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Autore: SusanTheGentle    28/03/2014    5 recensioni
I pensieri di un uomo, Robert Pevensie: marito, padre, insegnante e soldato. I quattro aspetti della sua vita raccontati attraverso i suoi pensieri mentre scende in battaglia durante la seconda guerra mondiale.
AVVISO: questa OS è stata scritta dalla mia carissima amica Shadowfax. La sua prima Fanfiction!!!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve cari lettori, sono sempre la vostra SusanTheGentle, che questa volta non è qui in veste di autrice ma per chiedervi di leggere questa bella OS scritta per me dalla mia CPA Shadowfax!!! Passo immediatamente la parola a lei, in fondo trovate le sue note. Un grazie di cuore a tutti, