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Autore: 19_ACSECNARF_94    22/03/2014    1 recensioni
e se Peeta fosse un mago.
come ha ricevuto la sua lettera?
come è stata la sua esperienza ad Hogworts?
partecipa al contest "un anno speciale a Hogwarts" di Dragone97
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Pomona Sprite, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Una sorpresa inaspettata
 
Stanotte non ho chiuso occhio, non ci riesco. Un mese fa ho compiuto 11 anni e oggi parteciperò alla mia prima mietitura.
Ho assistito a tutti gli Hunger Games, siamo costretti a vederli, io non vorrei, vorrei che questa barbarie si fermasse, ma sono solo un ragazzino e per di più sacrificabile secondo Capitol City. Potrei essere sorteggiato oggi e a nessuno importerebbe. È così che va la vita nei distretti.
Siamo solo carne da macello per il divertimento di qualcuno.
A loro non importa cosa succede qui, tanto i loro figli, quelli che hanno la fortuna di nascere a Capitol City non parteciperanno mai alla mietitura, non rischiano di perderli.
Sono ancora rannicchiato sotto le coperte nel mio letto.
Non voglio alzarmi, vorrebbe dire iniziare la giornata, partecipare alla mietitura.
La porta della mia camera si apre.
Mi nascondo sotto le coperte.
Lentamente vengono scostate e sento la mano di mio padre accarezzarmi teneramente la testa.
“Peeta, è tardi, dobbiamo andare!”, dice tristemente.
“Non voglio!”.
“Tesoro, sta tranquillo, non ti succederà nulla. È la tua prima mietitura, c’è un solo biglietto con il tuo nome.
Su, andrà tutto bene.”.
Come vorrei credere alle sue parole, ma non posso farlo, fin troppe volte ho visto ragazzi e ragazze sorteggiati alla loro prima mietitura. Non voglio essere uno di questi.
Mi alzo dal mio rifugio, dal mio letto, indosso il vestito buono.
Si proprio così il vestito buono, perché Capitol City vuole sempre il meglio, non vuole vedere in che stato ha ridotto noi abitanti del distretto 12, siamo ridotti alla fame. Ma come potrebbe importare, se per loro è un divertimento vedere ragazzini uccidersi a vicenda?
Sono pronto.
Esco dalla porta di casa senza sapere se la varcherò di nuovo.
Con gli occhi abbraccio la mia casa e mi dirigo in piazza.
Ci sono due lunghe file, una di ragazze e l’altra di ragazzi, devono prelevare un po’ di sangue per registrarci, per controllare che non manchi nessuno all’appello.
Quando finalmente siamo tutti registrati possiamo disporci di fronte al palco.
Ragazzi da una parte e ragazze dall’altra.
Avanti stanno i nuovi, quelli di 11 anni come me, come Katniss.
Sta dall’altra parte, guarda fiera il palco, ma so che ha paura, il suo respiro è troppo veloce.
Chissà se un giorno riuscirò a dirle quello che provo…
Sul palco non c’è ancora nessuno, al centro c’è l’asta con il microfono, ai due lati le bocce con i nomi, a destra quello delle donne, a sinistra quello dei ragazzi, tra tutti quei bigliettini c’è anche quello con il mio nome.
Una donna vestita di rosa, con una strana parrucca sale sul palco. Se non sbaglio si chiama Effie, ma non ci ho mai fatto veramente caso.
Si avvicina al palco e inizia a raccontare la storia di Panem, dei giorni bui, della nascita dei distretti.
Conclude il discorso dicendo “ Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!- sorride in modo falso e smielato- prima le signore!”.
Si sposta verso destra, allunga una mano nella boccia ed estrae un biglietto.
Torna al microfono e legge.
“Susan Green”.
Una ragazza diciassettenne si avvia verso il palco, presto viene raggiunta dai pacificatori che la conducono da Effie.
