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Autore: Chamelion_    02/07/2008    4 recensioni
Non stiamo parlando d'una creatura passeggera, una viaggiatrice distratta che percorre parte del tuo cammino al tuo fianco; non si tratta di una sostanza che lascia impronte disilluse sulla sabbia, scivolando sinuosa tra i granelli che si tuffano sul fondo della clessidra del tempo, scandendolo.
Lei è ciò che dà senso a tutto questo. Come dimenticarla?
Genere: Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei? E come dimenticarla?
Non stiamo parlando d'una creatura passeggera, una viaggiatrice distratta che percorre parte del tuo cammino al tuo fianco; non si tratta di una sostanza che lascia impronte disilluse sulla sabbia, scivolando sinuosa tra i granelli che si tuffano sul fondo della clessidra del tempo, scandendolo.
Lei è ciò che dà senso a tutto questo, che di per sé può sembrarci una presa in giro, un numero di prestigio senza trucco nascosto. Come dimenticarla?

La ricordo farsi strada tra noi tutti, corpi vogliosi, inerti, rimessi alla sua scelta; ricordo come ci strisciava accanto, sfiorando appena un lembo della nostra veste, come per distrazione: Lei perfida, golosa di sadismo, maestra nel procurarselo. Mi sembra ancora di sentirne il profumo, essenza irresistibile, né gradevole né meno: semplicemente allettante, oserei dire indispensabile. Godeva nell'inebriarci di quella fragranza dolceamara, godeva nell'offrire solo un assaggio di Lei alla moltitudine di fantocci indolenti che eravamo noi, per poi designarne soltanto uno.
Oh, come dimenticare?
Scelto il pupazzo con cui giocare, lo trascinava con lo sguardo dietro una tenda rossa, e lì lo amava, consentendo a noi respinti di cogliere frammenti della loro morbosa danza attraverso i contorni morbidi delle ombre.
Noi vedevamo: potevamo con gli occhi accarezzare i movimenti di Lei contro quel corpo. Lei, la più insaziabile delle amanti, la cortigiana più inesorabile nell'intorpidire i nostri sensi succhiandoci il midollo, spolpando la nostra carne, cullando i nostri piaceri con torture indicibili.
Vedevamo tutto questo, ma non potevamo sentirlo. Non percepivamo nulla oltre le ombre, silenziose nel loro tumulto.
Vedevamo, però, la dolcezza temperata da dolore glaciale di quei movimenti, e vedevamo infine anche il corpo da Lei amato, cadere a terra.
La vedevamo inspirare, ancora avvolta dal torpore del più selvaggio piacre, e poi usciva da dietro la tenda rossa, con gli occhi più famelici, lo sguardo più vorace, come se la droga appena assaporata l'avesse resa più affamata, invece di saziarla.
Ricominciava tutto daccapo: ci esaminava, sceglieva qualcuno, si cibava di lui amandolo dietro la tenda rossa, e noi vedevamo infine la sua ombra collassare. Ci chiedevamo che fine facessero, quei corpi usati, prosciugati, ma non indagavamo più a fondo di quanto non facessero i nostri pensieri. E non osavamo muoverci, eccitati, vincolati. Esistevamo nell'attesa che toccasse a noi.

Fu un giorno il mio turno. Mi guardò, e il suo solo sguardo mi incendiò la lingua, mi gelò il petto; fui spinto a seguirla senza indugi, incredulo di essere proprio io, tra i molti.
Ebbi modo di sentire ciò che accadeva dietro la tenda rossa; non era nulla di diverso, nei fatti, da ciò che avevo visto milioni di volte da fuori. Eppure con gli occhi non avevo saputo indovinare quel brivido caldo da cui ero pervaso e stordito.
Parlare di ciò che si sente dietro la tenda rossa, è tabù.
Lei si nutrì di me, e poi mi gettò tra le ombre. Ora so dove si finisce, dopo l'abbraccio di Lei. Ma parlarne a voi, è tabù.

Se me la ricordo? E come dimenticarla? Nessuno di noi potrà mai dimenticarla.
Quando aspettavamo in fila, sapevamo che ciò che sarebbe accaduto, quando fosse toccato a noi, sarebbe stato doloroso. E tuttavia, ci nutrivamo di questa speranza: che un giorno Lei, la Vita, avrebbe scelto noi.





Parlare di ciò che si sente dietro la tenda rossa, è tabù.
Lo saprete, quando sarà il vostro turno.


  
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