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Autore: YellowButterfly_96    24/03/2014    1 recensioni
- Sei uno scrittore? -
La voce del ragazzo accanto a lui lo fa rabbrividire lievemente, è roca e profonda e inappropriata in un certo senso.
- Più o meno – risponde vago senza voltarsi – Scrivo per un giornale -
- Wow, sembra divertente -
Il tono sarcastico di quella voce ammaliatrice lo colpisce dritto allo stomaco, costringendolo, contro la sua volontà, a voltarsi per fulminare quel ragazzino impertinente.
Ragazzino impertinente simile ad un modello o ad un dio greco.
- Tutto il giorno rinchiuso a premere tasti, tu si che ti godi la vita – continua a schernirlo quello con un sorrisino che gli toglierebbe molto volentieri a forza di capocciate al muro o di baci, o entrambe.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- In Francia? - urla la donna con fare alquanto isterico
- Si, mamma. Cosa c'è di così strano nella Francia? - incrocia le braccia al petto
- Beh, stai saltando il natale per andare nella città dell'amore – lo scruta indagatrice Jay –  mi stai nascondendo qualcosa Lou? -
- No, mamma. E' un viaggio di lavoro -
- Pensavo lavorassi in un giornale, non per Miranda Priestley – sospira
- Parigi non è solo la città dell'amore o una delle capitali della moda -
Alza gli occhi al cielo senza farsi notare dalla donna davanti a lui, che lo guarda portandosi drammaticamente una mano al petto e sedendosi su una sedia – Io non ti ho cresciuto così, Lou, ne sono sicura, tu mi stai nascondendo qualcosa -
“Dio, datele un oscar e chiudiamola qua con questo melodramma” – Mamma è solo un viaggio di lavoro -
- Me lo giuri Lou? -
- Si, te lo giuro – sospira sconfitto e spazientito
- Ok – asciuga lacrime invisibili agli angoli degli occhi – Voglio crederti -
“Perchè a me?” pensa
Abbraccia sua madre e sospira ancora, ce l'ha fatta.

Nella vita di Louis Tomlinson, semplice ventunenne di Londra, nessuno sembra voler comprendere la differenza tra film realtà; ma a volte esci di casa con una sensazione strana nello stomaco.
Una sensazione che preannuncia cambiamento, buono o cattivo che sia.
E lui con quella sensazione ci entra in aeroporto, valigia in mano e sorriso in viso, non sa se qualcosa cambierà realmente nella sua vita durante quel viaggio.
Ma, anche restasse tutto fotocopia della patetica quotidianità, a lui andrebbe bene lo stesso.
Si tratta pur sempre di quasi un mese lontano da quella pellicola trita e ritrita che non sopporta proprio più.
E' comunque un mese di mondo a colori.

