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Autore: ofarrowsandbows    20/03/2014    2 recensioni
"Se venissi da te a mani vuote
Un oceano abbandonato
Con niente di niente
E se venissi da te col cuore assente
In cerca dei frammenti
Dopo la disfatta
Se mi innamorassi di te, sarebbe abbastanza vicino?
Se ti lasciassi finalmente entrare, mi mostreresti
cos’è l’amore?
Se non avessi nulla da dare
Se venissi da me a mani vuote
Indurrei l’oceano a portarti a casa
E se venissi da me col cuore assente
Troverei i pezzi per ricostruirti"
[OS tratta dalla fanfiction "In this blackout state of mind, baby all I want is you".]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...So we can we do it all over again?'
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Diana e Niall si erano conosciuti proprio nel modo in cui si erano lasciati: lui aveva il suo adorabile sorriso stampato sul volto, lei un sorriso di circostanza impresso sul viso stanco di studio-lavoro-cinque ore di sonno e poi da capo.

Da quando se n’era andata di casa in cerca dell’agognata indipendenza dai genitori, si era dovuta trovare un lavoretto per pagarsi gli studi e una parte dell’affitto del suo nuovo appartamento.

Per fortuna viveva con Louis ed Harry, suoi amici storici, che oltre ad essere dei bravi ragazzi, di famiglia rispettabile, avevano anche la testa sulle spalle.

Per qualche strana ragione si erano presentati, una sera mentre Diana stava ancora spacchettando le sue cose, e si erano autoinvitati a restare per sempre a casa sua e beh, la ragazza aveva bisogno di un aiuto con le spese e questo le si stava presentando in cifra doppia proprio davanti ai suoi occhi.

In pochi giorni anche i due avevano sistemato le loro case nella seconda stanza, e anche se Diana non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce per via dei continui richiami che dava loro, amava la presenza dei due in casa, il modo in cui rendevano una giornata pesante un po’ più felice o come organizzavano serate a tre, magari guardando un film horror per commentare tutte le scelte idiote dei personaggi e mangiare popcorn al burro d’arachidi fino a che non avevano il mal di pancia.

Anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno nei suoi più fervidi sogni, Diana aveva una cotta – e pure bella grossa – per Louis.

Louis che le aveva dato una mano con gli studi per riuscire a passare gli esami che riteneva più difficili.

Louis che l’aveva sostenuta quando una mattina si era alzata dal letto e aveva deciso che «basta, mi sono rotta: da oggi si cambia registro.» e finalmente quel registro l’aveva cambiato e aveva realizzato una parte del suo desiderio.

Louis che era l’altra parte del desiderio e che nonostante vivesse sotto il suo stesso tetto era sempre troppo interessato ai suoi libri fantasy per rendersi conto di ciò che lo circondava, ovvero lei.

Poi la notizia era arrivata abbastanza inaspettata, per Diana.

Harry si era alzato dal divano e dicendo «Io e Lou abbiamo un annuncio!» aveva tirato il ragazzo per la manica e lo aveva fatto alzare.

La bionda stava seduta scomposta sotto un miliardo di plaid e piumoni, attendendo con ansia cosa i due avevano da dire.

«Io e Hazza volevamo dirtelo già da un po’ ma ogni volta sembrava sempre il momento meno opportuno…» aveva asserito Louis dondolandosi un po’ a disagio.

«Lou, mi fai vai venire il mal di mare. Fermati per favore e ditemi di che cosa si tratta, così possiamo continuare a guardare il film. Holly sta per oltrepassare la porta e mi ci gioco un braccio che quella beota morirà sgozzata.»

«Siamo gay.» aveva proferito Harry notando che Louis non aveva accennato a parlare ma se ne stava semplicemente impalato sul pavimento, ostruendo la vista verso il televisore e quindi rovinando l’atmosfera.

«Ci avevano cacciato di casa quando siamo venuti da te.» aveva poi detto sembrando che si fosse appena svegliato da un lungo periodo di trance.

Diana annuì semplicemente, troppo presa dalla tipa bionda del film che era rimasta bloccata sull’uscio della porta. Aguzzando la vista poteva quasi vedere l’ombra dell’assassino.

«Non dici niente?»

«Holly sta per morire.» aveva asserito senza togliere lo sguardo da dove prima Louis era in piedi.

«Hai capito cosa abbiamo detto, vero?»

Harry era abbastanza sicuro che la bionda non li stesse nemmeno ascoltando, perché si ritrovò ad annuire nuovamente, senza distogliere lo sguardo dall’aggeggio davanti a loro.

