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Autore: Seagullgirl    23/03/2014    0 recensioni
"Potrà esserci anche l’oceano a dividerci, ma non riesco a lasciare che le sue onde ci spazzino via. Voglio che si infrangano su di noi come su degli scogli, lasciandoci qui, fermi dove eravamo. Magari un po’ erosi, ma pur sempre qui."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Make you feel my love


Sono le cinque di pomeriggio; il sole sta iniziando a calare nel cielo, conferendogli un nostalgico colore rossastro.
Afferro la mia tazza di Starbucks piena di the fumante e la porto lentamente alla bocca, soffiando leggermente con un gesto meccanico. La casa è vuota senza di te, e benché ormai non mi ci sia abituata ancora sento i silenzi vuoti che hanno preso il posto della tua risata, così spontanea da farmi venire il mal di testa.

E’ proprio questa la cosa assurda, sai? Ci sono mille cose di te che non sopporto, eppure mi manchi lo stesso.
Nessuno riesce a capirlo, e probabilmente nemmeno io l’ho ancora capito bene, ma è così.

Poso la tazza che tu mi hai regalato sul tavolo e la fisso, pensierosa. Ha una piccola sbavatura sulla destra della scritta – un difetto di fabbrica – ma mi piace proprio per quello. È unica, anche se agli occhi degli altri può sembrare solo fatta male.
Mi ricorda un po’ noi, e ogni volta che ci penso mi viene da sorridere.

Lo so benissimo che non siamo perfetti insieme, e che potrei stare con qualcuno con cui combacio perfettamente, ma preferisco mille volte le nostre differenze e gli spigoli in cui cozziamo, perché sono reali. Sembra assurdo da dirsi, ma è proprio di quelli che mi sono innamorata; di tutti i tuoi difetti così insopportabili e irritanti proprio perché spesso sono anche i miei e non voglio ammetterlo. Ti ho sempre detto di detestare il tuo essere orgoglioso, ed è vero, però non potrei mai farne a meno. Anche se discutiamo per tutto, anche se certe volte non ti capisco, anche se sei la persona più testarda che io abbia mai conosciuto, so che non potrei più fare a meno di tutte le cose di te che mi fanno arrabbiare.
La verità, Louis, è che non mi sono innamorata di te nonostante questo, ma per questo.
Mi sono innamorata delle discussioni sulle cose stupide, delle tue espressioni di disapprovazione, delle risposte pungenti e dei musi lunghi che ti sforzi di tenere finché non ti viene data ragione.

Continuo a detestare tutto ciò, ma non ci rinuncerei per nulla al mondo, perché è ciò che mi tiene in piedi ogni giorno.
Tu, con la tua spigliatezza e voglia di vivere, mi dai un motivo per alzarmi dal letto ogni mattina. Sei l’unico che riesce a farsi perdonare con un semplice sorriso, l’unico che riesce a farmi ridere anche se sono incazzata da morire e l’unico di cui non mi stanco mai, nemmeno quando vorrei. È difficile stare con te, eppure non ho mai desiderato così tanto qualcosa in tutta la mia vita, e questo mi spaventa. Ogni giorno penso che prima o poi ti renderai conto che io non sono nulla di tutto ciò che volevi e te ne andrai, lasciandomi sola in questa casa che ormai sa fin troppo d te. Guardo il pianoforte verticale in salotto e sento gli occhi pungermi; credo di non averlo mai sentito suonare da quando l’abbiamo comprato. Tu sei sempre in giro per il mondo e certe volte la distanza appare così abissale che sedermi davanti a quei tasti e posarci le mani sopra mi sembra l’unico modo per poterti stare vicina.
È in quei momenti che ricordo tutte le cose che ci separano, ma anche tutte quelle che invece ci uniscono.

La prima volta in cui mi hai vista con gli occhiali, rossa in viso perché detestavo quella montatura, e mi hai sorriso esclamando  
“ carini!”, anche se sapevi benissimo che io mi sentivo un brutto anatroccolo.
“ Non dire stronzate “ ti ho risposto secca, ma tu mi hai ignorata.

