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Autore: Light Rain    27/03/2014    3 recensioni
Eppure c’era una cosa che aveva sempre saputo, fin da quel giorno, quel giorno d’autunno in cui si erano incontrati per la prima volta.
Stiles sapeva che tra quegli alberi spogli e le foglie ingiallite la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Take me home
 Parte 2.


Stiles stringe forte la sua bambina, la stringe e la fa girare insieme a lui.
E lei ride, aggrappandosi forte alle spalle del padre.
Lei ride e Stiles la bacia, con dolcezza, e lei ride ancora.
Ridono insieme mentre volteggiano nel giardino davanti casa.
Lei ride e Stiles è felice, come non lo è da giorni.
La bacia ancora e lei arriccia il naso ricoperto di lentiggini, si porta le mani sulle guance e preme forte.
-Pizzicca­- sorride lei.
Stiles la guarda confusa.
La bambina allunga un piccolo dito e lo poggia sul suo mento.
-La barba, tagliala!- ordina decisa lei.
Stiles si passa una mano sul viso. Stamattina non ha avuto tempo di radersi, o semplicemente non ha avuto la volontà di ritagliarselo, troppo impaziente di tornare a casa.
-Ma anche papà ha la barba- ribatte lui.
-Ma la sua è morbida- risponde subito lei, delicata.
Stiles sorride.
-Sì, lo è- dice semplicemente.
Lo è.
Un altro desiderio si fa largo nel petto di Stiles, un desiderio che lo travolge da anni ormai.
Quanto a lungo aveva cercato di sopprimerlo, quanto aveva cercato di schiacciarlo.
Ma poi era stato questo a schiacciare lui, in un modo che non si sarebbe mai aspettato, in un modo che tuttora non è in grado di spiegare. Lo aveva investito, lo aveva travolto e riempito in ogni sua mancanza, lo aveva completato con tutto quello che gli serviva: con la sicurezza, con la fiducia, con la speranza, con la felicità, se è possibile ridurlo a questo, con la felicità.
-Dov’è quel brontolone di tuo padre?- chiede il ragazzo voltandosi istintivamente verso casa.
E lui è lì, appoggiato alla porta, le braccia incrociate sul petto, gli occhi fissi nei suoi ed un piccolo sorriso sul volto.
Lui è lì, c’è sempre.
A piccoli passi Stiles si muove verso l’entrata tenendosi stretto al petto la sua bambina.
C’era sempre stato, quando il mondo andava per il verso giusto e quando sembrava li volesse inghiottire tutti, quando quei due ragazzi non avevano niente che li legava eppure si aggrappavano con forza l’uno all’altro, quando il caos sembrava prevalere su tutto e Stiles non era più neanche se stesso, lui c’era anche allora, soprattutto allora.
Allunga il collo e lo bacia, con dolcezza.
Lo sente ridere sulle sue labbra.
Sa di caffè, caffè e biscotti.
E sì, la barba è morbida.
Stiles si lascia chiudere la porta alle spalle e viene immediatamente travolto da tutta quella nostalgia che aveva cercato di sopprimere in tutti quei giorni che era stato lontano, le ore al telefono non sono neanche lontanemente vicino a questo, no neanche un po’.
-Hai fatto la brava con papà?- chiede Stiles baciando ancora la sua bambina.
Lei annuisce vigorosamente.
Stiles lancia un piccolo sguardo a Derek per avere conferma, lui ricambia con un sorriso.
-Ieri è venuto il nonno!- esclama lei -abbiamo fatto i biscotti!- la sua voce traballa per l’emozione.
-Me ne hai lasciati un po’?- domanda ancora lui.
La bambina annuisce -ne abbiamo fatti tanti- esclama aprendo il più possibile le mani.
-E sono buoni?- chiede di nuovo Stiles, potrebbe stare ore perso in quella vocina.
-Buonissimi- interviene Derek con un sorriso -e li ha fatti Talia tutta da sola- precisa poi.
La bambina sorride felice.
Sorridono tutti e tre.
