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Autore: Lady_Eowyn    05/07/2008    4 recensioni
Questa è la storia di un tempo, neanche troppo lontano. Una storia che in pochi conoscono, una storia che, con l’andare del tempo è diventata mito e poi leggenda. Una storia che molti hanno dimenticato.
*
La prima guerra magica è ancora lontana, ma le pedine hanno iniziato a posizionarsi sulla scacchiera. Il fato ha iniziato a tessere la sua tela e, la marea del destino è pronta a travolgere le vite di tutti. Nel frattempo, la vita ad Hogwarts continua a svolgersi come sempre, nella più completa normalità.
O almeno, così sembra.
**
" - sento che qualcosa sta arrivando anche per me – disse – non ho nessun piano dinastico al varco, ma qualcosa è cambiato, in me, dopo quel…malore. Non so cosa sia, non so che cosa mi aspetti. Ma sento uno strano richiamo, come una melodia incantata. E’ come se suonasse per me. Come se stesse venendo a prendermi. E mi spaventa. A morte. - "
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The dark side of the soul

The dark side of the soul

 

 

 

 

 

 

 

 

********

 

 

I.

 

ONCE UPON A TIME …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

yeah it's holding me, morphing me
and forcing me to strive
to be endlessly cold within
and dreaming I'm alive

 

                    Muse, Hysteria

 

 

 

Un’altra fredda, cupa e gelida giornata di dicembre.  Una di quelle giornate come ce n’erano tante, in quelle zone dell’Inghilterra. Una di quelle giornate in cui il cielo era una tempesta che si preparava a travolgere la terra, avvolgendola ancora una volta con i suoi fiocchi lattei.

 

Le lezioni erano finite già da un pezzo quel giorno, James,  Remus e Peter se ne erano andati subito in dormitorio. James aveva bisogno di consultarsi un’ultima volta con la squadra, in vista della partita che avrebbero dovuto disputare il giorno seguente contro i tassi di hufflepuff.

Ma lui non aveva voglia di star a discutere ancora di quidditch, oltretutto, la partita contro hufflepuff era una pura e semplice formalità: tra le due squadre non c’era mai stato confronto e, da quando l’infallibile James Potter era diventato capitano le cose erano addirittura migliorate.  Così, vista la sua scarsa voglia di parlare di strategie, pluffe, bolidi e boccini, ciondolava per i corridoi, senza meta, la testa completamente tra le nuvole.

O meglio, persa nei ricordi di quella giornata. Intenta a crogiolarsi nei ricordi dei momenti passati con una certa ragazza dagli occhi del colore del cielo.

Isabel Halliwell.

La sua personalissima ossessione.

Un’ossessione che lui avrebbe fatto meglio a togliersi definitivamente dalla testa, se non voleva davvero mandare a puttane tutto quanto. Perché, sapeva perfettamente che quella sarebbe stata la fine.

Sorrise, maledicendo se stesso e la sua stupidità.

A lei piaceva James. Lo aveva sempre saputo, eppure, non era riuscito a non innamorarsene.

Lei, unica ragazza ad essere riuscita ad entrare nel loro gruppo. Si erano conosciuti alla fine del primo anno, quando li aveva salvati dalla McGrannit, dopo una delle loro solite scorribande e, da allora, non se n’era più andata. Era rimasta con loro, era entrata nel gruppo.

James la considerava come una sorella, per Remus era un’amica fidata, per Peter, beh, non ne era sicuro, ma quasi sicuramente aveva una cotta per lei.

E lui… lui, che all’inizio si era dimostrato diffidente nei suoi confronti, ora, si ritrovava a sognarla la notte, a bramare un suo sguardo, una sua carezza.
Senza che se ne fosse reso conto, il suo vagabondare senza meta lo aveva condotto al settimo piano, poco distante dalla strega orba. Si ritrovò a pensare che se solo non avesse lasciato in sala comune la mappa, si sarebbe fatto volentieri un giro fuori programma ad Hogsmeade, ma, senza quella, era troppo pericoloso. Sarebbe potuto arrivare chiunque senza che se ne accorgesse e non valeva davvero la pena di rischiare l’espulsione.

Decise così che forse era il caso, vista l’ora, di tornare al dormitorio e veder di spedire a dormire anche il resto dei Marauders, quando, qualcosa, attirò la sua attenzione.

Un suono, che all’inizio non seppe riconoscere. Una melodia dolce, armoniosa. Ipnotica. Lo attirava come le api con il miele, lo attraeva. Lo costrinse a tornare sui suoi passi, guardandosi furtivamente intorno, una porta era apparsa sul muro alla sua sinistra. La porta della stanza delle necessità. Avvicinandosi ad essa scoprì che la musica si faceva più intensa, tanto da permettergli di riconoscere il suono: un violino. Suonato magistralmente.