«L’ha presa meglio di quanto ci aspettassimo, Hazza.»

«In realtà di quanto tu ti aspettassi, Lou. Io sapevo che Dì ci avrebbe supportato. Ce lo deve, dopotutto!»

Diana, in mezzo ai due ragazzi, si strinse maggiormente tra le coperte, cercando di capire dove mettersi esattamente.

Visto che era al centro e separava i due ragazzi che, a quanto aveva capito stavano insieme, si sentiva un po’ come una terza incomoda.

«Sai cosa? Ho voglia di kebab.» aveva asserito la bionda mentre Holly stava venendo brutalmente sgozzata – con lo stupore di Louis e Harry – per poi scostare le miriadi di coperte e saltare giù dal divano.

«A quest’ora?» aveva detto Harry guardando l’orologio.

Diana scosse le spalle con indifferenza, beccandosi una occhiataccia da parte di Louis.

«Ho fame.» si era giustificata nuovamente correndo verso la porta, così com’era vestita, con una tuta grigia e una maglietta a maniche corte rosa tutta stropicciata, i capelli biondi che le cadevano sulle spalle e quel ciuffo che proprio non ne voleva sapere di stare al suo posto.

I due ragazzi l’avevano vista correre per le scale del condominio in cui abitavano guardandosi stralunati, un po’ indecisi nel seguirla o meno.
 
 

Niall aveva urgente bisogno di soldi per aiutare la sua famiglia, e beh, dato che loro si erano indebitati mani e piedi per fargli studiare musica all’università, gli sembrava più che lecito ripagarli dei loro sforzi.

Così era finito a lavorare come fattorino-barra-cameriere per il padre del suo migliore amico Zayn.

Portare kebab a casa di sconosciuti non era il lavoro a cui più aspirava, ma alla fine grazie anche alle mance riusciva a fare un piccolo gruzzoletto da dare ai suoi, ogni fine settimana.

Sua madre Maura diceva sempre di essere fiera di lui, e ovviamente ci teneva a far si che ella continuasse a dirlo.

Quella sera era rimasto al negozio ad aiutare Zayn a servire ai tavoli, le consegne sarebbero toccate al cugino dell’amico, come previsto dalla tabella di marcia.

«Scusa? Posso ordinare?»

Niall non aveva visto chi fosse il proprietario della voce che gli stava ponendo la domanda, dato che era di spalle, impegnato a sistemare le salse nei barattoli colorati.

Si girò piroettando su sé stesso, la canzone che stava fischiettando gli morì in gola, e poté quasi giurare che le sue guance si fossero arrossate per l’imbarazzo.

«Perché diavolo sei in pigiama?»

«Avevo fame e i miei migliori amici gay erano troppo impegnati a guardarsi negli occhi e fare coming out per rendersi conto che stavo per mangiare il televisore.» aveva detto tagliente, per poi scuotere il capo
«Non avevo davvero intenzione di mangiare il televisore. Holly stava per essere sgozzata.»

Quando il ragazzo dinanzi a lei la guardò annuendo un po’ confuso, fece una piccola smorfietta e si dondolò come una bambina di tre anni che vuole ottenere qualcosa dai suoi genitori.

«Dovevi avere davvero tanta fame per venire qui in pigiama e pantofole.» aveva asserito mentre posava i barattoli sugli scaffali.

Diana scosse le spalle indifferente.

«Abito al piano di sopra, nel condominio. Comunque voglio un kebab con insalata, pomodoro, ketchup, maionese, senape… ah, sì. Patate fritte. Grazie.»

Niall si voltò di scatto con il panino nella mano destra e la senape nella sinistra.

«Mangi per un esercito? Comunque anche io dovrei andare a vivere nel condominio qui sopra. Insieme al mio amico Zayn.»

«Non mangio per un esercito, sfogo la rabbia nel cibo e poi vado in palestra. Più o meno. Facciamo che togli l’insalata, okay?» aveva proposto la bionda pensando a quante calorie avrebbe ingerito mangiando quel panino abnorme.

«Facciamo che tolgo l’insalata e il pomodoro, che dici?» aveva suggerito Niall, indeciso se avvolgere il panino nel tovagliolo o meno.

«Mi piace come ragioni…»

«Niall.»

«...Niall.»

«Per due che perdi ne ritrovi altri cento.» aveva aggiunto il ragazzo sorridendo leggermente alla bionda, che ora stava addentando avidamente il suo agognato kebab.

«Credo di non aver capito.»

«I tuoi amici gay che hanno fatto coming out. Capita a tutti di toppare e beh, innamorarsi di qualcuno che non corrisponde.»