“Bene, bene. Ora passiamo ai ragazzi!”.
Si dirige dall’altra parte.
Mentre sta per estrarre un biglietto arriva una civetta bianca e si posa sull’asta del microfono, ha qualcosa legato ad una zampa.
L’espressione di Effie cambia, sembra sorpresa.
Si avvicina alla civetta e prende il biglietto, lo legge.
In piazza cala un silenzio pieno d’ansia.
“Peeta Mellark!” dice Effie.
Io rimango impietrito.
Non può essere, lei non ha preso nessun biglietto dalla boccia e questa non è neanche l’edizione della memoria quindi non possono esserci state delle modifiche del regolamento.
Allora cosa succede? Perché ha chiamato il mio nome?
“Peeta Mellark, fatti avanti, c’è una comunicazione importante per te!”, dal palco risuona squillante la voce si Effie.
Lentamente mi muovo. Lei mi vede.
“Oh eccolo qui, su vieni!”, odio la sua voce così smielata.
Appena salgo sul palco due pacificatori mi scortano all’interno del palazzo di giustizia, mi portano in una stanza ed escono, lasciandomi lì, da solo.
Cosa ho fatto? Perché sono qua?
Non ho mai infranto le leggi.
A scuola vado bene.
Aiuto i miei genitori a lavoro.
Pop.
Un rumore alle mie spalle mi fa saltare.
Mi volto e trovo un uomo tarchiato, basso, è più basso di me! E io ho undici anni, questo dall’aspetto ne deve avere almeno quaranta!
Chi è quest’uomo? E come ha fatto ad entrare? La porta è chiusa!
“Siediti”, mi dice dolcemente, indicando il divano al centro della stanza.
Non riesco a parlare, non sto capendo più niente, ma faccio come dice e vado a sedermi.
“Tieni!”, prende una lettera dalla tasca della giacca e me la porge.
La busta è bianca ed è chiusa con uno stano simbolo di ceralacca.
La apro con il cuore in gola.
Prendo la lettera e inizio a leggere.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI Hogwarts
Preside: Minerva McGranitt.
Caro signor Mellark,
sono lieta di informarla che dal primo settembre avrà il diritto di frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogworts.
Con la speranza che la lettera non sia arrivata troppo tardi, e che lei si trovi ancora nel distretto 12, la preghiamo di ascoltare le indicazioni che le fornirà il signor Rufus, portatore di questa missiva.
Distinti saluti.
McGranitt.
 
Guardo allibito l’uomo che intanto si è seduto vicino a me.
“Io… io… la mietitura…”.
“Sei salvo ragazzo. Capitol City non può più farti del male”, è raggiante, ma io non so cosa significhi tutto ciò.
“Cos’è Hogworts? Dove devo andare? Devo uccidere qualcuno per sopravvivere?”.
“No, certo che no! Caro tu sei un mago, e quella è una scuola dove imparerai a gestire i tuoi poteri. È a Londra.”.
“I maghi esistono? Com’è che non ne sapevo niente?”.
“Vedi, qui a Panem ce ne sono pochissimi, quei pochi sono preziosi per noi e dannosi per Snow. Per anni abbiamo combattuto contro il presidente, lui ha ucciso tutti i maghi dei distretti. Il distretto 13 non è stato distrutto perché si ribellarono, ma perché lì vivevano tutti i maghi. Snow li temeva, temeva per il suo potere. Lui non è un mago ed era terrorizzato all’idea che qualcuno gli soffiasse via Panem.”.
“Se i maghi sono stati uccisi, come faccio io a essere un mago?”.
“La magia non è solo ereditaria, ma è un dono con cui si nasce e tu ce l’hai.”.
“Ma allora ucciderà anche me!”, avrei preferito partecipare alla mietitura, potevo essere fortunato e non venir mai sorteggiato, ma così sono condannato a morte certa.
