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Autore: telesette    20/03/2014    2 recensioni
Ciò detto, Miriam levò lo sguardo al sole che andava già rischiarando il cielo all'orizzonte.
L'alba di un nuovo giorno.
Un nuovo inizio.
E mentre contemplava il prodigio del rinnovamento della vita, rivolgendosi ancora al suo fratello ritrovato, sapeva già fiduciosa che Aronne e gli altri non avrebbero tardato a chiamare Mosé allo stesso modo...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miriam, Mosè
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.       
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...       
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.       
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.       
Ciao Gina!

***

 

 

Il Principe d'Egitto ( The Prince of Egypt ), film campione d'incassi del 1998 prodotto dalla DreamWorks Animation, è senza dubbio una versione toccante ed accattivante della vicenda di Mosé narrata nel libro dell'Esodo. Unendo infatti la tensione mistica alla "magia" dell'animazione, costruendo attorno una storia più che plausìbile, il risultato è qualcosa di prezioso ed affascinante.
Salvato dalla madre Jocabel, per impedire che venisse ucciso assieme a tutti i neonati degli schiavi israeliti sotto il giogo tirannico del Faraone Seti, Mosé viene raccolto dalle acque del fiume Nilo in un cesto di vimini e adottato dalla regina Tuya. Cresciuto ed educato all'interno della corte reale assieme al fratellastro Ramses, condividendo la dissolutezza e spensieratezza di un principe, Mosé apprende la verità sulle sue origini dalla sorella Miriam e dal fratello Aronne. Fuggito nel deserto, in seguito all'assassinio di un soldato egiziano, Mosé troverà amore e conforto tra le braccia dell'affascinante Zippora e nella generosa ospitalità delle genti di Madian. Ma quando il Dio d'Israele gli affida il compito di tornare in Egitto per liberare il suo popolo, l'umile pastore si ritroverà costretto a mettere da parte il rapporto fraterno che lo lega a Ramses e a fare ciò che deve essere fatto.
Il calvàrio di Mosé, fatto di emozioni e sentimenti contrastanti, viene quivi tratteggiato stupendamente. Una colonna sonora bellissima, capace di trasmettere passioni e sofferenza, e un capolavoro intramontabile che resterà per sempre nel cuore di grandi e piccini. 

 

 

Lasciati chiamare fratello
( immagini tratte da internet )

 

Mosé sapeva qual'era il suo compito.
Era stato chiamato dal Dio d'Israele, pur non avendolo mai pregato o invocato, per riscattare la libertà della sua gente costretta a vivere in schiavitù.
Anche se ciò significava affrontare il passato, mettendo da parte il cuore e l'affetto fraterno che tuttora lo legava a Ramses, Mosé non poteva venir meno alla volontà del Signore. Doveva farsi strumento del miracolo e testimone di Dio Onnipotente, restituendo la libertà a chi l'aveva invocata così a lungo, per la pietà di innumerevoli lacrime e sangue versato nei secoli.
Molte cose si agitavano dentro Mosé, nel suo cuore carico di tristezza, e una di queste veniva appunto da parole e azioni che non sapeva neppure come giustificare.
Tornare in Egitto per rivedere i volti di Aronne e dei suoi fratelli ebrei, carichi di astio e rancore più che comprensibile, rendeva ancora più pesante il suo senso di colpa.
Miriam, sua sorella, era stata l'unica ad accoglierlo con affetto.
Le prime e uniche parole che si erano detti, la notte del loro primo incontro, portavano aspro ed amaro sapore di fiele.
Mosé non riusciva a dimenticare il modo orribile in cui le si era rivolto, spingendola e chiamandola "schiava", solo perché i suoi occhi non volevano aprirsi alla verità che il suo cuore pure conosceva per istinto.
Chiederle scusa adesso, quando il suo cuore non riusciva a perdonare sé stesso, era peggio che vedersi crollare addosso tutte le piramidi sulla testa.

- Miriam - mormorò debolmente, guardandola negli occhi. - Potrà mai la volontà di Dio cancellare il male che io ho fatto, a te e alla nostra gente?
- Perché dici così, Mosé?
- Perché ho molto peccato, nei loro confronti e anche nei tuoi: il disprezzo di Aronne è lo stesso negli occhi di chi mi guarda, coloro che vedono ancora uno sciocco principino viziato... E' grande la sofferenza, dietro quegli occhi taglienti che mi fissano, e a te sola posso avvicinarmi senza sentirmi respinto!

Miriam scosse il capo.

- Non farti carico di altro peso, Mosé, porti già quello della volontà di Dio!
- Dio - ripeté Mosé. - Di tutti i Suoi servi, ha scelto quello più indegno!
- Ha scelto il tuo cuore, perché Lui vede laddòve noi non possiamo vedere!
- Allora ha visto veramente male - gemette lui sconsolato. - O forse non ha visto le mani che ti hanno spinta, le stesse che ora stringono il bastone che porto con me!
- Mosé...

Gli occhi di Mosé si riempirono di lacrime.

