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Autore: Sae    05/07/2008    6 recensioni
Penzolavano i piedi nel vuoto.Non aveva paura lui, anzi.
“Neji impara a odiare e se non odi una cosa: cerca di amarla. Allora, quella cosa ti farà soffrire e tu la odierai.”
Gli scappò, dalle dita paffutelle, la bambola. Lui non voleva che si rompesse, davvero, adesso che la vedeva cadere non voleva essere...
Non voleva essere odiato.
Six *__*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era sposata con la persona che aveva da sempre amato

Six - Out of season

 

 

 

Colour -181 parole

 

Era sposata con colui che aveva da sempre amato.

Fortunata.

Ignorava che si era basata su capriccio.

Ed era insopportabile: L’Hokage, l’aveva affidata proprio a lui –nelle sue assenze.

 

Provava a contestare, allora, delicatamente “so proteggermi…da sola…Naruto-kun” ma otteneva sempre senza premeditazioni quello che (non) voleva “Così sono tranquillo!”

 

Scoprì che il colore del desiderio (e del peccato) era bianco, tono a cui tutti l’associavano

“errore, errore”

 

Alla fine quando, lui la rimproverò rude combattendo: “Non alzi più gli occhi” (ardevano di bianco), fu per caso (volere) che lei… lo trattenne e mai l’aveva fatto, aveva paura di lui.

Ma proprio non sopportava quelle spalle (“non lasciarmi indietro”).

E Lui (sperare era troppo) moriva, perchè non lo guardava più (“non togliermi anche questo, Hinata)

 

“…f-fermati-e-resta…”

 

Il bacio sapeva… di vita.

Sapeva anche di bianco, di peccato e non si addiceva a lei: lui, questo lo capì ben presto.

La lasciò sola (malgrado avesse giurato il contrario) se ne andò, portandosi dietro tutta la sua vita, perchè quello di Hinata doveva restare solo puro colore.

 

Neji-nii-san

 

E non doveva sapere di niente.

 

 

Break- 161 parole

 

Penzolavano i piedi nel vuoto.

Non aveva paura lui, anzi. Si guardava intorno con sguardo di sfida, il sopracciglio corrugato e una bambola di porcellana tra le mani pronta a cadere.

Pronta, per essere rotta.

 

Neji impara a odiare e se non odi una cosa: cerca di amarla. Allora, quella cosa ti farà soffrire e tu la odierai.

 

Gli scappò, dalle dita paffutelle, la bambola. Lui non voleva che si rompesse, davvero, adesso che la vedeva cadere non voleva essere...

 

Non voleva essere odiato.

 

Si ruppe, in mille pezzi, sotto gli occhi della bambina che continuava a fissarlo. Lui che lì in alto penzolava dall’albero e lei che lo guardava perché non ci arrivava così in alto, tanto per cambiare.

Penzolava nel vuoto e prese a scrutarla corrucciato aspettando le sue lacrime –e di essere odiato dalla bambina buona.

 

“S-scendi…N-Neji-nii-san” disse solo la bambina, preoccupata. “S-scendi da lì… per-f-favore…”

 

In alto ci arrivava lo stesso anche quando ancora era una crisalide.

 

 

 

Who is -312 parole

 

Era poca cosa a lei non interessava minimamente e lui lo avrebbe capito prima o poi.

Era poca cosa gli restava tanto e poi in quel modo, poteva restargli vicino in silenzio (egoista nel profondo).

 

Avrebbe davvero voluto prendere il suo posto, portagli via il dolore (altro non se lo meritava) e incominciava a sospettare che tutto, tutto l’universo, il mondo, non fosse poi così tanto buono come se l’era sempre figurato (troppi libri di favole).

 

Ma la vocina buona le suggeriva che c’era sempre un motivo perché succedevano certe cose.

Anche quelle più orrende.

 

Era poca cosa e dalla finestra entrava un alito di vento … e lui si alzò di scatto, stringendo i denti per le ustioni che aveva sulle gambe (quelle provocate da chi aveva cercato solo di proteggerla). E il colore delle bende prese a riflettersi nei suoi occhi –avorio un po’ spento.

