
Certo.
Se paragonato all’affascinante e mondano Chuck, Christian sembrava decisamente noioso.
Eppure… Lo so, non era da me perché io lo trovavo antipatico… Ma c’era fermezza e solidità nell’amore di Christian per Lissa.
In quello di Chuck, invece no: era troppo egocentrico e distruttivo, soprattutto in questo momento.
«Christian ti ama molto» dissi, ferma.
Lei annuì.
«Lo so, lo so… è che Chuck è stato il mio primo amore e il ricordo a volte è così…»
«…Ingombrante?» completai.
Lei annuì.
«Io l’ho amato. Vorrei poterlo aiutare… E vedere che il mio amore non gli basta… Mi fa male!»
«Capisco» sospirai.
 
Capivo davvero.
Voglio dire, l’amore può essere una grande fregatura.
Pensai a Dimitri, a come lui sembrava leggermi nella mente.
A come mi fidassi ciecamente di lui, a come ci completavamo.
«Liss, secondo me l’amore non deve per forza travolgerti e sconvolgerti, per essere amore. Magari con Christian è più prudente, meno estremo, meno folle… Ma non vuol dire che non sia amore. Non vuol dire che se non c’è il tormento e l’ansia non ci possa essere la passione. Anzi. Ormai… non dovrebbe più essere così. Dovrebbe esserci la stabilità, la fiducia, la forza!»
Interruppi la mia perorazione quando notai che Lissa mi fissava a bocca aperta.
«Che c’è?» chiesi debolmente.
«Ti giuro, a volte mi lasci senza parole. Eri tu quella pazza e imprevedibile… E invece a tratti riesci a sorprendermi, come se non ti conoscessi da una vita! Prima quei discorsi sulla libertà, ora l’amore maturo…»
Scosse il capo e io le feci una linguaccia, ma mi diedi uno schiaffo mentale.
Cavolo.
Se avevo deciso di tenere Lissa all’oscuro dei miei sentimenti per Dimitri, era il caso che mi dessi una regolata.
Del resto, sapevo come avrebbe reagito: se ne sarebbe assunta la colpa.
E io non volevo.
«Quindi, ricapitoliamo: non va, eh?»
Lei scosse il capo.
Il rimpianto permeò il Legame.
«Liss, sei stata coraggiosa, comunque. E generosa»
«Ma non sono riuscita ad aiutarlo!»
«Non puoi aiutare chi non vuole farsi aiutare…»
Annuì.
«È così strano… Chuck è stata un’ossessione per così tanto tempo… Mi sembra irreale che ora sia così lontano dalla mia vita!»
«La tua vita è lontana da qui» le sorrisi «Rompere i legami con il passato è dura… Ma fa anche bene. Il tuo futuro non è qui, Liss»
«Già. Il nostro futuro è altrove» mi strinse la mano «E Nate?»
«Nate?» chiesi, sinceramente stupita.
«Sì… Vedo che il vecchio feeling tra voi è rimasto!»
«Oh» scossi il capo «Ma figurati! È solo un amico»
«Un amico decisamente figo!» mi sorrise, maliziosa.
Io risi.
«Sì, decisamente. Ma solo un amico. Come potrei raccontargli che il mio tempo non lo passo dall’estetista, ma in palestra ad allenarmi per uccidere Strigoi?»
Lissa rise di cuore.
«Mi sa che non capirebbe»
«Mi sa che sono d’accordo!»
La abbracciai, poi suggerii con un pizzico di esitazione:
«Che ne dici di chiamare Christian per dargli la buonanotte?»
Lei esitò.
«Forse sarebbe carino… Non lo sento da un po’»
Le diedi un bacio.
«Sarebbe molto carino!»
 
*
 
Ero contenta che Lissa ci avesse pensato su.
Anche se questo significava di certo che avremmo lasciato presto NYC.
Lei non aveva più motivo per restare e i Guardiani non avrebbero esposto l’ultima dei Dragomir a un pericolo di attacco un secondo più del necessario.
Stare lontani dall’Accademia era un rischio.
E così, quella notte mi preparai a salutare la mia vecchia vita.
Non che fosse un dramma: me l’ero già lasciata alle spalle una volta senza problemi.
Ma la scorsa volta partimmo di corsa.
Oggi mi presi il tempo di guardare le vecchie foto, di sorridere sfogliando l’annuario di scuola.
Camminai nella mia cabina armadio accarezzando i tessuti preziosi e mi chiesi se, per caso, non sarei diventata anche io una come Celeste, terrorizzata ad accarezzare uno scampolo di seta.
Sperai ardentemente di no.
Quello e le rughe: per favore, no!
 
 
Alla fine del mio viaggio nei ricordi scesi in cucina per prendere un po’ della cioccolata calda che Dorota lasciava pronta per noi ogni sera.
Questo sì che era un lusso che mi sarebbe mancato, in Accademia!
Scesi silenziosa, a piedi nudi, come facevo sempre.
Attraversai l’atrio e mi mossi sicura nella cucina buia: nemmeno mi serviva la luce, era così grande e minimalista che per sbattere contro qualcosa avrei dovuto essere davvero goffa e sfigata.
«Non dormi?»
La voce mi fece cacciare uno strillo di spavento e fare un salto di un metro.
In un attimo, sentii un corpo caldo premere contro il mio e una mano coprirmi la bocca.
 
