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Autore: _Vishual_    23/03/2014    3 recensioni
Quando l'incubo diventa realtà e devi solo sperare di poterti svegliare dopo quell'orribile sogno...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Leeteuk, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai sono anni che stiamo insieme, io e la mia ragazza non abbiamo mai avuto litigate pesanti e bastava poco per capirci. Tutti dicevano che eravamo perfetti insieme e io non potevo negarlo. Amavo tutto di lei: i suoi occhi, le sue labbra, il suo modo di parlare e ballare, le sue piccole manie e anche la sua strana risata. Quando ci incontrammo per la prima volta capii subito che non era come le altre e che aveva fatto centro nel mio cuore. Dopo quella serata continuammo a vederci fino a metterci insieme e pensare anche alla convivenza. Non posso spiegare quanto io amavo e amo quella ragazza. Farei una lista infinita di tutte le cose che mi piacciono di lei e di cosa mi piacerebbe fare con lei. 
Aissh quanto impazzisco per i suoi baci e le sue coccole, per il suo sorriso e per quei dannatissimi capelli castani. Se lei non è la perfezione allora non saprei dirvi cos'è!

Quella sera sarei dovuto andare a prenderla da lavoro, proprio in quella scuola di danza dove lavorava da poco. Le ho sempre proposto di fare i provini per entrare nella SM ma non ha mai voluto, diceva che sarebbe stato spiacevole essere la collega di tante ballerine che avevano una cotta per me¸ sarebbe stato strano anche ballare con i miei migliori amici. Tutto quello che mi interessava, però, era lei: il suo benessere, la sua felicità, il suo amore.
Parcheggiai la macchina ed entrai nell’edificio sorridente di vederla ancora una volta. Non vedevo l’ora di baciarla e stringerla a me. Ero contento di portarla nella casa che avevo comprato solo per noi e trascorrere un’altra notte insieme. In quel posto non era rimasto più nessuno, sentivo solamente della musica provenire da una saletta. “Sicuramente starà li a provare sola nuovi passi, come al solito” pensai. Mentre stringevo la maniglia della porta, però, una fitta allo stomaco mi colpì. Sentivo che era successo qualcosa di spiacevole o doveva succedere.
Aprii la porta e fui proiettato in un immagine orribile: era in fin di vita per terra con una macchia di sangue che usciva dalla sua fronte. I miei occhi si spalancarono e il mio cuore cessò di battere. Mi fiondai verso lei e la presi tra le braccia, cercai di rianimarla in tutti i modi e di tamponare la ferita con la manica, ma nulla. La scuotevo supplicando Dio di farla risvegliare e dirmi che aveva solo sbattuto la testa , ma nulla.
-Svegliati!-urlai disperato
Il suo volto non aveva nessun’espressione, come i morti. Sul mio viso sentii le lacrime scorrere, lacrime nere dalla tristezza e dalla rabbia. Non potevo cadere io durante le prove? Perché lei, l’amore della mia vita?
Chiamai l’ambulanza e fortunatamente arrivò subito. La presero e la misero sulla barella portandola in ospedale.
Ero fuori la sala operatoria ad aspettare novità da un qualsiasi dottore o infermiere. Passò  diverso tempo che mi pareva infinito, il tempo più lungo della mia vita; i secondi mi sembravano anni e i minuti secoli. Continuavo a piangere solo nella speranza che sarebbe uscita sorridendo da quella stanza cercando con un gesto un mio abbraccio. Nel frattempo mi raggiunse Donghae preoccupato non solo per la mia ragazza ma anche per me. Lo abbracciai forte, avevo bisogno di consolazione e supporto in quel momento. Continuavo a piangere senza fermarmi, singhiozzavo qualche bestemmia a me e alla vita. Bestemmie che neanche le parole del mio amico riuscirono a fermare, brutte parole scaturite dal nervoso e tristezza uscivano da me che ero un ragazzo con autocontrollo e che difficilmente si arrabbiava.
-Perché non sono arrivato prima? Perché doveva cadere? PERCHE’?
Improvvisamente uno dei medici uscì e mi venne incontro con una faccia terribile, capii che qualcosa non andava.
-Mi dispiace tanto informarle che ha avuto una lesione all’interno del cranio durante la caduta e che è in uno stato di coma…
Stavo per svenire e le gambe iniziarono a tremare, Donghae mi strinse le spalle vedendomi quasi cedere.
