Note: La canzone usata è Thunder Road, di Bruce Springsteen, dall' album Born to Run, del 1975. Non è presente il testo completo.
Thunder Road:
Lei ballava, lei amava ballare.
La sera, quando era di buon umore, prima di venire a letto, metteva su
la
discografia di Springsteen e iniziava a ballare.
Qualsiasi cosa capitasse, lei ballava. Ma il meglio di se lo dava solo
se c'
era una canzone di Born
to Run. O The River, o Darkness on
the Edge Of Town, o...
insomma, lei dava il meglio di se anche con le canzoni che nessuno
riuscirebbe
a ballare, piuttosto si metteva a fare fouettè
per tutta Growin'
Up, o magari
improvvisava un pezzo alla sbarra su The River. Una volta l' ho vista
improvvisare un pezzo di danza moderna con un cappello simile a quelli
di Chorus
Line su
Cover Me. Ballava per tutta la stanza, ed era come se i passi li
sapesse da
sempre.
Magari era in camicia da notte, ma sembrava comunque la protagonista di
un
balletto a teatro, uno di quelli lussuosi a cui vai con il vestito
buono che
hai messo solo al matrimonio dei tuoi.
Io me ne stavo lì, sotto le coperte del letto a una piazza
dove avremo dormito,
a guardarla ballare. E canticchiavo, oppure, una volta che si era rotto
lo
stereo, suonavo la chitarra.
Poi ad un certo punto, quando aveva ballato due o tre canzoni, si
inginocchiava
in fondo al letto e si metteva sotto le coperte, gattonava un po' e poi
mi
abbracciava.
Dio solo sa quanto fossi innamorato, non mi importava nemmeno se non
facevamo
l' amore, per me era importante avere lei, lei e tutto ciò
che la riguardava. I
pregi, ovvio, ma anche i difetti, sopratutto i difetti,
perché sono quelli che
fanno la differenza, senza difetti saremmo tutti perfetti e quindi
tutti
uguali. Chi vuole vivere in un mondo in cui tutti siamo uguali? Ognuno
è
perfetto a suo modo, e cazzo, lei era perfetta anche quando faceva
battute
completamente idiote, fuori luogo e che nemmeno facevano ridere lei.
Il fondo nelle battute squallide l' ha toccato quando era in seconda
superiore,
io interza, ed ero
lì con lei in classe con un paio
di amici. La professoressa disse:" Ci sono degli estranei che fanno
casotto qui!" E lei rispose. "Ma prof, non sono gli estranei che
fanno casotto, è il casotto che fa gli estranei!" Nella
stanza calò il
silenzio, la prof rise per educazione, Alessandro fece quasi cadere la
videocamera che teneva in mano, non mi ricordo nemmeno
perché, e io mi tolsi le
cuffie e mi battei una mano sugli occhi, disperato.
Ma era per quello che la amavo, o forse no.
Non ho mai capito perché mi sono innamorato di lei, ma so
che il primo giorno
in cui ci siamo dati appuntamento alla fermata del bus per farla venire
a casa
mia a giocare ai videogiochi, quando è apparsa dalla parte
opposta a quello che
avrebbe dovuto dicendo che aveva sbagliato autobus, ho capito che c'era
qualcosa in lei di cui avevo bisogno. Nel tempo ho capito che era di
lei che
avevo bisogno, e che avrei voluto lei. Magari non per sempre, nessuno
dei due
ci crede più, all
amore infinito, ma comunque per una
certa quantità di tempo indeterminata.
Ed eccoci, 2 anni dopo.
Ancora, voglio solo lei, dormo a casa sua tutti i week end
più o meno da un
anno, e se prima di conoscerla qualcuno mi avesse detto che avrei
dormito nello
stesso letto di una ragazza per lei, perché la amavo, e non
con l' unico scopo
di fare sesso, avrei sicuramente riso a quel qualcuno dritto in faccia,
mandandolo a fanculo
senza mezzi termini.