- Non ho giustificazioni, Miriam - sussurrò. - Anche dopo aver visto, anche dopo aver compreso, sono stato per te uguale a tutti coloro che ti hanno fatto del male... Aronne ha ragione, a non voler perdonarmi, e così io non merito il tuo perdono!

Miriam tacque.
Nonostante la gioia e la felicità di poter finalmente guardare negli occhi Mosé, per il fratello che non aveva mai potuto stringere ed abbracciare, percepiva chiaramente quale pena questi si portava dentro.
Il passato non si poteva cancellare.
Entrambi potevano solo "accettare" ciò che era stato come parte di un disegno, che ancora seguiva a delinearsi e a prendere forma, messi alla prova nel sentimento di amore fraterno che unisce coloro che condividono lo stesso sangue e gli stessi pensieri.
Mosé si sentiva sporco, per aver alzato le mani contro sua sorella e rinnegato le sue stesse origini, tanto che nessuna parola di Miriam poteva forse lavare via in alcun modo la gravità di un simile gesto.
Tuttavia, nel cuore, Miriam aveva già perdonato il fratello la stessa notte dell'accaduto.

- Non è stato Mosé, mio fratello, ad alzare la mano contro di me - affermò convinta. - Il fatto che sei qui lo dimostra: sei tornato, sei tornato per aiutarci, e anche Aronne finirà per comprenderlo... Devi solo dargli tempo, e anche a coloro che ora non capiscono, perché non si può smettere di amare un fratello anche quando sbaglia!

Mosé chinò il capo dolorosamente.

- Puoi veramente perdonarmi, per averti rinnegata come mia sorella?

Sorella.
Mosé ricordava ancora ogni singolo particolare di quella notte.
Ogni singola parola.
Miriam si era accostata a lui, come la sorella che non aveva mai visto né conosciuto, e il suo canto era lo stesso che aveva accompagnato la salvezza di lui tra le onde con l'amore di una madre verso il proprio figlio.
Eppure non la riconobbe.
Né lei, né Aronne suo fratello.
Non voleva riconoscere la misera esistenza di "schiavo", cresciuto com'era in mezzo alle sontuose pareti regali e ignaro del genocìdio compiuto dal tiranno Seti, così come gli pesava ammettere che il suo sangue era ebreo anziché quello di un nobile principe egiziano.
Ora le cose erano diverse.
Mosé ora possedeva la conoscenza, senza alcuna vergogna di ciò che era, ma con il peso opprimente di un'azione riprovevole che ancora non gli dava pace.

- So che mio fratello non mi colpirebbe mai intenzionalmente - sorrise Miriam. - Non ricordo alcuna violenza dalla tua mano, né offesa provenire dalla tua bocca, e vedo il fratellino che nostra madre ha dato alla luce nell'uomo dinanzi a me...

Mosé non aveva quasi la forza di mettersi a piangere, in preda com'era alla fortissima emozione.
Miriam vedeva in lui ancora un fratello, sangue del suo sangue, e un uomo di cui essere più che fiera ed orgogliosa. Mentre lui, invece, si sentiva più misero dei vermi che strisciano al suolo sul proprio ventre.
Miserabile, come colui che alza la mano su una donna indifesa, e indegno persino di chiamarsi "uomo"...
La volontà di Dio lo stava obbligando a rinnegare un fratello, un fratello che aveva amato e rispettato fin dall'infanzia, ma lo stava riunendo all'affetto della sua casa e della sua vera famiglia.
Miriam era la sua vera sorella.
La stessa bambina che lo aveva seguito ed accompagnato da lontano, con mute preghiere, spinta dall'amore per un fratello con una remotissima possibilità di sopravvivere.
Ora quel fratello era lì, davanti a lei, e non vi poteva essere gioia più grande dell'essersi ritrovati.

- Ti prego, perdonami - esclamò dunque Mosé. - Con l'aiuto di Dio, e con la Sua volontà, torneremo liberi nelle Terre di Abramo... Anche se ciò non laverà via il mio peccato!
- Basta adesso - tagliò corto Miriam, stringendogli la mano tra le proprie, senza smettere di sorridergli con tutto l'affetto possibile. - Fin da quando eri appena nato, non ho fatto altro che pregare il Signore; pregavo perché tu potessi crescere sano e al sicuro, e sognavo che un giorno avremmo mangiato, corso e giocato assieme: io, tu e Aronne, finalmente riuniti e liberi, come una vera famiglia!
- Miriam...
- Sono io che ti prego, Mosé - concluse l'altra, guardandolo dritto negli occhi e sospirando felice. - Lascia che io ti chiami ancora "fratello", come non ho potuto fare per tutti questi anni, e rimettiamo il passato con il futuro che Dio ha promesso al Suo popolo Israele!

Ciò detto, Miriam levò lo sguardo al sole che andava già rischiarando il cielo all'orizzonte.
L'alba di un nuovo giorno.
Un nuovo inizio.
E mentre contemplava il prodigio del rinnovamento della vita, rivolgendosi ancora al suo fratello ritrovato, sapeva già fiduciosa che Aronne e gli altri non avrebbero tardato a chiamare Mosé allo stesso modo...
Fratello!

FINE

   
 
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