 

Occhi che si fissarono su di lei, indugiando nell’angolo dove si trovava.

Ma girò il capo interrompendo il contatto al rumore lontano di un’altra stanza d’ospedale e i capelli sciolti a ciocche gli ricaderono disordinati intorno, sulla fronte (“…gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Si chiama jutsu dell’odio”).

 

“Chi c’è, qui?”

 

Nessuno davvero. Avrebbe voluto gridarlo tra le lacrime.

Perchè lui aveva anche perso quel bianco (durante lo scontro contro Naruto e davvero nessuna colpa a chi aveva tentato solo di proteggerla –“Hinata-chan,apri gli occhi.. ti prometto che andrà tutto bene”)

Ma non era giusto che lui ora fosse avvolto dal buio, reso ceco.

Aveva bisogno di qualcuno che sapesse guidarlo.

No?

 

Avrebbe potuto guidarlo lei nel buio, per anni, per la vita intera.

Ma qui c’è chi, per colpa di un jutsu, adesso odi.

C’è chi ti ama.

 

Chi hai provato a uccidere.

Chi non puoi vedere.

 

Ma non importa davvero, è poca cosa. –Ti rimarrò accanto, Neji-nii-san.

 

I Fantasmi fanno anche questo

 

 

Cup -292 parole

 

Etchu

 

Composto anche nel raffreddore, Rock Lee non potè non ridere a crepapelle per quella che pareva essere l’unica debolezza dimostrata in anni ed anni dal compagno di squadra.

“Ti sei raffreddato!! Ah, vieni con me con una corsetta e dimenticherai il tuo male!”

“Sparisci prima che ti…etchu

 

Neji, ringraziò mentalmente i Kami che avevano fatto comparire dal nulla Gai-sensei e che; con un’ammirazione negli occhi, si allontanava adesso con l’allievo correndo verso il tramonto. “La forza della Giovinezza!”

Ringraziò anche che la palestra di legno a casa fosse isolata, almeno poteva starnutire in pace ora che il suo raffreddore sembrava acutizzarsi. Poi maledì, assieme ad altre cose, anche il destino come faceva di solito prima di stendersi a meditare sulla sua sorte avversa.

 

Neji-nii-san?”

 

Come aveva potuto pensare che quel giorno, luna in opposizione con Marte e Venere (maledetta Ino che legge a tutti l’oroscopo ad alta voce) la sorte lo avrebbe lasciato in pace?

 

HinaEtchu

 

E si inchinò la ragazza porgendogli una tazza con dentro un non-specificato liquido bianco.

 

“…T-ti ho portato-questo. Bevi, Neji-nii-san…”

 

Le sfiorò le mani accettando con un fiero orgoglio la tazza colorata.

 

“è…un-rimedio-molto-utile p-per il raffreddore...latte e miele…”

 

Gli sorrise Hinata e fece per andarsene. Il sole del tramonto rendeva ancora più bella la sua immagine: i capelli neri, gli occhi nivei che adesso sembravano dotati di riflessi dorati (come il liquido puro nel contenitore).

Neji, si, la bloccò usando solo il suo sguardo glaciale, determinato eppure esitante al tempo stesso (come si fa a lasciare in gabbia una farfalla?).

 

“Grazie.” Disse solo notando con sorpresa del rosso sulle gote di lei.

 

Ma forse, Neji-nii-san la vide annuire prima di sparire veloce come un lampo, forse quel colore, era solo colpa del tramonto (e del raffreddore).

 

 

To be free -228 parole

 

Non era bravo con le parole. Con quelle proprio no. Perciò si limitò a restarle vicino, nel dolore. Sapeva cosa vuol dire perdere qualcuno, anche se aveva conosciuto di più l’odio e il rancore che seguono una perdita (pensavo fosse colpa sua).

Eppure non riusciva a spiaccicare parola, solo il braccio fermo su quell’esile spalla che singhiozzava senza tregua.

 

“Smettetela di piangere, Hinata-sama

burbero anche se non voleva sembrare tale e la mano rimaneva incerta sulla scapola.

