Serie TV > The Dukes of Hazzard
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Autore: Lineadiconfine    04/07/2008    3 recensioni
Una rissa e una forte tensione fra Bo e Luke rischiano di sfociare in un vero incubo. Rivisitata con licenza poetica ambito medicina..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Cooter Davenport, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - PRIME TENSIONI

 

Capitolo 1

 

PRIME TENSIONI

 

E’ una tranquilla giornata di sole per quanto tranquilla può essere una giornata di sole qui ad Hazzard

 I due cugini, a bordo del Generale Lee , percorrono a tutta velocità i campi che separano la fattoria dal Boars Nest, in netto ritardo per riprendere Daisy dal lavoro, cosa che tocca a Bo e Luke da quando la jeep della cugina  è costretta ad una convalescenza forzata al garage di Cooter.

“Andiamo muoviti, cugino, Daisy starà già aspettando da un pezzo, siamo in ritardo come al solito quando sei tu alla guida , Bo”

“Se pensi di fare di meglio la prossima volta mettiti tu al volante cugino”

“Sarebbe meglio, avrei dovuto farlo anche oggi conoscendoti.”

Con una frenata stridente quanto la discussione di pochi attimi prima tra i cugini, il Generale Lee si ferma davanti all’ingresso principale del Boars Nest ed i due ragazzi senza neanche rivolgersi la parola si dirigono verso l’entrata. Il rumore che proviene dall’interno è quello inconfondibile di una rissa in corso alla quale Bo e Luke ovviamente non riescono a sottrarsi. Nonostante la discussione di pochi istanti prima i due cugini affrontano la scazzottata come loro solito non perdendosi mai di vista l’un l’altro, proprio per questo Bo si accorge immediatamente di un tizio che sta per colpire suo cugino alle spalle con una sedia ma fa appena in tempo a gridare “Luke attento!” che proprio mentre Luke schiva il colpo, Bo non riesce a fare altrettanto e viene colpito violentemente in pieno stomaco da qualcuno che ha impugnato la zampa rotta di un tavolo di legno. Il grido di dolore rimane soffocato insieme al  respiro per una frazione di secondo, il tempo necessario per rialzarsi e riprendere la scazzottata esattamente da dove si è interrotta. I loschi individui che hanno scatenato la rissa capiscono che l’aria che tira non gli porta nulla di buono così, da vigliacchi quali sono, preferiscono la fuga lasciando il Boars Nest in pessime condizioni ed i tre cugini liberi finalmente di tornarsene alla Fattoria.

E’ l’ora di pranzo e ad accogliergli accigliato, già seduto a tavola, c’è lo zio Jesse. 

“E' quasi un’ora che vi aspetto, che diavolo vi è capitato, possibile mai che succedono tutte a voi? Sapete quanto lavoro c’è e sapete che la rata dell’ipoteca è in scadenza…sapete anche che siamo in grosse difficoltà. Questa volta rischiamo seriamente di perdere la fattoria e voi ve ne andate in giro a giocare come i bambini, ma quando crescerete?".

Dei tre cugini nessuno tenta di dare una spiegazione, ciascuno sa benissimo che nessuna giustificazione sarebbe valsa, per lo zio Jesse, come una valida motivazione.

Lo zio Jesse, infatti,  è di pessimo umore in questo periodo ma i ragazzi, tutti e tre, lo comprendono benissimo. Questa volta pagare la rata dell’ipoteca si rivela più difficile del solito, il brutto tempo non ha favorito i raccolti, la maggior parte delle fattorie di Hazzard sono in crisi e quella dei Duke non fa eccezione. I tre cugini e lo zio Jesse lavorano più del solito, eppure sembra non essere mai abbastanza. La preoccupazione  di poter perdere la fattoria da un momento all'altro è un pensiero fisso per tutti. Per i Duke, forse come per chiunque altro, rischiare di perdere la propria casa è come rischiare di perdere le proprie origini, i propri ricordi. E' difficile proteggere i propri ricordi soprattutto per lo zio Jesse che tra quelle quattro mura di ricordi ne ha veramente tanti. E' così difficile che a provarci a volte ci si chiude in se stessi e tutto il resto sembra diventare un nemico contro cui difendersi, fosse una goccia di pioggia in più, fosse  un nipote che ritarda a pranzo, fosse anche una frase sbagliata o una parola di troppo a cui dare la colpa per sfogare la propria rabbia. Ed è l'istinto e la rabbia che porta a dividersi piuttosto che restare più uniti.

