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Autore: PinkyCCh    24/03/2014    7 recensioni
E se non fosse finito tutto con quella lettera d’addio?
E se il destino beffardo giocasse una brutta carta a Yamashita?
E se il passato ed il presente s’immischiassero in un vortice pericoloso?
E se Yamashita, grazie ad una borsa di studio, tornasse a Tokyo, accompagnata da qualcuno?
E se Shin non avesse dimenticato Yamashita?
E se Sheena, dopo 18 anni, conoscesse il tanto bramato padre?
E se tutto questo si mescolasse in un nuovo amore unito ad un vecchio amore?
Potrebbe il nostro ormai conosciuto Cuore di Ghiaccio trovare finalmente la felicità?
Yamashita potrà amare senza paure e riserve?
Sheena riuscirà ad ottenere la famiglia unita, tanto desiderata?
E se l’amore bussasse alla porta di casa Michiyo?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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- Quando tutto deve andare storto -




Entrammo nella maestosa villa.
Sembrava una reggia, simile a quella delle favole. Era da mozzare il fiato.
Mai visto tanto lusso da…da quando vivevo nella tenuta Seiki.

“Yama tutto ok?” intervenne Kyle posandomi una mano sulla spalla, facendomi sobbalzare.
“Sì. Sì.” Risposti atona.
“Vieni, credo che ci sia una sorpresa per te.” Sorrise Kyle avviandosi verso la porta d’ingresso.

Non ebbi il tempo di capire, che una donna sulla quarantina aprì le porte della tenuta.

“Tesoro finalmente sei…” esordì la donna, facendo cadere la frase e guardandomi sbigottita.

Deglutii a fatica.

“Y-Yamashita?” balbettò la donna che ora mi sembrava meno sconosciuta.
“K-Kaname?” balbettai anch’io incredula dalle circostanze.
“Oddio..sei proprio tu?” squittì allargandosi in un caloroso sorriso.
“Che sta succedendo?” Mi voltai con sguardo interrogativo verso Kyle che sorrideva divertito mentre si avvicinava tenendomi sotto braccio e conducendomi all’interno della villa.

Entrammo in casa e tutto sembrava così surreale.

“Dunque tu e Kyle…vi siete sposati? Ma non volevi Shane?” forse stavo traendo conclusioni affrettate eppure Kaname aveva chiamato Kyle con l’appellativo “tesoro.”
“Shane? Oh sì, diciamo che finì ancora prima d’incominciare.” Rispose secca Kaname alzando le spalle.
“Oddio, scusami io…” mi sentivo in imbarazzo. Ero convinta che tra loro sarebbe stato tutto rose e fiori.
“Ma no,  tranquilla. È tutto ok! Semplicemente ci siamo resi conto di  non essere fatti l’uno per l’altra.” Rispose semplicemente Kaname.
“Oh capisco.” Mi sentivo una scema ad aver fatto una domanda simile.
“Gli altri son tutti sparpagliati, sai?” riprese Kaname guardandomi con la coda dell’occhio e gonfiando leggermente le guancie.

Alzai di colpo il volto sorpresa.

“Mark si è sposato con una conosciuta sul posto di lavoro e sono partiti insieme per New York. Shane, dopo la fine della nostra storia, è partito in cerca di fortuna e sembra esserci riuscito. Dirige una casa discografica ad Hong Kong. Shooter, o meglio Micheal, ha due splendide bambine. Si è sposato con una biondina, dieci anni fa. Jess partì poco dopo la tua fuga e…”
“Non continuare di prego. Ti prego.” La interruppi bruscamente portando le mani dinnanzi al viso.

Kaname annuì, consapevole che il continuo avrebbe potuto ferirmi.

