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Autore: Mania    22/03/2014    2 recensioni
{ Hook + Henry (CaptainSwan!Implicito) }
«E non era affatto una domanda, così Hook non rispose se non annuendo con un sorriso sulle labbra osservandolo rientrare furtivamente – in punta di piedi, con le scarpe in mano per produrre minor rumore possibile – per tornare nella propria camera, con l’aria di un ladro di caramelle e – ci avrebbe potuto giurare – trattenendo il fiato nella speranza rimestata a eccitazione di non essere scoperto.
Tornò ad alzare le chiare iridi verso il manto trapuntato di polvere luccicante, fino a quando non sentì il collo dolergli per la posizione e le palpebre caricarsi di maggior stanchezza. Decise che era arrivato anche per lui il momento di andare a riposare, soprattutto perché qualsiasi pericolo si sarebbe annidato nel corso della giornata al suo risveglio, la sera avrebbe dovuto avere abbastanza energie da continuare la seconda parte di lezioni sulla navigazione astronomica.
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Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

C A P I T O L O   U N I C O ▬
 Ci si orienta con le stelle per non sentirsi soli



Le cartine le teneva spiegate davanti a sé, tenute aperte da libri sulle cui pagine si intessevano le mappe di cieli stellati, costruite con cura e dovizia di particolari. L’aria notturna era satura di umidità trasportata dal mare, con un retrogusto di salsedine, portata fino al tetto della palazzina sul quale Hook si era sistemato ad osservare le costellazioni a intessersi sopra la dormiente Storybrooke. Con una matita segnava sulle pagine di un quaderno simboli e segni il cui significato era a lui solo noto, mentre paragonava le carte dei cieli sotto i quali aveva già navigato a quelli del nuovo mondo in cui si era ritrovato.
«Cosa fai?», si voltò di scatto Killian, preso alla sprovvista dalla domanda posta dall’interlocutore giunto silenziosamente a fargli compagnia. Con il giaccone pesante indossato sopra il pigiama, le scarpe infilate malamente, con il tallone a non calzare perfettamente e i capelli spettinati nel tipico stato di chi si è appena alzato, Henry si avvicinò a lui incuriosito con le braccia attorcigliate attorno al petto per tenersi al caldo.
«Le stelle di questo mondo sono diverse da quello da cui vengo io. Sto studiando le costellazioni» spiegò semplicemente Hook, colto di sorpresa dalla presenza del bambino non aveva avuto il tempo per poter pensare a null’altro che alla verità da pronunciare. Inarcò un sopracciglio con fare sospettoso, seguendo i passi del ragazzino avanzare fino a sedergli accanto, con l’aria di chi non trova alcun dettaglio fuori posto nella situazione e una naturalezza per le stranezze da far impressione persino a lui – un vero intenditore di bizzarrie.
«Te lo ha dato Belle?» domandò, continuando una conversazione di cui Killian non si era accorto di esserne parte fino a quando non vi si era ritrovato impantanato, rendendosi conto solo a quel punto di dover sostenere un dialogo di cui non aveva chiesto l’inizio e non conosceva i modi adatti per proseguirlo. Henry era intelligente, brillante, lo aveva compreso subito guardandolo e ritrovandoci lo sguardo di sua madre e il coraggio folle di suo padre, ma non aveva mai chiacchierato molto con lui e di occasioni, a onor del vero, ce n’erano state in scarsa quantità.
Lo avrebbe quasi chiamato disagio quello che provava abbassando su di lui le proprie iridi – onde trattenute di un mare ancora da navigare -, se non fosse stato che Hook già sapeva cosa fosse a renderlo incerto nei confronti di Henry. Si sentiva in difetto per ciò che troppi anni prima era stato il drammatico epilogo del suo incontro con suo padre, con Baelfire, di cui conservava ancora una collezione di rimpianti affilati più di qualsiasi lama avesse mai impugnato.
«Sì, anche se non credo di starle molto simpatico» replicò il pirata chiedendosi per quale ragione fosse così sincero in quella chiacchierata, rivelando ghirigori aggiuntivi non necessari. Forse era perché con i bambini non era affatto così ferrato come poteva essere in altri campi – le donne, il mare, le navi, il rum, le carte nautiche –; ma più probabilmente tale pensiero era fondato sull’unica sua esperienza. Ed era proprio quest’ultima consapevolezza a farlo muovere tanto cautamente, scrutandolo con attenzione, calibrata profondamente a creparsi di ansia nel pensiero, che si sarebbe potuto infrangere quell’attimo di quiete e complicità. D’altronde, con suo padre non era poi stato così bravo come aveva sperato all’inizio, si era rivelato un codardo e un bugiardo, e si era meritato ogni frase di recriminazione che Baelfire gli aveva rivolto tanto aspramente anni prima – mai resi opachi o meno contundenti nonostante l’accumulo di polvere tra i risvolti degli avvenimenti.
«Hai cercato di uccidere il suo vero amore, ovvero mio nonno» osservò con estrema ovvietà Henry, scrollando le spalle, spiegando il sentimento di scarsa benevolenza che la bella bibliotecaria riservava per lui.
«Ovvero il Signore Oscuro» chiosò Hook quasi risentito, incrinando le sopracciglia in pieghe rigide, perché andava bene la famiglia, ma ciò che era stato non poteva essere dimenticato, nemmeno se aveva portato a conclusioni inaspettati. Eppure, aveva l’impressione che nemmeno Henry ignorasse quella semplice costatazione, una realtà indiscutibile, ma ai quali attribuivano sfumature diverse. «Trascorsi difficili, ragazzino, ma appunto sono trascorsi.»
«Quindi non vuoi più fargli del male?» continuò a interrogarlo, inclinando il capo per guardarlo in volto ed osservarne con attenzione le ombre che si incollavano al volto dell’uomo a ogni sua nuova frase in diverse posizioni, cambiando l’incidenza delle contratture tra i lineamenti. Non c’era un vero motivo per cui aveva iniziato a porre tante domande, sicuramente un po’ era perché non riusciva a dormire e quindi non valeva la pena sprecare tempo a rigirarsi nel letto inutilmente, e un po’ era perché a sua madre Hook piaceva, quindi credeva fosse utile andarsi a rastrellare le ragioni autonomamente.