 

“Ne…Neji

 

Senza suffissi, il suo nome risuonava così libero adesso dalle sue labbra.

 

“…c-cosa ti ha detto prima…d-di..

Le lacrime scendevano asciugandosi rapide sul cortile.

Neji chiuse gli occhi ricordando le ultime parole dello zio.

“Mi ha chiesto di restarvi accanto, Hinata-sama

 

Un singulto più forte lo fece trasalire improvvisamente (considerevole l’uso del voi, come a volerla punire di essere lei la prescelta).

E Hinata, non era fatta per soffrire, troppo buona per quel mondo, per lui.

 

M-ma…non devi, se non vuoi...Neji

 

Hinata scosse il capo trai cristalli di sale, che ora la illuminavano rendendola ancora più bella di quanto già non fosse. Si corresse, mordendosi il labbro. “Neji-nii-san. Non devi, se non vuoi”

 

E lui, mano sulla spalla, la guardava fisso una sensazione nuova.

 

“Ti rimarrò accanto Hinata

 

Senza suffissi, anche quel nome risuonava libero.

Via gli orpelli di sangue che schiacciano la farfalla e tarpano le ali al falco.

 

 

Sin- 645 parole

 

Non ci riusciva più anche se agoniava solo quello.

 

Sì, adesso più che mai, sentiva il disperato bisogno di perdere i sensi nella sua figura per ritrovare la calma, per avere la pace. Ma la mente pulsava troppo forte e gli occhi sembravano solo due orbite contenenti del ghiaccio dentro e le vene, tutto al suo interno bruciava.

Tanto lo sapeva che era quello il suo destino (morire come lui) e solo perché è considerato peccato l’amore, il più onesto dei sentimenti.

Serrò con forza le labbra: non avrebbe mai urlato, dato quella soddisfazione ai suoi aguzzini, specialmente perché fra loro lei osservava, soffriva, forse anche più di lui.

Non potè però non contorcersi a terra mentre tutto diventava rapidamente oblio. I suoni, il bianco dei suoi vessatori si mischiavano disordinatamente attaccandogli lo stomaco e anche la sua immagine ora sembrava sfuggirgli dalla mente. Come se l’inferno lo stesse risucchiando a poco a poco. Eppure rifarebbe tutto daccapo macchiandosi di quella condanna.

Nel buio, studierebbe ancora quel suo disarmante imbarazzo e poi berrebbe dalle labbra rosee quei discorsi intrisi di valori. Ancora la curerebbe quel giorno in cui ferita, non disse nulla al padre; che la considerava un’inetta.

Ma gli inetti erano sempre stati loro che non volevano guardare ciò che era dal principio già superiore. E non era questione di casate. Era Lei semplicemente a vedere tutto in modo diverso mentre loro, non facevano che fermarsi all’apparenza, che guardare l’inganno.

 

Ma il sangue purtroppo quello no, non mentiva, nemmeno ai piedi dell’amore. Scorreva nelle vene, ronzava nelle tempie, e gridava agli altri (a coloro che guardavano) che era dannatamente uguale, che loro appartenevano allo stesso sangue.

Che era peccato.

 

Ma come poteva essere peccato l’amarsi, lei e lui mai lo capirono.

 

Ebbene lui, forse sì, sentiva nel suo profondo che era innaturale, che era passato dall’odio più ceco a vegliare il suo cuore per non morire egli stesso. Ma non c’era nulla di sbagliato se si cercavano, se si sentiva impazzire quando non la trovava, se la carne diventava comunione (ed era peccato) se si stupiva di come le mani riuscissero a contenere quella donna così piccola, eppure così grande. E rimpiangeva già di non averla guardata abbastanza, si rimproverava la sua disattenzione, le visite notturne, quel necessario bisogno di sfiorarsi di abbracciarsi… che li divorava. Bianco che ne cercava dell’altro per annullarsi a vicenda.