Occhi chiusi, testa abbandonata beatamente e cuffiette con Rihanna che urla nelle orecchie, Louis non si è mai sentito più rilassato di così.
- Mi spiace per tutto questo –
Una voce femminile giunge alle sue orecchie quando uno degli auricolari viene brutalmente sfilato.
- Cosa? - chiede un po' scontroso al volto dell'hostess a pochi centimetri dal suo, sorridente e civettuola da far vomitare.
- Ho detto che purtroppo ci sono stati degli errori con le prenotazioni e il posto accanto al suo è l'unico rimasto disponibile – spiega la donna sbattendo troppo velocemente le ciglia.
Apre lievemente la bocca sorpreso quando questa si scansa rivelando un ragazzo alle sue spalle, alto e dalla pelle quasi trasparente, il volto ostile e le mani ficcate nelle tasche dei jeans stretti, troppo stretti.
Aveva richiesto un posto senza “vicini” per evitare inutili chiacchiericci od interruzioni durante un viaggio in cui avrebbe dovuto lavorare, lavorare e lavorare.
Un viaggio breve in realtà, ma Louis è uno di quei ragazzi sposati con il proprio lavoro; forse per questo che non ha sposato Eleanor, la sua ex, o forse perchè non la amava davvero.
O forse si, ma non così tanto visto che non gliene importa proprio niente adesso che si sono lasciati, non è quello l'amore che si vuole provare per tutta la vita.
Quello è più intenso, più bello, pieno di sfumature.
- Non importa – sorride cordiale spostando le gambe per far passare quel ragazzo
Non vuole rose e fiori come nei film, vuole la persona di cui amare i difetti fino alla follia, più dei pregi.
Sorride un'ultima volta all'hostess dallo sguardo fin troppo civettuolo e decide di iniziare ad avvantaggiarsi qualcosa.
Apre il portatile e cerca il file che aveva interrotto prima di partire.
Vuole litigate stupide e l'amore per far la pace.
Vuole la persona imperfetta, perfetta per lui.
Sospira ed inizia a pigiare i tasti per continuare quel noiosissimo articolo che, ne è certo, cambierà altre duemila volte prima di essere vagamente vicino al soddisfatto.
- Sei uno scrittore? -
La voce del ragazzo accanto a lui lo fa rabbrividire lievemente, è roca e profonda e inappropriata in un certo senso.
- Più o meno – risponde vago senza voltarsi – Scrivo per un giornale -
- Wow, sembra divertente -
Il tono sarcastico di quella voce ammaliatrice lo colpisce dritto allo stomaco, costringendolo, contro la sua volontà, a voltarsi per fulminare quel ragazzino impertinente.
Ragazzino impertinente simile ad un modello o ad un dio greco.
- Tutto il giorno rinchiuso a premere tasti, tu si che ti godi la vita – continua a schernirlo quello con un sorrisino che gli toglierebbe molto volentieri a forza di capocciate al muro o di baci, o entrambe.
Tutte le risposte sagaci e taglienti che di solito premono sulle sue labbra per uscire, soprattutto durante le discussioni con sua madre o con il capo, adesso gli si sono come bloccate in gola.
Continua a fissare quel ragazzo senza far trasparire nessuno dei suoi pensieri.
- Quanti anni hai? - chiede infine
Ridacchia per l'espressione spiazzata che assume il ragazzo riccio.
- Diciotto –
E per la prima volta quel ragazzo si volta facendo così scontrare i loro occhi.
Si, scontrare, perchè quello non è un semplice incontro tra due sguardi, tra due anime.
Se tutto crollasse, se il mondo finisse e di tutto restassero solo macerie grigie e tristi, loro non se accorgerebbero, perchè l'apocalisse è già tra i loro sguardi.
Fuoco, acqua, vento e terra; c'è tutto e non c'è nulla.
E' la fine del mondo, è la sua morte, ma è anche la sua rinascita.
Dalla distruzione si rigenera nuova vita, come la fenice nel ciclo continuo di vita e morte; così tra i loro occhi, tra quei colori, si crea tutto un mondo che prima non esisteva.
Un mondo pieno di sfumature sconosciute e pieno di luce, un mondo fatto d'azzurro e di verde, un mondo che, anche se ancora non lo sanno, è loro e solo loro.
Riesce quasi a sentire il rumore della maschera di ostile sarcasmo del ragazzo che si crepa, si taglia e si spacca mentre quello continua a fissarlo meravigliato e stupito, probabilmente come lui stesso.
E sembra quasi uno squallido film, di quelli che tutti guardano sospirando ma a cui nessuno crede, o uno di quelle storie dei libri che si leggono storcendo il muso perchè “Dai, questo non è proprio possibile”.
Eppure accade, è così.
- Come ti chiami? - sorride al ragazzo con gli occhi spalancati e le guance scarlatte
- Harry – sussurra quello – Tu? -
- Louis -
- Louis – ripete il riccio come assaporando il gusto del suo nome sulla lingua – Mi piace -
- Ne sono contento – perchè anche a lui piace il suo nome quando esce da quelle labbra rosee
Qualcosa si smuove dentro di lui, e forse è per l'aereo o per quel sorriso meraviglioso di Harry, non saprebbe proprio dirlo.
L'unica cosa di cui è sicuro è che forse qualcosa cambierà davvero nella sua vita.
E non può far a meno di sorridere all'idea.