-Il nonno mi ha regalato una bambola nuova!- esclama lei dimenandosi tra le braccia del padre per farla scendere -papà vieni a vedere!- grida lei quando è già per le scale.
-Scarico i bagagli e arrivo subito!- risponde Stiles già proiettato verso la porta.
La mano di Derek lo ferma, il suo corpo si arresta all’istante quando sente il calore di lui avvolto sul suo polso.
-Faccio io- sussurra semplicemente.
La mano abbandona il polso per posarsi delicata sulla sua vita.
Istintivamente Stiles si lascia cadere sul corpo di Derek, lui lo stringe più forte a sè.
Poggia delicato il viso nell’incavo del suo collo e si ferma lì, cullato nel suo abbraccio.
E’ caldo, e dolce.
Deve aver comprato un nuovo bagno schiuma.
Sa di vaniglia.
Ricorda ancora quando il suo sapore era amaro.
Quando sapeva di cenere e polvere.
A nessuno dei due piaceva, forse perché insieme alla legna bruciata portava con sè anche tutto il dolore che cercavano invano di seppellire.
Ci sono ancora giorni in cui è impregnato di quell’odore, Derek non lo dice ma Stiles sa che torna spesso a casa Hale, si siede nal portico e sta lì, immobile.
Ogni tanto, quando è dell’umore giusto, si lascia accompagnare.
Ogni tanto, entrano insieme in casa e si lasciano crollare sulle pareti bruciate.
Ogni tanto Derek parla di come era la sua vita prima, di sua madre, di sua sorella, del branco.
Ogni tanto parla anche di lui.
E sa di cenere e fumo, sa di nostalgia e di scelte sbagliate.
E sa di dolore, soprattutto quello.
Stiles sfiora col naso la sua spalla.
A lui piace quando Derek sa di bosco, di foglie e di erba fresca.
E quando sa di lui, quando indossa le sue maglie, seppur strette.
E quando sa di Talia, di pastelli a cera e di bagnoshiuma alla vaniglia.
-Dio quanto mi sei mancato- sussurra nell’incavo del suo collo.
Lo sente ridere.
Alza leggermente la testa per rubargli un piccolo bacio, poi torna sulla sua spalla.
Si sta bene lì, sa di casa.
-Stiles- sussurra Derek dolcemente.
-Sì?- chiede subilo lui.
-Fatti la barba- ordina deciso.
Stiles scatta immediatamente.
-Anche tu con questa storia!- esclama.
Derek ride e lo avvicina di più, se possibile, lo guarda per qualche istante e poi lo bacia, con vigore.
Stiles allunga le mani dietro al suo collo e giocherella con la sua nuca.
Questo è molto diverso dal loro primo bacio, molto.
Al tempo era stato Stiles a dare l’avvio, un po’ per gioco un po’ per esigenza, si era voltato di scatto e aveva stampato un bacio dritto sulle labbra di Derek poi, senza dire niente, se ne era andato.
Per due settimane nessuno aveva avuto il coraggio di incontrare l’altro.
Oh, ma questa è una loro peculiarità, dopo grandi cambiamenti seguono sempre grandi momenti di silenzio.
Poi Derek era andato a prenderlo all’uscita di scuola, e Stiles ne era stato incredibilmente lieto, con tutti quei testimoni non avrebbe mai cercato di ucciderlo, no non lo avrebbe fatto.
-Papà!- grida Talia dal piano di sopra.
I due si staccano, svogliati.
-Arrivo tesoro!- risponde Stiles.
Derek lascia un altro piccolo bacio prima di avviarsi alla porta.
-Sul sedile davanti c’è un muffin per Talia- lo ferma Stiles.
Derek annuisce sorridendo, lui si dirige verso le scale.
-Stiles- lo chiama nuovamente.
-Sì?- risponde facendo capolino dalla rampa.
-Bentornato a casa-  sorride lui prima di uscire.
Stiles si fa di corsa le scale e trova la sua bambina sul lettone di camera loro, in mano una nuova bambola, lui si siede difianco a lei.