Una musica antica più del tempo stesso. Come spinto da una magia, poggiò una mano sulla maniglia ed aprì, lentamente la porta. La musica si diffuse intorno a lui, calmando il suo spirito, ed al tempo stesso facendo aumentare i battiti del suo cuore.

Con passo felpato si fece avanti, curandosi di non farsi vedere da quella creatura che, al centro della stanza, avvolta da un soffice velo di nebbia, suonava indisturbata accompagnata da un’orchestra invisibile.

Si fermò  ad osservare quella ragazza per un tempo indefinito. Beandosi di quello spettacolo, lasciando che la musica placasse del tutto il suo spirito. Guardandosi bene dal farsi scoprire. Sapeva di aver invaso uno spazio intimo. La conosceva.

L’aveva riconosciuta immediatamente. E se lei avesse voluto che sapessero di questa sua qualità      certamente non si sarebbe limitata a suonare lì, nella stanza delle necessità. Così lui se ne era rimasto in disparte, appoggiato elegantemente alla parete, osservandola suonare. Osservandola bearsi delle note che creava. Osservandola comandare quel velo di nebbia a suo piacimento.  Osservando la sua fiamma bianca questo era il suo nome tra i Marauders- muoversi, felice a tempo di musica.

Suonava ad occhi chiusi, come se volesse concentrarsi soltanto sulla musica, cercando di non farsi distrarre da niente, neanche dalla bellezza di quella luna blu, che, dispettosa, si faceva vedere soltanto a tratti, nascondendosi tra le nubi ancora cariche di neve.

Poi, però, qualcosa sembrò averla turbata. Perché aprì di scatto gli occhi, come se avesse avvertito qualcosa e, lui, nascosto nell’ombra, sorrise. Isabel Halliwell non era tipo da poter ingannare a lungo. Così, scelse la via più facile. Si scostò dalla parete, lasciando che i raggi della luna lo illuminassero e, avanzando le batté le mani.

- spettacolo impressionante, Miss Halliwell -  le disse sorridendo, sornione.

Isabel Halliwell  sgranò gli occhi, sorpresa. Era sicura di aver sigillato la porta, quando si era rifugiata lì dentro. Quindi certamente non si era aspettata di ritrovarsi qualche spettatore indesiderato, sicuramente poi, non lui.

Non Sirius Black.

- che diavolo ci fai, tu, qui? – sibilò, forse più acida di quanto non avesse voluto.

Ma non gli riusciva essere del tutto gentile con lui. E sapeva perfettamente, perché.

Per proteggersi. Proteggersi da quel sentimento che aveva cercato in tutti i modi di relegare in fondo al suo cuore, ben sigillato da mille catene. Al sicuro. Così che, non si potesse ferire, cercando, pregando per qualcosa che sapeva essere impossibile. Specialmente dopo quanto era accaduto lo scorso anno.

Lo vide sorridere, e questo bastò a distrarla dai suoi pensieri. Quel sorriso sghembo che tanto adorava. Che la faceva sciogliere come neve al sole

- gentile come al solito, eh Isa? –

- con te sempre, pulcioso di un cane-

Lui per tutta risposta si portò entrambe le mani sul petto, e si esibì nella sua solita aria da gentiluomo offeso.

- così mi uccidete, mia signora –

E lei, puntualmente, ogni volta, cedeva. Cedeva sempre, davanti alla sua aria da “tenero mascalzone” come l’aveva definita Lily.

- se bastasse così poco per ucciderti, Black, sta certo che avrei già provveduto da un pezzo – sibilò, ancora con voce gelida.

Lui scoppiò nuovamente a ridere, avanzando verso di lei con il suo solito passo elegante. Si sfilò dalla tasca un porta sigarette e con un colpo di bacchetta ne accese una. Se la portò alle labbra, ed aspirò un po’ di fumo con aria assorta.

- non sapevo che ti piacesse suonare –

Isabel sorrise, sorniona. Le aveva appena servito su di un piatto d’argento un’occasione d’oro.

- mi sembra superfluo farle notare, Signor Black – sussurrò in tono dolce – che ci sono molte cose che lei non sa di me –

- touché –

La osservò con aria malinconica, mentre rimetteva a posto il violino. Si era voltata mentre finiva quella frase velenosa, impedendogli di guardarla negli occhi. Detestava quando le dava le spalle.