The screen
door slams,
Mary's dress sways
Like a vision she dances
across the porch
As the radio plays, Roy
Orbison
singing for the lonely
Hey that's me and I want you
only
Capitava, ogni tanto, che lei ci
rimanesse male per
qualcosa, ma il più delle volte iniziava a dire cose cattive
su di me, ma non
in modo stronzo, perché veniva e ad ogni insulto mi dava un
pizzicotto sulle
guance, ma contemporaneamente mi abbracciava e mi guardava con gli
occhi con
cui si guarda ciò ama più di qualsiasi cosa. Mi
sono sempre chiesto, ogni volta
che capitava, se anche' io avessi quello sguardo quando la abbracciavo.
Ad ogni
modo, se ci rimaneva male, magari non lodava nemmeno a vedere e non se
la
prendeva assolutamente. A parte una volta, in cui ha iniziato a
strillare, poi
a piangere e a buttare le cose per terra. Infine,quando si era calmata,
mi
aveva chiesto se potevamo saltare la notte insieme per quel week end.
Non ho
avuto il coraggio di ribattere, era distrutta, a pezzi, io ero la causa
e
questo rese anche me a pezzi, forse più di lei,
perché mi ero fatto carico di
entrambi i dolori, il suo e il mio.
Quando sono tornato a casa mi sono ubriacato come mai prima di allora e
come
mai più è successo. Davvero, non ho mai bevuto
tanta vodka in una volta sola.
Non riuscivo a far fronte a me stesso con tutto quel dolore, con la
responsabilità di un dolore non mio, l'avevo fatta stare
male per davvero, non
avrei voluto, rischiavo di perdere la cosa più bella del
mondo, l'unica che
avessi mai amato in quel modo così ingenuo e innocente.
Ubriaco com'ero, andai
ad aprire alla porta alle 3 di notte, senza nemmeno rendermene conto.
Mi ritrovai di fronte lei, con la faccia tutta sporca di trucco, le
mani
impiastricciate per essersi cercata di pulire e la giacca di pelle
sopra al
pigiama. Quando si rese conto che ero completamente ubriaco,
probabilmente
perché avevo in mano una bottiglia di vodka quasi vuota e
perché piangevo
dicendo cose senso, mi ha tolto la bottiglia di mano, mi ha abbracciato
e,
piangendo, mi disse che mi amava. Poi mi ha portato in bagno, dove ho
praticamente vomitato l' anima. Poi ha finito la vodka al posto mio, ha
pulito
il bagno, mi ha messo nel letto e si è sdraiata con me,
dicendo che ero un
idiota e che il giorno dopo sarei stato malissimo. Ha aspettato che mi
addormentassi,
poi si è alzata e ha messo in ordine tutto, mettendo le
bottiglie di vodka di
mio padre in modo che non si notasse che ne mancava una, si
è messa di nuovo
nel letto e si è addormentata anche lei. La mattina dopo mi
sono svegliato, ho
ripensato al litigio della sera prima e ricominciato a piangere,
svegliandola.
Non l' ho mai più vista così dispiaciuta per
qualcosa come per le mie lacrime.
"Amore mio." Disse sorridendo. "Certo che sei proprio un
bambino." Mi baciò, mi abbracciò e
aspettò che mi calmassi. "Non ti
preoccupare, è tutto a posto, ok?" Mi aveva detto poi
dolcemente. E fare
l' amore non è mai stato tanto bello come in quel momento.
Da quel giorno però ho paura che possa di nuovo farla stare
così male, che
succeda tutto da capo e che io non regga il confronto con me stesso
allo
specchio.
Don't turn me home
again
I just can't face myself
alone again
Don't you run back inside, darling
You know just what I'm here
for
[...]
Quando l' ho conosciuta, non era
esattamente ciò che si può definire
una persona felice. Anzi, tutt' altro. L' ho conosciuta che era appena
uscita
da una fase di autolesionismo, ma non me lo disse subito. Fu solo
quando ne
parlammo in non so quale contesto che lo venni a sapere. Ai tempi non
stavamo
nemmeno insieme,eravamo giusto grandi amici. Lei la mia figliola e il
suo papà.