Gli racconta che ieri nel pomeriggio è venuto suo padre, che gli ha portato un regalo e che poi hanno fatto i biscotti, gli racconta di come si è divertita e di come poi avevano cenato tutti e tre insieme.
E Stiles sorride ed è infinitamente grato a suo padre.
Perchè Talia potrà anche avere un solo nonno, ma non ce n’è di migliore.
Si distende sul letto e afferra la sua bambina, la punzecchia e le fa il solletico, e lei ride.
-Che fate voi?- domanda Derek entrando in camera.
-Papà mi fa il solletico!- ride Talia.
Stiles alza le mani al cielo, un sorriso colpevole gli riempie il volto.
-E’ così?- inizia Derek facendo qualche passo verso il letto -allora noi lo facciamo a papà!- conclude gettandosi sul compagno.
Stiles prova in qualche modo a bloccare le sue mani, ma ogni tentativo di resistenza è vano.
-Oddio Derek smettila!- urla.
Ma lui si diverte troppo anche solo per rallentare.
Stiles si rigira nel letto, gli occhi gonfi di lacrime da quanto sta ridendo.
Anche Talia ride.
Quando finalmente le mani si fermano Stiles è costretto a prendere fiato.
-Credevo di morire- sbuffa lui.
Derek lo tira sù, stampa un bacio prima sulla sua fronte e poi su quella di Talia, con disinvoltura la prende in braccio.
-Sù sù, andiamo a cambiarci che dobbiamo andare da Scott- dice alla bambina.
-Io vado a farmi la barba- annuncia Stiles mettendosi in piedi.
-Sarà bene- sorride Derek.
Stiles scuote leggermente il capo.
Questo gli è mancato, loro tre insieme, soltanto questo.
Sentire la vocina di Talia trillare per casa, vedere il viso di Derek gonfiarsi in un ampio sorriso, farsi la barba e sentire quei due bisticciare su quale vestito indossare.
L’acqua scorre fredda nel lavandino.
Niente riempie il suo cuore più di quelle due persone, niente lo ravviva più del vedere Derek totalmete perso negli occhi di loro figlia.
L’ombroso e acido Derek Hale in balia di una bambina di quattro anni.
No, questo non se lo sarebbe mai immaginato.
-Dobbiamo parlare- aveva annunciato Derek una sera.
Dopo due anni di matrimonio nessuno dei due aveva mai pronunciato una frase simile, e Stiles era certo che non avrebbe portato a niente di buono, non lo fa mai.
-Mi devo preoccupare?- aveva chiesto.
Derek si era limitato ad annuire, serio.
-Da un po’ di tempo ho iniziato a pensare ad una cosa- aveva iniziato lui -credevo fosse una stupidaggine, ma ora io ho bisogno di quella cosa e ci penso tutti i giorni e non so più come fare- balbettava Derek.
-Dimmi di cosa si tratta- lo aveva interrotto Stiles.
-Lo voglio davvero tanto, non credevo di volerlo ma ora è come se non ne potessi fare a meno- continuava a parlare lui.
-Cosa Derek? Cosa?- aveva urlato Stiles.
Era nervoso, molto.
-Se tu dovessi dirmi di no io non so cosa potrei fare- aveva annunciato deciso Derek.
E Stiles si era sentito crollare il mondo addosso.
Lo avrebbe lasciato, ne era sicuro.
Dopo aver comprato casa, dopo essersi sposati, dopo aver trascorso quattro anni delle loro vite insieme lo avrebbe lasciato.
E Stiles si sentiva morire dentro.
-So benissimo che noi insieme non possiamo, ed allora ho iniziato ha pensare che forse...- Derek boccheggiava in cerca delle parole giuste -io lo voglio con tutto me stesso ma tu, io non lo so, io pensavo che forse...- non ci riusciva, non trovava il coraggio.
-Dillo e basta Derek!- aveva urlato Stiles.
-Io voglio un figlio- aveva annunciato infine.
