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Autore: Tury    24/03/2014    0 recensioni
Un fischio, il silenzio e dopo l’esplosione. Se dovessi dare un suono alla mia vita, darei quello prodotto da una bomba. Da quel che ricordo la guerra è sempre stata la mia realtà. Correre, nascondersi, uccidere. Uccidere, uccidere, uccidere. Perché questa è la politica che vige sul campo di battaglia, perché è sempre il più forte a sopravvivere, perché…
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo è sospeso intorno a me. Mi volto a guardare ciò che mi circonda. Vedo Iwa bloccato nella morsa di Heiwa. Gli occhi dell’uomo dai capelli corvini sono spalancati, l’immensità dell’oceano che risiede in quelle pupille è agitata dalla paura. Le sue labbra candide si muovono in modo forsennato, ma, nonostante i suoi sforzi, le sue urla non giungono al mio udito. Sposto ancora la sguardo, portandolo all’elsa della mia spada, così lucente, serrata nel pugno delle mie mani. Ne seguo i contorni, per poi passare alla lama di nera pece, fino a giungerne alla punta. Serro gli occhi, prima di obbligarmi alla vista del mio peccato. Del mio dolore più grande. Con uno sforzo disumano riapro gli occhi, portando lo sguardo sull’esile figura stesa ai miei piedi, priva di sensi, Il suo corpo è straziato, pieno di sangue e di lividi che io le ho inferto. Sollevo la testa, per impedire alle lacrime di scendere.
Finalmente, ricordo. Ricordo tutto, ricordo chi sono. E, finalmente, ricordo il nome dell’uomo che si finse mio padre.
Un brusio indistinto si alza dalle mie schiere. Si domandano come mai, nonostante la mia spada sia pronta a colpire, io ancora non l’abbia calata sulla testa della Sacerdotessa.
Abbasso la spada e, senza voltarmi, mi rivolgo ai miei uomini.
“Chiamate mio padre, il vostro signore. Chiamate Marte, il dio del mondo. Chiamatelo, perché possa prender parte con sua figlia alla sua definitiva vittoria.”
Se voglio davvero salvare Sophie, devo fare in modo che nessuno sospetti nulla e, soprattutto, devo far in modo che lui esca allo scoperto, per poterlo affrontare. Dalle urla e dalle suppliche di Iwa, capisco che la mia interpretazione è stata più che magistrale, ma nonostante questo non avverto nessun movimento tra le mie schiere. Ribadisco il mio comando, sempre senza voltarmi, per impedir loro di vedere i miei occhi lucidi. Finalmente, una voce risponde.
“Non c’è bisogno che mi mandi a chiamare, Farah. Io sono già qui.” La sua voce.
Sento il rumore dei suoi passi, lenti, esasperatamente lenti. Serro la presa intorno all’elsa, le mie mani prudono all’idea di colpire quel corpo, il mio cuore aumenta i battiti, preparandosi allo scontro imminente. Lacrime cadono dagli occhi. È ormai inutile trattenerle, la fine è ormai vicina. E io voglio che lui veda tutto, che si specchi nel dolore che mi ha inferto. Perché grazie a questo dolore io lo sconfiggerò.
I suoi passi sono sempre più vicini, la mia presa si fa sempre più salda. Chiudo gli occhi, per aumentare la percezione del mio corpo, del suo corpo e dello spazio che ci circonda. I suoi passi stanno per arrestarsi. Ecco, è questo il momento. Spalanco gli occhi, volgo per un attimo lo sguardo verso Heiwa, che sembra aver capito le mie intenzioni, e con uno scatto mi volto, lasciando che la mia spada colpisca. Marte, sorpreso dal mio attacco, riesce appena a evitare il colpo mortale, ma riesco ugualmente a ferirlo sul fianco. Sapevo dal primo momento che sarebbe stato impossibile ucciderlo con un colpo solo, per quanto potesse essere grande la sua sorpresa. Dopotutto, Marte aveva fatto della guerra la sua ragione di vita.
Lo vedo arretrare di qualche passo, mentre i suoi uomini prontamente lo circondano, pronti a sostenerlo. I suoi occhi mi fissano, infuocati d’ira, mentre la mano che preme sul fianco è sporca di sangue, del suo sangue.
“Maledetta! Come hai osato colpirmi, come hai osato tradirmi! Proprio tu, proprio tu che io trattai come una figlia, Farah!”
“Ma io tua figlia non lo sono mai stata, Marte. E non pronunciare il mio nome, il nome che lei mi donò. Tu non sei degno di pronunciarlo.”
Lo vedo sogghignare, mentre i suoi uomini sfoderano le spade.
“E sia, mi rivolgerò a te con il titolo che ti spetta, Signora della Guerra, portatrice di morte e profana di tombe. Sei stata sempre la più forte tra i miei uomini, la più crudele, la più spietata, ma ricorda che il tuo potere lo devi a me e a me solo. Ti sei condannata, sovrana della morte, cosa credevi di poter fare da sola?”
“Ti sbagli, lei non è sola.”