“È sua figlia, vero?” Kaname pose la domanda che tanto temevo. Ma come potevo mentirle dopo tutto il male che le avevo fatto? Dopo tutti i guai che le avevo fatto passare? La verità, almeno a lei, gliela dovevo.
“Sì.” Monosillabica.
“Sai, dopo la tua fuga e la lettera che mi lasciasti, non sapevo cosa fare. Da una parte volevo urlare la verità a Shin, dall’altra non volevo che tu soffrissi e così…son rimasta zitta. Mi hanno torturato per mesi. Non sapevo cosa inventarmi. Giuro.” Finì la frase
Kaname abbassando lo sguardo afflitta.
“Grazie, sei sempre stata un’ottima amica.” Le sorrisi debolmente appoggiandole la mano destra sulla spalla.
“Yama, lei sa di suo padre?”
“No, scherzi? Come avrei potuto? Quando sono tornata in Italia ho tagliato anche tutti i ponti con i miei cari per evitare problemi. Ho chiuso i ponti con tutti.” Ritrassi la mano dalla spalla di Kaname quasi scottata e la guardai sbigottita.
“E cos’hai risolto alla fine?”

La vidi incrociare le braccia sotto al seno ed assumere quell’aria da maestrina, che, nonostante diciotto anni, le donava sempre l’espressione da bambina. Ridacchiai e mi schiarii la voce.

“Nulla, Kana, semplicemente evito altro dolore a mia figlia.”
“Guarda, il destino è stato bastardo anche stavolta. Mio figlio Ryou frequenta spessissimo la casa Seiki, credi che Sheena non incontrerà mai il padre?”
“Cosa c’entra ora? E poi non voglio pensarci ora. Sono qui solo per mia figlia e per realizzarle un sogno. Seiki è l’ultimo dei miei pensieri.” Sbottai infastidita ed impaurita.
“Bene, perché l’ho invitato a cena da noi.” Sentenziò Kaname voltandomi le spalle.
“Come?!” urlai in preda al panico.
 
 
Dovevo assolutamente trovare un modo per non far incontrare mia figlia e Shin. Sarebbe stata una catastrofe assurda se quei due si fossero incontrati e se Shin avesse scoperto o intuito qualcosa.
Ma cosa? Cosa potevo escogitare?  Sapevo che era stato un errore tornare in Giappone. Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, me lo sentivo sin dentro le viscere.

“Ci sono!” Ebbi il cosiddetto lampo di genio.

Avrei portato mia figlia in giro per Tokyo, dicendole che le volevo far visitare le bellezze di quella città. L’avrei portata a vedere i ciliegi, santuari e perché no? Anche a mangiare al MC’s dove andavo da giovane con Kaname.
Oh, Kaname. Dovevo trovare una scusa plausibile anche con lei per non cenare quella sera.

Mi dispiace dar buca la prima sera, a Kaname, ma proprio non posso permettere un incontro tra le persone più importanti della mia vita. Non in questo momento almeno.

Iniziai a cercare la mia amica per tutta la villa, finchè non la trovai in cucina intenta a preparare qualcosa che solo dal profumo sapeva di buono.

“Kaname, disturbo?” Esordii, sbucandole letteralmente alle spalle.
“No tesoro, dimmi tutto.”
Mi sciolsi, vedendo il sorriso che mi rivolse. Nonostante gli anni fossero passati per tutti, lei era rimasta sempre la dolce ragazza di un tempo.

Mi avvicinai abbracciandola e strofinando il naso nell’incavo della sua spalla.

“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Questa sera porto Sheena a visitare Tokyo.”
“Lo sapevo. Tranquilla, infatti non ho fatto apparecchiare per te e tua figlia. Tranquilla, vai. Tempo al tempo.” Mi canzonò Kaname sorridendomi.
“Grazie mille Kana-chan. Mi capisci sempre.”
“Yama  attenta a non bruciarti col fuoco. Tokyo sarà anche grande, ma con il destino beffardo che ti ritrovi può diventare più piccola di un paesino.” Non la ricordava così saggia però.
“Lo so Kaname, ma non mi sento pronta e poi non sappiamo come potrebbe reagire lui e soprattutto lei. Non voglio altri guai. Mi bastano già quelli che ho. Ora è meglio che vada. Sheena mi sta aspettando. L’ho chiamata e le ho detto che l’avrei portata in giro. A più tardi tesoro.”
 