«Parli come se fossi un esperto di questo genere di cose, Niall.»

E Niall s’era sentito avvampare perché per la seconda volta in poco tempo la bionda aveva pronunciato il suo nome con una tale enfasi che avrebbe quasi potuto ascoltarla dire il suo nome per tutta la vita.

«Magari lo sono.» aveva detto sfoggiando un sorriso scaltro.

«Immagino.» aveva risposto semplicemente Diana, senza distogliere lo sguardo dal panino.

«Quanto ti devo?»

«Offro io.»

Diana guardò il ragazzo interdetta, le mani infilate nelle tasche della tuta che lottavano per uscire fuori, per far che poi, davvero non lo sapeva.

Magari scrivere il suo numero su di un tovagliolo.

«Beh Niall… se proprio ci tieni.» aveva asserito allontanandosi verso la porta per poi aprirla, l’aria fresca e pungente di Londra l’avvolgeva e beh, per la prima volta non le dispiaceva poi così tanto.

«Io comunque sono Diana.»

Niall sorrise ampliamente verso la bionda, che ora gli rivolgeva un sorriso di circostanza, forse indecisa su quale mossa fare, poi la seguì con lo sguardo mentre usciva, chiudendosi la porta alle spalle.

«Fottiti Hastings. Lo so benissimo chi sei.» aveva sussurrato lanciando uno strofinaccio sul bancone con disinteresse.

Zayn era uscito dalla cucina brontolando qualcosa che Niall non aveva compreso perché non stava parlando in inglese, così pensò che stesse discutendo di nuovo con suo padre per via di affari, tipo la sua futura gestione del locale.

Peccato che Zayn volesse fare il professore di inglese e che del locale non gliene fregasse proprio nulla.

«Con chi parlavi?»

«Diana.» aveva semplicemente risposto e Zayn per poco non aveva toccato il soffitto con il ciuffo per quanto stava saltando.

«Voleva un panino. È tipo venuta qui in pigiama, capisci? Era carina anche vestita come… beh, come una che non esce di casa da anni.»

«Io comunque la conosco, Nialler. Mia madre e sua madre frequentarono lo stesso corso preparto e stando a ciò che dice lei diventarono tanto amiche. Ogni tanto ci vediamo e poi ho saputo che abita quassù.» aveva detto indicando il soffitto con un sorriso beffardo sul volto.

«Senti Zayn, è un problema mio. Io l’ho vista in facoltà, io ci ho parlato ora e io le chiederò di uscire. Abbi un po’ di fiducia in me.»

«Io la fiducia in te la ripongo, fratello. Ma tu continui a scazzare ogni opportunità.» aveva proferito con tono paterno picchiettando sulla spalla dell’amico.

Il biondo sospirò lentamente, scuotendo le spalle con indifferenza.

«Ci sono. Valla a trovare.»

«Quando? Chi?»

Zayn alzò gli occhi al cielo passandosi una mano sul viso, disperato.

«Diana. Ora.»

«Ma sarebbe da matti!»

«No, perché ti ha detto volutamente dove abita. E anche io te l’ho detto volutamente. Ora muovi il tuo culo irlandese e vai a parlare con lei… offrile una birra.»

E Niall, ancora una volta, s’era fatto convincere dal suo fratello figlio di un’altra madre ed aveva preso la sua giacca nera, si era incamminato verso la porta e aveva imboccato la strada per l’atrio del condominio che lo avrebbe condotto a casa di Diana.

Era arrivato alla porta che cercava senza fare troppi giri, sorprendendosi di scoprire che l’appartamento della ragazza era proprio accanto a quello di cui Zayn gli aveva parlato e in cui si sarebbero trasferiti a breve.

Aveva iniziato a pensare che non fosse una coincidenza quando, senza nemmeno rendersene conto, la sua mano era arrivata alla superficie della porta e aveva picchiettato più volte.

Ad aprire era stato un ragazzo non molto alto, gli occhi azzurri – quasi come i suoi – e i capelli castani sparati ovunque.

«Stavate aspettando qualcuno?» aveva chiesto sporgendosi un po’ verso la sala, una espressione confusa in volto.

«No.» avevano risposto in coro una voce maschile e una femminile.

«Che idiota che sono. Sono Niall, frequentiamo la stessa facoltà…»

Louis si perse nei meandri della sua mente, lo sguardo puntato verso un punto indefinito del pianerottolo e poi… l’illuminazione.

«Horan! L’irlandese, ma certo sì, ora ricordo. Quello che suona la chitarra. Che cosa ti porta qui?»