Non aveva cicatrici o segni di cui potessi sospettare, ma un giorno mi
scrisse
che le avevo salvato la vita. Allora capii, che se aveva smesso era
solo perché
io la rendevo felice essendo suo amico, e credetemi, non esiste una
cosa più
bella da sentirsi dire.
In quel periodo io soffrivo parecchio per una storia con quella che,
quell'
anno lì, era la mia ragazza, con cui le cose andavano sempre
peggio, poi
miglioravano e poi peggioravano ancora. E quando avevo bisogno di un
sostegno,
le scrivevo un messaggio.
Lei faceva di tutto per aiutarmi, è venuta a casa mia ed
è rimasta oltre quando
avrebbe dovuto, fregandosene se i suoi si arrabbiavano o saltando gli
allenamenti o le lezioni di danza.
Lei lo faceva perché voleva che io avessi compagnia, sapeva
che da solo sarei
solo stato peggio, quindi prendeva il primo bus, anche a costo di
correre come
una pazza e arrivare nella mia via senza fiato e sifaceva
tutta la scalinata fino a casa mia. Con la pioggia, con la neve, con il
sole e
con lo sciopero dei bus, camminando per un' ora e arrivando in ritardo
a casa
sua di un ora e mezza. Ma quando entrava in casa mia mi abbracciava e,
giuro,
nessuno mi abbracciava come lei, nemmeno la mia ragazza. Ci sedevamo
sul divano
e guardavamo un film, giocavamo ai videogiochi, suonavamo la chitarra,
ascoltavamo le fiabe nelle audio cassette. Un paio di volte siamo anche
usciti,
io le parlavo, lei mi ascoltava,in silenzio e poi mi rispondeva,
consigliandomi
se glielo chiedevo o semplicemente dicendomi che sarebbe andato tutto a
posto.
Lei di dolore per amore ne sapeva, ma io ancora non lo sapevo. Lei, che
prima
di me non aveva mai avuto un ragazzo, sapeva più cose sull'
amore che chiunque
altro. Era come se lei prendesse il mio dolore e lo studiasse, lo
analizzasse,
fino ad arrivare ad un punto in cui lo faceva suo e soffriva con me.
Credo che
sia l'unica persona al mondo capace di farlo, davvero.
You
can hide 'neath your
covers
And study your pain
Make crosses from
your lovers
Throw roses in the rain
[...]
Quando andava in seconda superiore,
io ero in terza, ma è
comunque riuscita a darmi ripetizioni di inglese nonostante lei quegli
argomenti non li avesse mai visti. Li studiava con me, ma poi alla fine
sono
stato comunque bocciato e ci siamo ritrovati in classe insieme l' anno
dopo.
Avrebbe anche studiato filosofia, pur di darmi una mano. Io quella mano
la usai
come ancora di salvataggio come lei aveva usato il mio affetto per
salvarsi la
vita. Io però non ce la feci e ricascai in acqua.
"Non ammesso alla classe quarta."
"Mi dispiace, ma tra noi non funziona più come all' inizio,
credo che
dovremmo finirla."
BOOM, due ultimatum in un giorno solo. Eppure lei c'è sempre
stata, mi ha
abbracciato e consolato per tutta la sera. Quella notte ha dormito per
terra
nel sacco a pelo dopo aver passato dalle due del pomeriggio all' una di
notte a
consolare me che che
piangevo.
Il giorno dopo mi ha fatto guardare Springsteen & I
e mi ha
preparato le crepes.
A dire la verità, nessuno ha mai fatto tanto come lei ha
fatto per me, lei che
nonostante tutto, nonostante il tempo, il suo umore, nonsotante
io abbia il dono di rovinare sempre tutto, mi ha preso per mano e mi ha
portato
verso la terra promessa della felicità. Ancora adesso, sta
continuando a portarmici
per mano, lungola
strada, canticchiando e saltellando. O ballando, dipende se
c'è la musica o no.