Solo una persona aveva quel profumo.
Solo una persona poteva provocarmi le vertigini in quel modo, giusto standomi vicina.
 
Io e Dimitri restammo immobili, in silenzio, per qualche lungo minuto.
Qualche lunghissimo minuto.
Le sue braccia mi avvolgevano.
Non so se si fosse reso conto di quanto eravamo vicini… Io, per parte mia, stavo andando letteralmente a fuoco.
Dopo un po’, Dimitri tolse la mano dalla mia bocca e si protese ad accendere la luce sopra il piano cottura.
Ci guardammo e sperai che il poco chiarore celasse il mio viso in fiamme.
«Magari, se non svegliassi mezza casa…» fece.
«Non ho svegliato nessuno!» borbottai, mentre cercavo di calmarmi «Comunque, mi hai quasi fatto venire un infarto!»
Fece un mezzo sorriso, quindi vidi che i suoi occhi indugiavano sulle mie gambe nude.
Si scostò di un paio di passi e io repressi un sospiro.
Era ancora completamente vestito.
«E tu? Non dormi?» chiesi «Troppe comodità mettono a disagio anche te?»
Si passò una mano tra i capelli.
«Certo è una casa bellissima… Ma non mi dispiacerà tornare all’Accademia. Qui è tutto…irreale»
«È un loft. Ma, sottigliezze a parte… capisco. Per me è stato bello tornare. Però sì, è irreale»
Ci guardammo, imbarazzati.
Versai due tazze di cioccolata e mi diressi verso il divano; lui mi seguì e accese una lampada a stelo di design lì vicino.
Mi sedetti raggomitolando le gambe sul divano e sorseggiai la cioccolata.
Dimitri aveva gli occhi fissi sulla tazza e ne approfittai per guardarlo a mio piacimento.
Quando alzò lo sguardo probabilmente io sembravo una drogata.
Di lui.
Mi affrettai a distogliere il mio e bevvi un sorso.
Quando rialzai gli occhi, vidi che mi stava fissando le gambe.
Sussultai e lui si schiarì la gola, imbarazzato.
«Vado a letto…» iniziò.
«Dimitri» dissi, precipitosamente.
Non volevo che se ne andasse.
«Ho parlato con Lissa. Sai, avevi ragione! Avevi ragione a dire che dovevo lasciarla libera di decidere… Si è resa conto da sola che con Chuck non funziona!»
Lui si sedette più comodamente.
«Ne ero certo. Lissa è una ragazza molto intelligente»
«Già» sorrisi «Sono contenta che si sia risolto tutto!»
«A volte bisogna farsi male per capire che si sta sbagliando strada, purtroppo…» disse, sovrappensiero.
Io gli stavo fissando le labbra, ipnotizzata, e mi uscì di getto una frase che non avrei dovuto dire:
«E se ti fai male comunque, anche se non stai sbagliando?»
I suoi occhi si alzarono subito a fissare i miei.
Restammo in silenzio.
Sotto il suo sguardo tremavo.
Non dovevo.
Lo sapevo… Ma volevo comunque.
Mi protesi in avanti e lui fece un gesto con la mano.
«Rose…»
«Se fosse tutto così maledettamente difficile… Ma io pensassi che comunque ne vale la pena?» continuai, febbrile.
Lui sembrava in difficoltà.
«Io… Io non lo so» bisbigliò.
Mi slanciai in avanti e lui, di riflesso, tese le braccia per prendermi.
 
E, in un attimo, ero seduta praticamente sulle sue gambe.
La mia pelle nuda strusciava contro i suoi jeans, le sue mani corsero sulle mie braccia nude.
Ci fissammo, in silenzio.
Poi la sua bocca catturò la mia.
 
Era da quel giorno, in palestra, che non ci baciavamo.
Da quel giorno meraviglioso in cui mi aveva detto che non aveva scelto Tasha, ma me.
Che era innamorato di me.
Era stato stupendo… E così triste.
Perché, anche se aveva ammesso i suoi sentimenti, comunque c’erano mille ostacoli a dividerci.
La mia età. La sua condizione di mentore.
Il fatto che saremmo stati entrambi i guardiani di Lissa.
Ma quando eravamo insieme niente di tutto ciò contava.
Eravamo solo noi.
 