- Quindi cosa scrivi? -
Harry fissa Louis picchiare violentemente i poveri tasti del suo portatile in una specie di raptus da scrittore pazzo da almeno mezz'ora.
Tutti i suoi propositi buttati terribilmente al vento.
Non fissarlo, sii ostile, evitalo.
- Articoli vari -
Harry Styles è un semplice ragazzo appena maggiorenne e ancora nella piena adolescenza.
La definizione per eccellenza che si attribuiva era un ammasso di difetti nascosti dal sarcasmo.
E chi non lo faceva?
E chi non si nascondeva dietro al sarcasmo?
Pungente; la miglior difesa è l'attacco.
- E ora? Di cosa stai scrivendo ora? -
Eppure qualcosa era andato storto nel suo solito schema.
L'aveva trattato male e l'aveva attaccato senza nessun motivo; ma lui si era mostrato gentile, gli aveva sorriso per poi regalargli uno di quegli sguardi mistici che sono un viaggio.
Ti portano nello spazio, tra le stelle, e sui pianeti.
E non era più riuscito a tener su quella sua patina bianca che gli copriva il volto e l'anima, l'aveva chiaramente sentita creparsi e cadere a terra con un tonfo sordo.
E la sua anima scoperta e vulnerabile si era raggomitolata, impaurita dal mondo, ma di nuovo l'azzurro di Louis l'aveva portato allo scoperto, rassicurandolo, tenendolo per mano e facendolo sentire giusto.
E il tutto senza mai parlare.
E il tutto in pochi secondi.
Gli viene da ridere se pensa al timore che aveva provato nel primo sguardo rivoltogli.
Una scossa l'aveva percorso passando per la colonna vertebrale per arrivare ai suoi piedi, diramandosi per ogni nervo ed estendendosi in tutto il suo corpo.
E Harry aveva pensato che ci si dovesse sentire così quando ti innamori con un colpo di fulmine, o quando stai per morire d'infarto.
In ogni caso aveva sperato nella seconda.
Ma così non era stato.
Sposta un po' il gomito sul bracciolo e si sistema meglio accovacciandosi nel sedile per fissare lo scrittore nella sua furia compositiva in tutta la comodità che un aereo può offrire.
- Di economia internazionale – gli sorride quello
Un sorriso di rimando gli si apre spontaneo sulle labbra.
Harry ha diciott'anni e non sa ancora chi è o cosa vuole, ma una cosa la sa: dal primo momento in cui ha visto Louis ha perso la testa, o forse ha trovato il suo posto nel mondo, tutto purché al suo fianco ci sia lui.
- Ti sto dando fastidio? -
- No -
E mai una negazione arrivò più dolce alle sue orecchie.
Sua madre gli diceva sempre di non fidarsi degli sconosciuti, ma anche che, a volte, ci si innamora così, in uno sguardo.
Con un fulmine a ciel sereno che colpisce il tuo cuore, e tu neppure te ne accorgi, ma sei fottuto.
Harry non sa se si è innamorato di quello sconosciuto, e non sa se si potrebbe mai fidare lui.
Sa che il petto gli fa male.
Sa che il suo cuore è impazzito.
Sa che il suo stomaco è in subbuglio.
E sa che  nulla di tutto questo dipende dall'aereo che sta slittando nell'aria in una dolce parabola verso la tanto agognata terra.
E queste potrebbero sembrare poche cose, ma per lui sono davvero tante.

Per volare da Londra a Parigi ci vuole un'ora o poco più.
E per tutto quel tempo Harry era rimasto accovacciato nel suo sedile a fissare pateticamente Louis, probabilmente sole se i suoi occhi avessero preso la forma di due cuoricini come nei cartoni animati avrebbe toccato il fondo.
Ogni tanto gli chiedeva qualcosa.
- Da quanto tempo lavori per un giornale? -
- Come facevi a sapere che volevi fare questo? -
O anche – In quale albergo starai? -
E dalle sue indagini da pessimo agente segreto, dato che non aveva fatto altro che chiedere ciò che voleva sapere, aveva scoperto che Louis sarebbe rimasto per un mese in Francia per sostituire un collega in una filiale estera del giornale.
E visto che sapeva il francese era stato scelto per quel importante opportunità lavorativa estera.
Aveva scoperto anche che avrebbero alloggiato nello stesso albergo.
Aveva scoperto che era appena uscito da un'importante relazione con una ragazza.
E se Harry fosse stato un ragazzo semplice e normale si sarebbe sentito un po' affranto, o sconfitto, ma, sinceramente a lui non può fregare di meno.
Soprattutto perchè Louis non si è dichiarato triste per questa rottura, neanche un po'; anzi, piuttosto aveva continuato a ripetere “sono ancora alla ricerca della persona giusta” sorridendogli.
E se il suo cuore aveva perso uno o due battiti di troppo, o forse tre o quattro, non poteva che essere per tutti quei sorrisi, o per l'uso della parola “persona” anziché “ragazza”, o forse per tutte le parole che gridavano i suoi occhi, tutta la speranza che trasmettevano.
Speranze che ha anche lui, anche lui vuole trovare la persona giusta, anche lui ci crede ancora.
Solo a ripensarci Harry sorride come un ebete, anche se quelli sono dettagli, minuzie, tanto importanti quanto piccoli.
- Tu invece? - gli chiede Louis in aeroporto – Quanto resterai qui? -
- Tre settimane – sorride – Sono qui per mio padre, lui vive qui -
- E dormi in albergo? - lo guarda sorpreso e un po' divertito
- Io lo odio – risponde tranquillo – Ci vado solo perchè amo Parigi – tira la sua valigia – E perchè sono legalmente obbligato -