Lei, come ho detto, amava ballare, e nonostante avesse potuto, non
aveva mai
avuto l' aspirazione di entrare in grandi scuole di ballo. Niente
audizioni per
la Royal Ballet School,
non aveva voluto studiare alla Scala, niente. Lei
ballava perché amava ballare, e amava anche me. Per il suo
compleanno la
portavo sempre a vedere un balletto diverso. Lo schiaccianoci, Don
Chisciotte,
Biancaneve, Il lago dei cigni, Sylvie e cose così. Si
commuoveva sempre, e
usciva dal teatro su quei tacchi e con quel vestito nero lungo con le
lacrime
agli occhi e ringraziandomi per il regalo. Non ho mai avuto il coraggio
di
dirglielo, ma il regalo più grande che potesse farmi era
stare con me, perché
io vivevo di lei e per lei. Vivevo delle sue mani graziose, dei suoi
capelli
castani che non stavano mai a posto, di quegli occhi che ha solo chi ne
ha
passate tante e altrettante ne ha viste. Che però erano
occhi felici. E
chiunque la conoscesse, appena ha avuto l' occasione di parlarmi a
quattr'occhi, i primi tempi in cui stavamo insieme, mi diceva che la
stavo
rendendo felice e che non dovevo farla soffrire, che i suoi erano
cambiati ed
era solo grazie a me. La prima volta che andai a casa sua i suoi
genitori mi
ringraziarono. Si vedeva che sapevano tutto di me e della nostra
storia.
Sapevano cos' era successo il giorno in cui ci mettemmo insieme, a che
ora l'
avevo presa per mano la prima volta e cos' era successo quando ci siamo
dati il
primo bacio. Lei era davvero innocente ed ingenua. Aveva il corpodi
una donna, ma da qualche parte, era ancora una bambina.
Oh oh,
come take my hand
We're riding out tonight to
case the promised land
Woah oh oh, thunder
road, oh thunder road,
oh
thunder road
Andavamo al liceo artistico, e la
prima volta che la vidi
disegnare fuori dalle normali ore di lezione, fu mentre schizzava un
foglio che
prendeva il volo e diventava un aereplanino,
che poi
si trasformava in uno stormo di rondini, che scappavano dalla finestra
di una
casa. Poi accanto alla finestra ha scritto 'Be Free' in un bel
carattere
svolazzante. Ha ricalcato con il pennino a china e poi si è
girata verso di me.
'Credi che riusciresti a fare una cornice? Così ce lo metto
e lo appendiamo sul
letto.' Quel pomeriggio le costruii una cornice con il legno e poi lei
appese
il disegno sopra il mio letto, dove è ancora oggi. La sera,
si sdraiò con me
dopo aver ballato e guardò il disegno. "Io sono il foglio di
carta."
Disse. "E tu la mia finestra." Ci misi un po' a capire, ma quando lo
feci, non riuscii a trattenermi dall' abbracciarla forte. Ma lei era lo
stesso
per me, fino a che non sono stato con lei, fino a che non mi sono
sentito
felice e libero davvero, non mi ero mai reso conto di quanto fossi in
gabbia
prima. Prima, con la mia precedente ragazza, ero felice, forse, pieno
di
promesse a me e a lei. Sposarsi, vivere insieme, avere dei figli e
stare per
sempre insieme. Cazzate, tutte cazzate. Ma me ne rendo conto solo ora,
ora che
so che a 15 anni abbiamo ben poco da programmare e che a quell'
età
bisognerebbe divertirsi, non passare i giorni a piangere per una
ragazzina
viziata che non distingue la cotta che passa e poi ritorna e poi
ripassa dall'
amore.
La sera in cui appesi il disegno al muro, le chiesi se c' era mai stato
qualcuno che lei aveva rifiutato. Mi raccontò di un paiodi
ragazzi che le avevano detto che era bella, del ragazzo che le aveva
'rubato',
così disse, il primo bacio, di quanto avesse amato quel
momento, e di quanto,
d' altro canto, avesse odiato il ragazzo in questione. Avrebbe voluto
darlo a
me, il primo bacio, ma quella sera di febbraio non fui io ad avere l'
onore di
sentirla tremare, poter sentire la paura farsi strada in ogni suo
singolo
muscolo, non poter essere io ad accarezzarle la mano per tranquillizarla,
non poter essere io il suo 'il primo bacio non si scorda mai'. Ma in
fondo, se
potessi avere la possibilità ditornare
indietro e far
sì che il nostro primo bacio fosse anche il suo
primo bacio, non lo
farei. Avrei paura di non essere all' altezza dei suoi sogni, perchè lei
è una ragazza nata per sognare, e il suo prima
bacio lo sognava esattamente come l' ha dato.