“No, non ti ucciderà. Abbiamo un accordo con il presidente, o meglio, lo abbiamo minacciato di far crollare il suo impero se non avesse permesso ai maghi di istruirsi come avrebbero dovuto, e che li debba lasciare in pace una volta che ritorneranno a casa.”.
“Quindi tornerò?”.
“Sicuro, puoi tornare durante le feste di Natale e tornerai ogni estate. Non stai andando nell’arena, stai andando a scuola! Su ora vai a casa, domani partiamo per Londra.”.
“Ma come ci arriviamo?”.
“Prendiamo il treno per andare a Capitol City, e da lì prendiamo una passaporta.”.
“Passaporta?”.
“Si, poi vedrai con i tuoi occhi cos’è, è difficile da spiegare”.
“Posso dirlo a qualcuno?”.
“Solo alla tua famiglia!”.
Frastornato da tutte queste novità mi avvio verso casa, durante la strada del ritorno incrocio Katniss. Ora o mai più mi dico.
“Katniss, com’ andata la mietitura?”.
Lei mi guarda un po’ frastornata, ma come darle torto, non ci siamo mai parlati!
“La mia famiglia e la tua sono salve… ma tu dove sei sparito?”.
“Ehm… è venuto un mio parente importante dall’Europa, ha fatto un patto con Snow e così mi è concesso di andare a Londra”, okay questa bugia fa pena.
“Non tornerai più?”.
“No, no, certo che tornerò…”.
“Oh, bene, allora ci vediamo Peeta.”, dice andandosene.
“Ciao Katniss…” mormoro alla sua schiena.
Appena apro la porta di casa mia madre mi abbraccia.
“Sei salvo Peeta, sei salvo, ora andrai a Hogworts!”, lacrime di felicità le rigano le guance.
“Lo sai?” sono stupito.
“Si Peeta, l’ho capito quando ho visto la civetta. Quella è il postino del luogo in cui stai andando.”.
 
È ancora presto quando esco di casa con quello strano mago.
Saluto i miei genitori e mi dirigo alla stazione, in men che non si dica già sono sul treno diretto a Capitol City.
Durante il tragitto vedo sfilare dinanzi ai miei occhi tutti i distretti, più mi avvicino alla capitale più i sintomi della ricchezza sono visibile.
E ora eccomi qui, a Capitol City, il luogo che non vorresti mai visitare perché vorrebbe dire essere un tributo, ma per me è diverso. La fortuna è stata a mia favore.
Qui il lusso è sovrano. Palazzi altissimi tutti in vetro. Gente per strada vestita in modo troppo eccentrico.
Quanta differenza c’è tra il mio distretto e la capitale.
Rallento il passo per vedere ciò che mi circonda, ma l’uomo che mi accompagna sembra avere molta fretta.
“Su, muoviti Peeta, la passaporta non ci aspetta mica!”.
Ad un certo punto sono quasi costretto a correre.
Quell’uomo che dice di essere un mago mi conduce sul terrazzo di un palazzo, c’è un piccolo ciondolo, qualcuno deve averlo perso, penso, ma poi vedo che ci dirigiamo proprio vicino all’oggetto.
“Al mio tre, toccalo, capito?”.
Frastornato annuisco.
“Uno… due… tre!”.
Con mano insicura tocco quel banale ciondolo.
Subito sento come se mi avessero messo in una lavatrice e azionato la centrifuga.
Non capisco cosa stia succedendo. Non sento più il tetto sotto i piedi, è come se stessi fluttuando, poi improvvisamente mi ritrovo per terra, steso completamente su un terreno polveroso, di un luogo che non ho mai visto.
Mi alzo un po’ traballando, alle mie spalle c’è un muro, sembra fuori luogo, come se dividesse due posti diversi.
“Benvenuto a Diagon Alley!”, dice il mago felice.
“Cosa ci faccio qui? Non dovevamo andare a Londra?”.
“Ma caro ragazzo, questa fa parte di Londra! Su ora andiamo a comprare tutto l’occorrente per la scuola.”.
Così inizia a trascinarmi per tanti negozi, senza sosta.
Guardo affascinato questa città, sembra incontaminata, pura, sembra non conoscere la vita dura dei distretti o le assurdità di Capitol City, qui la vita sembra semplice, forse non è male questo posto, è solo strano, diverso da quello a cui sono abituato.
Per la strade ci sono tanti altri ragazzi, che corrono indaffarati da un negozio all’altro.
Per primo vado da Madama Malkin, compro le divise nere, cappello, guanti e un mantello seguendo le indicazioni del mio compagno di viaggio.
Usciti di lì mi conduce di corsa al negozio accanto, il Ghirigoro, è una libreria, prendo i libri scolastici, ce ne sono alcuni con titoli proprio strani.
Nel negozio di fronte prendo il calderone, il set di provette e la bilancia.
Fortunatamente mi manca solo la bacchetta, perché credo di non poter reggere ancora a lungo tutto questo peso.
Mentre mi dirigo verso Olivander, per prendere la bacchetta, passo vicino al negozio di animali, un gatto, identico a Ranuncolo, al gatto di Katniss, cattura la mia attenzione, anche lui mi fissa, non ho mai visto un gatto con uno sguardo tanto intenso.
“Possiamo fermarci, vorrei prendere quel gatto?”.
“Si, certo.”.
Entro nel negozio e ne esco poco dopo con il gatto che fa le fusa tra le mie braccia. Questo gatto mi ricorderà sempre le mie origini, il distretto 12 e soprattutto lei.
Guardo Kat tra le mie braccia.
Si, l’ho chiamata Kat, il diminutivo della ragazza che amo e che ora vedrò raramente, ma che non voglio mai dimenticare.
Mentre sono immerso in questi pensieri mi ritrovo alla bottega delle bacchette, entro e trovo un mago molto anziano al bancone.
“Salve!”.
“Salve caro, vediamo un po’ che bacchetta le potrei prendere.”, detto questo sparisce tra gli innumerevoli scaffali, per riemergere dopo pochi minuti con una scatola.
La deposita sul bancone e la apre, all’interno c’è un bastoncino di legno, una bacchetta.
“Prendila!”.
L’afferro e appena le mie dita la sfiorano sento un tremito scuotermi da capo a piedi, la cosa non sfugge al venditore di bacchette.
“E’ questa, hai trovato la bacchetta che fa per te. Legno di corniolo, 12 centimetri, cuore di corda di drago, molto flessibile. È un ottima bacchetta!”.
Una volta ultimanti gli acquisti ci dirigiamo alla stazione, al binario nove e trequarti.
Il viaggio è durato poco e ad alleggerire il viaggio ci sono stati i tre ragazzi che mi facevano compagnia sul vagone, sono del secondo anno e si conoscono tra loro, ma con pazienza mi spiegano le regole della scuola e la divisione delle case.
Una volta sceso dal treno si avvicina il guardiacaccia, sul treno mi hanno detto che si chiama Hagrid.
“Ragazzi del primo anno con me!”, grida.
Mi avvio verso di lui e dopo poco mi ritrovo su di una barca che attraversa il lago senza che qualcuno muova i remi.
La scuola è un castello, un maestoso castello, all’ingresso viene ad accoglierci la professoressa Sprit, la vicepreside.
Ci conduce fuori la sala comune e prima di farci entrare dice “tra poco sarete smistati nelle vostre casa, Grifondoro, Tassorosso, Serveverde e Corvonero. Dopo ci sarà la cena e poi i prefetti delle vostre case vi condurranno ai dormitori. Ora, prego, seguitemi.”.
Ci conduce oltre delle immense porte.
C’è una sala immensa con quattro tavoli disposti sui lati e di fronte un altro tavolo, ci fissano tutti.
