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Autore: Caesar    05/07/2008    3 recensioni
Non si doveva avere paura della morte, Regulus Black ne era convinto.
Era la vita che bisognava temere.
Genere: Generale, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nova

 

Pioveva.

Cinici aghi d’argento che laceravano il cielo, incuranti del fragore dei suoi lamenti.

Un tuono squassò la notte, lontano eco di suppliche e urla, fantasmi di un recente passato che impedivano il sonno.

La superficie tumultuosa del lago, trafitta dalla pioggia, era increspata dall’incalzare rabbioso del vento. Si stendeva come un’irrequieta distesa d’acqua, scura e agitata, sotto il folgore dei fulmini.

Le onde spumeggianti, gelide e nere, s’infrangevano contro gli scogli in miriadi di schegge di cristallo, illuminate dal debole riverbero delle fiamme nei camini di Black Manor.

Fumo nero si levava nell’aria fredda, simile a un cupo artiglio teso a squarciare le nubi scure.

Le fronde degli alberi del bosco si agitavano irrequiete, inchinate alla furia della tempesta.

Forse neppure a quella, pronte com’erano a rialzarsi in ogni istante.

Un lampo lacerò l’oscurità, fugace schizzo di luce nel buio.

Si divise in tre lunghe e storte dita d’argento, donando una sinistra luminescenza alle nubi vicine.

Affacciato su un’ampia finestra spalancata, Regulus inspirò profondamente, scrutando con gli occhi plumbei la notte. I tratti freddi ed aristocratici, fiocamente illuminati da una candela consumata lì vicino, erano duri, rigidi.

Un fulmine, l’ennesimo che squarciò la notte portando una pallida imitazione di luce nel maniero, si riflesse nelle sue iridi, tetra mano tesa ad afferrare chissà cosa.

Forse l’anima, pensò Black, scostandosi una ciocca dei serici capelli nero inchiostro dietro l’orecchio, contrastanti con l’epidermide alabastrina.

Le labbra sottili si piegarono nell’abbozzo di un ghigno –non certo di un sorriso: che senso avrebbe avuto sorridere a quel punto?-, mentre lo sguardo s’incupiva.

Le dita affusolate si strinsero dolorosamente attorno al metallo racchiuso rabbiosamente nella mano destra.

L’anima l’aveva persa da tempo, Regulus Black, avvolto in un mantello color inchiostro, lo sapeva fin troppo bene.

Non bastava forse quel nero sfregio sul suo avambraccio sinistro a fare da muto testimone?

Muto e beffardo, come quel dio che per quanto implorato non l’ascoltava più.

Non si può salvare chi non vuole essere salvato, Black ne era conscio.

E probabilmente anche il suo dio, perchè lui non voleva essere salvato.

Era precipitato all’inferno -un inferno gelido e buio, così diverso da quello che si descrive ai bambini per incutere loro paura- di sua spontanea volontà.

Un passo dietro l’altro.

Il vento sibilò sinistro, e un tuono squarciò il silenzio calato per una manciata di istanti sull’abitazione. Il ticchettio della pioggia, ciclico e monotono –monotono?No, monotono no di certo- lo ipnotizzava. Gli occhi plumbei guizzarono verso le nubi scure, muti narratori di una vita breve e grati per questo. Non bisognava avere paura della morte, Regulus ne era convinto.

Era la vita che bisognava temere.

Ma forse, a ben pensarci, non era quel marchio a incatenarlo all’inferno, e neppure il suo cupo padrone e signore dallo sguardo vermiglio e l’anima lacerata.

Il suo inferno era quel cognome, nero come l’anima di chi lo possedeva.

Nato con esso, incatenato in quel mondo d’ipocrisia e menzogne, di promesse infrante o non mantenute, persone egoiste e superbe che si curavano solo dei propri interessi, levando le braccia sfregiate in quel maledetto tintinnio di bicchieri che lui conosceva così bene, sinonimo di una sciagura –l’ennesima- pronta ad abbattersi sulla sua famiglia.

Forse era l’ammirazione e l’amore verso la sua Casata a metterlo in ginocchio.

E quest’anello, pensò mentre stendeva il braccio sinistro oltre la finestra, bagnandolo completamente.

Sul suo medio, muta maledizione scaraventata da un fratello diverso –migliore?No, semplicemente troppo diverso- che era riuscito a recidere anche l’ultima catena con quel mondo che tanto disprezzava –soltanto perché era diverso da quello che lui desiderava, lui, emblema dell’ipocrisia come tutti in quella famiglia-.

Quell’anello che rifletteva la luce dei lampi era l’ultima catena che lo inchiodava per sempre a quel cognome, quella che lo designava come erede unico della sua Casata.

Se fosse stato per lui, quel titolo sarebbe rimasto perfettamente al fratello.

Non glielo confermava forse il suo stesso nome, piccole re destinato al secondo trono?

Ma Sirius aveva scelto anche per lui, condannandolo. Come sempre.

Regulus alzò il capo, volgendolo verso le nubi scure e i lampi.

La stretta attorno all’oggetto metallico si strinse maggiormente. Il gemito di dolore non sfiorò mai le labbra rosee, se non come una nube argentea, così simile a un tetro fantasma di un passato che non ritorna. Che non ritorna.

Probabilmente avrebbe lasciato un livido, ma non gli importava.

Era beffardo il destino. Black lo sapeva.

Lui, forse fin troppo fedele alla sua famiglia, aderente a quella stolta ideologia solo per amore, si ritrovava e essere un’ombra nella notte, benché portasse nome di stella.

Suo fratello, l’Alpha Canis Majoris, traditore del suo sangue, l’infedele, splendeva.

Strinse ancor di più la mano.

Una goccia di sangue, stillata da un cuore troppo umano per un mondo come il suo, s’infranse sul pavimento di marmo duro e freddo.

Regulus scosse impercettibilmente il capo, mentre piegava le labbra in un malinconico sorriso.

Abbassò le palpebre, e quando le riaprì rivelò le iridi. Due profonde pozze dell’argento più puro.

- Kreacher –

Chiamò, con voce roca.

L’elfo si materializzò al suo fianco.

Il medaglione d’acciaio stretto tra le dita da pianista, ormai insensibili a causa del freddo, scivolò tra le piaghe del mantello nero.

Un’altra goccia vermiglia cadde al suolo. L’ennesima, forse l’ultima, di una lunga serie.

- Seguimi, ed esegui ogni mio ordine –

Lui sarebbe brillato in quella buia notte, Alpha Leonis, stella destinata a splendere per un istante soltanto, prima di scomparire. Per sempre.

 

 

Spazio Autore:

 Prima di tutto, ringrazio per la lettura.

Con questa one-shot volevo dare la mia visione di Regulus, un personaggio che personalmente trovo molto interessante. In particolare, descrive la notte in cui Regulus si prepara a partire per raggiungere la grotta e rubare il medaglione di Serpeverde.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito le mie fanfiction, ma purtroppo (come al solito) non ho il tempo di ringraziarli uno per uno.

Spero che la storia vi sia piaciuta, e vi invito a lasciarmi un commento.

Grazie ancora,

Caesar

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 


   
 
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