“ Vediamo come mi stanno “ hai continuato rubandomeli e andandoti a guardare nello specchio.
“ Bello come sempre “ hai modestamente dichiarato mentre io ti guardavo storto.
“Se ti piacciono tanto puoi tenerli. Preferisco essere orba piuttosto che andare in giro con quei cosi!”
“ Eddai, non esagerare! Ti stanno bene invece “ dicesti senza arrenderti
“ Sì, certo, come no. Ti detesto quando fingi che io sia carina qualunque cosa mi metta “
“ E io detesto te quando fingi di non crederci “
Quelle parole mi colpirono come una freccia che centra in pieno in bersaglio, ma feci finta di nulla. Per qualche assurdo motivo, diamo sempre più importanza alle cose brutte che a quelle belle.
“ Va bene, allora fa come cazzo vuoi, Louis “
“ La pianti di dire parolacce? È una cosa che non sopporto! “
“ Allora vattene, no? Che ci stai a fare con una scaricatrice di porto? “
Fu uno dei silenzi più lunghi della mia vita, quella, e il rumore della porta che si chiudeva alle tue spalle risuonò come uno sparo nel mio petto. Se ci ripenso ancora ti odio per averlo fatto, ma quella notte sei tornato. Quando sentii il letto piegarsi sotto il peso del tuo corpo e le tue braccia avvolgermi fu come tirare un sospiro di sollievo. Nessuno dei due disse nulla; le tue dita si intrecciarono alle mie e mi sfiorasti il collo con le labbra.
Rimanemmo tutta la notte in quel modo, senza dire nulla. Sentivo che quella era la prima di tante difficoltà, ma fingevo che non mi importasse. Tu eri lì e mi stavi stringendo contro il tuo petto; nulla poteva ferirmi finché ero tra le tue braccia.
Adesso sto guardando la foto che hai messo sulla libreria, quella fatta in spiaggia poco più di un anno fa, e mi sembra impossibile che fossimo noi.
Così sereni, così felici… allora pensavo che nulla potesse spezzarci.
E invece eccomi qui, seduta sul pavimento con quella cornice in mano e a chiedermi dove abbiamo sbagliato.
Ce ne sono mille di cose che non vanno tra noi, eppure lotterei per loro fino alla morte.

Anche se sono di più i giorni che siamo lontani di quelli in cui stiamo insieme, non voglio mollare.
Potrà esserci anche l’oceano a dividerci, ma non riesco a lasciare che le sue onde ci spazzino via. Voglio che si infrangano su di noi come su degli scogli, lasciandoci qui, fermi dove eravamo. Magari un po’ erosi, ma pur sempre qui.

Mi rigiro sotto le coperte, in un letto troppo grande e troppo vuoto per una persona sola e mi ritrovo persino a maledire il tuo lavoro, il tuo sogno. So che cantare è ciò che ami di più al mondo e mi sento egoista a pensare che preferirei tu fossi un qualunque ragazzo di vent’anni, ma a volte non posso proprio farne a meno.
“ Tutto il mondo lo vuole ma solo tu puoi averlo: considerati fortunata “
È questo che mi ha detto Maggie ieri, e io non ce l’ho fatta a dirle che non mi basta; non vale nulla essere la tua fidanzata sulla bocca della gente se poi viviamo due vite separate.
Ci sono due venti opposti dentro di me, e ho paura che arrivi il giorno in cui non saprò più da quale dei due farmi trasportare, divisa tra la paura di diventare di secondaria importanza e la determinazione nel voler lottare fino alla fine per quello di cui – ormai – ho bisogno.
Sento le mie guance bagnarsi e improvvisamente realizzo di star piangendo. Il mascara si è ormai sciolto completamente, così lo asciugo con un dito, sorridendo tristemente tra me e me; a te non è mai piaciuto che mi truccassi, hai sempre detto che è un modo infantile di nascondere ciò che si è, di camuffarsi. Non te l’ho mai detto, ma credo sia proprio per quello che lo faccio.
Dentro sono ancora una bambina, anche se fuori vorrei apparire grande.
Sono quella che  abbraccia l’orsacchiotto quando tu non ci sei, quella che guarda i cartoni in TV e che non vuole mai mangiare la frutta. Spesso – più di quanto mi piaccia ammettere – mi chiedo perché tu mai abbia scelto proprio me. Siamo così irrimediabilmente diversi, Louis, che ancora mi chiedo come facciano a stare insieme. Io sento la tua mancanza già un secondo dopo che te ne sei andato, ma è così anche per te? Non te l’ho mai chiesto perché ho paura della risposta; ti vedo sempre così sorridente sul palco durante i concerti, e più passa il tempo più temo che non ti mancherò più del tuo microfono.
Le lacrime si fanno più numerose sulle mie guance, scorrendo veloci e lasciano una scia bagnata eppure bollente dietro di loro.
Mi lascio cadere sul divano e appoggio la testa sullo schienale, distrutta. Chiudo gli occhi e in men che non si dica cado in un sonno profondo.