Arriviamo in fondo alla sala dove c’è uno sgabello con un vecchio capello rattoppato.
“Quando dirò il vostro nome, venite a sedervi qui e il capello vi smisterà nelle vostre casa”, dice la strega.
Srotola una lunga pergamena e inizia a leggere.
Chiama vari ragazzi e ragazze, prima dal mio nome, finalmente è arrivata alla L, tra poco dovrebbe toccare a me.
“Mellark Peeta!”.
Mi incammino verso lo sgabello, mi siedo e la professoressa posa il cappello sul mio capo.
Dopo pochi secondi urla: Tassorosso.
Il tavolo sulla destra della sala si prodiga in ovazioni e applausi. Mi avvio verso di loro e prendo posto vicino un ragazzo più grande.
“E’ un piacere averti con noi. Io sono Teddy Lupin, per gli amici Ted, prefetto di tassorosso!”.
“Piacere, Peeta Mellark”, dico stringendogli la mano.
La cerimonia dello smistamento dura ancora un po’, quando finalmente l’ultima ragazza raggiunge il tavolo dei corvonero, si alza una strega dal tavolo dei professori.
“Bentornati e benvenuti a Hogworts! Che cominci il banchetto!”.
 Batte le mani e i tavoli, prima vuoti si riempiono di cibo.
Mi volto verso Ted e chiedo “chi è?”.
“Ma come non la sai? È una strega famosa, tutto il mondo ci invidia per lei!”.
“No, non la conosco.”.
“E’ la Mc Granitt, è lei che ha guidato la battaglia finale contro Voldemort, lei si è battuta affinchè a Storia Della Magia si studiassero i tempi bui, i tempi in cui Voldemort seminava il panico. Grazie a lei studiamo anche Silente e le imprese di Harry Potter anche se risalgono solo a 18 anni fa, su per giù!”.
La mia faccia doveva essere confusa al massimo poiché lui mi chiese: “Ma da dove vieni? Sembri non conoscere nulla di quello che è successo!”.
“Vengo dal distretto 12!”.
Tutti i ragazzi intorno a me si girarono e iniziarono a mormorare.
Una ragazza che aveva partecipato allo smistamento con me si volta e mi chiede: “Anche tu sei scampato alla mietitura?”.
“Si” rispondo sempre più confuso, “ho ricevuto la lettera quando stava per essere sorteggiato il tributo maschio!”.
“Io vengo dal distretto 7, ero stata sorteggiata, non volevano lasciarmi andare, dicevano che ormai appartenevo a Capitol City, è dovuto intervenire il ministro della magia per salvarmi. Il presidente Snow era furioso!”.
“Credo che è più furioso che mai- dice Ted- due ragazzi dei suoi distretti sono maghi! Erano anni che non accadeva una cosa simile, ormai è sempre più raro trovare maghi provenienti da lì. Erano anni che non ne vedevamo uno e ora ne abbiamo addirittura due ed entrambi tassorosso!” .
Finita la cena Ted si alza in piedi e dice ai nuovi di seguirlo.
Ci conduce nei seminterrato, si ferma vicino un quadro di natura morta e fa il solletico ad una pera.
Il quadro si sposta facendo apparire un buco nel muro.
Lo varchiamo e una volta dentro Ted dice “ecco la vostra sala comune. Sulle scale il dormitorio maschile, ai piedi della scala il dormitorio femminile.”.
Mentre mi dirigo verso il dormitorio la ragazza del distretto 7 mi si avvicina e dice: “sono felice che ci sia anche tu, così mi sento meno diversa. Ora c’è qualcuno che mi può capire meglio.”. Mi sorride e se ne va verso i dormitori.
Sono felice che lei si sia salvata, ma non riesco a non pensare che vorrei che al suo posto o al mio ci fosse lei, Katniss.
 
 
 so che la mietitura avviene a 12 anni per questo credo che la storia sia un" What if?"
 
  
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