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Autore: r e d_a p p l e    24/03/2014    3 recensioni
«Perché hai scelto lui, alla fine?» [...] «Per come mi guarda, [...] Tu non mi hai mai guardata così..»
Le rivelazioni del perché della fine di un amore, i forti legami che sono nati ed una porta finalmente, dopo anni di muta ostilità, aperta ad un futuro sereno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Premetto che non sono tipo da stravolgere le coppie esistenti, ma la frase che trovate a descrizione della storia mi ha fatto nascere quest'idea un po' strana; so che di solito si tende ad accoppiare Fred e Hermione, ma è una cosa che sinceramente non mi piace. A parte il fatto che non vedo bene Fred con nessun personaggio esistente o meno, mi fa salire proprio il nervoso vederlo con Hermione; ho creato una coppia alternativa che non mi desse su i nervi, spero di non deludere nessuno!

Il Natale dei Weasley era sempre molto speciale, ma quello sembrava esserlo ancora di più; tre figure coperte si erano appena materializzate nel giardino della Tana e si stavano avvicinando alla struttura. Il bambino venne subito preso in braccio dal padre che si mise a correre per portare al riparo dal freddo suo figlio al più presto; la donna li seguì a passo svelto, senza mai correre davvero: Hermione e George Weasley, insieme al piccolo Freddy, giunsero appena in tempo per l'annuale pranzo di Natale. Entrarono in casa tutti insieme notando che mancava ancora una persona all'appello; Hermione non ebbe neanche il tempo di togliersi il cappotto che Harry le si avvicinò dicendole che Ron la stava aspettando in giardino. Le mancò il respiro a quelle parole, ma poi si disse che era arrivato il momento di chiarire, ed era un momento che avevano rimandato entrambi per troppo tempo; salutò il marito e suo figlio con un bacio veloce e poi si diresse verso il giardino stringedosi il cappotto per ripararsi dal freddo. Ron Weasley la stava aspettando esattamente al centro del grande cortile con le mani infilate dentro le tasche: non aveva mai trascorso un Natale con loro prima di allora, casualmente doveva sempre lavorare e andava dai suoi genitori quando ormai George e la sua famiglia se n'erano andati; era un tacito accordo che avevano preso lui, George e Hermione per evitare di rovinare la festa all'intera famiglia. Hermione non era affatto sorpresa di trovare Ron lì, Ginny le aveva detto una settimana prima che anche suo fratello si sarebbe unito a loro quell'anno, e Hermione non aveva faticato a capire il perché. Si avvicinò lentamente alla figura imbacuccata che continuava a calciare la neve e salutò pacatamente l'uomo «Perché hai scelto lui, alla fine?» Le chiese immediatamente Ron passandosi una mano tra i capelli che si stavano ormai facendo sempre più radi: Hermione si aspettava quella domanda, ma rimase spiazzata dalla rapidità con cui arrivò; non le aveva mai chiesto il perché di quella sua scelta, probabilmente voleva dimostrare che non gli importava, ma ormai stava diventando davvero grande e sentiva il bisogno di saperlo, di sapere perché quella che era stata la sua ragazza, anche se non per molto tempo comunque, avesse finito per scegliere suo fratello, o meglio uno dei suoi fratelli, e non lui con cui aveva condiviso buona parte della sua adolescenza «Per come mi guarda.» Gli rispose la donna con semplicità; Ron non capiva cosa volesse dire, ma la spiegazione di Hermione non tardò ad arrivare «Dopo la morte di Fred abbiamo parlato molto.» Iniziò a spiegare non potendo fare a meno di sorridere «Lui a volte mi raccontava come si sentiva, anche se la maggior parte delle volte piangeva e basta ed io ero felice di stargli accanto; una volta mi disse che era bello che ci fossi io con lui, perché mi limitavo ad ascoltarlo senza chiedere spiegazioni.» Continuò il racconto portando alla memoria vecchi ricordi «Lui mi guardava, e mi guarda tutt'ora, come se io fossi l'unica persona in grado di farlo rimanere in vita, mi guarda come se fossi la sua unica possibilità di salvezza.» Spiegò al rosso mentre una lacrime scendeva timida sulle guance tese in un sorriso amaro «Tu non mi hai mai guardata così.» Constatò amaramente «Anzi, lo facevi, ma in maniera vuota. Io ero la tua ultima possibilità solo se ti trattava di un tema di Pozioni, o di Trasfigurazione, o di Incantesimi, o di qualsiasi altra materia che semplicemente non ti andava di fare; non mi hai mai guardato come se non potessi vivere senza di me.»Era un pensiero brutto, Hermione se ne rendeva conto, ma era così. Non erano cose che pensava quando era ancora innamorata di Ron, il fatto che lui contasse su di lei la faceva sentire importante, forse anche amata; ma da quando aveva visto gli occhi di George cercare disperatamente i suoi per una confessione che non poteva fare ad altri, tutto il resto era come precipitato in una nebbia molto densa dal quale non sarebbe mai uscito.
Nei primi momenti passati con George si era sentita in colpa, aveva pensato di troncare quel rapporto che per lei stava diventando speciale: era ancora innamorata di Ron dopotutto, ma le premeva di più passare del tempo con George piuttosto che con quello che era, al tempo, il suo ragazzo, e la cosa iniziava a farle paura. D'altro canto, Ron non sembrava neanche in grado di accorgersene, tanto si era abituato al fatto che, anche se non passava del tempo con Hermione, lei ci sarebbe sempre stata per lui.