«Ho l’aria di uno che sta cercando di fare del male a qualcuno?», il quasi del risentito di prima era sparito e ora fissava intensamente il bambino con l’aria di chi esagerava un sentimento di ferimento sentimentale. Scenico, con l’aria antica di gentiluomo mangiata via dalla crudeltà della realtà vissuta, aveva graffiato troppo sul suo essere e ne aveva tirato fuori un assortimento di frammenti divergenti tra loro, assortiti male e bene – perché dipendeva dal punto di vista, dall’osservatore e per quanto riguardava Henry, era il secondo aggettivo a valere.
«No» rispose infine, sorridendo al pirata. Poi, indicò con il capo lo spiegamento di carte davanti a loro, incuriosito dai disegni di cui non comprendeva il senso. «Stai studiando le stelle per potertene andare?»
«Non credo di avere nemmeno l’aria di uno che sta per partire, ma potrei sbagliarmi» ironizzò ghignando divertito, assecondando l’impostazione del discorso scelto da Henry. Aveva poca dimestichezza con persone di età inferiore ai sedici anni, sommato a un disastroso primo tentativo, tuttavia oltre a dimostrarsi un bambino piuttosto sveglio – più di molti adulti, se doveva proprio essere sincero – per cui era semplice provare simpatia, era anche il figlio della donna che amava. Tornare a essere l’uomo di un tempo, quello senza il dolore di una vita di abbandoni e delusioni, scevro dalle azioni poco edificanti nel migliore dei casi, era impresa impossibile perché il passato plasma inevitabilmente gli animi, ma l’amore lavato via dagli egoismi poteva far insorgere altrettanti sismi a portare cambiamenti. Quindi, prese una matita abbandonata in mezzo alle pagine, tamburellando sulla superficie di fogli rilegati un ritmo a lui solo conosciuto, un ricalcare una canzone perduta nelle maree passate e di cui rimaneva la schiuma del motivo centrale. «Ho imparato a orientarmi con le stelle quando ero più piccolo di te, sono sempre state più di un punto di riferimento per navigare. Voglio solo avere dimestichezza anche questo cielo, così da non potermi perdere.»
«Sembra sensato» convenne Henry dopo aver riflettuto qualche secondo sulle parole dell’uomo.
Seduto a gambe incrociate, si dondolava avanti e indietro continuando a lanciare occhiate tutt’altro che discrete alla disposizione delle carte, cercando di comprendere il senso dei disegni. Henry alzava a intermittenza lo sguardo dalle superfici al cielo, provando a rintracciare ciò che vedeva stampato in ciò che doveva essere da qualche parte sopra la sua testa, ma i risultati furono piuttosto scarsi. Ed erano talmente ostentati tali fallacee ricerche, che a Hook sfuggì un lieve sbuffo divertito, comprendendo fin troppo bene dove volesse arrivare il bambino – che a quanto a furbizia era probabilmente più provvisto persino di lui.
«Vuoi imparare?!», non era proprio una domanda, l’interrogativo lo aggiunse per necessità di frase ma già conosceva la risposta che ne seguì.
«Sì.»
«Prima di tutto, bisogna avere un sestante», si mise a spiegare il funzionamento e le componenti dello strumento fondamentale per poter navigare, e come grazie ad esso si misurasse sia l’altezza, sia la distanza tra gli astri e quindi, tramite tali risultati, fosse possibile tracciare le rotte da percorrere. Invece, per la latitudine si calcolava facendo riferimento e studiando la posizione di quella che in quel mondo era la Stella Polare – ogni mondo aveva la sua, ma non era difficile da individuare, era sempre il centro del cielo sotto il quale si viveva. Con l’aiuto di Henry, rimasero a cercare ogni costellazione descritta sulle pagine del libro tra i flebili punti luminescenti intrappolati nel manto scuro. E quella ricerca si trasformò più in una gara a chi le scovava per primo, con Hook che forse ci metteva un po’ troppo poco impegno e Henry un pizzico di eccitazione esagerata che non faceva mai male.
La notte bruciò rapidamente le proprie ore, la luna scivolava nel suo punto più alto e nessuna nube venne a disturbarli nel loro divertente studio; e mentre rimanevano a imparare le disposizioni degli astri, Killian ricordò come suo fratello lo aveva insegnato a lui – e non bastavano gli anni trascorsi, le disavventure passate, il dolore sofferto a ingrigire quei momenti passati assieme. Si rivide nella poco celata euforia di Henry, così non gli disse che si era fatto tardi e che sarebbe dovuto andare a dormire – d’altronde, ci era già andato, era semplicemente fuoriuscito dal letto per carenza di sonno, quindi non aveva alcun senso rimandarcelo. E continuò a spiegarli qualsiasi cosa gli chiedesse, senza negare le risposte, provando a essere il più chiaro possibile e rivivendo quello che aveva fatto con suo padre, e si promise che almeno con Henry non avrebbe commesso gli stessi stupidi errori – bastavano quelli già compiuti, quando aveva incasinato situazioni che avrebbero potuto essere mari sereni invece di oceani in burrasca.
Fu solo quando una luce calda improvvisamente rischiarò la cucina, dando prova di qualcuno oltre a loro sveglio nel cuore della notte, che Killian Jones decise che era il momento di interrompere le lezioni di nautica. «Credo che tu faccia meglio a materializzarti velocemente in camera tua, ragazzo, altrimenti tua madre mi uccide seriamente.»
«Non credo lo farebbe», commentò Henry alzandosi, conscio comunque che una strigliata a entrambi Emma non l’avrebbe negata. «Domani andiamo avanti.»
E non era affatto una domanda, così Hook non rispose se non annuendo con un sorriso sulle labbra osservandolo rientrare furtivamente – in punta di piedi, con le scarpe in mano per produrre minor rumore possibile – per tornare nella propria camera, con l’aria di un ladro di caramelle e – ci avrebbe potuto giurare – trattenendo il fiato nella speranza rimestata a eccitazione di non essere scoperto.
Tornò ad alzare le chiare iridi verso il manto trapuntato di polvere luccicante, fino a quando non sentì il collo dolergli per la posizione e le palpebre caricarsi di maggior stanchezza. Decise che era arrivato anche per lui il momento di andare a riposare, soprattutto perché qualsiasi pericolo si sarebbe annidato nel corso della giornata al suo risveglio, la sera avrebbe dovuto avere abbastanza energie da continuare la seconda parte di lezioni sulla navigazione astronomica.