E così le giornate alla fattoria si susseguono tra il duro lavoro e pochi e fugaci pasti consumati a tavola tutti insieme dopo la preghiera di rito. Lo zio Jesse è sempre più chiuso in se stesso. L'uomo forte e saggio che è sempre stato sembra aver ceduto il passo ad un vecchio stanco, distratto, arrabbiato e rassegnato. Le difficoltà aumentano di giorno in giorno e con esse aumentano le tensioni tra Bo e Luke che continuano a stuzzicarsi ed azzuffarsi verbalmente come mai accaduto fino ad ora.

“Bo, Luke, svegliatevi, fuori sta diluviando e lo steccato sta cedendo…”

Nel cuore della notte Bo e Luke vengono svegliati dal bagliore di un lampo e dalla voce di Daisy. In un attimo i due cugini sono in piedi pronti a vestirsi. Luke è già vestito e pronto per uscire. Bo finisce di calzare gli stivali e si alza pronto a seguirlo quando  un dolore improvviso e lancinante all’addome lo piega in due costringendolo ad accasciarsi seduto nuovamente sul letto.

“Tutto bene?” chiede Luke sulla porta con lo sguardo rivolto al cugino.

Bo rialzandosi risponde con un frettoloso

“Si, tutto bene.”

I due cugini escono sotto un impietoso temporale. Tanta acqua così sembra impossibile provenire da un unico cielo. Lavorano insieme, e solo dopo molto tempo e non poca fatica riescono a rimettere in piedi l'intero steccato. 

Fradici nei vestiti e fin dentro l’anima rientrano in casa.

“Abbiamo sistemato tutto zio Jesse, per un po’ dovrebbe reggere".

 Lo zio  Jesse  osserva  il  temporale  o fissa il vuoto  fuori dalla finestra.  Nel vetro vede riflessi  i volti dei suo tre nipoti.  Vede  Luke  fare un passo  avanti, verso di lui.

"Zio Jesse, vedrai, andrà tutto bene".

Luke, il maggiore dei tre, quello più serio, più saggio, più responsabile, meno istintivo, meno timoroso, tenta di fare coraggio allo zio, forse, o forse anche lui cerca qualcuno che gli dica qualcosa che gli faccia coraggio. E a Luke sarebbe bastata qualsiasi cosa, qualsiasi risposta, forse non quella che sente pronunciare.

“Può darsi Luke, ma io inizio a non esserne più tanto certo”. Si volta, guarda i suoi tre ragazzi lo zio Jesse. "E sono davvero stanco. Torno a letto. Buonanotte ragazzi". Gira le spalle e si incammina verso la sua stanza. Ci arriva senza voltarsi indietro neanche un secondo. Se lo avesse fatto avrebbe visto gli occhi lucidi di Daisy, avrebbe visto lo sguardo smarrito di Bo sugli occhi bassi di Luke . 

“Coraggio ragazzi, andate a mettere qualcosa di asciutto, vi ho preparato una tazza di caffè bollente, mi sembra ne abbiate bisogno”. Daisy asciuga quella lacrima  col dorso della mano ed abbozza un sorriso ai due cugini.

“Grazie Daisy, vado un attimo in bagno... torno subito”.

Così dicendo Bo si allontana. 

Le braccia ad affidare il peso di tutto il corpo alla porta chiusa, la testa bassa a lasciar gocciolare la pioggia dai capelli e finalmente solo si abbandona al dolore lancinante che sembra dilaniargli lo stomaco.

E’ domenica ma per i Duke è anche un giorno di duro lavoro che non ci si può permettere di perdere. Daisy sistema la cucina dopo il pranzo, lo zio Jesse ed i due ragazzi sono già fuori al lavoro. Bo spacca e sistema la legna raccolta ed accatastata da Luke, quando  di nuovo quella fitta terribile all'addome lo costringe a fermarsi. 

Si siede ad un angolo su di un tronco spezzato. 

 Uscendo dalla stalla Luke vede il cugino seduto, una mano sullo stomaco, la testa bassa appoggiata sull'altra. Gli si avvicina: 

“Ogni scusa è buona per non far niente eh cuginetto! Noi a spaccarci la schiena e lui beato e seduto a riposarsi!”.

 Bo solleva lo sguardo verso il cugino maggiore, non riesce ancora ad alzarsi per il dolore:

“Lasciami in pace Luke!”

“Lasciarti in pace? Ti piacerebbe vero?   Sei il solito scansafatiche che sei sempre stato!”.