Hermione stava leggendo un libro nel giardino della Tana quando vide infrangersi silenziosamente un vetro nella camera di George; Ron stava giocando a Quidditch con Harry e, dal pranzo, lui e lei non erano più stati insieme praticamente: probabilmente, si disse Hermione, se lei fosse rientrata in quel momento, Ron non ci avrebbe fatto caso tanto era preso dalla partita. Chiuse il libro e si avviò verso la Tana, constatando che c'aveva visto giusto: Ron non sembrò accorgersi minimamente che lei se ne stava andando; salì cautamente le scale cercando di non farsi sentire: arrivata al pianerottolo su cui si apriva la camera verso cui era diretta, ci s'infilò dentro facendo segno all'occupante di restare in silenzio. D'altra parte si accorse subito che George Weasley non era in grado di proferire parola tanto stava piangendo, chiuso nella bolla che aveva evocato attorno all'intera camera per non farsi sentire da nessuno nalla sua disperazione; non appena notò Hermione cercò di ricomporsi, ma lei gli sorrise per fargli capire che non ce n'era bisogno. Si sedette con calma sul letto e semplicemente aspettò, neanche lei sapeva bene cosa; dopo un tempo imprecisato, George parve calmarsi e, dopo essersi asciugato gli occhi rossi e tremendamente gonfi, si accomodò accanto a Hermione. Il silenzio che correva tra i due non era imbarazzante, ma carico di significato: lei le stava segretamente dicendo di confidarsi se ne aveva voglia, lui la stava silenziosamente ringraziando per il semplice fatto di essere lì; dopo un altro interminabile lasso di tempo, George riuscì a parlare «Mi manca da morire.» Disse semplicemente, con la voce roca per via del troppo gridare e di nuovo rotta dal pianto «Non sai quanto. Nessuno di voi sa quanto mi manca.» Constatò cercando di trattenere, senza riuscirci, le lacrime che iniziarono a rigargli il bel volto «È vero.» Rispose semplicemente Hermione «Noi non lo sappiamo, non riusciamo neanche ad immaginarci quanto devi sentire la sua mancanza.» Gli spiegò poi, passandogli una mano tra i capelli che erano tornati lunghi, come quando lui e Fred frequentavano il quinto anno a Hogwarts «Se ti va, puoi cercare di spiegarmelo.» Gli propose poi sorridente guardandolo nei profondi occhi marroni, velati dalle lacrime che non era in grado di trattenere; per tutta risposta George continuò a piangere e Hermione lo strinse a sé. Lui pianse fino all'ora di cena, e lei lo tenne per tutto il tempo stretto tra le sue braccia.

Il ricordo della prima volta in cui era entrata in camera di George era nitido come se fosse passato solo qualche giorno; di giorni invece ne erano passati molti anche se Hermione non ricordava più quanti. Ricordava perfettamente quanti anni erano passati, e ne erano passati ben sette; la loro storia era iniziata poco tempo dopo, più o meno quando Hermione si era resa conto di quanto George tenesse disperatamente a lei e di quanto lei stessa tenesse disperatamente a lui e si era quindi decisa a lasciare Ron. Era stata una conversazione talmente surreale che Hermione si era chiesta, per i successivi tre giorni, se avesse veramente avuto luogo e, quando finalmente Ron si decise a pranzare insieme a tutti gli altri senza degnarla di uno sguardo, capì che sì, la conversazione aveva sicuramente avuto luogo. La sua scelta non era stata subito capita da tutti: Fleur si era dimostrata indignata, Harry quantomeno sorpreso, Molly semplicemente arrabbiata, Arthur interdetto, Percy indifferente (non c'era niente che lo toccasse davvero), Bill dispiaciuto e Ron semplicemente spiazzato, come era normale alla fine; all'inizio solo Ginny l'aveva capita, perché una sera aveva visto Hermione uscire dalla camera di George.