M A N I A’ s  W O R D S
E finalmente riesco a pubblicarla questa one-shot – come qualcuno saprà, erano due o tre settimane che dovevo postarla, ma causa scarso tempo, non sono riuscita a revisionarla prima. E sempre come qualche d’un altro avrà intuito, io adoro scrivere di Henry e Hook. E niente, quindi questa shot è nata unicamente per tale ragione – io non vedo l’ora di vedere interazioni tra loro!
La scrissi, a onor del vero, un bel po’ di tempo fa ma sono una ragazza pigra e procrastinatrice, e con pure giornate un po’ troppo piene e con poche ore a disposizione – insomma, ventiquattro ore sono veramente poche, dovrebbero aumentare /sto delirando, non prestatemi attenzione/. Non è niente di particolare, lo so. Le nozioni di navigazione astronomica risalgono a quelle raccolta per un vecchio GdR a cui avevo partecipato – dove facevo la navigatrice, quindi mi ero studiata un po’ di cose per rendere le ruolate sensate e logiche – quindi credo che sia tutto corretto – sottolineo il credo.
Il parallelismo che Hook si ritrova a fare tra Henry e Bae mi pare naturale, inolte come avevo già scritto altrove, credo che il bel pirata si sia pentito di ciò che ha fatto a Bae l'attimo dopo aver preso tale decisione - infatti lo vedo come un uomo che convive con molti rimpianti, e sì, lo so, questi sono miei headcanon, mi spiace saturare le mie storie con tutti i miei viaggi mentali.
Approssimativamente, direi che è ambientata nel corso della terza stagione, la seconda metà, e ora se non seguite i nuovi episodi non leggete [ S P O I L E R ] nella mia testa, sarebbe da collocare una volta che Herny riottiene anche lui le sue memorie [ /  S P O I L E R ].
Ho anche riletto malissimo perché ho gente che mi disturba in modo poco carino per convincermi a uscire, però a me questi due piacciono parecchio e volevo condividere il mio amore per loro con voi, quindi fatemi sapere i vostri di pareri!
Ringrazio in anticipo chiunque passerà di qui e ancora di più chi recensirà
Alla prossima,

Mania ▬


  
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