Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Moonlight_1    21/03/2014    1 recensioni
"Se Eden non avesse incontrato Adrian, come sarebbero andate le cose?"
Questo l'inizio della storia, una sorta di "What if...?". La dolce Eden non incontrerà Adrian ma un altro misterioso personaggio. Chi è quell'uomo e cosa vuole da lei?
[...] Un turbinio di neve e nevischio volteggiò di fronte la fanciulla che parò istintivamente il proprio corpo con le braccia. Un uomo fatto interamente di neve comparì dinnanzi a lei. [...]
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Se Eden non avesse incontrato Adrian, come sarebbero andate le cose?
 
***

 
Eden discese dal suo piedistallo e affondò i piedi nella neve.
Il vestito la impacciava un po’ ma ciò non le impediva di proseguire sul suolo ghiacciato. Essa era un tutt’uno con quel posto freddo, desolato e inospitale. Rovi di spine crescevano, alberi marci spuntavano dal suolo, nessun animale abitava quei luoghi. Soltanto un corvo, ogni tanto, gracchiava in lontananza; ma i corvi si sa, non sono amici o fedeli compagni.
La pelle marmorea e coriacea di Eden non si strappava a contatto delle spine, non sentiva il gelo sotto i piedi, sulle braccia o le spalle nude.
Il vento gelido soffiava su quella landa desolata e rimbombava nelle orecchie della fanciulla. Sapeva di essere circondata da una fitta nebbia, la avvertiva con ogni fibra del suo corpo. Aveva gli occhi cuciti e perciò non poteva vedere dove mettesse i piedi ma ogni suono, rumore, emozione, le palpitava dentro. Eden sentiva tutto. Acuì i suoi sensi alla ricerca di un’altra forma di vita, ma dovette arrendersi: il bosco risuonava solo del lieve frusciare del suo vestito e della neve che scricchiolava sotto il suo peso.
Un frullio d’ali stava avvicinandosi. Eden protese le orecchie in direzione di quel suono, portò una mano dietro al padiglione auricolare per udire meglio: eh sì, era proprio il rumore di piccole ali.
Un uccellino si posò sulla sua spalla. Cip la salutò cinguettando.
– Oh, ciao a te, piccolo amico. – sorrise e aprì il palmo della mano.
Il piccolo ospite capì di essere stato invitato a cambiar di posto.
– Qual buon vento ti porta? Devi essere affamato e stanco. Immagino faccia tanto freddo. Come fai ad essere ancora in vita? –
L’uccellino prese a beccarsi sotto un’ala e a gorgheggiare.
– Hai una voce meravigliosa ma ancora non ho capito come hai fatto a sopravvivere al gelo. –
Il volatile le zampettò in mano e poi spiccò il volo. Volteggiava intorno il viso di Eden, trillando e frullando vicino le guance.
– Ho capito, ho capito. Ti seguirò! –
La donna iniziò a camminare e a scostare cespugli, rami secchi e nudi che si presentavano sul suo cammino.
L’uccellino si posò su una grossa pietra, Eden a capo chino chiese. – E adesso? –
La neve prese a scendere lieve e, successivamente, a turbinare sempre più. Un turbinio di neve e nevischio volteggiò di fronte la fanciulla che parò istintivamente il proprio corpo con le braccia. Un uomo fatto interamente di neve comparì dinnanzi a lei. Aveva il petto nudo e muscoloso, indossava un pantalone di foggia larga fatto interamente di brina compatta. Non aveva scarpe e dal capo spuntavano minuscoli fiocchi di neve uniti tra loro, formavano sottili filamenti simili a capelli. Non aveva sopracciglia e gli occhi sembravano due laghi ghiacciati: erano freddi, duri, d’un blu profondo e ricoperti della sottile patina che lascia l’acqua quando gela. Il naso regolare e diritto, il mento forte e volitivo. Lo sguardo fiero e glaciale catturava l’attenzione come una calamita nonostante avesse la fronte corrucciata. Non aveva sclera poiché il colore dell’iride riempiva completamente l’occhio. Aveva ben poco di umano.
Eden sobbalzò nell’avvertire un’altra presenza.
L’uccellino si tramutò in un corvo e volò sulla spalla del proprio padrone.
– Bravo Khyreen, hai fatto un ottimo lavoro. –  disse l’uomo carezzando dolcemente l’animale sulla testa. Khyreen gracchiò in segno di riconoscenza guardando malignamente e di sottecchi la ragazza.
– Chi sei? – chiese intimorita al suono della voce.
– Nefarious. – rispose l’uomo in tono deciso e glaciale.
La sua voce era bassa e gutturale; sembrava che un animaletto dispettoso si divertisse a pizzicargli le corde vocali distorcendo il reale timbro vocale.