Sperimentai ancora quella sensazione stupenda di essere a casa, tra le sue braccia.
Gli passai le mani tra i capelli, sulle spalle; gli strinsi la schiena.
Non potevo mai toccarlo… e lo desideravo così tanto!
Lui, intanto, faceva correre le mani sulle mie gambe nude, sulla schiena, sotto la canotta…
Sospirai quando allontanò le labbra dalle mie.
O, meglio, boccheggiai in cerca di aria.
Eravamo ancora vicinissimi.
Lui chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro la mia.
«Roza» mormorò.
Io sospirai contro le sue labbra e allacciai le braccia dietro il suo collo.
Volevo restare così per sempre.
Non ci eravamo mai solo… abbracciati.
Era meraviglioso.
I nostri momenti insieme erano sempre rubati, ma quella dolcezza inaspettata mi colmava l’anima.
«Allora non ti dispiace venire via?» bisbigliò lui.
«Mmmm?» mugugnai, distratta dal suo abbraccio caldo «No, anzi! Per quanto New York sia bella, quella che abbiamo qui è una vita di bugie… è divertente per un po’, ma non ne vale la pena, francamente»
Dimitri passò lievemente un dito sulla mia nuca e io feci le fusa, praticamente.
«Nemmeno… per quel ragazzo?» bisbigliò poi.
Ero talmente immersa nella mia beatitudine che ci misi un attimo a capire.
«Cosa?» aprii gli occhi di scatto «Quale ragazzo?»
Evitava il mio sguardo… cosa stava succedendo?
«Dimitri? Quale ragazzo?»
Gli presi il viso tra le mani.
Mi guardò, ma sembrava in difficoltà.
Non avevo mai visto Dimitri in difficoltà.
«Quel ragazzo con cui ballavi alla festa» disse poi.
«Nate?» ero sinceramente senza parole.
 
Ma era serio?
L’amore della mia vita si stava preoccupando di Nate Archibald?
 
Dimitri distolse lo sguardo.
«Dimitri, ma… Seriamente, c’è bisogno che io ti dica…»
Ecco, adesso ero imbarazzata anche io.
Sbuffai.
«Insomma, non puoi essere serio! Ma ti pare che sarei qui con te, ora?»
Lui passò una mano sulla mia coscia.
«È che…» mormorò «Che sarebbe molto più facile…»
«Sì… Se tralasciamo il fatto che non potrei mai dirgli niente di me»
Gli presi il mento per fargli alzare il viso e dissi, pacata:
«E se tralasciamo il fatto che a me non interessa nessuno che non sia tu»
I suoi occhi si illuminarono e lui si sporse a baciarmi.
A un centimetro dalle mie labbra disse:
«Non ho il diritto di chiedertelo»
Sbuffai.
«Invece ce l’hai»
Ci baciammo.
E dimenticai ogni altro pensiero.
 
*
 
Il giorno dopo, all’aeroporto, Lissa mi chiese perché sorridevo come una demente.
«Eh?» borbottai, felice «Chi sorride?»
Lei alzò gli occhi al cielo.
«Ma hai davvero così tanta voglia di tornare all’Accademia?»
«Mmmmm» borbottai, euforica.
Chiusi gli occhi per concedermi di riassaporare ogni dettaglio di ieri sera.
La pelle calda di Dimitri.
Il suo odore.
Le sue labbra.
Oddio, quelle labbra…
«Comunque ho parlato con Christian e avevi ragione: è stato dolce e… bè, mi è mancato»
La voce di Lissa mi strappò dalle mie fantasticherie a occhi aperti.
«Ah. Bene!» commentai.
Lei annuì, arrossendo.
«E, sai… ho davvero voglia di rivederlo! Ero così insicura quando siamo partite, ma… Christian ha un posto nel mio cuore. E Chuck… bè, mi sembra tutto come sogno. Come se stamattina mi fossi svegliata da un bel sogno… che però non ha nulla di concreto»
Le sorrisi e lei mi strinse affettuosamente una mano.
«Rose… grazie! Uno di questi giorni troveremo un ragazzo che ti piace!»
 
Lanciai un’occhiata veloce a Dimitri.
Stava parlando con Stan e aveva la sua solita aria seria e compassata.
Eppure… io sapevo benissimo come quelle labbra potevano essere morbide e dolci, quelle braccia stringermi fino a togliermi il fiato e lui, bè…
Forse avvertì il mio sguardo, o forse fu un caso; comunque, mi lanciò un’occhiata.
I suoi occhi si accesero di un calore nuovo.
Sapevo che anche lui pensava a ieri notte.
Ai baci che ci eravamo scambiati.
A quanto era stato difficile separarci.
A come mi aveva stretta, baciandomi la fronte, quando mi aveva depositata davanti alla porta della mia stanza, prima di andare a dormire.
Richiusi gli occhi, ebbra di amore.
 
Un ragazzo che mi piace.
Certo, come no.


***
Ed eccoci qui, alla fine di questa avventura! :)
E' stata una storia breve, ma io mi sono divertita... Comunque, oer questo fandom, ho altri due progetti stavolta tutti e interamente Vampire Academy!
Il primo è una OS Rose-Dimitri post "Last sacrifice"... no, non vi dico altro, ma è già pronta! ;)
(Immagino non si sia capito che li amo alla follia... Il quote di Dimitri che ho messo in apertura di capitolo mi fa ancora sciogliere!!!!)
Il secondo è un'idea proprio su "L'ultimo sacrificio"...chi di voi lo ha letto? Come lo avete trovato?
Grazie a chi mi ha seguita anche qui!
Vi ricordo la mia pagina Facebook per restare aggiornati su tutte le mie storie: 
https://www.facebook.com/Joy10Efp?ref=hl
Buona lettura,
Joy

 
   
 
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