- Allora ci si vede -
Louis è davanti alla porta della sua camera d'albergo che fissa un Harry dagli occhi bassi e l'espressione triste.
- Si, in giro – sussurra quello
La vita è veloce, un battito di ciglia, imprevedibile, l'ha sempre saputo, sempre.
Quindi non dovrebbe affatto sentirsi meravigliato quando si ritrova con lo spigolo dello stipite della porta nella schiena, il corpo del riccio che spinge contro il suo, le sue mani che stringono le sue guance e la sua lingua in bocca.
Non dovrebbe sorprendersi come non si era sorpreso dei comportamenti del riccio in aereo o nel taxi, di tutti quegli sguardi liquidi o vogliosi o di tutti quegli stupidi pretesti per toccarlo o avvicinarsi semplicemente un po' più a lui.
Non che gli fosse dispiaciuto, ma erano tutti gesti prevedibili e ben accetti.
Ma ora lo è.
Soprattutto perchè ora sta artigliando i capelli scuri del piccolo così forte da farlo gemere di dolore, sta spingendo quel corpo meraviglioso contro il suo, sta rispondendo a quel bacio mentre tenta di aprire la porta della camera alla cieca.
Quindi si, è un po' tanto meravigliato.
Tanto per le reazioni spontaneo del suo corpo quanto per la voglia profonda e consapevole che ha di agire in quel modo.
Perchè Louis non era mai stato un tipo particolarmente fisico, ma ora il suo corpo sta andando a fuoco e il calore che trasmette quello di Harry lo fa impazzire ancor di più.
Con la mente vuota e il cuore pieno assaggia le labbra del ragazzo, sente quell'inspiegabile felicità che ti porta a sorridere anche nei momenti in cui un sorriso poco centra.
Sorride sulle sue labbra e sente le labbra dell'altro aprirsi come le sue mentre i loro corpi già nudi si cercano sempre più spasmodicamente nella luce soffusa della luna che entra dalla tende socchiuse della sua camera d'albergo.
E sembra tutto così assurdo che in realtà lo è, è tutto tremendamente assurdo, ed anche meraviglioso.

- Sei sicuro? - chiede alle iridi verdi e languide del riccio.
Passa le labbra sulle sue guance rosse, sulle sue labbra lucide, piene di baci e morsi, sul suo collo bianco, marchiato da macchie che aveva creato con tanta cura.
Fa scorrere le mani sul suo corpo nudo scosso da brividi di piacere e d'impazienza, aperto a lui.
Su quella tela bianca che aveva sporcato con la sua arte di passione, macchie di baci, morsi e succhiotti, dita premute troppo forti e unghie conficcate per il piacere.
- Mi sembra un po' tardi per domande del genere – ridacchia quello contro il suo orecchio
- Forse hai ragione – gli morde piano la mascella
Lo osserva ancora un po' lì dov'è, sdraiato sotto di lui, le braccia intorno al suo collo e le cosce a premere contro i suoi fianchi, il viso chiazzato di rosso dall'imbarazzo e dalla voglia, gli occhi languidi e vogliosi che gli fanno girare la testa in un vortice di passione.
E Louis non l'aveva proprio mai capito il fascino dell'arte.
Gli piaceva guardare quadri, ma di certo non ne rimaneva poi così affascinato come, forse, avrebbe dovuto; e dire che ne aveva viste di opere dal vivo.
Ma forse ora capisce un po' meglio cosa prova un pittore davanti alle sue opere, perchè mentre guarda quel bianco cangiante, quella tela che ha riempito di macchie rosse, morsi e baci, si sente come completo.
Non è una sensazione facile da spiegare, o da capire.
Sente d'aver capito tutto, d'aver trovato ogni verità celata mentre, come un cieco, esplora il corpo di Harry.
Fa scorrere le dita su ogni centimetro di pelle che può raggiungere, delicatamente, con una dolcezza che neanche sapeva di possedere, godendo di ogni gemito o sospiro che esce dalle labbra del riccio.
E mentre affonda piano nella carne di Harry capisce finalmente che lì, a Parigi, troverà quel che cercava da tutta una vita.