L'orologio informò George e Hermione che erano le undici e che quindi tutti erano, presumibilmente, andati a dormire come succedeva solitamente durante la settimana «Grazie.» Disse il rosso per la milionesima volta quella sera: era la parola che usciva più spesso dalle sue labbra quando lui e Hermione parlavano, e la ragazza non era mai riuscita a rispondere; non sapeva quale sarebbe stata la risposta giusta, né sapeva se ce ne fosse una, e quindi si limitava a sorridere. Quella sera però aveva voglia di sapere, di sapere il preciso motivo per cui George la ringraziava ogni volta che entrava ed usciva dalla sua camera «Grazie di cosa?» Gli chiese mentre il rosso si stava mettendo sotto le coperte «Grazie di tenermi ancora saldamente legato a questo mondo.» Le rispose lui appoggiandosi su un gomito e facendo illuminare dalla luce lunare gli occhi perennemente gonfi: Hermione non riusciva neanche a ricordare quale fosse stata l'ultima volta in cui aveva visto gli occhi di George né arrossati né gonfi; sembrava una vita prima, e probabilmente lo era davvero. Le parole del rosso le fecero sobbalzare il cuore tanto forte che si meravigliò di essere ancora viva; anche se lei non voleva ammetterlo, capì in quel preciso momento di essersi innamorata di George. Non era una cosa tanto grave in fondo, aveva vent'anni e forse era normale innamorarsi di qualcun altro, non era affatto normale però il fatto che quest'altro fosse il fratello del suo attuale ragazzo «Buonanotte Granger.» Le disse il rosso prima di appoggiare la testa sul cuscino e chiudere gli occhi; Hermione sorrise poi uscì cautamente dalla stanza di George trovandosi davanti Ginny con le braccia incrociate e lo sguardo serio. Senza proferire parola iniziò a scendere le scale, e Hermione si ritrovò a seguirla senza sapere perché: forse aveva solo voglia di togliersi un peso dallo stomaco e raccontare a qualcuno di quelle notti passate a consolare, o almeno provare a farlo, George. Mentre Ginny spostava una delle sedie dal lungo tavolo della Tana, un bollitore si adagiò lentamente sul fornello acceso sospinto, evidentemente, dalla magia della giovane strega «Cosa state combinando?» Chiese a Hermione mentre due tazzè di tè fumante si posizionavano davanti a loro; la riccia ne prese un sorso sforzandosi di rimanere calma, ma poi le mani iniziarono a tremarle e capì che non aveva la forza di trattenersi. Scoppiò a piangere in silenzio appoggiando la fronte sul tavolo: inizò a tremare violentemente, tanto che Ginny fu costretta a spostare la tazza un po' più lontano per evitare che il contenuto si rovesciasse addosso a Hermione, che pianse a lungo prima di riacquistare la dovuta calma e cercare di spiegare tutto a Ginny; per la prima volta in vita sua non riusciva a trovare le parole per raccontare ciò che le era successo. Le sembrava che tutti i vocaboli che conosceva non fossero abbastanza per raccontare alla sua amica ciò che aveva vissuto in quei mesi con George, tutte le parole sembravano vuote e prive di significato, ma alla fine riuscì a spiegare tutto alla rossa che le sedeva davanti e che si era vistosamente addolcita; ciò che più le premeva sapere era se tra Hermione e George c'era stato qualcosa ma da quando la riccia aveva chiarito, più e più volte, che si limitavano a parlare, Ginny si era mostrata subito più sollevata ed aveva ascoltato volentieri le parole dell'amica «L'hai detto a Ron?» Le chiese di punto in bianco lisciandosi i lunghi capelli rossi; Hermione scosse lentamente e gravemente il capo «Devi farlo.» Le disse pratica la giovane: già, lo sapeva anche Hermione, in fondo, ma non voleva farlo, non si sentiva in grado di farlo, ma doveva e non c'erano vie di scampo; in realtà c'aveva pensato, aveva deciso di smetterla di stare con George, di dirgli che poteva confidarsi con altre persone e di riprendere a stare con Ron, ma il fatto che preferisse trascorrere le serate in camera di George ad ascoltarlo piangere piuttosto che stare in quella di Ron a fare altre cose, era un segnale abbastanza eloquente del suo cervello che le gridava che i suoi sentimenti erano rivolti sì, ad un Weasley, ma non a quello che li suscitava da anni. Fu in quella sera e con l'aiuto di Ginny, che Hermione decise che non poteva continuare a mentire al ragazzo che aveva amato e che l'amava.

