Nicky
Toscana,
1989
Antonio,
seduto sotto la pianta più imponente del
vigneto, osservava il piccolo fagottino che teneva tra le braccia.
Aveva i suoi
stessi occhi, persino la buffa espressione in cui aveva arricciato il
nasino
gli ricordava quella che faceva lui quando era incuriosito da qualcosa.
Nicholas.
Nicholas Sorrentino. Suo figlio, il suo
erede, il suo Nicky.
-
Dobbiamo andare via, Nicky, ma ti prometto che il
posto in cui ti porterò ti piacerà. –
sussurrò, accarezzando con un dito una
guancia rosata del piccolo.
Nicholas
gorgogliò leggermente, come a voler dare il
proprio assenso.
Era
la scelta più giusta, non tanto per lui quanto
per il piccolo. Lui aveva affrontato la sua prima trasformazione da
solo e non
era stata il tipo d’esperienza che avrebbe voluto per suo
figlio. Facevano
parte del Branco, era loro dovere tornare a casa.
-
Ti porto a conoscere la famiglia, Nicky. –
Stonehaven,
2000
-
Nick, Joey, siete esposti. –
La
voce di Dennis, calda e autorevole come quella di
ogni bravo insegnante, accompagnava i movimenti dei due undicenni. Era
una
calda giornata di luglio e Antonio e Dennis avevano deciso di portare i
ragazzi
a caccia. Erano predatori, del resto, dovevano imparare a coprire le
loro
tracce e a muoversi sottovento.
-
Bravo, Nicky, sei riuscito a coprire perfettamente
il tuo odore. –
Nicholas
si voltò a sorridere, raggiante d’orgoglio
per l’approvazione paterna, mentre Dennis sgridava Joey per
essersi esposto
troppo per l’ennesima volta.
-
Dovresti prendere esempio da Nick, lui sì che ha
capito come ci si muove durante una caccia. – insisteva
Dennis, per poi battere
una pacca virile sulla spalla del ragazzo.
-
Perché tu e il tuo vecchio non andate avanti,
mentre io cerco di fare entrare in testa qualcosa a quel testone di mio
figlio?
–
Non
c’era freddezza nelle parole dell’uomo, quasi
avesse
la certezza che prima o poi anche Joey si sarebbe dimostrato degno
dell’invidiabile
fiuto paterno.
Nicholas
annuì, scambiando un’occhiata interrogativa
con il padre. –
-
Coraggio, Nicky, vediamo chi è che trova un cervo
per primo. –
Lo
seguì immediatamente, stuzzicato dalla sfida e
dal fatto che suo padre lo ritenesse un compagno di caccia alla sua
altezza.
Stonehaven,
2005
Nick
era chiuso nella gabbia, in preda agli spasimi
e a un dolore bruciante, mentre la pelle si increspava e le ossa si
spezzavano
per poi saldarsi in un modo che di umano e naturale non aveva proprio
nulla.
Mutare era doloroso, specialmente la prima volta, suo padre glielo
aveva
raccontato spesso, ma non aveva mai creduto possibile un dolore intenso
come
quello.
Durò
quelle che sembrarono ore, finchè non si
ritrovò ad ammirare le proprie zampe muscolose e coperte di
peli color
cioccolato, gli occhi che amplificavano ogni dettaglio della cantina in
cui si
trovavano. Vide suo padre, seduto poco distante dalla gabbia, che lo
osservava,
udì i rumori in modo ancora più nitido di quanto
non avesse mai fatto prima.
-
C’è la fatta. –
Questa
era la voce di Jeremy, appoggiato alle spalle
di Antonio.
-
Certo che ce l’ha fatta, non ne ho mai dubitato neanche
per un secondo. –
Quando
il suo corpo ritornò finalmente alla forma
umana, sprofondò in un sonno senza sogni e ne
uscì solo quando avvertì il tocco
delicato di una mano sulla sua guancia.
Aprì
gli occhi, mentre un sorriso si dipingeva sul
suo volto vedendo suo padre che gli aveva preso la testa in grembo e lo
accarezzava come a voler lenire gli ultimi rimasugli di sofferenza.
-
Ce l’hai fatta, hai sopportato la mutazione. Sei
stato bravo, Nicky, davvero molto bravo. –
Stonehaven,
2009
-
Non ti sembra che Nick sia un po’ strano in questi
giorni? –
La
domanda di Jeremy lo colse di sorpresa. Credeva
che fosse solo una sua idea, qualche fissa da padre single e iper
protettivo,
ma se anche lui l’aveva notato allora doveva essere vero per
forza.
-
Ha lo sguardo di chi sta soffrendo, ma non capisco
quale sia la ragione. – confermò, poi aggiunse, -
Credi che Clay ne sappia
qualcosa? –
In
fin dei conti quei due erano migliori amici, se a
Nick succedeva qualcosa lui lo sapeva di certo.
-
Posso provare a chiederglielo, ma non credo che
parlerà se Nicholas gli ha chiesto di non farlo. –
Certe
volte la lealtà di quei due gli ricordava spaventosamente
quella che condividevano lui e Jeremy.
-
Già, non mi resta che scoprirlo da solo, allora. –
Proprio
in quel momento, neanche fossero stati
chiamati, comparvero Nick e Clay, entrambi a torso nudo e con le
magliette
strette al petto. Ridevano per chissà quale battuta.