 

Ma no, non era peccato baciare Hinata, sentirla sotto di lui, avere il suo profumo sul corpo… Era solo un disperato tentativo di amalgamare la sua anima d’un bianco sporco, con la sua, non pensando davvero di contaminarla.

 

“È tua cugina”

 

Davvero mai pensò ai legami di sangue, ai suffissi che si dovevano.

Per Hinata, lui era sempre stato solo Neji e così vorticavano già senza saperlo in una spirale più grande di loro, senza volersi fermare.

Lei adesso sapeva già di non riuscire più a vivere senza il suo cuore.

 

“Attiverò il sigillo maledetto e tu…tu Hinata sei stata condannata a guardarlo morire”

 

E lo sguardo di Neji Hyuga si fermò su di lei prima della fine. Hinata sapeva che non poteva vederla più -meglio così dato che la morte si affacciava sul suo bel volto- ma lui per terra, sporco di fango e con le vene che a poco a poco gli uccidevano i battiti, guerriero che non si piegava al dolore, continuava a guardare nella sua direzione, come se l’unica cosa importante fosse quella di vederla un’ultima volta.

 

Poi scandì piano le parole con uno sforzo sovraumano, ed erano rivolte a lei e la fissava nel dolore, già con un piede nell’inferno (perché vi siete macchiati di peccato).

 

“N…non…m-mi-pento.”

 

E dopo solo il rumore di una corsa disperata… una caduta verso il vuoto, fece volare via il kimono bianco di Hinata, d’altronde come pretendere che la farfalla si alzi in volo dopo averle strappato le ali?.

 

 

 

Angolino per il mondo

Ergo Neji e Hinata.

Sei (sei, sei, sei. Yama… XD troppe messaggi sublimali?) flash, anzi cinque, dato che l’ultima mi ha preso la mano è.è… e chissà non riprenda un po’ questo filone in futuro. :) sei fuori stagione… eh lo so già che il Neji sarà sicuramente ooc, è più forte di me quel ragazzo ehh bhè è un enigma puro (Cami sei d’accordo? XD).

E ringrazio di cuore la beta Partenope che le ha lette in anteprima, dovevo fartele vedere, dato che davvero non mi convincevano e che volevo far percepire qualcosa di più oltre al mio solito e i tuoi consigli sono stati una manna dal cielo. (E tesò non mi scappi te devo ripagare in qualche modo :) ancora arigatou –eheh se ripenso al prego in giapponese XD) e un bacio alla mia Rory-chan e a Terra-chan XDXD

Ecco.

Prima di iniziare seriamente a sclerare e quindi prima che chiudate la pagina: se vi va, lasciatemi un commentino XD E lo sapevo che inizio già a dire quattro sprappolate... anzi saeniane...

 

“CaVi, santo cielo avete visto il Kishi che sta combinando?? Sono esterefatta e Sasuke, Sasuke, Sasuke... mha ragazzi... Sasuke mi viene voglia di picchiarlo. Ecco alla Sakura maniera. Aah, -.- aspettiamo. Qualcosa di buono contaminerà prima o poi il suo cervelletto, no?

E... è.é Kishi questo vale anche per te.!”

 

Yours

Sae

 

 

Eheh –pensavi fosse finita??-

Angolino per te: Tex

Sei- per una persona speciale che si merita questo ed altro: Yamata mia.

Sei perché è questo il nostro destino

Sei …stata contaminata dal neji hina *.* spero ti piaccia u.u. XD

Sei: tu ed io.

Yama and Taichi

Sei, è sinonimo di siamo.

XD

 

Auguri nhè.

Perché è bello far parte dell’intesa *_* spdl (soprattutto perché è sdolcinato) anche quando ci ritroviamo le stesse dopo un periodo del (evitiamo aggettivi scurrili ) cavolo XD alias esami. E Tex non ho soldi su quel (diavolo, dovevo dirlo per forza questo) telefono. E le ho dovute pubblicare oggi che è cinque Y.Y ma almeno così le trovi il sei, no?

 

XD la tua solita, incorreggibile, sorellina, taichiniana, imbranata.

 

Grazie di tutto sorelli.

 

*.* teamodibene

 

  
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