Si erano guardati dritti negli occhi e Stiles, per qualche meccanismo contorto, aveva pensato al peggio. Forse per la tensione accumulata o forse perché, infondo, la paura di perderlo lo affliggeva ogni giorno.
-Allora vai! Va pure, ma non ti aspettare le congratulazioni!- aveva urlato.
-Ma cosa stai dicendo?- aveva chiesto confuso Derek.
Stiles lo guardava dritto negli occhi, furioso.
-Vuoi un figlio, fa pure! Vai a trovarti una bella donna e mettila incinta. Non è questo quello che vuoi?- era fuori di sè -lo hai detto anche tu che noi non possiamo farlo, no? Allora vai! Sposatela! Fate la vostra bella famiglia felice, ma non qui, non in casa mia!- era disperato -domani mattina ti voglio fuori di qui!- aveva concluso asciugandosi le lacrime e scappando verso il piano di sopra.
-Stiles!- lo aveva chiamato Derek, non aveva ricevuto risposta.
Lo aveva inseguito, lo aveva affarrato e lo aveva stretto forte a sè.
Ogni suo tentativo di resistenza era vano.
-Perché?- aveva chiesto tra le lacrime -perché mi fai questo?- urlava contro il suo petto.
-Sei un cretino- aveva poi riso Derek.
Stiles si dimenava. Non solo lo abbandonava, si prendeva anche gioco di lui.
-Io voglio una famiglia- aveva sussurrato delicato Derek -una famiglia e una bella casa, voglio svegliarmi accanto alla persona che amo per il resto della mia vita e voglio un figlio- aveva continuato dolcemente -voglio un figlio e voglio che io e te lo cresciamo insieme- aveva detto staccandosi da Stiles per poterlo vedere negli occhi -ecco cosa ti volevo dire, che stavo pensando che forse potremo adottare un bambino, insieme- aveva concluso Derek con un leggero tono d’imbarazzo.
Stiles lo guardava confuso, incapace di riordinare i pensieri.
-Io e te?- aveva poi avuto la forza di domandare.
-Non ti ho sposato mica per la torta- aveva sorriso Derek.
Stiles si sentiva mancare l’aria, aveva bisogno di stendersi o sarebbe svenuto, se lo sentiva.
A tastoni era arrivato al divano e con uno sbuffo si era lasciato cadere.
-Stai bene?- aveva domandato Derek, preoccupato.
Stiles aveva scosso la testa, pallido.
-Ho appena scoperto che diventerò padre, dammi tempo- aveva poi ribattuto in un leggero sorriso.
Stiles si spalma accuratamente la schiuma da barba sulle guance.
Pochi mesi dopo sarebbe arrivata Talia, lo sceriffo era andato fuori di testa, Derek aveva comprato almeno una dozzina di libri sulla natalità e Stiles aveva sospeso gli studi.
Ma infondo, sebbene nessuno si sentisse preparato a sufficienza, se l’erano cavata piuttosto bene.
Sì, lo avevano fatto.
L’acqua tiepida riempie il lavandino, Stiles posa delicato la lametta sulla pelle.
Gli bastano poche passate per finire il lavoro, si sta risciacquando la faccia quando sente due mani avvolgergli la vita, il corpo caldo di Derek sulla sua schiena.
-Talia è già pronta nel vestito arancione- sussurra lui mentre lascia dei piccoli baci sulla sua nuca.
-Di già?- chiede sorpreso Stiles.
-Abbiamo fatto stranamente presto oggi- dice Derek in un sorriso.
Afferra un asciugamano e si tampona il viso.
-Come sono andati questi giorni? Ha fatto la brava?- domanda Stiles.
-Quella bambina è un tornado, non sta ferma un attimo- ride Derek.
Stiles si volta istintivamente e stampa un piccolo bacio sul suo naso.
-Allora andiamo a cambiarci prima che ci distrugga la casa- afferma con dolcezza.
Si preparano velocemente, Derek scivola in una camicia grigia e Stiles in una semplice t-shirt, per quanto la coppia appaia al meglio entrambi sfigurano comparati a Talia.
-Ma chi è questa bellissima bambina?- domanda Scoot quando la vede.
-Zio Scotty!- trilla lei tuffandosi nelle sue braccia.
I due volteggiano nell’atrio di casa McHall.
-E’ un piacere anche per me amico- interviene Stiles ironico.
-O andiamo, vieni qui!- lo invita lui.
I due si abbracciano vigorosamente, sembra passata una vita dall’ultima volta, lo sembra sempre.
Talia già corre per casa in cerca di Melissa.
-Me lo tratti bene?- chiede Scott a Derek con una calorosa pacca sulla spalla.
-Perché nessuno chiede mai il contrario?- sbuffa lui imbronciato.
-Perché io sono un amore- ride Stiles.
Nella casa aleggia un leggero profumo di verdure grigliate, è pulita e luminosa, sa di infanzia e momenti felici, a Stiles piace tornare lì.
-Dov’è la mia principessa?- chiede lo sceriffo sbucando dalla cucina.
Talia gli corre subito in contro.
Ecco cosa serve a Stiles, niente di più.
Sorride abbracciando suo padre, sorride vedendo Derek ancora imbarazzato al suo cospetto, sorride e si sente pieno.
Si siedono tutti a tavola, Mellissa poggia un enorme teglia di lasagne e a Talia brillano gli occhi, Stiles racconta di aver finalmete dato gli ultimi esami dopo tre anni di pausa, racconta delle sue perplessità riguardo al dopo, ma afferma di aver già inviato il corriculun alla Beacon Hills High School, il suo vecchio liceo. Se Scoot è entrato nel FBI per poter aiutare il più possibile, Stiles si sentiva in dovere di seguire gli studenti, visto che alla loro epoca non avevano avuto molta fortuna.
E ridono ancora ascoltando le vecchie avventure dello sceriffo Stilinski, sentendo Melissa rimproverare suo figlio per non essersi ancora sistemato, e vedendo lui fare spallucce affermando che potrebbe accadere anche domani.
Stiles ride fra sè e sè, perché sì, infondo potrebbe.
La sveglia aveva risuonato nell’appartamento, interrompendo il sonno di entrambi.
-O mio Dio è tardissimo- aveva urlato Stiles fiondandosi giù dal letto.
-Ma sono solo le sei- aveva biascicato Derek con la bocca ancora impastata.
-Sì ma devo andare da mio padre a prendere la mia roba e poi farmi due ore di macchina fino al college- trillava Stiles mentre correva per la stanza in cerca dei suoi vestiti.
-Ti accompagno io se vuoi- aveva proposto Derek mettendosi a sedere sul letto.
-No, no. Non è per il viaggio. E’ che mi da proprio sui nervi fare sempre avanti e indietro da qui a casa. Poi lascio mezza roba là, mezza qui. E’ snervante- aveva confessato Stiles infilandosi i pantaloni.
-Sarebbe molto più semplice se tu vivessi qui- aveva semplicemente detto Derek.
Stiles si era improvvisamente fermato.
-Cos’è? Un pensiero? Una costatazione?- eveva chiesto lui voltandosi verso il compagno.
-E’ un desiderio, e una proposta- aveva risposto tranquillo.
-Io venire a vivere qui? Senza offesa ma non è esattamente il mio ideale di casa, e penso che non sia neanche il tuo- aveva detto Stiles rovistando nell’armadio di Derek in cerca di una camicia decente.
-Lo so, ma è provvisorio. Finchè non trovo una sistemazione migliore- aveva continuato l’altro.
A nessuno dei due piaceva quell’appartamento, troppo spoglio per entrambi.
-Dovremmo comprare casa insieme- aveva azzardato il giovane.
-Ci vogliono soldi Stiles- aveva subito ribattuto Derek.
E per poco non era cascato nell’armadio per quella risposta, non se l’aspettata, non si aspettava che lo prendesse davvero in considerazione.