-M-ma si potrà risvegliare?
-A quanto risulta no, se tra 5 mesi non da segni di miglioramento potete anche pensare di staccare la spina e lasciarla andare.
-CHE COSA? COME NON POTRA’ MAI PIU’ RISVEGLIARSI? COME FACCIO SENZA LEI? MI VUOLE DIRE ADESSO CHE PER COLPA DI UNA CADUTA LEI MORIRA’? COM’E’ POSSIBILE???
-Eunhyuk hyung, calmati!-esclamò Donghae
-Ci dispiace signor Lee.
Il dottore mi diede una piccola pacca sulle spalle e se ne andò.
-COME MI DEVO CALMARE?-urlai al mio amico –LE HO SEMPRE DETTO DI NON FARE ACROBAZIE E ADESSO? ADESSO E’ LI SENZA VITA! SENZA UNA RAGIONE DI VITA, CAZZO DONGHAE COME VADO AVANTI?
-Calmati, se si svegliasse? Ha detto il medico “a quanto risulta” non che è sicuro al 100% quindi prega che si svegli il più presto possibile!
Iniziai a darmi pugni sulla testa mentre piangevo e a urlare come un dannato. La gente che passava mi guardava male e le infermiere mi chiedevano di calmarmi, ma come potevo?
Il medico mi fece chiamare e mi invitò ad entrare nella stanza della mia ragazza che finalmente, dopo 2 ore e mezza, uscì dalla sala operatoria. Era piena di tubicini sdraiata sul letto con una macchinetta al suo fianco che controllava il suo battito cardiaco. Per me era bellissima anche in quello stato, non l'avrei mai lasciata e semmai si sarebbe svegliata ma con qualche disturbo mentale o fisico io sarei rimasto con lei a qualsiasi costo; se era necessario un organo vitale mi sarei fatto esportare uno dei miei per darglielo, qualsiasi cosa pur che stesse bene. Anche la mia vita se era necessario! Presi una sedia e mi misi a fianco a lei accarezzandole la fronte e sorridendole. 
-Ti amo, lo sai?
-Emh, Hyukjae stanno venendo gli altri e isuoi genitori...scusa se ti disturbo...-mi disse Donghae
Annuii ma senza dargli troppa corda, ero preso a stare con la mia ragazzae a sorvegliarla ogni secondo senza toglierle mai lo sguardo di dosso. 
Nel frattanto arrivarono tutti inziando a fare domande sul suo stato e a piangere mentre parlavano. Tutti eravamo tristi ma nessuno era distrutto come me, lei era la mia metà...anzi, era tutto! Senza di lei non ero nemmeno un quarto di qualcosa. 
-Eunhyuk-sshi devo parlarti-mi disse Leeteuk
Lo seguii fuori dalla stanza e mi abbracciò forte:-Come leader ti garantisco il supporto da tutto il gruppo e ricorda che se hai bisogno di qualcosa dimmelo. Sono dispiaciuto anche io, lei era mia amica e la tua ragazza automaticamente faceva parte della nostra famiglia. 
Lo ringraziai e mi sfogai piangendo tanto, così tanto da far finire le lacrime che avevo in me.  
Vederla così mi faceva venir voglia di pugnalarmi, ero troppo angosciato e non potevo vederla in quelle orribili condizioni. Volevo....volevo, lasciamo stare...ormai potevo anche dimenticarmi quel pensiero, quello stupido sogno. 
Andai dai suoi genitori, altrettato distrutti, e chiesi se potevo parlare con loro. Per un attimo i miei suoceri si allontanarono dalla figlia venendo verso me che stavo fuori la porta. 
-Scusate per non esser venuto prima a salvare vostra figlia, vi chiedo se potrei continuare ad assisterla. Poi volevo dirvi un'altra cosa...
Annuirono e mi fecero finire di parlare:-...se si svegliasse, posso chiederle di sposarmi? Sapete, avevo organizzato una serata per chiederglielo ma non ho avuto il modo per colpa dell'incidente. Dato che potreste prenderv...-la madre mi interruppe-...certo HyukJae! Non ti scusare e sappiamo che non è colpa tua, quindi non sentirti in colpa. Noi stiamo pregando tantissimo e, credimi, il pensiero che la morte possa portarci via nostra figlia ci fa straziare così tanto che tu non puoi immaginare!