Iwa e Heiwa si schierano al mio lato, pronti a sostenermi in quest’ultima battaglia che decreterà la nostra vita o la nostra morte. No, la morte potrà anche impossessarsi del mio corpo, ma non le permetterò di avvicinarsi a Sophie.
Guardo negli occhi Marte, posso vedere l’ira scorrere nelle sue vene come sangue, fulminargli gli occhi, trasformargli il volto in una maschera di pura malvagità, distorcendo le labbra in un ghigno terrificante. Come se avessero letto nella mia mente, i due draghi dalle sembianze umane poggiano una mano sulla mia spalla, per farmi sentire la loro presenza.
“Marte, tutto ciò che hai detto su di me è falso. Non provare più a illudermi, stillando in quest’anima gocce di pura menzogna. Ricordo, Marte, ricordo tutto. So che queste mani non si sono mai macchiate del sangue nemico. Possono aver ferito, certo, ma non hanno mai ucciso, nemmeno quando ho preso parte alla guerra nel mondo umano. Ma oggi, oggi, Marte, queste stesse mani si macchieranno del tuo sangue. E nulla potrà evitare l’avverarsi di questa mia profezia.”
Marte esplode in una tetra risata prima di controbattere.
“Bene, figlioletta adorata, fammi vedere come uccidi tuo padre.”
“Io non sono tua figlia.” Ringhio, impugnando la spada con entrambe le mani e lanciandomi contro di lui. Anche Iwa ed Heiwa, che hanno ripreso il loro aspetto di drago, si lanciano all’attacco dei Signori della Guerra per lasciarmi combattere contro Marte senza distrazioni.
Il dio della guerra sfodera la sua spada, grazie alla quale si difende dal mio fendente. Arretro di qualche passo, cercando di studiare il mio avversario per anticiparne le mosse. Ma il mio avversario sembra non accennare alcun movimento. Improvvisamente, le sue labbra si inarcano in un ghigno, mentre il suo corpo sparisce. Cerco di capire cosa sia successo, ma un dolore lancinante al fianco destro mi distrae da ogni pensiero.
“Te l’avevo detto che te ne saresti pentita. Cosa credevi di fare, stupida ragazzina?”
Lui è alle mie spalle. Abbasso lo sguardo e vedo che la sua lama macchiata del mio sangue. Le orecchie ronzano per lo sforzo di non svenire, mentre la testa inizia a girarmi, a causa del sangue che sempre più velocemente abbandona il mio corpo. Con una risata sommessa, spinge la lama più a fondo. Chiudo gli occhi per il dolore lancinante e serro i denti, per impedirmi di urlare, per impedirmi di dargli questa soddisfazione.
“Sai, Farah, se solo volessi potrei finirti in questo istante. Certo, non si può dire che non ti manchi il coraggio ma questo non basterà a salvarti la vita. In ogni caso, l’affronto che mi hai fatto può esser ripulito solo con la tua morte e con il suo dolore. Immagini la sua faccia, Farah, quando al suo risveglio si ritroverà il tuo corpo esanime e pieno di ferite a pochi passi da lei. Sì, Farah, la morte che attenderà lei sarà più dolorosa di quella che ti è destinata, perché lascerò prima che muoia la sua anima per poi straziarne il corpo.”
“Bastardo.” La mia voce è rotta, a causa dello sforzo e del dolore che aumenta ad ogni respiro.
“Oh no, Farah, perché queste brutte parole contro la mia persona. Ricorda, che questa situazione l’hai voluta tu. Se solo mi avessi ascoltato, Farah, tutto questo non sarebbe successo.”
E con un movimento repentino, estrae la spada dal mio corpo, non senza assicurarsi di farmi provare altro dolore, per poi sparire nuovamente. Lotto con tutta me stessa per evitare di accasciarmi al suolo, costringendo ai miei muscoli a sostenere il peso del mio corpo e alle mie membra di sopportare il dolore. Alzo lo sguardo e mi ritrovo ad assistere alla battaglia che si sta combattendo sull’altro fronte. A quanto pare, Iwa e Heiwa stanno avendo la meglio, ma non ho nemmeno il tempo di gioirne che un gomitata assestata nel mio stomaco mi costringe a terra. Tossisco saliva, mischiata a sangue e bile. Sento le sue mani afferrarmi i capelli e sollevarmi il volto, fissando i suoi occhi nei miei. Vedo il piacere illuminargli gli occhi, il piacere di procurare dolore. Il piacere di uccidere.
“Non dovresti distrarti, Farah. Già così non hai speranze, ma se focalizzi la tua attenzione su uno scontro che non è il nostro, non mi fai gustare fino in fondo questa battaglia.”
“Smettila-tossisco-di pronunciare quel nome.”
“Ti dà fastidio, vero? Bene, allora fammi vedere come me lo impedisci.”
