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Autore: Nadie    24/03/2014    1 recensioni
Non ci crede.
Non ci deve credere.
Non ci può credere.
Il tempo non torna indietro e questo lo sanno tutti.
Allora cosa c’è che non quadra?
Cos’hanno quell’istante, quella spiaggia, quel sole, quel mare, quel ragazzo e quella ragazza di sbagliato?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                           Non passi mai                                                                                                    

    
 In bilico tra santi che non pagano

                                                                                                          e tanto il tempo passa e passerai,
                                                                                                          come sai tu, in bilico e intanto
                                                                                                        il tempo passa e tu non passi mai

                                                                                                                              Negramaro, Estate
 
 
 
Il buio, il buio.
Arrivò il buio ed ingoiò di nuovo la stanza, poi venne Marisol e scostò le tende e la luce si mangiò il buio, e le foto si mangiarono il pavimento.
Le foto, le foto.
Chi aveva inventato le foto?
Come facevano le foto ad essere così piene?
Per esempio quelle sotto le sue ginocchia, quelle foto sotto le sue ginocchia come facevano ad essere così piene di Roxana?
Pezzetti di carta colorati pieni di Roxana.
Ingiusto. Pensò Rubén.
Lui era un umano, un uomo, viveva, mangiava, respirava, amava ed era più vuoto di un pezzetto di carta colorato.
Così gli piaceva chiamarle, pezzetti di carta colorati, non sapeva nemmeno di cosa fossero fatte le foto, ma sapeva che erano piene e che nemmeno il signor Tempo o quella ladra di Morte avrebbero mai potuto svuotarle.
Qualcuno si schiarì piano la voce, Rubén alzò il capo e vide sulla soglia Marisol, gli occhi lucidi.
«Lei manca tanto anche a me, sai? Ma pensa se fosse qui e ti vedesse così, cosa direbbe?» Marisol si fece avanti tentennando e si avvicinò a Rubén.
«Non c’è.» rispose Rubén, con la voce vuota e il corpo vuoto e gli occhi vuoti.
«Sì che c’è! Ti guarda, ti vede, ti ascolta, ti sente, è qui vicino a te, a me, a papà. Non senti quant’amore c’è in questa stanza? È lei, abuelo, solo lei.»
Rubén si guardò dentro, scivolò dentro al suo io e si chiese, a bassa voce, cosa fosse l’amore.
A scuola aveva letto di un tale William Shakespeare che scrisse: ‘Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana’
Il fumo, i sospiri, fuco scintillante, follia, fiele, dolcezza che sana.
Non ci aveva capito un tubo.
Ma se n’era fregato.
In fondo, l’amore non lo raccontava mica solo quel William!
L’amore stava dappertutto, spalmato sulle labbra del mondo, sdraiato sui tetti a guardare le stelle, abbandonato agli angoli delle strade con una bottiglia piena a fargli compagnia, nascosto tra gli scaffali delle biblioteche e seduto sulle panchine nei parchi vuoti durante i giorni di pioggia.
Ma cos’era l’amore?
Non lo avrebbe saputo mai nessuno e nemmeno William e le sue parole avrebbero saputo spiegare per bene cosa Amore fosse.
Rubén si sentì stupido a farsi quella domanda stupida, e si sentì ancora più stupido a cercare la risposta.
Riflettè qualche minuto e poi montò la sua teoria personale e chissenefrega di cosa dicono gli altri.
La sua teoria pensonale per prima cosa diceva che Amore era variabile, diverso e multiforme.
Amore non era lo stesso per tutti.
Per lui, ad esempio, Amore era andare in spiaggia con Roxana, portare la sua radiolina malfunzionante e ballare le canzoni degli Stones.
Amore era Roxana che parlava troppo veloce al ristorante e il cameriere poi le chiedeve per due volte di fila di ripetere. ‘No entiendo, señorita’
Amore era Roxana che la domenica mattina, prima di andare al mercato, gli preparava i churros e gli lasciava accanto al piatto un biglietto scritto di fretta e lui capiva solo qualche parola perché la grafia di Roxana era pessima.
Amore era Roxana che gli faceva domande difficili nei momenti sbagliati e poi si metteva a discutere di questioni esistenziali e a lui veniva un gran mal di testa e avrebbe tanto voluto dirle: ‘perché invece di parlare non usi la tua bella bocca per baciarmi, mi amor?!’
Amore era Roxana che quand’era incinta si svegliava la notte, andava in cucina e cominciava a piangere e lui si alzava e appena tentava di consolarla lei scoppiava a ridere, diventava tutta rossa e gli chiedeva ‘la gravidanza fa diventare pazze?’
Amore era Roxana che tornava dall’ecografia e gli diceva: ‘le mani, stanno arrivando le sue mani!’
Amore era Roxana che scriveva i nomi per il bambino sulla sua agendina, ne provava un po’ poi strappava le pagine e giurava che avrebbe aspettato la nascita, ma già il giorno dopo ricominciava a scrivere nuovi nomi.
Amore era Roxana.
Basta.
Nient’altro.
E Roxana era ancora lì, Tempo e Morte l’avevano solo portata in un posto un po’ lontano a cui lui non poteva ancora accedere, ma Roxana era ancora lì con lui, la sua esistenza invisibile lo stava ancora cullando.
«Forse dovremmo mettere questa sulla lapide» Rubén raccolse una foto con dentro Roxana e il suo sorriso e la porse a Marisol, lei la prese e la studiò. «era la sua preferita, non ci perdonerà mai se metteremo una foto che non le piace, sarebbe capace di perseguitarci!» Marsiol rise e mentre rideva le scappò qualche lacrima, poi si mise seduta accanto a Rubén e passarono tutto il giorno a guardare le foto, e Roxana era lì, si sentiva il suo odore intrappolato nell’aria e la sua pelle che li abbracciava.
Roxana era lì.
E rimase lì anche gli anni dopo.
Rimase lì.
Più a lungo di Sempre.
Il tempo passò ma lei non passò mai.



Siam giunti alla fine.
Chiedo scusa per l'ignobile ritardo, non sono proprio in grado di gestirmi! Cercherò di migliorare, promesso.
Ringrazio Clairy(ormai mia fidata lettrice in ogni avventura) e Jennys, e tutti coloro che hanno seguito in silenzio la storia di Roxana e Rubén, spero questi due vi abbiano fatto fare un buon viaggio tra i loro ricordi :)
Che dire? Grazie, grazie mille e, ormai siamo proprio passati allo spagnolo, quindi hasta luego!
C.



 



 
  
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