-Signori, se mai vostra figlia non dovesse sopravvivere credo che per me sarebbe inutile vivere. Con chi altro potrei parlare, ridere, abbracciarmi, baciare...con chi? Cosa farei? 
-Sei un bravo ragazzo, adesso ti preghiamo di andare a casa a riposarti. Mia figlia non avrebbe mai voluto che ti stancassi e affliggessi in questa maniera.
Il padre mi fece un cenno di andarmene e li salutai abbracciandoli forte. Erano le uniche persone che potevano comprendermi. 
Mi avviai verso casa col taxi, prendere la macchina mi avrebbe procurato un incidente per colpa dei pensieri che affollavano la mia mente. Arrivato a casa aprii la maniglia della porta e la chiusi alle mie spalle cadendo inginocchiato per terra. Non so cosa mi era preso ma sentivo delle forti fitte al cuore e allo stomaco. Inziai a piangere e a piegarmi per terra, quella casa aveva ancora il profumo della mia ragazza. Cercai di rialzarmi e non piangere ma ogni centimetro di casa mi ricordava lei. Mi andai a stendere nel letto e chiusi gli occhi per qualche secondo buttando un sospiro. Li riaprii e mi voltai su quello che era il lato dove lei si appoggiava e dormiva. I miei occhi appannati dalle lacrime proiettarono una delle scene che non dimenticherò mai della mia vita: era la prima notte che passavamo nella nostra casa e lei si era addormentata dopo aver fatto l'amore con me tutta la notte; stringeva il cuscino e sorrideva nel sonno. Era bellissima. Mi ricordo che mi avvicinai e l'abbracciai forte facendo affondare la sua testa nel mio petto. Amava un sacco stare tra le mie braccia, diceva di sentirsi protetta e amata. 
In quel momento, però, non mi restava che abbracciare il suo cuscino ancora impregnato dal suo profumo. Lo strinsi e fui inebriato dalla sua essenza al muschio che sapeva di fresca giornata primaverile. Primavera, era primavera quando l'ho conosciuta: Passeggiavo nel parco inarcato dagli alberi di fiori di ciliegio senza una meta precisa, lei stava in bici quando prese un sassolino e cadde procurandosi una storta al piede. Corsi da lei aiutandola, la guardai negli occhi e mi ci persi dentro continuandola a fissare come un bambino fissa i giocattoli; Ne approfittai per invitarla in caffetteria, offrirle qualcosa e invitarla ad uscire. 
Sorrisi pensando a come mi travolse la vita con un semplice sorriso e dei grandi occhi. 
Chiusi gli occhi e cercai di dormire, o almeno di riposarmi un po'. Quando presi sonno strinsi ancor più a me il cuscino credendo fosse lei e mormorando parole a caso come "domani ti porto la colazione in camera" oppure "spegni la tv".
Ero completamente rintontito anche nel sonno per quanto ero depresso. Mi mancava troppo quella ragazza, come avrei fatto senza lei? Come avrei superato un colpo così duro dalla vita? 
L'indomani mi alzai e barcollando andai in bagno a darmi una sciacquata per poi andare in ospedale. Asciugai il mio volto e mi diedi una sistemata al ciuffo nero andando in stanza e scegliendo i primi vestiti dall'armadio. Velocemente presi il cappotto e scesi di casa per dirigermi al più presto dalla mia ragazza. 
Arrivato in ospedale vidi i suoi genitori ancora vicino a lei con le borse sotto gli occhi e l'espressione distrutta.
-Scusatemi, posso salutarla?
-Oh, non è troppo presto?-mi chiese il padre-sono le 7-
-No, ero impaziente di vederla. Mi mancava tantissimo, comunque posso salutarla?
I genitori annuirono allontanandosi da lei, mi avvicinai e le diedi un piccolo bacio sulla fronte fredda:-Buongiorno, amore- 
Sorrisi e mi inginocchiai appoggiando i gomiti sul letto guardandola nella speranza che si svegliasse da un momento all'altro. Le presi la mano e la baciai dolcemente. 
Rimasi li a parlarle per tutta la mattinata, anche se era in coma mi sentivo di parlarle e di raccontarle le mie giornate. 
