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Autore: R e d_V a m p i r e     19/03/2014    4 recensioni
L'uomo ricambiò lo sguardo assonnato del più piccolo, trattenendo un sorrisetto alla testarda ostinazione che vedeva riflessa in quegli occhi annebbiati dalla stanchezza; nonostante fosse letteralmente crollato sul divano, meno di dieci minuti prima, appena toccato il materasso del proprio lettino si era improvvisamente ridestato, chiedendo che gli venisse raccontata la solita favola della buonanotte.
In realtà non era sempre la stessa storia riciclata, perché il papà ne aveve tantissime da raccontare ed erano una sempre più bella e interessante dell'altra; sembrava quasi una regola che in quella casa non si leggessero fiabe dai libri, che pure riempivano molti degli scaffali in salotto e nella stanza dei genitori.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dahulu kala...

Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono.
Perché i bambini lo sanno già.
Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.
G. K. Chesterton





«...e allora il drago...»
«Vetis»
Il bimbo rannicchiato sotto le coperte si agitò un po', cercando una posizione migliore, finendo per rotolare su un fianco e piantare i profondi occhi azzurri sul viso dell'adulto.
L'uomo ricambiò lo sguardo assonnato del più piccolo, trattenendo un sorrisetto alla testarda ostinazione che vedeva riflessa in quegli occhi annebbiati dalla stanchezza; nonostante fosse letteralmente crollato sul divano, meno di dieci minuti prima, appena toccato il materasso del proprio lettino si era improvvisamente ridestato, chiedendo che gli venisse raccontata la solita favola della buonanotte.
In realtà non era sempre la stessa storia riciclata, perché il papà ne aveve tantissime da raccontare ed erano una sempre più bella e interessante dell'altra; sembrava quasi una regola che in quella casa non si leggessero fiabe dai libri, che pure riempivano molti degli scaffali in salotto e nella stanza dei genitori.
«Giusto, Vetis» concesse, alla fine, vedendo un sorriso vittorioso spuntare sul visetto paffuto del figlio.
Era un Nephilim, nonostante avesse appena sette anni, e come tale era cresciuto. Avviato alla strada del Cacciatore com'era nel suo destino, scritto nel suo DNA. E, del resto, quel piccolino sembrava imparare rapidamente e aveva mostrato sin da subito una spiccata intelligenza per la sua tenera età.
Non si poteva non essere fieri di lui, benché lo stregone avrebbe voluto che credesse alle favole come tutti i bambini della sua età, nonostante vivesse in un mondo dove queste non erano soltanto storie, senza vederci per forza demoni ed esempi di vita vissuta.
Ma quella particolare storia lì non era solo una favola della buonanotte. Era il loro passato ed era giusto che lo conoscesse, per poter sperare in un futuro migliore.
«Ma zio Jace dice che erano estinti.»
Obiettò, in un pigolio soffocato dalle coperte tirate fin sopra il naso, dopo averci pensato su qualche secondo.
Il figlio di Lilith sospirò, sorridendo dolcemente, chinandosi a scompigliare i riccioli castano scuro del figlio che si mosse, irrequieto, cercando di scappare alla ''tortura''.
«Papaà!» si lagnò, soffocando una risatina in uno sbadiglio.
«Sono sempre troppo poco estinti, Max.» lo corresse, tirandogli leggermente giù la trapunta con una fantasia di cielo stellato e pianeti, che aveva voluto lui stesso qualche settimana prima, per evitare che il piccolo si soffocasse accidentalmente da solo; aveva il visetto così tanto rosso per lo sforzo di respirare e allo stesso tempo non scoprirsi che faceva tenerezza.
«Hai paura? Cambio favola se vuoi...»
Il bimbo sgranò gli occhioni, balzando seduto con un'agilità tale che quasi sorprese il padre seduto sul bordo del letto.
Teneva le manine saldamente strette in pugni sulla stoffa e le piccole spalle infagottate nel pigiamino blu tremavano appena. Ma, nonostante questo, cercò di mostrarsi lo stesso coraggioso agli occhi del genitore.
«No che non ho paura. Sono grande, io.»
Magnus lo fissò per qualche istante con i suoi occhi da gatto, poi chinò appena il viso su quello del bimbo e gli accarezzò delicatamente una guanciotta rosea, sfiorandola con le nocche. C'era qualcosa di assoluto, nello sguardo con cui fissava suo figlio, un amore talmente grande che poteva essere a stento contenuto.
Quel minuscolo figlio dell'Angelo era la cosa più importante della sua vita. Il centro del suo mondo, insieme a suo marito.
«Tesoro mio... è normale avere paura, sai? Non ti rende meno speciale, anzi. Ma devi capire che anche i draghi... pardon, i Vetis ed i demoni più spaventosi possono essere sconfitti. Non devi permettergli di spaventarti, perché sei più forte di loro. E, fin quando non sarai capace di farlo da solo, io e papà saremo sempre qui per proteggerti» mormorò, sfiorandogli la fronte con le labbra «Ok?»
Il bimbo annuì, dopo un secondo di esitazione, aggrappandosi alla camicia da notte verde mela del padre e nascondendo il visetto contro il suo petto.
«Ok...» sussurrò, accoccolandosi contro di lui «...allora... allora mi abbracci?»
Lo stregone sorrise, circondando quel corpicino minuscolo con le braccia e stringendoselo contro il petto, appoggiando il mento sul capino e cullandolo dolcemente. «Certo, tutte le volte che vuoi.»
«E... e... e dormi con me?» chiese ancora Max, strofinandosi contro di lui come a cercare di crearsi un cantuccio per essere protetto meglio.
«Solo poco poco.» aggiunse, sollevando il visetto e guardandolo con quegli occhioni di un azzurro molto simile eppure diverso da quello del Cacciatore che gli era compagno di vita. Lo guardava speranzoso, le guanciotte arrossate per l'imbarazzo della richiesta.
Lo stregone rise, sollevando con uno svolazzo le coperte e seguendo il suo cucciolo sotto di esse, spostandosi su un fianco per permettere al bimbo di riprendere la posizione accucciolata contro di lui. «Solo poco poco» concesse, accarezzandogli delicatamente la schiena per conciliargli il sonno.
Avrebbe potuto usare la magia, ma voleva che dormisse di un sonno naturale e ristoratore.
«Papà?» si fece sentire di nuovo, dopo qualche minuto di silenzio, il bambino.
L'uomo, a cui intanto si erano chiusi gli occhi, sollevò appena il capo, sbattendo un paio di volte le palpebre per mettere al fuoco il figlio.
«Sì, Max?» riuscì a mormorare, se pur con fatica, mantenendo un tono di voce basso e morbido.
Il bambino sembrò arrossire di nuovo, tuffando il visetto fra l'incavo del suo collo e la spalla, aggrappandosi a lui come un piccolo koala. Il papà era sempre così caldo e profumava di buono. Anche se i suoi brillantini erano fastidiosi, ma neanche l'altro suo papà era riuscito a fargli smettere di usarli.
«Me la racconti ancora la storia?»
Magnus chiuse gli occhi, lasciando cadere il capo sul cuscino. Era stanco morto, dopo una giornata così piena.
Ma sorrise comunque, sentendo il respiro tranquillo di suo figlio e il battito rassicurante del suo piccolo cuoricino contro il suo petto.
«Allora il demone Vetis si alzò sulle zampe posteriori e...»