Lascia la presa sui miei capelli e per poi colpirmi con un pugno dietro la nuca, facendomi sbattere la faccia contro questo pavimento nero. Come è possibile che nonostante io indossi l’armatura, i suoi colpi riescano a ferirmi in questo modo? Posso capire la sua spada, ma i suoi colpi fisici…
“Lo so cosa stai pensando, la tua mente è ancora aperta alla mia lettura. Ti stai chiedendo come mai io riesca a ferirti pur non usando armi, nonostante tu indossi una resistente corazza. Ma ricorda cosa ti dissi, il potere che tu hai è figlio del mio potere. Così come le difese di cui disponi. Quindi non c’è impedimento alcuno per i miei colpi. La tua fine è segnata.”
Con un calcio fa spostare il mio corpo dalla posizione prona a quella supina, per potermi guardare in faccia. Il sangue che mi esce dal naso mi rende difficoltoso il respiro.
Mi guarda, per un’ultima volta, per poi iniziare a sferrare colpi sul mio corpo già martoriato. Sento i suoi calci colpire ovunque, sulla ferita sul fianco, aprendola di più, sulla gabbia toracica, rompendomi le coste, e in testa. Urlo dal dolore, non riuscendo più a trattenermi. Un suono ovattato, a causa del ronzio dovuto al dolore, giunge al mio udito. Heiwa ed Iwa vorrebbero venirmi in soccorso, ma gli uomini di Marte glielo impediscono. E forse è giusto così, questa guerra devo combatterla io. Sono io, l’unica persona che deve fronteggiare il dio della guerra, l’unica persona che può essere ritenuta suo nemico.
“Che peccato che sia già finito qui. Mi sarei aspettato un po’ di azione in più da parte tua, invece ti sei mostrata per quello che sei realmente, una lurida perdente incapace di salvare anche la vita della persona che dice di amare. Tutte parole le tue, Farah. La tua vita non è stato altro che un susseguirsi di menzogne. Un’esistenza senza valore. Il gioco è durato fin troppo, non ti chiederò di esprimere il tuo ultimo desiderio, perché non ho alcuna intenzione di esaudirlo. Tu mi hai tradito, Farah, e questa è la sorte che tocca ai traditori del dio della guerra.”
Lo vedo alzare la spada e di colpo calarla sul mio addome. Con le ultime forze rimaste, afferro la lama tagliente per cercare di bloccarne la discesa o quantomeno rallentarla. Nonostante i miei sforzi, la lama lacera comunque la mia carne, ma almeno sono riuscita ad impedirle di raggiungere la colonna e, con essa, il midollo spinale.
“Che sorpresa, vedo che hai ancora un po’ di forza, ma non ti basterà per sconfiggermi.”
Dalla lama della spada, iniziano a nascere delle lingue infuocate che, velocemente, giungono fino alla mia ferita. Urlo di dolore ma non lascio la presa. L’odore di carne bruciata mi fa venire il voltastomaco, ma se voglio sconfiggerlo devo interpellare tutte le mie forze per non svenire e lasciarmi andare per sempre alla morte. Marte ha detto che tutto il potere presente in me lo devo a lui, dunque, l’unico modo per distruggerlo e fare ricorso ad un altro tipo di potere, un potere che nessuna falsa divinità può stillare nell’essere umano, un potere che nessuno può controllare, eccetto noi stessi. Se voglio vincere, devo lasciare che quella fiamma che alberga nei cuori di tutti noi, esseri umani, si impossessi di ogni fibra del mio corpo. Quella fiamma che è figlia di ogni sentimento buono, dell’amore, dell’amicizia e della speranza. Rilasso un po’ la presa per fargli abbassare la guardia, quanto serve perché il mio piano abbia effetto. Deve avere effetto, ho solo questa possibilità per salvare Sophie. Come avevo sperato, sentendo la presa sulla lama farsi meno salda, Marte si rilassa appena, quanto basta per permettermi di strappargli via l’impugnatura della spada dalle mani. Mi volto sul fianco, facendo uscire la lama infuocata dal mio corpo. Il dolore è insopportabile, ma non devo pensarci, non ora. Devo approfittare dell’effetto sorpresa, è questo il momento giusto. Facendo richiamo a tutta la forza ancora presente nel mio corpo, conficco la spada nel cuore del dio della guerra. Lo sento urlare di dolore, mentre le lingue di fuoco si impossessano del suo corpo. Il dolore all’addome è diventato insopportabile, le energie abbandonano questo corpo insieme al sangue. Ma devo resistere, non è ancora giunto il momento di rilassarmi. Finalmente, il corpo del mio nemico si tramuta in cenere. La guerra è finita, sono riuscita a salvare Sophie. Finalmente, posso lasciarmi andare tra le braccia della morte. 

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Buonasera a tutti. so che sono anni ormai che non aggiorno e chiedo scusa, davvero, per la mia assenza. Grazie a tutti coloro che hanno sempre recensito, ma un ringraziamento speciale va a Sogaiarda, la cui recensione mi ha dato quella spinta in più per continuare questa storia ormai quasi giunta al termine e un ringraziamento speciale a quella Gocciola della mia amica. Spero di tornare ad aggiornare quanto prima! Un saluto, Tury
  
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