-...ieri, mentre mi addormentavo, mi sono ricordato la prima volta che ci siamo incontrati? Mi sembra che tu prendesti un thè al limone e io un caffè. Non sai a cosa sto pensando in questo momento!? A quando abbiamo ballato insieme in salotto, ricordi?-
I suoi genitori mi fissavano e ascoltavano i miei "racconti" pensando sempre più a quanto ero devoto alla loro figlia. 
Il tempo passò lentamente e nel frattempo passarono i medici a vedere in che condizioni si trovava e il suo stato. Vennero a trovarla anche i miei genitori con mia sorella che non si preoccuparono solo di lei ma anche di me. Non mi avevano mai visto così triste e stordito, non capivo più niente nel vero senso della parola.
-HyukJae, vuoi venire a pranzo con me?
-Sora, oggi è venerdì non sabato.
-Che centra? Aigoo stai impazzendo! Vieni con me, non voglio vedere mio fratello così. 
Mi portò in un fastfood vicino l'ospedale e ordinò lei per entrambi, non avevo la testa per scegliere perché era troppo occupata a pensare alla mia ragazza.
-Non puoi fare così, reagisci alla vita! Ti stai uccidendo da solo e come sorella ti consiglio di non comportarti in questa maniera. 
-Come faccio? Come farò? Non mi rimarrà più niente nella mia vita, sarà vuota. 
-Ma non puoi fare così, lei non vorrebbe un comportamento del genere da parte tua o sbaglio?
-Lo so ma non riesco, non posso. La mattina non ci sarà più lei al mio fianco, la sera non ci sarà più lei seduta sul divano a vedere la tv, non ci sarà più lei! Aiutami Sora, anzi aiutala!
-Cosa posso fare io? Non sono né un edico né posso fare miracoli come Dio! Lee HyukJae calmati stai piangendo da ieri senza fermarti, stai male, non riesci a concentrarti neanche quando uno ti parla...calmati!
Mi prese le mani e le strinse forte:-Ci sarò io con te...-
Le strinsi ancora più forte ringraziando mia sorella continuando a piangere. 
Quando i piatti arrivarono non riuscii a mangiare, addentai un unico pezzo di carne. Mi caddero dalle mani le bacchette e rimasi a fissare il vuoto per qualche secondo fino a quando mia sorella non mi scosse il braccio e mi ripresi:-Eh? Ti serve il telefono?-
-HyukJae, se continui così dovrai andare da uno psicologo te ne rendi conto? Mangia e svegliati!
Annuii ma non riuscii a mangiare comunque. 
Mi alzai per ritornare in ospedale ma mentre me ne andavo mia sorella mi bloccò per mano ma mi staccai dalla sua presa e me ne andai via senza neanche voltarmi. 
Con un taxi mi feci portare a casa mia, dovevo prendere una cosa estremamente importante. Arrivato nel mio, in realtà nostro, appartamento entrai in camera e presi un cofanetto rosso. Riscesi da casa e mi avviai in ospedale a piedi pensando a cosa potevo dire una volta arrivato li. Optai per la soluzione migliore: dire tutto quello che sentivo e provavo senza trattenere niente. 
Presi un grande respiro ed entrai nell'edificio bianco e dall'odore di medicine. Bussai alla porta della stanza del mio amore ed entrai vedendola ancora in quelle condizioni pietose. 
Chiesi ai genitori di uscire un secondo, dovevo rimanere solo con la loro figlia per qualche minuto. Uscirono e mi avvicinai al suo letto sedendomi su una sedia vicino a lei. Le presi la mano e inizia a parlare:-Scusa se non sono venuto prima a salvarti, scusa per averti fatta arrabbiare quando stavamo insieme, scusa per aver fatto ritardo al nostro terzo appuntamento, scusa se ho fatto qualcosa di sbagliato. So che in questo momento non mi puoi sentire ma ho bisogno di parlarti perché senza te non riesco a vivere. Io ti amo più di ogni altra persona e solo insieme la nostra vita avrebbe un senso. Riuscirei a vivere senza ossigeno ma non senza te, tu vali più di qualsiasi cosa...compresa la mia vita. Solo adesso mi rendo veramente conto di quanto davi un senso a tutto e non voglio che tu te ne vada via. Non voglio che tu mi abbandoni. Io ti amo. So che non ha senso chiedertelo ma: vorresti farmi l'onore di diventare mia moglie?-
Aprii il cofanetto e presi l'anello in argento incastonato da due diamanti e glielo infilai al dito facendomi scivolare una lacrima. Strinsi la sua mano illuminata da quell'oggetto prezioso e la baciai. 