Bo non lascia che il cugino termini la frase,  scatta in piedi,  spinge Luke contro il muro di cinta della stalla. Solleva in alto la mano stretta in pugno  puntata diritta contro il viso del cugino.

Daisy vede tutto dalla finestra della cucina. Esce di corsa  gridando ed attirando così l’attenzione dello zio Jesse impegnato nel fienile.

Entrambi corrono verso i due cugini ormai faccia contro faccia.

“Ma che diavolo combinate? Bo fermati, in nome del cielo!” arriva come una preghiera il richiamo di Daisy.

Il pugno di Bo è sospeso in aria, lo sguardo dritto negli occhi del cugino più grande, è una frazione di secondo lunga un’eternità. Bo abbassa il pugno, abbassa lo sguardo, molla la presa, volta le spalle, raccoglie la sua camicia da terra e si allontana tra i campi mentre Luke sussurra “Il solito vigliacco…!.”

La sera stessa  Daisy cerca inutilmente di mettere in tavola anche due parole insieme alla cena, ma il gelo ed il silenzio invadono la casa.

Luke e lo  zio Jesse sono i primi a terminare e ad alzarsi. Lo zio Jesse si prepara a godersi la sua serata di riposo davanti al caminetto. Con una mano sulla spalla Daisy si rivolge a Bo.

“Vai, ora, sono certa che ti ascolterà”.

Seguendo il consiglio della cugina, Bo si alza dalla tavola, la testa bassa, si avvicina allo zio Jesse che è ancora in piedi vicino alla finestra dalla quale quando erano bambini aspettavano insieme di vedere il tramonto.

“Zio Jesse…volevo dirti che…riguardo quello che è successo oggi con Luke, io non avrei dovuto….non avrei voluto…ti prego scusami..”.

- Balbetta proprio come quando era bambino e doveva confessare una marachella -  non può fare a meno di pensare lo zio Jesse.

In un altro momento, nella stessa situazione, probabilmente lo zio Jesse avrebbe soltanto stretto in un unico abbraccio sia Bo che Luke costringendoli a parlarsi, a chiarirsi, a mettere da parte quei rancori momentanei così stupidi ed insignificanti se paragonati all'evidente affetto incondizionato che avevano sempre provato l'uno per l'altro. Ma questo è un momento diverso e lo zio Jesse è troppo stanco, troppo arrabbiato.

 “No Bo, non avresti dovuto, dovresti sapere che non tollero questo genere di  atteggiamenti in casa mia.  Non ti scuso Bo, non ti scuso affatto. Mi hai deluso profondamente!”.

Bo è senza fiato, senza parole. Ne aveva sempre combinate tante in passato  ma per ognuna c'era un Luke pronto a difenderlo ed uno zio Jesse pronto a perdonarlo. Questa volta c'è qualcosa di diverso che non è nelle parole dello zio o nel tono della sua voce, ma nel suo sguardo, uno sguardo severo che Bo è certo di non aver mai visto, se lo sarebbe ricordato. Se non quello sguardo sicuramente non avrebbe dimenticato il male che gli stava facendo ora.

Lo zio Jesse volta le spalle al nipote, fa un passo per andarsene quando Bo, l'istintivo, impulsivo Bo,  allunga la mano e tenta di trattenere lo zio afferrandolo per un braccio. Lo sguardo gelido ed inquieto dello zio Jesse punta dritto negli occhi all’improvviso bassi del nipote più giovane. Bo lascia immediatamente la stretta.

“Scusami zio…anche questo…non avrei dovuto”

“No, non avresti dovuto!” fu il saluto di congedo dello zio.

Le braccia conserte, stringendo se stesso  Bo china la testa ed è un peso sul cuore quel perdono che non è riuscito ad avere dallo zio Jesse.

Il giorno dopo in un’atmosfera surreale per la fattoria dei Duke tutti lavorano insieme ma da soli fino ad incontrarsi stanchi la sera ad un’unica tavola.

“Bo, sei sicuro di star bene, sei così pallido!” interrompe il silenzio Daisy.

“Sto bene Daisy, grazie, solo un po’ di mal di stomaco, ma sto bene, non preoccuparti”.

“Sarà la fatica del troppo lavoro al quale non sei abituato!”.

L'ironia di Luke attraversa la cucina e tutto  il tempo vissuto insieme.

Bo finge di non aver sentito e si volta verso lo zio che resta in silenzio.

“Zio Jesse, non mi sento troppo bene, se non ti spiace andrei a dormire”. 

“Lo sai Bo che tua cugina ha trascorso l’intero pomeriggio a preparare la cena?”