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Alec si affacciò alla porta della cameretta, facendo piano in modo da non diturbare ed essere il più silenzioso possibile; era mezzanotte passata e sapeva di aver fatto mostruosamente tardi, ma quei moloch non ne volevano sapere di essere fatti fuori.
E, per l'Angelo, si sentiva tremendamente in colpa per non aver cenato insieme alla sua famiglia. Ma, soprattutto, per non aver dato la buonanotte a suo figlio.
Ma l'espressione stanca non riuscì a soffocare il sorriso che gli piegò le labbra, nel vedere l'uomo e il bambino stretti sotto le coperte, le fronti vicine e un braccio dello stregone a circondare e proteggere nel sonno il più piccolo.
Allora, sempre in silenzio, si liberò degli stivali e raggiunse il lettino, sdraiandosi all'altro fianco del bimbo, sopra le coperte per non svegliarli. E così, tenendo il piccolo Max fra sé e il marito, si concedette finalmente di riposare. Ma, mentre chiudeva gli occhi, udì ugualmente quel sussurro che lo faceva sentire, ogni volta, davvero a casa. E sorrise, addormentandosi.
«Bentornato»

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»Angolino di Red«


*il titolo significa ''C'era una volta...'' in indonesiano.
E' tardi, sono stanca e non ho nemmeno riletto. Ma non sono proprio riuscita ad impedermi di scrivere questa piccola OS. Perché, anche se la raccolta è terminata da poco, mi manca già. E perché Magnus è un padre stupendo e Max un piccolino adorabile.
E con questo, vi dò la buonanotte.

Red.
   
 
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