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Autore: zoey_gwen    25/03/2014    3 recensioni
L'amore non muore, l'esistenza sì.
Tratto dal testo:
"La finestra riflette, riproducendo lo scontro avvenentosi fuori: migliaia di militari, di rispettive fazioni, imbracciano fucili e armi per poi scagliarli senza pietà contro i rivali, uccidendoli a sangue freddo: sono pagati, ricompensati, si riempiono le tasche e si guadagnano da vivere, per poi avere l'agonia di una morte sulla coscienza..."
-Gwen di zoey_gwen
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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L'amore non muore

 

L'amore non muore. Mai.

 

 

La finestra riflette, riproducendo lo scontro avvenentosi fuori: migliaia di militari, di rispettive fazioni, imbracciano fucili e armi per poi scagliarli senza pietà contro i rivali, uccidendoli a sangue freddo: sono pagati, ricompensati, si riempiono le tasche e si guadagnano da vivere, per poi avere l'agonia di una morte sulla coscienza.

I soldi sono tutto, la vita non è niente; è troppo flebile, troppo vulnerabile, un gruzzolo di averi invece ti rappresenta per sempre, rendendoti faracinoso e assolutamente invidiato.

Duncan era là, in mezzo a quel gruppo di soldati senza scrupoli, a lottare per la vita, senza però voler compromettere la sua coscienza ed uccidere qualcuno; no, lui non era così.

Lui era un ragazzo dai precedenti molto anneriti, ma contava il presente.

Ed il futuro, propenso ad essere roseo e brillante; invece, ahimè, quella carriera da militare

l'aveva colto in pieno, allontanandolo dal suo sogno iniziale e destandolo da questo: voleva

mettere su famiglia con lei, Gwendoline, una ragazza appena venticinquenne accusata di uso di stupefacenti.

L'aveva fatto, sì. Si era drogata, aveva ingoiato quelle maledette pastiglie senza soppesare la causa che avrebbero potuto provocare, voleva che il dolore scivolasse via, bruciando ardentemente insieme a quella maledetta sostanza allucinogena; era stata ricoverata, ognuno la trattava come fosse una bestia da tenere sotto controllo, come se fosse una ragazza sociopatica e pazza.

Lei aveva solo voluto cercare di ricostursi un esistenza basata sulla droga, convinta nei suoi effetti benefici nella sua anima; invece, la gente aveva iniziato a designarla ancora di più, ritenendola una tossicodipendente, una merda, una schifezza da ripudiare con ribrezzo e sdegno, senza sorbire rancore.

Il colpo di un fucile echeggiò nell'arida distesa pregne di soldati accasciati a terra, privi di vita, uccisi quasi inconsciamente e bramosi di esalare ancora qualche respiro, avevano invece rischiato la vita per poter guadagnare un gruzzoletto... Giustificato? Giustificato, per una vita? Omicidi giustificati pienamente, per i soldi?

Le morti aumentavano, invadendo quello spazio e rendendolo ricco di desolazione; Duncan era ancora in piedi, impugnando saldamente un fucile e schivando i continui spari degli altri con agilità, maestria; il passato l'aveva aiutato, evidentemente, per riproporgli quel lavoro indegno ma pur sempre racimolatorio.

Gwen pensò al suo corpo ricoperto di lesioni, botte, la pelle tumefatta e ricoperta da solchi violacei, che la riportavano agli ardui tempi in cui era designata da tutto e da tutti, disprezzata da qualsiasi cosa vivente esistesse, tranne... La droga.

Quella pastiglia così folle, scelta da molti per placare inutilmente il dolore, sembrava l'unica via di salvezza possibile; cosa le costava provare? Cosa le costava, ora che nessuno si sarebbe più preoccupato per lei?

Scosse la testa, non doveva ripensare ostinatamente a quei tempi... No, non doveva farlo.

Guardò il suo Duncan combattere al di fuori della finestra, il sudore che colava dalle tempie, le mani saldamente strette attorno al fucile, il grilletto all'erta di essere premuto.

Era davanti ad un altro ragazzo: moro, occhi verdi, ghigno malefico stampato sul viso, dita costantemente premute sul grilletto... E, per questo, premette.

Un unico colpo, rapido, quasi indolore, dritto allo stomaco del punk, il quale, riscosso da quel dolore atroce, da quell'agonia inorridevole, si accasciò a terra, in attesa di sentire la morte pervaderlo.

Gwendoline uscì dall'edificio, colta da un pianto sommesso che non si sarebbe placato per molto tempo, per poi giungere al corpo del suo amato; accarezzò il suo viso, lasciando che le lacrime si posassero sul suo corpo, scivolando lente ed inesorabili su questo.

Il battito del cuore del ragazzo palpitava ancora, in fin di vita, lento e atroce; trovò la forza si sollevare la mano e la strinse attorno a quella della gotica, infondendole coraggio.

Il sangue rappreso si espandeva sul cadaverico corpo del punk, gli occhi faticavano a stare aperti, mentre la mano stretta a pugno si abbandonava leggera alla morte, consapevole di non poter resistere a lungo.

Lei lo strattonava spasmodicamente, cercando quasi di destarlo dalla morte, cercando una soluzione che, ovviamente, non esisteva.

Rimirò il corpo del suo amato, accasciato a terra, privo di vita, per poi alzarsi e camminare sulla terra ruvida, innalzando polvere e detriti; si intascò la mano e cercò... Sì, quelle pastiglie, doveva ancora averle, la cura nella clinica per tossicodipendenti era finita solo qualche mese fa, e lei aveva sempre una sorta di devozione verso la droga.

In effetti, le aveva placato il dolore, spingendola ad atti orridi che non poteva ricordare, per via dell'eroina che le offuscava la mente di quei giorni; era finita in galera, in mano agli strozzini, in locali a luci rosse, aveva fatto di tutto e non era riuscita a fermarsi, spinta da una forza più grande di lei.

L'ultima pastiglia.

L'ultima salvezza.

L'ultima speranza.

L'ultimo dolore.

Poi il buio.

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Lo so, è brutta questa OS, avevo l'ispirazione e non sono riuscita a fare di meglio!

E' deprimente, certo -.-”

Beh, spero di non ricevere critiche a gogò!

A bientot! XD

Gwen

 

 

 

 

  
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