Lasciai Kaname in cucina dirigendomi verso l’androne dove trovai mia figlia intenta a dialogare con un bel maschietto.
La curiosità è donna, no? E per di più mia figlia stava parlando con un… bell’esemplare della razza maschile.
Mi nascosi dietro la colonna posizionata alla mia destra, aguzzando l’udito.

“E tu chi saresti?” sbraitò il ragazzo.
“O-oh…ehm…piacere sono Sheena Michiyo. Sono qui per lo scambio interculturale. Il signor Masahiro è il mio tutore.” Balbettò mia figlia guardandolo di sottecchi.
“Tsk, mai che si faccia gli affaracci suoi quel dannato.” Sbraitò ancora il ragazzo infastidito.
“Oh, ma come ti permetti! E poi non ti sei neanche presentato! Sei un vero maleducato!” urlò mia figlia.

Vidi il prototipo, che mi stava sulle palle già, avvicinarsi a mia figlia e prenderle il mento tra l’indice ed il pollice.

“Se quel bastardo osa toccarla, gli stacco le palle a morsi.” Sibilai a denti stretti.
“C-cosa vuoi fare?” balbettò Sheena.

Ecco, cosa voleva fare a mia figlia?
Da brava mamma chioccia, avanzi di qualche passo, tornando subito indietro vedendo la scena.

“Sono Ryou. Ryou Masahiro. Il figlio del tuo tutore, tesoro.”

Oddio, quello era il figlio dei miei due amici?
Quella sottospecie di delinquentello?
Oh San Paisiello! Che cosa avevano generato quei matti? Un figlio più matto di loro.
Avanzai nuovamente interrompendo quella scenetta.

“Oh, Sheena sei qui. Sei pronta? Dobbiamo andare?” esordii con non calanche.
“Sì mamma, stavo facendo amicizia con…”
“Con il figlio del tuo tutore. Sì sì, ok, ora andiamo, è tardi.” La interruppi prendendola per il braccio.
“Ma mamma…!”

Non le feci concludere la frase perché la trascinai completamente fuori dalla tenuta.
 


 
Avevo portato mia figlia in pieno centro a Tokyo, lì eravamo al sicuro. In una città grande come Tokyo era impossibile fare incontri ravvicinati con qualcuno che si evitava appuratamente. Giusto?

“Mamma, mamma! Guarda che bello questo negozio!” urlò mia figlia con la voce impregnata d’allegria.

Alzai il viso seguendo la direzione indicatami da Sheena. Sorrisi nel vedere quel negozio. Era un confetto gigante su tre piani, tutto rosa e pieno di merletti alle finestre. Doveva essere roba da Lolita suppongo, non mi sono mai interessata più di tanto a quello stile, ma nel periodo passato a Tokyo avevo visto parecchie ragazze agghindarsi e definirsi Lolite et simili.

“Sì tesoro, bellissimo. Vuoi entrare?” le domandai.
“No, non è roba che indosserei, mi piaceva solo stile del negozio.” Fece spallucce tornando a camminare.

Passeggiamo per altre due ore tra le vie del centro di Tokyo, finché la fame arrivò a bussare alle porte dei nostri stomaci.

“Mamma…” piagnucolò Sheena.
“Sì tesoro, anch’io ho fame. Andiamo in quel ristorantino? Che  ne dici?” le sorrisi.
“Sì, così proveremo la cucina tipica giapponese!” rispose allegramente.

Entrammo ed ordinammo da mangiare, abbinghiandoci con tutto quel ben di Dio che arrivò poco dopo.
Uscimmo dal locale con due pance enormi quanto cocomeri. Non era la prima volta che ci abbuffavamo in quel modo. In Italia eravamo solite fare cenette a lume di candela, tutte e due insieme. Ma quella era la prima volta fuori nazione, totalmente.
Ci sentivamo felici ed appagate così. Mia figlia, non l’avevo mai vista così felice e sorridente.