«A dire il vero... chi.»

In quello stesso momento, Diana aveva fatto la sua comparsa alla porta, confusa dal fatto che l’amico ci mettesse così tanto a mandare via chiunque si fosse presentato.

Un gridolino le morì in gola.

«Ciao.» aveva sussurrato quasi preoccupata che Louis potesse sentire.

«Ciao.»

«Mi sento un terzo incomodo.» aveva asserito Louis cercando di smorzare la tensione.

«Prima o poi tocca a tutti. Per due che perdine ritrovi altri cento, no?» aveva chiesto tagliente, e Niall quasi si era strozzato con la saliva per il fatto che lei si fosse ricordata di quella cazzata che lui le aveva detto giusto per.

Louis aveva pasticciato un po’ con le labbra prima di lasciare i due dicendo di dover dire qualcosa di importante ad Harry.

Diana non ci fece tanto caso e non diede tanto peso alle sue parole, per una volta.

«So che hai mangiato solo mezz’ora fa, ma... ti andrebbe di bere o… mangiare qualcosa?»

Niall rimase sconvolto dalla sicurezza con cui alla fine era riuscito a dire quelle parole, quella domanda tanto temuta da quando aveva visto la ragazza in facoltà, forse troppo intraprendente per un inesperto come lui.
 
«Credevo che non avresti accettato.»

«Perché?» aveva chiesto la bionda con tanto di occhioni, mentre intingeva una patata fritta nel ketchup.

«Non ci conosciamo nemmeno.»

«Da qualche parte dovevamo pur iniziare.»

Niall aveva sorriso leggermente a quell’affermazione. In effetti se non si fossero parlati o non avessero deciso di “uscire insieme” non avrebbero potuto conoscersi meglio.

«Hai risolto con il tuo amico… Louis?»

Diana aveva annuito, tenendo lo sguardo verso il bancone dove Zayn stava scattandosi delle fotografie con il cellulare e di tanto in tanto buttava un occhio verso di loro.

Sì, alla fine erano tornati di nuovo al Malik Kebab e stavolta Niall aveva ordinato come un normale cliente – per gioia di Zayn che finalmente vedeva l’amico con una ragazza.

«Lui è così...»

«… vanitoso. Sì, lo è.»

Niall era rimasto immobile sulla sedia a carpire ogni minimo dettaglio della bionda dinanzi a sé, dai capelli ora attorcigliati da una enorme pinza arancione alla felpa che aveva messo sulla maglia rosa per via del freddo.

E non poteva fare a meno di pensare che fosse bellissima.

«Mi piace stare con te.» aveva asserito improvvisamente Diana, facendolo sobbalzare.

«Cosa?»

«Mi piace stare con te.» aveva scandito nuovamente senza cercare di nascondere dal viso il grande sorriso che stava nascendo «Mi ascolti mentre parlo e mi guardi negli occhi, cosa che Zayn o il mio ex vicino Liam non fanno mai, guardano sempre altrove. Inoltre non sei invadente ma ci tieni anche se è qualcosa che è appena iniziato, non so se mi spiego…»

Niall annuì sorridendo nuovamente.

«E poi mi permetti di mangiare anche le tue patate fritte. Sei tipo il ragazzo che ogni ragazza ha sempre sognato per sé.»

Niall arrossì vistosamente e Diana scoppiò a ridere in una risata briosa che contagiò anche il biondo.

«Sei adorabile, Niall.»

«Anche tu, Dee
 


Col senno di poi, sia Niall che se ora se ne stava seduto dietro la porta di casa, il volto rigato dalle lacrime e il pentimento per ciò che aveva fatto, che Diana, con quel finto mezzo sorriso ancora sul volto, le lacrime che minacciavano di uscire – ma lei che era più forte di loro –  avrebbero rifatto tutto da capo.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
LA OS PIU’ LUNGA NELLA STORIA DELLE OS SCRITTE DALLA SOTTOSCRITTA (?), LOL.
È stato un parto, ma ci tenevo troppo a scriverla e beh, è venuta fuori da sola ma la stesura è stata davvero complicata, perché mi sono preoccupata degli spoiler per la fanfiction in corso riguardante questi due piccinaccoli (?)
Anche questa OS è venuta grazie a una canzone della Michele, ovvero Empty Handed, da cui prende anche il titolo. Boh, non ho molto da dire, ahahah :’’)
Spero solo che vi sia piaciuta e boh, come sempre se vi andasse di recensire io non me la prenderei, lol (?)
Un bacione <3
 
 
 
 
 
   
 
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