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Autore: Adelhait    02/07/2008    9 recensioni
Come si dice? Dalle stelle alle stalle. Beh, veramente è il contrario di ciò ch’è capitato a me. Infatti, la mia storia ha inizio così, da una semplice, rozza, povera ragazza di un quartiere periferico di un’immensa metropoli, che incontra un ragazzo dell’alta società. Ora vi chiederete, questa è la classica storia di Cenerentola…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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e Tu sarai una vera lady e

 

 

Inizio


 

Come si dice?

Dalle stelle alle stalle.

Beh, veramente è il contrario di ciò ch’è capitato a me.

Infatti, la mia storia ha inizio così, da una semplice, rozza, povera ragazza di un quartiere periferico di un’immensa metropoli, che incontra un ragazzo dell’alta società.

Ora vi chiederete, questa è la classica storia di Cenerentola…beh, un po’ lo è, anche se al contrario di lei io sono una ragazza molto testarda, e sottolineo molto.

Ma sono anche piuttosto orgogliosa.

Sapete a quel tempo la mia vita scorreva così, tra giornate di duro lavoro, bollette da pagare, affitti arretrati, infatti, il padrone di casa ha sempre preteso la mia testa…e la fame.

Lo so che quest’ultima parola stoni, specialmente se si abita in un paese industrializzato ma, ahimè, io ho sofferto per molto tempo la fame.

Alcune volte ero costretta a chiedere un po’ di riso alla mia vicina, perché i soldi non bastavano mai…soldi, maledetti soldi.

Però, anche se loro erano carenti io ero felice lo stesso, perché nel quartiere dove abitavo mi sentivo bene, la gente anche s’era povera in canna sapeva sorridere alla vita.

Sì, io lo dico sempre bisogna sorridere, anche se il mondo sta per crollarci addosso.

Ma ora bando alle ciance e via con il racconto.

***

È l’alba di un nuovo dì, fa ancora freddo, io mi rotolo nel letto con il mio vecchio piumone blu, quando quella maledetta sveglia trilla come un’ossessa come a dirmi.

Su pelandrona è ora di alzarsi devi andare a lavorare.

Allungo una mano verso il comodino sbilenco e l’afferrò con rabbia, ottimo sono già nervosa a prima mattina.

L’avvicino al mio viso assonnato, dove solo l’occhio destro si apre, l’altro non vuole proprio aprirsi.

Sbuffo.

-Che rottura, vorrei dormire ancora un pochettino. Ma quando arriva la domenica?-.

Che bella domanda…facendo bene i calcoli oggi è mercoledì, quindi mancano ancora altri tre giorni di lavoro.

Di duro e snervante lavoro.

Sospiro rassegnata, tolgo il piumone da sopra la mia testa e mi metto a sedere, mi stiracchio e sbadiglio piuttosto rumorosamente.

Mi gratto la pancia e mi guardo un po’ in giro, osservo la mia stanza…allora di fronte a me c’è il vecchio armadio laccato bianco.

Bianco? Un tempo lo era…ora lasciamo perdere.

Ha un’anta scassata, infatti, bisogna fare attenzione, quando si apre perché rischi di rimanere schiacciato sotto il suo peso.

Poi mi soffermo sulla scrivania e libreria incorporata, dove vi sono una quantità di libri famosissimi…scherzo.

Ma manga e riviste si possono catalogare come libri? No, credo proprio di no.

Poi osservo la mia vecchia poltrona di tessuto rosso, ormai sbiadito che amo alla follia, dove capeggia un bellissimo cuscino di raso rosa, rammentato in più parti, colpa del mio vecchio gatto Patù.

Lo so che ha un nome stupido, ma che volete farci non ho molta fantasia con i nomi.

Ora passiamo alle pareti, sono bianche con qualche poster…ho detto qualche?

Diciamo una ventina, ma sono poster mimetici, cioè nascondono le numerose chiazze di muffa.

Metto i miei piedi nudi a terra e con molta dolcezza esclamo.

-Porca pupazzola che freddo!-.

Mi alzo, anche se un po’ barcollo, mi dirigo verso lo specchio posto accanto alla porta e dico.

-Buongiorno Rin!-.

Mi osservo ben bene, e noto che come sempre i miei capelli neri sono arruffati.

Ma che volete farci nel sonno sono un piccolo terremoto, infatti, alcune volte mi ritrovo a dormire a terra perché sono cascata giù dal letto.

Povero Patù, quante volte l’ho schiacciato.

Ma ora devo sbrigarmi, infatti, dico.

-Devo andare al mercato se no, quell’orco del capo mi lincia viva-.

Apro la porta e veloce mi dirigo verso il bagno, spero che ci sia l’acqua calda come detesto fare la doccia fredda.

Però non vi ho detto una cosa, io sono un’orfana di diciotto anni, non ho nessuno che badi a me.

Ma dopotutto non mi è mai importato molto, anche se viviamo in una società guidata da esseri sovrannaturali.

Youkai.

 

 

_________________

Eccomi ad iniziare una nuova fanfiction nata dalla mia mente malata e contorta XD.

Cosa ve ne pare?

So che l’inizio e misero, ma presto faranno la loro entrata anche gli altri personaggi. Un grosso bacio a chi leggerà e a chi recensirà ^^.

   
 
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