“Mamma…?”
“Dimmi tesoro.”
“Grazie.”
“Per la cena? Ma che…”
“No, per tutto. Per avermi accompagnata, nonostante tu non volessi tornare a Tokyo. Per essermi sempre accanto, nonostante io sia una figlia egocentrica, testarda e stronza alcune volte. Grazie per avermi fatta nascere, grazie per volermi proteggere non dicendomi la verità su mio padre. Grazie per avermi fatto capire e sentire l’importanza di avere qualcuno che ti ami, accanto. Grazie per essere la mia mamma speciale. Grazie per tutte le volte che torni da lavoro stanca, ma hai sempre tempo per me e grazie per aver lasciato il posto di lavoro per inseguire i miei stupidi capricci da ragazza. Grazie di tutto.”

Avevo le lacrime agli occhi, il cuore galoppava e un brivido attraversava la mia schiena.
Mai e dico mai, mi aveva parlato in quel modo. Con quella dolcezza. Mai mi aveva detto grazie per i sacrifici fatti per lei.
Mi si avvicinò, stringendomi a se, forte forte. Mi lascia cullare da quell’abbraccio così caldo e che sapeva di casa. Di noi.
Quella ragazza era il frutto del mio amore con Shin e nessuno me l’avrebbe mai portata via. Lei era la mia ragione di vita. Era il mio sole, la mia luna, la mia quiete nei giorni di tempesta. Lei era la mia essenza.
Lei era Sheena Michiyo e nulla avrebbe cambiato quella realtà.

“Yamashita?” una voce roca e conosciuta richiamò la mia attenzione.

Ecco, cos’avevo detto? Che nulla e nessuno avrebbe cambiato quella realtà?
Mi sbagliavo.

“S-shin…” biascicai impaurita arretrando istintivamente di due passi.

Ero letteralmente fottuta.
O forse no?
 
Il respiro mi si era smorzato in gola, gli occhi secchi per il mio non sbattere le palpebre, le gambe di pasta frolla e mia figlia stretta saldamente contro il mio petto.

“Yamashita…sei proprio tu?” richiamò nuovamente la mia attenzione Shin avanzando di qualche passo verso di me.

Guardavo Shin timidamente, quasi avessi paura di commettere qualche stupidaggine irreparabile.

“Yamashita, sei tu. Non ci credo.” Biascicò incredulo avvicinandosi ulteriormente nella mia direzione mentre stringevo sempre più saldamente Sheena.
“Mamma, mamma! Conosci questo signore?” urlò Sheena interrompendo quel momento surreale.

Vidi Shin irrigidirsi all’istante quasi avesse ricevuto un secchio di acqua gelata in testa.
Sgranò gli occhi posandoli alternatamente tra me e mia figlia.

“Tesoro, ehm, che ne diresti di andare a comprarti qualche maglietta in quel negozio laggiù?” Cercai di convincerla, indicandole un negozio carino di abbigliamento.

Per fortuna mia figlia era abbastanza matura da capire quando era il momento di smammare e lasciare la mammina da sola a sciogliere i nodi legati al pettine.

“Ehm…Ciao Shin.” Alzai timidamente la m ano salutandolo.
“E’ tua figlia?” Dritto al punto, come sempre.

Faceva uno strano effetto rivederlo.
Era sempre bello. Bello come il sole. Certo qualche ruga appena accentuata, occhi profondi, qualche striscia di bianco tra quei capelli che per giorni, anni, avevo sognato di strappare selvaggiamente in un momento di pura passione. Le sue labbra erano ancora carnose come le ricordavo, persino il suo fisico era statuario, almeno per quanto il vestiario mi permetteva di sbirciare. No ok, forse aveva messo su un po’ di sana pancetta. Ma che importava? Era dannatamente sexy. Anche in pigiama, pelato, sovrappeso, sarebbe rimasto il mio bel Shin.

“Sì.” Risposi freddamente

Conclusi monosillabicamente.

“Quindi…ti sei sposata, deduco.”
Ecco, bella domanda. Che rispondere?


No è tua figlia.


Oppure


Sì, mi sono sposatalasciatadivorziataesonosonola?


“Sì, sposata. -brava la vigliacca, come al solito - Ma mi sono separata anni fa.”

Ecco una mezza verità. Andava bene lo stesso, no?
Non c’era nulla di male, giusto? Non ci sarebbero state conseguenze, vero?