Corre a perdi fiato perchè, come al solito, è tremendamente in ritardo.
Corre verso la torre effeil e verso quel ragazzo a cui neanche dodici ore prima aveva donato tutto, compresa la sua innocenza.
Un po' banale come luogo di incontro, pienamente da pellicola romantica, ma Harry aveva sempre desiderato baciare qualcuno lì sotto, e poco importa, ora, che non sarà il loro primo bacio.
Corre verso Louis sorridendo come un bambino che vede un enorme pacco regalo per lui sotto l'albero addobbato che sembra alto chilometri da quell'angolazione, maledicendosi ancora per la sua stupidità infantile.
Quella che aveva palesemente dimostrato proprio al ragazzo che cercava di conquistare.
Non erano stati i rimpianti a farlo scivolare fuori da quella coltre morbida di lenzuola, che sapevano di loro, e dalle forti braccia di Louis, così protettive e calde.
Non era stato il rimpianto, ma la paura a farlo fuggire come un ladro solo poche ore prima.
La paura d'esser stato sfruttato solo per il suo corpo.
Non era poi così impossibile infondo, lui non conosceva affatto quel ragazzo a cui aveva appena donato la sua innocenza, la sua prima volta, solo perchè si sentiva terribilmente attratto da lui.
Magari Louis non era affatto interessato a lui, in nessun modo, e si era semplicemente fatto una sana scopata con uno sconosciuto.
E così era fuggito con la coda tra le gambe, tentando di non far rumore e prendendo in seria considerazione l'idea del fuggire proprio dall'albergo.
Non aveva mai adorato così tanto l'aver torto.
Louis aveva bussato alla sua porta giusto un'ora dopo, una busta bianca in una mano e un sorriso incastonato nel viso perfetto.
- Croissant? - aveva chiesto con gli occhi luminosi come il cielo in primavera
E un ragazzo disinteressato non ti viene a cercare.
Uno a cui di te non importa nulla, uno che da te vuole solo sesso non fa di tutto per tranquillizzarti e farti capire che non ti ha solo usato.
E non ti porta la colazione.
Così come la primavera trionfava negli occhi azzurri di Louis, i fiori sbocciavano nel suo cuore.
Sorride alla figura che si sbraccia e lo saluta da lontano.
Lui aveva visto le sue paure e aveva in ogni modo tentato di placarle, e gliene era infinitamente grato.
I suoi timori non lo hanno abbandonato, sono ancora lì, insidiati nel suo petto.
Ma è a Parigi, la città dell'amore, con un ragazzo per cui prova qualcosa di “ancora non identificato”, che capirà prima o poi e che vuole solo godersi fino a quel momento.
Sorride a trentadue denti al ragazzo tutto imbacuccato davanti a lui.
- Com'è andato il tuo primo giorno di lavoro? -
- Così e così – sospira il ragazzo avvolto nella sciarpa bianca e morbida che gli aveva rubato prima di uscire dopo la colazione con un – Non vorrei ammalarmi, ti spiace? -
Anche se poco dopo l'aveva visto premersela sul naso e sorridere al profumo impresso nella dolce trama della stoffa.
Harry ridacchia sommessamente guardandolo tremare.
- Sai che ho sempre desiderato baciare qualcuno qui?! - dice guardando la torre svettante davanti a loro - Sarebbe un po' come nei film, si, un po' scontato, ma pur sempre -
“Romantico” pensa.
E quella sarebbe stata la fine della sua frase se le labbra sottili di Louis non si fossero posate delicate come una farfalla sulle sue, interrompendolo.
Chiude piano gli occhi che aveva spalancato nello stupore mentre quello avvolge le braccia intorno al suo collo e si alza un po' sulle punte per approfondire quel dolce contatto.
La loro differenza d'altezza è forse una delle cose più dolci sulla superficie terrestre.
Sorride sulle sue labbra
- Volevi zittirmi? - chiede piano ancora con gli occhi chiusi e le labbra a sfiorarsi con quelle dell'altro
- No – sente un sorriso aprirsi sulla bocca di Louis – Volevo avverare il tuo desiderio -
Lo bacia ancora ignorando alla vocina che gli sussurra che Louis sta diventando la SUA persona giusta.