- non mi hai ancora detto perché ti sei rifugiata qui, da sola – le disse con tono noncurante, mentre girovagava per la grande sala, osservando tutti gli strumenti che vi erano contenuti.

- una volta, era un posto tranquillo – rispose lei – mi piaceva stare qui. E’ rilassante –

Lui sorrise, istintivamente. Adorava farla arrabbiare.

- immagino quindi, che la mia sia stata un’intrusione inopportuna –

- decisamente, inopportuna – lo corresse.

Quel lieto punzecchiarsi a vicenda continuò per un po’, fino a che lei non ne ebbe abbastanza e decise che, per quel particolare giorno, poteva anche bastare. Dopotutto, non poteva farsi venire a noia Sirius Black, no?

No, decisamente non era il caso. James l’avrebbe ammazzata, se lo avesse fatto arrabbiare.

- ok, io qui ho finto – disse sistemandosi la lunga gonna blu notte che indossava – torno al dormitorio. Tu? Che fai? –

- mi sembra naturale – le rispose – ti faccio compagnia, no? –

Lei alzò gli occhi al cielo.

Quel ragazzo era un piaga. Mai che capisse da che parte tirasse il vento.

- guarda che so ritrovare la strada anche da sola-

Stavolta toccò a lui, sbuffare.

- non ho la mappa con me e, se proprio dobbiamo fare brutti incontri meglio essere in due, no? –

Lei sorrise, sorniona. Certo che non aveva la mappa.

-  certo, che non hai la mappa – celiò – sono arrivata prima io stavolta, pulcioso di un cane –

Sfilò dalla tasca un vecchio pezzo di pergamena e la mostrò, come se fosse un trofeo.

- brutta, piccola ladruncola da strapazzo …ecco perché non riuscivo a trovarla – sibilò cercando di strappargliela dalle mani.

Ma fiamma bianca, era sempre stata veloce. Troppo, anche per lui.

- E no! So leggerla anche io, Black –

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

Ed era sempre stata brava anche con gli incantesimi non verbali.

Dannata ragazza, l’aveva avuta vinta anche stavolta.

 

 

******

 

 

 

La mappa era semplice da leggere. Questo lui lo sapeva. Eppure c’era qualcosa di innaturale nella facilità con la quale la ragazza si destreggiava con qualsiasi tipo di attività. E questo includeva anche il saper leggere così bene la mappa del malandrino.

Avevano lasciato da poco il settimo piano, eppure erano già a metà strada. Si stavano dirigendo verso la torre del gryffindor, bacchette alla mano. Lei neanche guardava dove stava andando, si lasciava guidare dalla mappa, evitando accuratamente di staccare gli occhi da essa. Così, quando si fermò di colpo, lui non poté evitare di finirle addosso.

- E sta più attento, quando cammini, idiota! – sbottò

- se soltanto tu ti degnassi di non fermarti così di colpo, io potrei anche evitare di finirti addosso, non credi? –

- touché –

Si alzò, massaggiandosi la spalla destra, continuando a guardarsi intorno.

- comunque, perché ti sei fermata? – le chiese, raccogliendo la bacchetta

Lei si guardò intorno, l’aria attenta.

- c’è un caposcuola in questa zona – sussurrò – sta per arrivare, se continuiamo di qua ce lo troveremo davanti. Ma non possiamo neanche cambiare direzione, perché dall’altra parte sta arrivando Gazza – concluse, spiccia, continuando a guardare la mappa in cerca di una soluzione.

Sirius però parve non preoccuparsi troppo. Anzi, sorrise, furbo.
- perché ti preoccupi tanto?- le disse - ce la siamo sempre cavata con i prefetti, e poi siamo del sesto anno, ed il coprifuoco non è scattato da molto . Basterà inventare una scusa, con la Evans –

Lei scosse la testa.

- io non ho mai fatto il nome “Evans” –

- va bene, ma il problema non si pone ugualmente -
lei gli diede un colpo sul braccio
- che scusa vorresti inventare con Malfoy?, sentiamo …- disse indicando un punto preciso sulla mappa.
A quel punto, Sirius sgranò gli occhi
:- che ci fa Malfoy così vicino alla torre? di solito non c’è la Evans? -
lei scosse la testa
- gli hanno cambiato zone per questa settimana – spiegò - idea della Mc Granitt -
Il ragazzo imprecò, in maniera decisamente poco gentile nei confronti della loro capocasa.
:- tutte a me devono capitare!!!.............-
Isabel accennò un sorriso. Malfoy non le avrebbe detto niente se fosse stata da sola, ma, con Sirius con lei, era diverso. Totalmente diverso.