-Mio padre ci darebbe una mano- aveva affermato convinto Stiles scivolando in una semplice maglietta blu.
Derek aveva alzato un sopracciglio.
-Tuo padre ci aiuterebbe a comprare una casa dove vivere 24h su 24? Tuo padre che mi ha pedinato per tre mesi per essere sicuro che non tramassi contro l’umanità?- aveva domandato poi.
-Ok, ok. Hai ragione. Non ci aiuterebbe mai, a meno che noi...- Stiles si era fermato di colpo.
-Noi cosa?- aveva chiesto Derek.
-Non fossimo sposati- aveva concluso deciso.
Si erano guardati per qualche secondo, poi Stiles aveva dovuto distogliere lo sguardo per ricordare a se stesso come si respira.
-Fai sul serio?- era scattato Derek.
-A quel punto si dovrebbe arrendere all’evidenza- si era limitato a dire facendo spallucce, non trovava il coraggio di dire altro.
-Stiles hai ventuno anni! Stiamo insieme da quanto? Due? Sei a malapena uscito da Beacon Hills e dubito fortemente che tu l’abbia vista tutta! Un matrimonio? E poi sei mai stato con qualcuno oltre me?- Derek era stranamente una mitragliatrice di parole quella mattina.
E per una volta se lo poteva anche concedere.
-Ok, ok, Derek ho capito. Troppo giovane e troppo inesperto anche solo per pronunciare la fatidica parola con la M- aveva provato a sdreammatizzare Stiles in tono ironico.
-Io non...- cercava di dire Derek, ma non riusciva a trovare le parole giuste.
-Lo so, lo so. Dicevo tanto per dire. E poi lo so che non sei tipo da matrimonio- aveva detto Stiles raccogliendo il suo zaino -ti chiamo in serata- aveva concluso stampando un bacio sulle labbra del compagno.
Era triste, in qualche modo. Non ci aveva mai pensato, non seriamente, e tanto meno ne avevano discusso insieme. Non sapeva nemmeno se lo voleva sul serio, eppure sentirselo negare aveva aperto una voragine nel suo petto.
Sposare Derek Hale. Un pericoloso lupo mannaro. Come gli era venuto in mente? Continuava a scuotere la testa consapevole che, in fondo, non era poi così strano che lo volesse.
No, per lui non lo era.
-Stiles- lo aveva richiamato Derek quando lui stava già uscendo.
-Sì?- aveva subito chiesto lui.
-Davvero mi sposeresti solo per non fare avanti e indietro?- aveva domandato serio Derek.
-Ti sposerei perché ti amo- aveva sorriso istintivamente Stiles per poi lasciare l’appartamento.
E poi era andato a casa, aveva riempito una valigia ed era salito in macchina, lo aveva chiamato dopo le lezioni e nessuno aveva accennato alla faccenda.
Nessuno lo fece per tre mesi in effetti.
Poi un giorno Derek era tornato a casa con due fedi.
-Papà a che pensi?- lo richiama Talia.
-A quanto sei bella- sorride Stiles mandando un piccolo bacio all’altra estremità del tavolo.
Poi si volta verso Derek e si perde per qualche istante nel profilo perfetto del suo volto.
Avevano corso quei due.
Dopo essere stati sicuri l’uno dell’altro avevano iniziato a correre, forse per recuperare il tempo perso o forse per non doverne perdere più. Avevano corso con tutto il fiato che avevano in corpo. E se il percorso era stato difficile, l’arrivo era stato facile, liberatorio.
Derek si volta e gli concede un piccolo sorriso, uno di quelli che è ancora in grado di fermargli il cuore dopo tutti quegli anni. Allunga una mano e la stringe nella sua, con naturalezza.
Avevano corso, troppo per alcuni. Troppo in fretta.
Ma a loro non importava, avevano imparato ad ignorare quella parte di mondo che non li voleva, avevano imparato a dedicarsi solo a loro stessi, giorno dopo giorno.
E c’era ancora gente che pensava che quei due, così diversi e così distanti, non fossero in grado di formare una coppia.