Era passato tanto tempo dal giorno in cui Hermione aveva parlato con Ron, e lui sembrava capire ed, in fondo in fondo, accettare la decisione della donna solo in quel momento, ad anni di distanza; un sorriso amaro andò ad arricchire il volto che, nonostante gli anni passati, era rimasto bello «Sai, inizio a capire la tua scelta.» Borbottò, calciando un po' di neve con la punta della scarpa: Hermione non riuscì a non sorridere «Grazie Ronald.» Gli disse avvicinandosi ed abbracciandolo; dopo poco si allontanò e si asciugò una lacrima birichina sfuggita al suo controllo «Mi dispiace di non essere stato in grado di farti capire quanto ti amavo.» Le disse a sorpresa il rosso «E a me dispiace di non essere riuscita a capirlo da sola.» Gli rispose lei con un mezzo sorriso: nonostante il casino che aveva combinato e nonostante la sofferenza che aveva provocato a Ron, era felice che lui fosse riuscito, se non a perdonarla, almeno a capirla e, anche se era cosciente di non poterlo fare, avrebbe tanto voluto dimostrarglielo in qualsiasi altro modo.

Era passato più di un mese da quando Hermione e Ron non stavano più insieme, ed ancora la maggior parte dei Weasley non riusciva a non guardare Hermione senza un minimo di disgusto; lei ci si stava abituando, anche se non le piaceva affatto. Ron se n'era andato, si era trasferito dalle parti del Ministero con la scusa dei corsi che doveva seguire per diventare Auror, ma tutti sapevano perché se n'era andato, non che ci volesse un genio per capirlo.
Quel giorno erano tutti a pranzo insieme, tutti tranne Ron s'intende, e dopo l'ennesima occhiataccia della signora Weasley a Hermione, Ginny saltò in piedi facendo sobbalzare tutti «Piantatela di rivolgerle quello sguardo schifato!» Intimò rivolta a sua madre e a Fleur «Tu mamma, sei scappata di casa perché i tuoi genitori erano troppo felici della tua relazione con papà?» Sbottò «Non direi! Te ne sei andata perché loro non apprezzavano la tua scelta, perché non sei stata in grado di affrontarli!» La rimproverò puntandole un minaccioso dito contro «E tu...» Disse spostando il dito su Fleur «Tu niente!» Strillò non trovando niente da rimproverare alla bionda che sorrise compiaciuta «Ma piantala ugulamente!» Le disse poi facendo sparire quell'irritante ghigno dalla faccia della moglie di Bill «Hermione ha semplicemente fatto una scelta; cosa avrebbe dovuto fare secondo voi, sposare Ron e continuare a passare le serate insieme a George piuttosto che con suo marito?» Chiese retoricamente «Avrebbe dovuto scegliere una vita che non le sarebbe piaciuta e finire per odiare anche Ron solo per farvi felici?» Aggiunse iniziando a calmarsi «Sarebbe stato peggio secondo me.» Concluse sedendosi e buttandosi letteralmente tra le braccia di Harry che iniziò ad accarezzarle i capelli; Hermione sentì una lacrima pizzicare all'angolo di un occhio e lanciò a Ginny uno sguardo di ringraziamento e profondo affetto: la rossa ricambiò lo sguardo accompagnandolo ad un sorriso. La signora Weasley si alzò in piedi «È vero, Ginny ha ragione.» Si arrese contorcendosi le mani «Abbiamo sbagliato a giudicarti Hermione.» Ammise poi guardando la ragazza nei profondi occhi color caramello «Scusate.» Replicò semplicemente lei, ed in quella singola parola c'era tutto il suo dispiacere per quello che aveva fatto e fu lieta a tutti per essere riusciti a capirlo.


In quel momento il piccolo Freddy arrivò alle spalle di Hermione facendola sobbalzare: guardando più in là scorse suo marito, e capì che il piccolo era stato mandato da lui. La donna guardò con un grande sorriso il rosso che si stava avvicinando, prima di prendere in braccio il bambino che stava diventando decisamente pesante; decise che quello era il momento giusto per far parlare Ron e George. «Buon Natale, Ron.» Disse dolcemente, poi si allontanò discretamente lasciando i due fratelli a parlare, pregando che non succedesse l'irreparabile; i due girarono le spalle alla porta sul retro della Tana, ed iniziarono a parlare. Parlarono a lungo e Hermione rimase a fissarli con calma senza dare troppo nell'occhio o avere l'impulso di intromettersi, poi alla fine i due si abbracciarono e lei avrebbe giurato di aver visto le spalle di George scosse da dei singhiozzi; rimasero abbracciati a lungo, e quando si separarono erano entrambi sorridenti «Buon Natale.» Pronunciarono all'unisono e poi si incamminarono abbraciati verso la Tana dove una famiglia, ormai riunita e ritrovata, li stava aspettando.
  
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