“Capisco.” Asserì lui.
“E tu e Ayumi? E il bimbo che aspettavate?” chiesi cordialmente.

Vidi Shin guardare in un’altra direzione quasi avesse paura di parlare.
Che ci fosse qualcosa che non sapevo?

“Ti ho cercata a lungo Yamashita. Dal giorno del nostro non matrimonio ti ho cercata in lungo e in largo, ma eri sparita. Nessuno sapeva di te. Neanche la tua famiglia. eri come sparita nel nulla, quasi non fossi mai esistita.” Rispose Shin deviando la mia domanda.
“Non ti ho chiesto questo però.” Per quanto mi facesse piacere sapere che mi aveva cercata, volevo sapere della strega e del bimbo.
“Non c’è nessuna Ayumi e nessun bambino.” Rispose freddamente Shin.
“Come scusa? Ayumi esiste eccome!”

Ma mi stava prendendo in giro?
Mi faceva così stupida?

“E’ una storia lunga.” Voltò lo sguardo.

In altre parole stava dicendo che non voleva raccontarmi i fatti suoi.

“Tipico. Ok, me ne vado. MIA figlia mi aspetta. Ciao.” Tagliai corto.

Detto questo iniziai a camminare, cercando di ricacciare indietro lacrime e dubbi, dal mio volto.
Erano passati diciotto anni ma non era cambiato per niente e Sheena gli somigliava sempre di più.
Mi sentì afferrare dal  polso, costringendomi a girarmi per vedere quello che già sapevo.

“Ora che ti ho trovata credi che ti permetta di fuggire via da me? Lo credi davvero Yamashita?” biascicò a denti stretti Shin.
“I-io credo solo che dovresti lasciarmi in pace Seiki.” Cercai di rispondere freddamente.
“Io credo invece che forse dovremmo parlare per bene.” insistette lui.
“Non c’è nulla da dire. Ti ho chiesto due cose. DUE fottute cose e tu non mi hai risposto. Cosa vuoi ancora Shin? DIMMELO!” quasi urlai in preda alla disperazione.
“TE! Cazzo Yamashita sei scappata di punto in bianco diciotto anni fa! Sembrava che stesse andando tutto a gonfie vele e poi? E poi quella lettera, Ayumi in chiesa. Cosa ti passò per la testa, eh? DIMMELO! Ti ripresenti anni dopo con una figlia concepita con un altro bastardo, che giuro, giuro, giuro che se lo trovo lo ammazzo. Yamashita tu mi hai lasciato senza un motivo!” Shin sembrava letteralmente impazzito. Non riuscivo a riconoscerlo.
“Senza un motivo? Senza un motivo?! L’ho fatto perché Ayumi mi ha pregata! Perché era incinta di tuo figlio! L’ho fatto pensando a voi e non a me, stronzo!” urlai con le lacrime che ormai sgorgavano dai miei occhi.
“Ayumi  ha perso quel bambino dopo due mesi dal matrimonio!” urlò Shin di rimando.
“C-come?”

Che significava? E perché avevo l’impressione che la questione non fosse finita?

“Inoltre non era mio. L’aveva concepito con il cugino. Un incesto, insomma. Per non far scoprire tutto cercò di incastrarmi ma il giorno del matrimonio, dopo che risposi si lo voglio, prima di firmare…bloccai tutto scappando anch’io da quella chiesa che mi sembrava troppo stretta.”
“Shin io..” non avevo parole. Avevo chiuso i rapporti con tutti e dunque non avevo saputo nulla di tutto quello che era accaduto.
“Appunto. Se invece di sparire mi avresti lasciato spiegare o trovarti ora…quella ragazza sarebbe potuta essere nostra figlia e non solo tua.” Sospirò fortemente lui.
 
Ecco, ora mi trovavo davanti al grande dilemma. Dirlo o non dirlo?
Cosa fare?

“Shin, ecco io…”
“Mamma! Guarda che bei vestiti che ho comprato!” interruppe nuovamente Sheena.

Ero stata salvata in calcio d’angolo.
Sheena mi aveva salvata.
Era un segno del destino.
Shin non doveva sapere di Sheena.
   
 
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