-
Siete andati a correre? –
-
Sì, e abbiamo scambiato anche un paio di colpi. –
-
Quello che vuole dire è che l’ho preso a calci nel
sedere come al solito. – chiarì Clay, ricevendo
uno spintone scherzoso.
-
Solo perché sono stato io a permettertelo. –
puntualizzò Nicholas.
-
Ovviamente. –
Scoppiarono
a ridere all’unisono. Poi,
improvvisamente, la risata di Nick si spense e i suoi occhi azzurri si
incupirono quando si posarono sulla rampa di scale lì vicino.
Antonio
seguì il suo sguardo, preoccupato da quel
repentino cambiamento d’umore.
Stefan
Santos, con i capelli corvini ancora bagnati
e l’odore di bagnoschiuma sulla pelle olivastra, parlottava
con Fiamma, gli
occhi grigi che luccicavano in un misto di malizia e compiacimento. Le
cinse i
fianchi con un braccio e l’attirò a sé,
chinandosi a baciarla in un modo che di
casto non aveva proprio nulla.
-
Sicura che non vuoi rimanere, ti riporto domani
mattina? –
L’aveva
sussurrato appena, con quella sua voce roca
che sembrava tradire la sua natura di lupo.
-
Non posso, e lo sai. –
Stefan
storse il naso, contrariato, ma si riprese in
fretta.
-
D’accordo, non insisto. –
La
baciò di nuovo, scortandola verso la porta.
Era
un’impressione di Antonio oppure lo sguardo del
maggiore dei fratelli Santos incrociava spesso quello di Nick, come a
voler
rimarcare che quella ragazza era una sua proprietà e lui non
poteva proprio
farci nulla?
-
Ci vediamo domani? –
Fiamma
annuì, per poi rivolgere un cenno del capo in
direzione di Antonio e Jeremy e sorridere ai due ragazzi.
-
Ciao, Clay … Nick. –
Gli
occhi di Nicholas ebbero un lieve guizzo quando
incrociarono i suoi castani.
Ma
certo, era così chiaro, il suo Nicky soffriva per
la prima volta le pene dell’amore.
Stonehaven,
2013
Sdraiato
sul tavolo di legno, che fungeva da barella
e sala operatoria insieme, Antonio sentiva lentamente le forze che lo
abbandonavano. Se ne stava andando, lo sapeva; gli dispiaceva solo di
non aver
vissuto abbastanza a lungo da vedere Nicky sposarsi e mettere su
famiglia.
-
Come sto, Doc? –
Jeremy
gli rivolse un’occhiata dolente, ma si sforzò
di sorridere. Tanto l’aveva sempre saputo che il suo migliore
amico era un
pessimo bugiardo.
-
Ti riprenderai. –
-
Jeremy, amico mio, non mi hai mai mentito, non
iniziare a farlo ora. – lo rimproverò.
Lo
vide abbassare lo sguardo, colpevole, con gli
occhi scuri che luccicavano per le lacrime represse a stento.
-
Farò tutto ciò che posso, amico mio. –
Annuì.
Questo era quello che voleva sentire, non
false rassicurazioni su come ce l’avrebbe fatta a passare
sopra anche a quell’incidente.
Al
suo fianco, a tenergli la mano in una stretta d’acciaio,
c’era il suo Nicky.
Gli
occhi azzurri arrossati e il viso bagnato dalle
lacrime, con la testa appoggiata al fianco di Fiamma.
-
Fiamma, voglio chiederti una cosa. – sussurrò,
facendole cenno di avvicinarsi.
La
ragazza obbedì, chinandosi il più possibile per
non
costringerlo a sforzarsi troppo nel parlare ad alta voce.
-
Promettimi che ti prenderai cura di lui quando me
ne sarò andato, ne ha bisogno. –
-
Te lo prometto, Antonio. – giurò, accarezzandogli
delicatamente il viso sporco di sangue.
Annuì.
Lo sapeva che quella ragazza era giusta per
suo figlio, l’aveva sempre saputo.
-
Nicky. –
-
Sì, papà? –
Gli
si straziò il cuore nel sentire quella voce così
esile, spezzata dal dolore e dalla paura di perderlo per sempre.
-
Nicky, voglio dirti una cosa che non ti ho mai
detto; voglio che tu sappia il nome di tua madre. –
Nicholas
si chinò ancora di più, in modo tale che
solo lui potesse ascoltarlo.
-
Lauren Kate Banks. –
Fu
appena un sussurro, ma dallo sgranare degli occhi
di Nick capì che l’aveva compreso alla perfezione.
-
Ti chiedo scusa, Nicky, per non avertela fatta
conoscere. –
Nicholas
scosse la testa, piangendo, - Non importa,
papà, non te ne ho mai fatto una colpa. Sei stato tutto
ciò che avessi mai
potuto desiderare. –
Antonio
gli rivolse un debole mezzo sorriso.
-
Anche tu sei il figlio che ho sempre desiderato,
sono orgoglioso come non mai di te, Nicky. –
Poi,
ormai allo stremo delle forze, chiuse gli occhi
una volta per tutte.
Spazio
autrice:
Eccoci
con la terza OS su Bitten. L’ho detto e lo
ripeto: questa scena è stata straziante, ma allo stesso
tempo l’ho adorata.
Spero che anche a voi sia piaciuta la mia OS e che vogliate lasciarmi
una
recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt