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Autore: Dryas    24/03/2014    3 recensioni
Konoha ha un solo liceo. Lì tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, o almeno così credono. E' per aiutare un'amica che Tenten si mette in gioco, anche se questo comprende avere a che fare con lo scontroso e arrogante Neji Hyuga. Dalla sua parte ha Rock Lee, sempre pronto a sostenerla e proteggerla, e Kiba, il suo primo travolgente amore, ma basteranno per vincere Sasuke Uchiha? Una storia di pregiudizi e di sorprese, di amore e di odio, di dolore e di speranza. E tutto nasce in un liceo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Per Aspera ad Astra








Poteva il suo profumo essere ancora più intenso di quello che ricordava?
Poteva il suo sguardo essere ancora più magnetico di quanto pensasse?
Poteva la sua voce essere ancora più seducente di quanto credesse?
Se un fulmine l’avesse colpita non si sarebbe sentita così elettrizzata come quando le sue mani accarezzarono le sue spalle, i suoi fianchi, le sue gambe con tocco avvolgente.
Se uno tsunami l’avesse travolta non avrebbe provato lo stesso sconvolgimento che le sue labbra creavano ogni volta che sfioravano le sue, in un bacio caldo, travolgente e morbido.
Se un tornado l’avesse trascinata a sé con tutta la sua forza, non avrebbe provato lo stessa attrazione che provava per Neji.
Era lì. Davanti a lei. A pochi metri di distanza.
I suoi capelli erano ancora corti nonostante fossero già passati due anni da quando Hinata li aveva tagliati. La sua pelle non era più bianca come il latte, ma il sole di Suna l’aveva resa più rosea e i suoi occhi sembravano due diamanti cristallini, impossibili da ignorare, più di prima.
Tenten non l’aveva raggiunto. Non era andata da lui come gli aveva promesso. L’aveva lasciato solo. Era stato Neji a tornare, insieme a Gaara, il kazekage, indossando gli abiti del deserto e parlando una lingua diversa, incomprensibile.
Anche lui era diverso, più calmo e più taciturno. La sua sicurezza incuteva più timore di quando era solito aggredire con parole di rabbia chiunque si mettesse sulla sua strada.
Si erano rivisti in un’aula di tribunale. Hiashi Hyuga e Fugaku Uchiha erano accusati di associazione criminale, estorsione, rapimento ed omicidio. Se non fosse stato per Hinata e Naruto, Tenten si sarebbe trovata ancora dietro a delle sbarre di ferro, le stesse che le avevano rubato la libertà il giorno in cui Neji era partito. Aveva passato un anno e mezzo in prigione con un’accusa inesistente. Per un anno e mezzo aveva cercato di sopravvivere anche quando non le davano da mangiare, quando la picchiavano, quando la sua forza arrivava allo stremo. Se non fosse stato per Hinata sarebbe già stata uccisa. Se non fosse stato per Naruto non sarebbe mai stata liberata. Se non fosse stato per Neji si sarebbe già arresa.
-La corte vi dichiara colpevoli-
Era stata quella frase a far sì che finalmente le lacrime cadessero dai suoi occhi.
Poteva smettere di lottare e di soffrire, poteva essere finalmente libera di vivere la sua vita con le persone che amava. Non doveva più avere paura.
Rock Lee la sorresse quando le sue gambe l’abbandonarono. Era uno scheletro. Sakura le aveva detto che doveva essere ricoverata, ma lei non aveva voluto perdersi il giorno in cui la tirannia di Hyuga e Uchiha finalmente veniva abbattuta. Voleva essere lì a mostrare a tutti quello che le avevano fatto. Il suo stesso corpo era una prova della loro crudeltà.
Hinata era un idolo a Konoha. Si era ribellata al suo stesso clan per raccogliere a sé un’altra famiglia, quella degli innocenti ingiustamente perseguitati da suo padre. Naruto, invece, era diventato il braccio destro dell’Hokage. Era stato lui, con il suo entusiasmo e la sua tenacia, a far smuovere le autorità che da troppi anni facevano finta di non vedere. Mancava un passo per ricevere la nomina più alta di Konoha ed era più che meritata.
-Possiamo andare in ospedale ora, Ten- le disse Rock Lee stringendola a sé –è finita-
Rock Lee aveva perso in un solo giorno entrambi i suoi migliori amici e il suo mondo era cambiato tanto da ricordare a mala pena i giorni in cui la sua unica preoccupazione erano stati gli allenamenti di karate. Per due anni l’aveva spronata a non arrendersi, per due anni aveva contattato segretamente Neji dicendogli di non abbandonare le speranze. Per due anni era stato il loro punto di riferimento.
-Portami da lui-
Gli urli di esultanza coprirono la sua voce, ma non c’era bisogno che capisse le sue parole. Sapeva qual era il desiderio più grande di Tenten e fu felice di essere lì con lei quando la lasciò andare tra le braccia di Neji.
Aveva sognato così tante volte di essere stretta a lui che non riusciva a credere che fosse vero. Chiuse gli occhi e si appoggiò al suo petto, lasciando che il suo cuore ritornasse a vivere.
-Sei qui- sussurrò.
-Sì, e non ho più intenzione di prendere un aereo in vita mia- rispose Neji, strappandole un sorriso –non senza di te-
-Sei a casa ora-
-Per la prima volta nella mia vita, posso chiamarla così-