Lo zio Jesse solleva  a malapena lo sguardo dal piatto, quella frazione di secondo che basta per fissare quegli occhi che il  nipote più giovane si sente costretto ad abbassare.

“Lo so".

Poi voltandosi verso la cugina.

"Credimi Daisy, mi spiace…”

“Non preoccuparti”.  E' la naturale risposta di Daisy.

Bo si alza, con una mano sposta la sedia dal tavolo.

“Toglierai almeno i piatti dalla tavola, se non ti è di troppa fatica” tuona insolitamente la voce  dello zio Jesse che questa volta non solleva neanche il viso dal piatto..

“Si, certo, zio Jesse”.

Bo raccoglie il suo piatto dalla tavola, riesce a fare solo  pochi passi prima che una fitta terribile più del solito alla bocca dello stomaco lo costringa ad appoggiarsi al ripiano della cucina e a lasciar scivolare di mano i piatti che cadono sul pavimento  in mille spicchi di vetro.

“Bo, cos’hai?”.

Daisy scatta in piedi dalla sua sedia per  avvicinarsi di corsa verso il cugino quando la mano di Luke la blocca per un polso, un solo sguardo tra i due e la cugina si libera con un facile strattone dalla presa.  Raggiunge Bo inseguita dalle parole dello zio Jesse:

“Ora mi auguro che raccoglierai tutto!”

Bo non risponde, si piega sulle ginocchia, Daisy si inchina vicino a lui gli stringe una mano e si accorge che il cugino sta  tremando

 “Bo, ma tu stai….”

 “Bene Daisy, va tutto bene” una strizzatina d’occhio ed un lieve sorriso sul volto pallidissimo del cugino più giovane.

 “Vai a riposare, ci penso io qui”.  Daisy prende il tono deciso da sorella maggiore. 

“Va bene…grazie”.  Bo non avrebbe mai accettato l'offerta di Daisy ma non ce la fa più dal dolore, quindi si alza e si allontana voltando le spalle alla voce di Luke.

 “Sempre pronto a lasciar fare agli altri eh?”.

Quel dolore proprio non dà pace. Bo,  dopo essersi rigirato nel letto per ore si alza. Nel cuore della notte, tutti sembrano dormire, ma una luce lieve proviene dalla cucina.

“Daisy che ci fai in piedi a quest’ora?” Fermo sulla soglia della porta nei soli pantaloni del pigiama,  Bo  si rivolge alla cugina indaffarata ai fornelli in camicia da notte.

“Non riuscivo a dormire, vuoi un po’ di latte?”

“No, grazie, vieni qui e dimmi cos’hai”.

Ora sembra Bo il cugino maggiore. Non è la prima volta, Daisy è ormai abituata al fatto che i due cugini la proteggano  come fosse lei la più piccola, sa bene che l’avrebbero difesa sempre, ad ogni costo.

“Sono in pensiero per lo zio Jesse, Bo” confessa Daisy abbandonandosi sul divano

“Lo siamo tutti Daisy…” Bo le si siede accanto.

“Bo, lui non è più lo stesso, il pensiero di perdere la fattoria, lo sta quasi uccidendo”

“Lo so, ma non accadrà, non la perderà, Daisy, vedrai”

 “Come fai ad esserne così sicuro?”

 “Perché Luke ed io non lo permetteremmo mai” .

 “E’ una promessa?”

 “E’ una promessa Principessa”. Quanto tempo che Bo non la chiamava così….

 “Vieni ti accompagno nella tua stanza”. Sorride Bo, porgendo il braccio alla cugina.

Si alzano dal divano e Bo accompagna Daisy fin sulla porta della sua camera. Le sfiora la fronte con le labbra.

"Tu come stai Bo?". Chiede Daisy sulla soglia della porta.

"Sto bene". Sorride mentendo Bo.

"Stai tranquilla. Buonanotte Principessa".

 “Buonanotte Bo.”

 
    Il mattino dopo, colazione terminata insolitamente in piedi e in fretta.

“Ragazzi, io vado al Boars Nest chi mi passa a prendere oggi?”

“Se non sbaglio è il turno di Bo” non perde tempo Luke.

“Vengo io, cugina, non preoccuparti” non si fa attendere la risposta di Bo.

La giornata trascorre tra il lavoro ed una insolita solitudine. 

Terminato il pranzo Bo prende la sua camicia e si avvicina al cugino ancora seduto a tavola con lo zio Jesse. 

“Ehi Luke, non mi sento proprio in forma, perché non vieni con me a prendere Daisy, guido io..”