Osservò di nuovo la mappa, pregando che Malfoy cambiasse direzione, ma, quello niente. Continuava imperterrito verso di loro. Ancora qualche centinaio di metri e poi li avrebbe beccati.

Dovevano darsi una mossa.

- senti, cerchiamo di non farci vedere ok? – spiegò - sono solo 100 metri prima della rampa di scale, se ci sbrighiamo ce la facciamo a raggiungerle prima che cambino -
Il ragazzo annuì, ed al tre della ragazza iniziò a correre più che poteva. Raggiungendo in fretta le scale.

Malfoy stava svoltando l’angolo quando lui finì di salire la prima rampa, ma,  Isabel ancora intenta a controllare la mappa, era rimasta in dietro.

Decisamente troppo, in dietro.

- beccata, mia cara Halliwell - disse una voce sibilante alle sue spalle.

Una voce roca e fredda. Che conosceva fin troppo bene.

Alzò lo sguardo istintivamente, per controllare che almeno Lui fosse al sicuro e vide lo vide, affacciato alla balaustra che la guardava scotendo la testa. Irato.

Lei, tuttavia, non si scompose. Gli fece cenno di andarsene e poi, senza aspettare una sua risposta si voltò.

Davanti a lei, Lucius Malfoy, le braccia incrociate in petto, la osservava divertito.
- oh, Malfoy! Quale – onore , averla così vicino alla nostra umile dimora. – celiò lei – come mai da queste parti? –

lui sorrise, quel suo solito sorriso maligno, che affascinava molte ragazze.

Ma non lei.

- il tuo solito sarcasmo pungente non ti salverà stavolta, Halliwell. Sei nei guai- disse avvicinandosi ancora di più- guai molto seri –

lei si ritrasse, sostenendo lo sguardo di ghiaccio dello Slytherin

- non ti avvicinare, Malfoy. – sibilò – questi non sono i tuoi sotterranei. Potresti scoprire a tue spese che le cose da noi funzionano in maniera molto diversa- gelida e decisa la sua voce risuonò per tutto il corridoio, ma parve non sortire nessun effetto, sul suo interlocutore.

Lucius Malfoy scoppiò a ridere, e continuò ad avvicinarsi, fino ad accarezzarle un braccio.

- Lasciami andare, Malfoy – sostenne il suo sguardo, per nulla intimorita – è l’ultima volta che te lo chiedo –

- l’unico modo per andartene da qui,Halliwell, lo conosci – le sussurrò lui - ne abbiamo già parlato, ricordi?-

Si. Se lo ricordava.  Forse anche troppo bene.

Da qualche tempo a quella parte, i gryffindor conoscevano momenti di relativa calma. E sapeva perfettamente che tutta quella quiete dipendeva soltanto dal fatto che Malfoy aveva trovato qualcun altro con qui divertirsi.

E quel particolare qualcun altro era proprio lei. Come il caposcuola di slytherin aveva avuto modo di spiegarle qualche giorno prima.

- si, penso di avere una vaga idea – sospirò, stufa di quella faccenda – e tu, dovresti ricordarti però, qua’è stata la mia risposta –

lui rise, di nuovo

- oh, si, la ricordo molto bene. Ma stavolta la situazione è a mio favore, non credi? -
- suvvia Malfoy, non crederai veramente che sarà la paura di una punizione a farmi cedere?- celiò lei, ridendo- e poi, non vorrai davvero sporcarti con una sudicia … - si portò un’indice alle labbra, fingendo di pensare – Ah! Si, Mudblood come me, no?

Lui si ritrasse improvvisamente, come se l’udire quella parola lo avesse improvvisamente scottato.

Era vero, lei era una mezzosangue. Una figlia di babbani che a lui avevano insegnato ad odiare. Ma, non gliene importava molto, in quell’occasione.

Lei, era diversa.

- beh, per una volta, penso che farò un’eccezione – le sussurrò - voglio provare il brivido – le accarezzò dolcemente i capelli – e, mi sono stancato della tua ritrosia –

Non era da lui comportarsi in quel modo. Solitamente le ragazze cadevano ai suoi piedi ad ogni suo minimo cenno, ma lei era diversa. Non riusciva a decifrare quella strana creatura che aveva davanti e, proprio questa sua impossibilita di capirla l’aveva trasformata in un ossessione.
Spinto da un’insolita rabbia, la prese per le spalle e si avvicinò al suo volto. Nonostante lei facesse di tutto per divincolarsi da quella presa.

- e sta ferma! – le ordinò

Un ordine perentorio che non ammetteva repliche. Lei tremò, nell’udire quel tono tanto rude e nella sua mente mille ricordi si affacciarono prepotenti facendola tremare ancora di più.

