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Autore: Rosmary    26/03/2014    5 recensioni
Credette d'avere la soluzione a ogni cosa: la fuga.
Ed era fuggita. Fuggita dai sogni, dalle aspettative, dall'invidia, da se stessa persino, ma non dal ringhio del proprio animo bistrattato eppur voglioso d'essere al mondo, voglioso di vivere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Helena Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J.K. Rowling;
la flashfic è scritta senza alcuno scopo di lucro.




Non ne aveva il coraggio

 
Lo sapeva bene, che in troppi avrebbero voluto chiederle di cosa avesse tanta paura, una paura che portava tatuata in volto e di cui era impossibile non avvedersi. Ma lei avrebbe distolto lo sguardo e ignorato i versi sfacciati.
Non era semplice e non era neanche sano ammettere d’essere la fonte del proprio terrore, d’essere quel mostro che le rubava il sonno, quello che le impediva di muoversi nel mondo. Lei aveva paura di vincere nella vita, di vivere vincendo, perché al vincitore non sono concessi sconti e scuse, al vincitore non si perdona nulla, è condannato al podio perenne e se sbaglia è condannato alla pubblica fustigazione. La sconfitta… la sconfitta è terribilmente più dolce, più confortevole: anziché costringerla a mettersi in gioco, le forniva l’appiglio per nascondersi. Perdere era un vile compromesso col vivere stesso.
C’erano momenti in cui ricordava d’avere dei sogni da realizzare, delle motivazioni che l’obbligavano a correre anche controvoglia, ad andare avanti. Erano ricordi che le mozzavano il fiato, che le domandavano quando s’era rintanata nella sua lurida tana di vigliacca per la prima volta. Non lo ricordava mai ed era terribile, perché s’accorgeva sempre troppo tardi che tempo e spazio per essere sul serio al mondo ci sarebbero potuti essere: quella paura mescolata alla maldestra dimenticanza era la sua condanna, il suo più grande rammarico.
Lo sapeva bene, che in troppi avrebbero voluto chiederle di cosa avesse tanta paura ed era il motivo che nutriva la corrotta abitudine di voltarsi, adocchiare ignari passanti e riprendere il cammino. Se il male fosse dentro o fuori di lei, non l’avrebbe saputo dire. Anni prima era fuori a vestire i panni dell’aspettativa e l’aveva ridotta in brandelli e quei brandelli, forse nel ricucirsi, le avevano avvelenato l’animo.

 
   
 
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