La baciò. Davanti a tutti, senza alcun pensiero se non quello di averla solo per sé. Le sue braccia le cinsero la vita e l’attirò ancora più a sé. Le loro labbra si desiderarono con carezze più intense, ardenti, nostalgiche. Tenten provò un’emozione così forte che sentì il petto sul punto di esplodere.
-Non sono quasi impazzito solo per vederti svenire tra le mie braccia- le disse dopo che ripresero fiato -ora andiamo in ospedale-
Tenten rimase per una settimana con una flebo infilata nel braccio. Era sottopeso e mostrava evidenti segni di maltrattamenti, ma il sorriso non abbandonò più le sue labbra. Neji passava ogni momento libero con lei, parlando dei due anni che avevano trascorso lontani, lì dove tutto era cominciato. Poteva essere la stessa stanza in cui si erano conosciuti, dove avevano litigato come cane e gatto per mesi, dove avevano iniziato a desiderare di essere speciali l’uno per l’altra. In mezzo a quei ricordi sembrava esserci un oceano.
Per Neji era stata dura ambientarsi a Suna e Gaara inizialmente non si era mostrato interessato a quello che stava capitando a Konoha. Impiegò quasi sei mesi a convincerlo che era necessario un intervento esterno e quando seppe da Rock Lee che era stata imprigionata la sua disperazione crebbe tanto dall’essere sul punto di tornare a Konoha. Solo a quel punto Gaara si interessò a lui. E da quel momento in poi lavorarono insieme per risolvere la situazione.
-I tuoi esami vanno molto meglio, Ten- le comunicò Sakura con un gran sorriso.
-Potrò partecipare al matrimonio, non è vero?- chiese al medico speranzosa.
-Senza dubbio. Ti dimetto oggi stesso, così avrai tutto il tempo per pensare ai preparativi-
-Quale matrimonio?-  domandò Neji, cadendo dalle nuvole.
-Non te l’hanno detto?- gli chiese Tenten –Naruto e Hinata si sposano!-
Era una tiepida e soleggiata giornata di maggio. I fiori cominciavano a sbocciare e gli alberi riprendevano energia sfoggiando il verde brillante delle loro foglie. Non poteva essere una giornata più bella per festeggiare l’unione di due persone.
Neji andò a prendere Tenten alle nove come concordato. Aveva un vestito classico, nero da cerimonia e una camicia bianca, ma la sua semplicità incantò la sua accompagnatrice. Tenten non era ancora pronta. Temari aveva suonato al suo campanello alle sette di mattina per assicurarsi che si truccasse e pettinasse in modo decente e non se n’era ancora andata.
-E’ un’indecisa cronica- commentò sedendosi accanto a Neji sul divano –quanto ci vuole a scegliere un vestito? E’ ovvio che si sceglie il più sexy, dannazione-
Gli occhi di Neji si soffermarono sullo sgambato abito leopardato di Temari e alzò le sopracciglia perplesso. Non aveva mai partecipato a un matrimonio, ma immaginava fosse un altro lo stile richiesto.
-Come sto?-
Il vestito di Tenten gli piacque molto di più. Senza spalline e con una scollatura a cuore, metteva in risalto le sue forme senza evidenziare troppo l’eccessiva magrezza del suo corpo. La gonna si apriva come i petali di un tulipano a livello della vita e ai piedi due scarpe rosse la slanciavano con eleganza.
-Se fossi un uomo ci proverei con te prima ancora che il prete dica “amen”- commentò Temari, alzandosi per dare gli ultimo ritocchi alla sua modella preferita. I lunghi capelli di Tenten cadevano in morbide onde sulla schiena e Neji desiderò averli tra le sue dita.
-Sono pronta!- gli disse con piccolo saltello e un sorriso reso ancora più splendente dal rossetto.
-Allora possiamo andare- Neji le aprì la porta e fece scivolare il suo sguardo su di lei come se la stesse accarezzando. Una volta saliti sul taxi scese il silenzio. Entrambi ricordavano il loro ultimo incontro, due anni prima.
-Se l’avessi saputo non sarei mai partito- disse alla fine Neji.
-Non essere sciocco- rispose Tenten –se tu non fossi partito ora non saremmo qui. E non staremmo andando al matrimonio di tua cugina-
-Ho pensato di morire, Tenten-
-Anche io-
Il braccio di Neji circondò le spalle della ragazza e l’attirò a sé. Tenten appoggiò la testa alla sua spalla e lasciò uscire un profondo sospiro. Era lo stesso abbraccio che suo padre dava a sua madre ogni volta che erano vicini. Era lo stesso tipo di amore. Ed entrambi lo sapevano.

 









Ultimo capitolo.
Ho amato “Per Aspera ad Astra” moltissimo. Scriverla è stato veramente emozionante e coinvolgente, e forse mi dispiace così tanto che sia finita perché al 99,9% è l’ultima long fic che pubblico. Inoltre credo che Neji e Tenten siano dei personaggi fantastici, trascurati nel manga (no comment!), ma che nel loro mistero sanno essere affascinanti.
Infine ringrazio voi, che mi avete seguito fino a qui. Sicuramente qualcuno di voi si sarà perso tra i lunghi tempi di attesa tra un capitolo e l’altro (sorry), e questo è uno dei motivo che mi spinge a smettere: dedicarmi totalmente a questo hobby è diventato impossibile.
Spero di avervi trasmesso delle emozioni, di avervi fatto appassionare, di avervi coinvolti. Se ci sono riuscita me ne andrò pienamente soddisfatta e senza rimpianti!
Con affetto,

Dryas
   
 
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