– Cosa vuoi da me? – domandò ella con ansia crescente. Indietreggiò.
– Questo posto è diventato desolato, freddo e inospitale non solo a causa tua. La verità è che gli uomini fanno continuamente del male e hanno perso il significato della parola “amore”. Io sono fatto interamente di neve perché altra materia non c’era per plasmarmi. Rappresento il Male. Il freddo, duro, crudele lato oscuro di ogni uomo. Hai cucito i tuoi occhi perché non volevi più vedere il mondo, ma sappi che il male è ovunque. Eccomi qui, davanti a te, sotto forma antropomorfa. Volevi sfuggirmi ma ti ho ritrovato. –
Le afferrò il polso con violenza e rudezza. Il corvo svolazzò felice, turbinando e gracchiando sulla preda.
– No, lasciami! – Eden tremò spaesata mentre cercava di sfuggirgli. Si divincolava, la veste e i capelli ondeggiavano nel vento che le colpiva il viso.
– Voglio che tu ti renda conto della tua stupidità. Potrai non vedermi con gli occhi ma certo sentirai con il cuore. Povera creatura ottusa, cercare di sfuggire al Male cucendosi gli occhi. Che cosa ridicola, patetica e inutile. –
 Nefarious fu disgustato da quella mancanza di logica e noncuranza di sé. Storse la bocca e le tirò forte i capelli facendola urlare di dolore; lasciò il polso della fanciulla e la colpì con un taglio verticale proprio in mezzo al petto. Le dita di Nefarious si erano tramutate in pezzi di ghiaccio adunchi e taglienti e persino il suo viso pareva sfigurato dall’odio. Le lacerò la carne strappandole il vestito fino alla vita.
– Lo senti!? Senti questo dolore? –
– Basta, smettila! – urlò orribilmente la fanciulla.
Il sangue iniziò a stillarle dalle palpebre cucite, prese a sgorgare copiosamente dalla ferita rivelando i muscoli sottocutanei e macchiando il vestito. Le dita di Nefarious, sporche di sangue, ritornarono alla normalità nel momento in cui Eden iniziò a piangere.
L’uomo la strattonò di nuovo e le afferrò con l’altra mano il mento. Avvicinò il viso a quello di lei e leccò il sangue che sporcava le belle guance. Asserì: – Ingenua, pensavi di sfuggirmi. Al dolore, al Male, non si sfugge. Io mi nutro della sofferenza. Piangi pure, so perché piangi sangue. Quello è tutto il dolore che trasuda dalla tua anima. Io mi nutro di questo, stai dandomi forza senza saperlo. –
Fu in quel momento che il braccio di Nefarious si tramutò in una spada di ghiaccio, fredda e implacabile. Colpì Eden trafiggendola proprio in mezzo al cuore. La ragazza rimase immobile, rigida per alcuni secondi prima di spirare. Un gridolino strozzato le morì in gola, produsse un suono sibilante e gutturale mentre un rivolo di sangue le cadde dalla bocca.
Nefarious la tenne ancora un po’ per il mento, sussurrandole con quel fiato gelido:
 – Potevi continuare ad amare, a cercare la luce che ti avrebbe scaldato il cuore un giorno. Non ti avrei mai trovata e avresti liberato i tuoi occhi ricominciando a vivere. Non hai voluto. La tua debolezza ti è costata la vita. –
Le alzò il mento in modo tale che il bel viso fosse rivolto al cielo. Iniziò a piovere. I tuoni rimbombarono, la neve cessò di colpo e la pioggia iniziò a cadere su quel corpo privo di vita cominciando a lavar via il sangue. Nefarious non sorrideva, continuò a sorreggerla soltanto con due dita sotto al mento. La mano con cui l’aveva uccisa ritornò alla normalità.
Osservò i capelli di lei appiccicarsi alle spalle, l’acqua colare dal mento. La prima ferita che le aveva inferto stava lavandosi con la pioggia sebbene fosse molto profonda. Oramai tutto quello che restava di Eden era un freddo corpo senza vita. Finalmente Nefarious si decise a lasciare con gelida noncuranza il mento della ragazza. La fanciulla stramazzò in avanti, faccia a terra, mentre i lampi squarciarono il cielo, i tuoni rombarono e la pioggia si abbatté sempre più forte.
– Andiamo Khyreen, il nostro viaggio continua. –
Il corvo, gracchiante e gioioso, si posò sulla spalla del padrone.
Nefarious disparve esattamente com’era arrivato e Khyreen lo seguì gracchiando di tanto in tanto e volteggiando nel cielo.
Il corpo esanime di Eden rimase sotto la pioggia battente.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Moonlight_1