“Non ci penso proprio cugino, è il tuo turno, non cercare di scaricarti come tuo solito…”

“Bene, non c’è problema…”, senza battere ciglio  e senza dare e ricevere alcun saluto Bo abbandona la fattoria.

Arrivato al Boars Nest la scena che si presenta di fronte agli occhi di Bo non lascia spazio ad equivoci: dei loschi personaggi con un bottino in mano fuggono trascinando con loro Daisy sotto la minaccia di una pistola, Boss Hogg  insieme a Rosco gli corrono dietro al grido di “Al ladro, al ladro!!!”. Bo senza pensarci un solo istante a bordo del Generale Lee, parte all’inseguimento dei furfanti e della cugina.

La corsa è una corsa disperata più per gli inseguiti che per gli inseguitori abituati a cavalcare i prati di Hazzard a bordo delle loro auto. Con una scorciatoia inventata da un salto del fedele Generale Lee, Bo riesce a tagliare la strada alle due auto dei malviventi. Salta giù dal Generale ed in un attimo sono fuori dalle loro auto anche i rapinatori uno dei quali tiene in ostaggio una Daisy ormai terrorizzata.

Il caos è totale Bo colpisce e viene colpito più volte, calci pugni e gomitate e nonostante Bo sia solo riesce a tenere a bada quasi tutti quanti. Daisy tenta disperatamente quanto inutilmente di svincolarsi dalla presa. Bo viene afferrato alle spalle da due dei malviventi mentre un terzo lo colpisce dritto all’addome. 

E’ un dolore che arriva diritto al cervello, che lascia senza fiato, assolutamente sproporzionato rispetto al colpo ricevuto.

“Sembra che il nostro eroe abbia un punto debole non vogliamo approfittarne ragazzi?” 

Grida ai suoi complici il capo della banda che tiene bloccata una Daisy che riesce solo a gridare un violento “No, lasciatelo in pace, Bo stai attento!....”.

I malviventi continuano a colpire Bo all’addome e sul volto, lo lasciano cadere a terra e sono ancora calci e spinte.

“Ne hai abbastanza ragazzino?”

Ma il ragazzino evidentemente è più testardo di quanto pensino gli ingenui rapinatori e Bo si rialza riuscendo a trovare le forze in un angolo di fiato rimasto. Tenta di restare sordo al dolore lancinante che sente e si getta a testa bassa in una nuova rissa a numeri impari. La reazione di Bo, che nonostante le sue condizioni fisiche continua a lasciare a terra i suoi avversari, infastidisce definitivamente il capo – banda che spara un colpo in aria, stringe a sé più forte Daisy puntandole la pistola direttamente sul volto.

“Ok eroe, è ora di farla finita o la piccola diventa un angelo."

 Bo si arresta, si  volta e tra l'affanno vede il terrore negli occhi di Daisy che lo chiama chiedendo aiuto. 

“Scappa Daisy!”. 

In un attimo Bo è addosso all’uomo armato, Daisy riesce a fuggire, raggiunge la radio di una delle auto e chiede aiuto. All'improvviso il tuono di uno sparo e poi un altro, un grido, il suono di due sirene.

 “Capo la polizia!”.

Finalmente Boss e Rosco in un auto ed Enos nell’altra giungono sul posto. Da un'altra direzione arrivano anche Cooter con il suo carro attrezzi e Luke con lo zio Jesse sul furgone di quest'ultimo entrambi accorsi alla richiesta di aiuto di Daisy giunta alla radio.

Anche la polizia federale, sulle tracce da tempo dei malviventi, aiutata dal messaggio alla radio, giunge sul posto riuscendo ad arrestare tutti i rapinatori alcuni dei quali sono ancora storditi dagli eventi.

Lo zio Jesse, Luke e Cooter sono in un attimo da Daisy, la stessa velocità con la quale Boss corre  a raccogliersi l’argenteria, i soldi ed i buoni del tesoro a lui rubati. Dalla bocca di Daisy escono solo parole confuse.

“Zio Jesse, gli hanno sparato, gli hanno sparato….”

“A chi hanno sparato Daisy, cerca di calmarti, parla…” Luke afferra dalle spalle la cugina, si guarda intorno, il sangue di colpo di ghiaccio. 

"Daisy, dov'è Bo?”

“E’ lì vicino al Generale….”. Trema Daisy con la voce.

Non aggiunge altro. Luke corre verso il cugino, lo trova in piedi, di spalle, una mano appoggiata sul cofano del Generale. Lo raggiunge, una mano sulla spalla.

“Bo..”.

 

  
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