Nei miei sogni ci te, come prevedibile, e mi sorridi. Il tuo sorriso illumina tutto, e nei tuoi occhi percepisco uno sguardo perso, insolito. Senti il mio cuore accelerare e desidero abbracciarti, ma non ci riesco. Poi una mano mi tocca, mi scuote, mi chiama.
« El » sento mormorare, svegliati continua dolcemente la voce, e saprei riconoscerla tra mille.
Con non poca difficoltà apro gli occhi; un’ombra sta oscurando la luce che filtra dalla finestra.
Distinguo la figura, ma credo di star ancora sognando. « Ciao » tu sorridi, esattamente come nel sogno, e ti chini su di me.
Sgrano gli occhi, incredula. « Lou? Che ci fai qui? » domando, tirandomi su rapidamente.
Non riesco a credere che tu sia qui e che non sia solo frutto della mia immaginazione. « Mi mancavi » rispondi semplicemente, come se fosse ovvio. Sento gli occhi pungere, la vista si appanna e so di non poter trattenere a lungo i singhiozzi che spingono nel mio petto per uscire, così ti butto le braccia al collo e lascio che tu affondi le labbra nel mio collo, mentre le mie dita si intrecciano ai tuoi capelli e lascio calmare il mio cuore, finalmente integro perché a contatto con il tuo.

Le tue mani mi accarezzano delicatamente la schiena, come se sapessi. Restiamo così, in silenzio, per dei minuti che sembrano ore. Vorrei dirti che ti amo, che mi sei mancato, che mi dispiace per come sono e per non riuscire sempre a far funzionare le cose come vorrei, ma le parole sono incatenate in fondo alla gola e non vogliono uscire.
« Quand’è che ti stancherai di me?» mormoro senza rendermene conto
« Non potrei mai stancarmi di te. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata »
Ti stringo più forte, ancora incapace di dire quello che vorrei.
« Dovermene stare sempre qui ad aspettarti è terribile » mugolo con la voce che trema
« Lo so » rispondi con tono basso e dispiaciuto.
« Non smetterò mai di farlo »
Non posso vederti, ma sento che stai sorridendo.
Mi stringi più forte a te, come se volessi avvicinarci così tanto da fonderci in una sola persona.

Mi scosto appena per guardarti negli occhi; così azzurri, come il cielo il giorno in cui ci siamo conosciuti. Vorrei poter essere un uccello per volarci dentro e perdermici, ma mi rendo conto che lo sto già facendo.
« Ti amo » sussurro, ma le parole che dovrebbero uscire dalla mia bocca hanno un’eco: il tuo.
Ci guardiamo per un secondo, prima che – di nuovo in contemporanea – un sorriso spunti sui nostri volti.
Non so come andrà a finire; se le nostre differenze finiranno con lo stancarci o magari la lontananza ci dividerà lentamente senza che ce ne accorgiamo, ma di una cosa sono sicura: anche se siamo un casino, Louis, anche se siamo diversi e complicati, io voglio te. Non so se questo potrà mai cambiare o bastare, ma so che non c’è cosa per cui abbia mai desiderato lottare di più.
Sento le tue dita intrecciarsi con le mie e inizio a credere che i kilometri non potranno mai farmi dimenticare come mi sento adesso.
So che continuerò ad essere difficile, che piangerò ancora e non sarà tutto rose e fiori – anzi-, ma la sensazione di pienezza che provo in questo istante mi fa capire che non importa. Va bene lo stesso.
Finché ho te, va bene così.


   
 
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