Una volta mi ha fatto vedere le cose che scriveva e come si vestiva
prima di
iniziare il liceo, quando, almeno così lei diceva, era
fissata che doveva
diventare Emo-Punk.
Quello era il suo scheletro nell'
armadio, a nessuno era mai stato concesso di vedere così in
là. Non aveva mai
negato di essere stata così diversa da come quando l' ho
conosciuta, ma vederla
in quel modo mi aveva fatto capire meglio il percorso che aveva
percorso per
arrivare ad essere la persona straordinaria che era e che tanto amavo.
But tonight
we'll be
free
All the promises'll
be broken
There were ghosts
in the eyes
Of all the boys
you sent away
They haunt this
dusty beach road
In the skeleton frames of
burned out Chevrolets
Non le ho mai dedicato She's the one, nemmeno New York City Serenade,
niente canzoni, nonostante noi vivessimo di musica e se mai ci saremmo
sposati,
l' avremmo fatto con la musica. Non so perchè,
ma a
nessuno dei due è mai venuto in mente di mettersi a cantare
una canzone all'
altro, semplicemente nonsiamo
quel tipo di coppia.
Ma abbiamo un sacco di cose, o meglio, di canzoni, che abbiamo fatto
nostre. Born to Run
è una di quelle cose, ci sono versi che semplicemente ci
rappresentano, ci
raccontano. O The River, e quando avevamo tra i 17 e i 18 anni eravamo
fissati
con Growin' up.
Adesso cantiamo spessissimo E Street Shuffle.
Insomma, Springsteen è stata davvero la nostra colonna
sonora. Appena
conosciuti mi chiese se potevo darle dei consigli per rifarsi l' mp3,
io le
consigliai di sentirsi She's
the One,
The River e Dancing in the dark, aggiungendo che avrebbe dovuto
cercarsi tutta
la discografia. Un paio di mesi dopo mi disse che aveva finito e che le
aveva
tutte. Qualche weekend dopo è andata in vacanza da suo
padre, a La Spezia, ed è
tornata con due libri di Springsteen. Non faceva altro che leggerli,
sfogliarli, guardava le foto, leggeva i testi inediti e canticchiava Fever. Ricordo che quel giorno,
appoggiato al calorifero
della classe con Riccardo, mi sentii come un padre quando il figlio
vince le
olimpiadi. "Baciala, amico mio, baciala." Mi disse Riccardo.
Io risi, ma l' avrei fatto davvero.
Lei non faceva altro che cantare I'm on Fire
e Fire, dopo il nostro
primo bacio.
Il primo weekend che passai da lei, lo passai mangiando crepes,
gelato, e popcorn guardando Springsteen & I, e appena finiva,
lo facevamo
ripartire. Ci siamo addormentati ai primi 'Thank
You Bruce' della settima
volta che lo rivedevamo, non so
che ore fossero, ma comunque il buio era già lì
da un bel po', e i suoi erano
andati a dormire da un sacco.
Bruce era la nostra vita di coppia, io la sua vita, lei la mia,
Springsteen la
nostra. Una weekend abbiamo ridipinto il murosopra
il
suo letto, e abbiamo stampato, ritagliato e incollato lettera per
lettera la
frase:" Together Wendy
we'll live int
the sadness, I'll love you
with
all the madness of
my soul" , fu un
lavoraccio, ma alla fine eravamo soddisfatti del risultato. E' una
perfetta
imbianchina, dico davvero. E quel giorno ho scoperto che da piccola
voleva fare
l operaia navale.
Quella sera lei ballò She's
the one,
e io mi unii a lei.
"Certo che fai schifo a ballare." Mi disse quella sera sotto le
coperte. "Ma io ti amo lo stesso."