Improvvisamente la sentii muoversi. La sentii muoversi, cazzo! Alzai di scatto la testa e la guardai speranzoso che non stavo sognando ma si era veramente mossa. Le sue dita si chiusero lentamente e i miei occhi chi spalancarono dallo stupore. Mi avrà sicuramente sentito! 
-Sei viva stai bene!-esclamai felice
La vidi voltarsi verso me lentamente. Le sorrisi e un altra lacrima percorse il mio viso, questa volta però era una lacrima di felicità. Le mostrai il mio sorriso migliore e mi sentii finalmente meglio. Aprì faticosamente gli occhi e mi sorrise. Era stupenda, perfetta. Cercò di mormorare qualcosa ma le dissi di non sforzarsi. Riprovò comunque a parlare sussurando la parola più bella del mondo facendomela rimbombare nel cuore:-Saranghae-
Le strinsi la mano e iniziai a balbettare non sapendo che dire tanta era la mia felicità. 
Un rumore però mi fece cadere il mondo dalle mani: l'elettrocardiogramma.
"BIP...BIP...BIP... ... ..."
Il flusso del suo battito cessò. I suoi occhi lentamente si richiusero....bip bip biiiiiiiiiiip........
Senza fine quella macchinetta fischiava. Non potevo crederci, il destino me l'aveva strappata dalle mani. Vidi il suo torace gonfiarsi e lasciare l'ultimo respiro. L'ultimo prima di lasciarmi, prima di lasciare il mondo e volare verso, forse, un posto migliore...migliore ma pur sempre lontano da me...



 

"EUNHYUK SVEGLIATI!!!"
Di sobbalzo mi alzai e capii che era tutto un incubo.
-Stupido mi stavi facendo spaventare. Non ti svegliavi, piangevi e mormoravi parole senza senso mentre dormivi!-
Era li al mio fianco che mi buttava un cuscino in faccia. 
-SEI QUI! SEI VICINO A ME, STAI BENE. NON FARE ACROBAZIE A DANZA, NON FARTI MALE, STAI ATTENTA QUANDO ATTRAVERSI, PRIMA DI MANGIARE QUALCOSA VEDI LA SCADENZA, VAI A FARTI LE ANALISI...ASPETTA SEI INCINTA? CI PENSO IO TI SERVE QUALCOSA? LA CULLA...NO NO...-mi tappò la bocca che faceva uscire parole a raffica e scoppiò a ridere. 
-Prendi fiato e stai tranquillo...scommetto che hai fatto un incubo. Giusto o sbaglio? 
La strinsi forte a me, non mi ero mai reso conto di quanto era veramente tutto per me prima di quel sogno orribile. Quel suo profumo mi riempì ancora una volta facendomi sentire il ragazzo più felice del mondo. Notai qualcosa di brillante sul suo dito:un diamante. La guardai stranito, quel sogno mi aveva così tanto scosso che non mi ricordavo da dove aveva preso quell'anello e non mi ricordavo niente del giorno prima. 
-Me lo hai dato tu ieri, non ricordi? Quando ci sposeremo presentati in chiesa, non fare che ti dimentichi tutto-rise
-Sarai mia moglie??? Oddio si, mi sto ricordando! 
Ora mi era tutto più chiaro: il giorno prima l'avevo portata al parco dove ci incontrammo per la prima volta e le avevo chiesto di sposarmi per poi portarla in un albergo bellissimo e trascorrere la notte con lei.
Scoppiai a ridere e la riabbracciai forte stampandole un dolce bacio sulle labbra, le sue perfette labbra. Mi staccai dolcemente da lei e la guardai negli occhi: erano bellissimi, sembravano disegnati da un angelo. 
-E rimani qui a guardarmi?- mi chiese- sei il mio futuro marito e non mi dici cosa ti ha turbato così tanto da farti andare alle cozze? Forza, raccontami cosa hai sognato...
Scossi la testa sorridendo, l'unica cosa che doveva sapere era che l'amavo quanto la mia vita e che vederla ogni mattina al mio fianco era il risveglio migliore del mondo. 
"Ti amo amore, ricordatelo"

 

  
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