Aveva paura.

E lei odiava avere paura.

Impietoso, Malfoy poggiò le labbra sulle sue, un tocco rude e violento. Voleva di più e benché lei tenesse le labbra ben serrate sapeva che prima o poi sarebbe riuscito a farla cedere.

Una violenza inaudita.

Stava per mettersi a piangere, ma poi … sentì il suo assalitore sospirare, il tocco farsi più dolce.

- Dio …- sospirò Malfoy – apri le labbra – disse – apri le labbra e lasciati baciare –

Una supplica.

Isabel sgranò gli occhi dalla sorpresa ed istintivamente obbedì a quella supplica travestita da ordine.

Lasciò che la baciasse. Aprì la bocca e lasciò che lui la esplorasse. In un primo momento non pensò che quello fosse il suo primo, vero, bacio. Sorpresa dalle sensazioni che quella tenera invasione le provocava, si beò di quell’istante, dimenticandosi di tutto il resto.

Poi però, quando senti le sue mani accarezzarle lascivamente le gambe, si riscosse, ed aprì di scatto gli occhi. E ciò che vide, la terrorizzò.

Sirius Black se ne stava immobile, gli occhi sgranati per la sorpresa e la rabbia, la bacchetta stretta in mano, pronto ad usarla.

Con tutta la forza che aveva in corpo, si staccò da Malfoy, che, inaspettatamente, la lasciò andare.

- scappa pure, Halliwell – le disse guardandola mentre scappava su per le scale – tanto, ci rivedremo. –

E così dicendo, si voltò e tornò sui suoi passi, ignorando volutamente lo sguardo omicida che la ragazza le aveva rivolto prima di sparire dietro l’angolo.

 

 

 

*****

 

 

Aveva salito le scale saltando quasi tutti gli scalini, così, ora si ritrovava con il fiato corto e le gambe che ancora le tremavano, un po’ per quel bacio un po’ per la corsa.

Si fermò un’attimo a prendere fiato, prima di incamminarsi verso il ragazzo che la stava guardando con ancora quell’espressione furiosa dipinta sul viso.

- io lo ammazzo quello – parlò con un tono di voce così alto che per poco non svegliava tutti i quadri, così lei le fece cenno di tacere.

- se solo prova a riavvicinarsi ancora a te, io lo uccido –

Niente. Non c’era niente di peggio al mondo che Sirius Black incavolato nero.

- tu non farai niente del genere, mi sono spiegata? – tuonò lei – e piantala di stringere i pugni, guarda che cosa ti sei fatto! Idiota –

Il suo sguardo si posò sulle mani: sanguinavano. Aveva stretto con tanta forza i pugni da conficcarsi le unghie nei palmi.

- su, coraggio, vieni qua –

Senza aspettare una sua risposta gli prese la mano, e con il fazzoletto che aveva preso dalla tasca, gli tamponò il sangue, pulendogli le ferite che si era procurato.

- certo che sei proprio scemo, Sirius – scherzò, nascondendo l’imbarazzo del momento

Lui, però, non aveva voglia di scherzare. Affatto.

- te lo giuro, Isa – disse, serio – se si avvicina ancora a te, io lo ammazzo –

Isabel rabbrividì. Il tono che aveva usato non ammetteva repliche. Tuttavia decise di glissare per il momento, sull’argomento. Non aveva voglia di litigare. Non più. Così, sorrise, lasciando la sua mano.

- su, coraggio – disse in tono condiscendente – sarà il caso di tornare in sala comune, o preferisci restare qui? –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

********

 

 

Come vedete ho infranto la promessa. In un momento di puro delirio mi sono messa a correggere la mia prima fanfic, mandando a quel paese tutti i miei buoni propositi di lasciarla com’era per rispetto al mio primo lavoro.

Proprio non ho resistito. Per puro diletto mi sono messa a rileggerla e molte cose, mentre lo facevo, gridavano giustizia così, eccomi qui.

La riposterò completamente, riveduta e corretta e, mi farebbe davvero piacere se tutti coloro che seguono abitualmente le mie altre storie, mi facessero sapere che cosa ne pensano.

La storia naturalmente sarà sempre la stessa, cambierà soltanto qualcosa, qua e là.

Spero tanto che non me ne vogliate per questa mia pazzia momentanea!

 

Ringrazio sin da ora, tutti coloro che avevano messo questa storia tra i preferiti, chi aveva recensito e chi lo farà d’ora in avanti. E naturalmente anche chi aveva letto, e chi leggerà.

 

Un bacione, a presto, Eowyn.

 

   
 
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