28/03/2014
3 recensioniAmici e compagni.
ciao, sono kuro, e alla fine trovate i miei scleri :) buona lettura :3
ciao, sono kuro, e alla fine trovate i miei scleri :) buona lettura :3
Arrivano insieme a Roma, quasi da sconosciuti.
Uno, Filippo Brunelleschi, sperava di rubare dalle rovine dell’antica città di Roma le proporzioni musicali, il segreto intellettuale degli antichi. L’altro, Donatello, era sempre in cerca di frammenti, testimonianze visive e tangibili a cui ispirarsi nella composizione.
Presto diventeranno amici e compagni; litigheranno, organizzeranno scherzi a spese di altri artisti, e cresceranno quali personalità di spicco del ‘400.
Compagni. Che tipo di compagni? Compagni nell’arte? Nella politica? Nella vita?
Brunelleschi nel suo fare arte rincorre la posatezza e la misura, Donatello cerca in ogni momento di raffigurare la tensione del dramma. Come potevano due personalità così diverse risultare attratte l’una dall’altra?
Ognuno a suo modo volevano entrambi tornare all’origine dell’arte come la conosciamo, alle fonti classiche, chi nell’ imitazione chi nel rinnovamento. A un certo momento però, l’uno capì le ragioni dell’ altro. Le apprezzò, e infine desiderò toccarle con mano: attraverso lo sfiorarsi dei loro corpi nudi, attraverso il toccarsi delle loro labbra.
Loro non si amavano, amavano l’ arte. Loro non facevano l’amore, facevano arte.
Nel corpo dell’architetto lo scultore cercava la perfezione delle proporzioni della statuaria greca, nel sudore che imperlava la schiena del compagno pensava di intravedere la via per intrappolare la luce nelle cesellature del corpo, e nei ricci dei suoi capelli vide le viti di Dioniso.
In questo stesso modo l’architetto pensò di trovare il rapporto tra l’uomo e la storia, tra l’uomo e l’edificio, osservando come la dolce presenza dell’amico riempiva ogni stanza della casa, e negli occhi di quest’ultimo notò che l’infinità della realtà poteva essere compressa in un piccolissimo cerchio e scoprì la prospettiva. La usò poi per intrappolare per sempre nelle sue opere un frammento del l’anima sognante del compagno; e per mostrargli come l’arte stessa abitasse in ogni parte di lui, e di ogni uomo.
Per secoli li abbiamo chiamati artisti giudicandoli tali, ma ci è solo mancato il coraggio per definirli come più si meritavano: amanti.
Sì, amanti dell’arte, amanti del bello, della proporzione, ma pur sempre amanti. E quello che oggi di loro ci è rimasto e che teniamo come preziosissimo in quanto opera d’arte, dovremmo in realtà ammirarlo in quanto opera d’amore.
Perché cos’è, in fondo, l’arte, se non il frutto di un puro e profondo amore?
Aloha! Sono la mente malata che scrive queste cavolate :) premetto che tutta questa bella storiella è stata scritta durante l'ora di arte di questa mattina ed è stata pubblicata SOLO ed ESCLUSIVAMENTE a causa della mia compagna di banco che afferma di essere innamorata del pairing Brunelleschi/Donatello! Ora, il titolo (e più o meno l'intera storia) fanno riferimento al mio libro di arte, scritto da Giulio Carlo Argan, che descrive in questi termini il rapporto tra i due artisti: " i due saranno amici e compagni". Da ciò la mia evidente sanità mentale ha ricavato la storia sovrastante! Vi prego recensite e fatemi sapere che ne pensate <3