Ma a loro non importava.
Perché loro insieme stavano bene.
Loro tre, insieme, stanno bene.


-Derek è finita! Mi hanno chiamato ora! Hanno detto che è pronta!- aveva urlato Stiles facendo irruzione nell’appartamento di Derek.
Lui si era immeditamente voltato in cerca di spiegazioni.
-La casa Derek! E’ pronta!- aveva esclamato Stiles saltellando avevanti e indietro.
Il lupo aveva chiuso il libro e si era seduto pigramente sul divano.
-Ma non avevano detto che non avrebbero attaccato la corrente fino alla prossima settimana?-  aveva domandato lui dubbioso.
-Hanno fatto prima!- aveva esclamato Stiles -hanno detto che possiamo andare quando vogliamo!- il giovane continuava a muoversi istericamente avanti e indietro.
Derek non lo aveva mai visto così febbricitante, apparte al matrimonio, apparte quello.
-O mio Dio! Una casa tutta nostra!- aveva esclamato Stiles accoccolandosi al suo fianco -Derek ti immagini tutte le cose che potremmo fare? Party selvaggi, riunioni segretissime di licantropi...- si era interrotto improvvisamente -non con la luna piena! Santo cielo Derek non con la luna piena! L’abbiamo comprata ora, voglio che rimanga intatta almeno per altri dieci anni!- era scattato lui.
-Sei un cretino- aveva riso Derek.
-Un cretino che hai sposato- aveva ribattuto Stiles con un bacio.
-Vero- aveva poi ammesso lui.
Stiles si era rintanato al suo fianco, lui lo stringeva forte a sè.
A Derek piaceva averlo vicino, lo teneva il più possibile quando poteva.
Gli piaceva sentire il suo cuore battere nel petto, sentire il suo respiro regolare, sentirlo vivo accanto a sè. Gli dava sicurezza.
-Cosa c’è?- aveva chiesto il compagno.
-Niente- aveva scosso il capo lui.
-Andiamo Derek. A cosa stai pensando?- aveva insistito Stiles.
Lo conosceva, fin troppo bene.
Con gli anni era riuscito a sgretolare quel muro che lo avvolgeva, in effetti aveva fatto molto di più, aveva portato alla luce quello che era stato sepolto molto tempo prima.
-E’ che sono un po’ in ansia- aveva poi ammesso -sinceramente sono terrorizzato- aveva concluso in un sospiro.
Ed era vero, questo lo terrorizzava.
Perché dopo anni si era concesso di costruire un qualcosa, di stendere le basamenta e posare i mattoni, si era concesso di vivere un presente, si era concesso di viverlo a pieno, con ogni sua emozione, si era concesso un futuro.
Ed era terrorizzato.
Era terrorizzato che un giorno glielo avrebbero portato via, che avrebbero raso al suolo tutto quello che aveva costruito, che lo avrebbero bruciato, che gli avrebbero lasciato solo le ceneri.
E questo no, questo Derek non riusciva neanche a pensarlo.
-Possiamo essere terrorizzati insieme, se vuoi- aveva sussurrato Stiles al suo fianco.
Lo aveva guardato, aveva guardato quegli occhi color dell’ambra, e aveva sorriso.
Lo aveva guardato e aveva ripensato a tutto quello che avevano passato insieme, a tutte le difficoltà che avevano affrontato e a tutti i momenti che avevano condiviso, lo aveva guardato e si era sentito forte.
-Stiles- lo aveva chiamato dolcemente
-Si?- aveva risposto subito lui.
Lo aveva guardato e aveva visto tutto quello che gli serviva.
-Portami a casa-














Angolo Autrice.
Così finisce questa mia prima Sterek. Ringrazio di cuore tutti coloro che l’hanno letta e che l’hanno inserita tra le preferite/seguite/ricordate. Spero che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me scriverla <3

Flora, non ti preoccupare, sto già scrivendo l’altra.

  
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