- Domani è Natale -
Accarezza piano la spalla bollente di Harry.
I loro corpi caldi e sudati sono abbracciati tra gli intrecci delle lenzuola dopo l'ultimo orgasmo, i petti a contatto, i respiri mischiati.
- Ah si? -
Quando fanno l'amore, perchè loro fanno l'amore, Louis perde ogni cognizione temporale, e non è certo colpa sua, ma delle labbra del riccio, e della sua pelle di neve, e del suo odore inebriante, e del suo tutto.
- Vuoi sapere cosa ho chiesto a Babbo Natale? -
- Non dirmi che credi ancora a Babbo Natale – ridacchia divertito
- Cosa? - spalanca gli occhi e la bocca – Stai per caso dicendo che non esiste? -
Louis ride più forte al tono infantile e lamentoso del ragazzo, rischiando di strozzarsi per il suo adorabile broncio e al suo – Mi stai prendendo in giro Lou? Non prendermi in giro dai -
- No, ok, ok – annaspa tra le risate – Esiste, esiste -
Erano già passate due settimane da quando si trovava a Parigi.
Due settimane meravigliose.
Harry gli aveva fatto visitare tutti i posti più belli della città quando non stava lavorando, o quando lui non era obbligato a stare con il padre.
Aveva scoperto molte cose di quel ragazzo ed anche alcune su se stesso, ad esempio la storia familiare del riccio o il fatto che lui se ne stesse davvero innamorando.
Nessun posto era bello od eccitante senza di lui, e il sesso, il sesso non era sesso.
Loro NON facevano sesso.
Loro facevano l'amore, quello che con El non aveva mai fatto perchè non provava questi sentimenti per lei.
Invece con Harry era tutto diverso, tutto più intenso, anche i colori del cielo e della terra.
Chiude gli occhi e sorride felice.
- Allora lo vuoi sapere o no cosa ho chiesto? - sussurra leggero Harry passando un dito sulla barba leggera che si era lasciato crescere
- Certo che voglio saperlo – lo afferra dalla vita avvicinandolo maggiormente a sé
- Ho chiesto te – sorride quello rosso in viso – Ho chiesto di poter stare con te, per sempre – continua poi al suo sguardo interrogativo
Si sporge leggermente baciandolo dolcemente e sorridendo ancora sulle sue labbra
- Credo che il vecchio ti abbia ascoltato allora -
E le parole finiscono mentre il tempo e lo spazio si fermano di nuovo come a voler far durare veramente all'infinito il loro amore.

- Lou, sei il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto -
- E tu il mio Haz -

- Dai Harry, non fare quella faccia, ci vediamo tra una settimana -
Bacia velocemente le sue labbra imbronciate tentando di farlo sorridere.
- Ma non ci vedremo per sette giorni – borbotta quello abbassando ancora di più lo sguardo
- Hai vissuto diciotto anni senza di me, sette giorni sono davvero pochi – scherza tentando di fargli tornare quel suo sorriso che tanto ama.
- Ma prima non ti conoscevo, ora si – afferma più deciso alzando la testa veloce e sbattendo i piedi come un bambino
Ridacchia divertito – Come sei dolce Hazza – gli scompiglia dolcemente i capelli facendo poi scorrere le dita sulla sua guancia e carezzandogliela piano
- Ci vediamo presto – dice con voce sottile prima di salutarlo ed incitarlo ad imbarcarsi per non perdere il volo.
Sorride alla sagoma del riccio che si allontana, consapevole che passerà una settimana grigia senza di lui.
Lui che, così inaspettatamente, ha portato i colori nella sua vita.
E Louis non ci credeva ai colpi di fulmine prima di incontrare Harry, neanche un po', e non ci crede neanche ora.
Per lui sono tutte invenzioni, perchè non è proprio possibile che un fulmine a ciel sereno ti colpisca fomentandoti i battiti cardiaci per un chiunque che ti passa davanti agli occhi.
O peggio che un putto alato e armato d'arco e frecce a cuore ti colpisca facendoti cadere nella più completa follia per chi ti passa davanti in quel preciso istante.
Non esiste il “ti ho visto e i pezzi de puzzle della mia vita si sono ordinati”.
Non esiste il “dalla prima volta che ti ho visto il mio cuore batte per te”.
Non esiste nulla di tutto ciò.
Ma esiste l'eccezione che conferma la regola.
Quel caso che, se non esistesse, non potrebbe far vedere al mondo che quella è una regola, una costante nel mondo.
Il sorriso di Louis si amplia nel suo viso a quel pensiero, perchè sono loro.
Sono loro l'eccezione che conferma la regola.

  
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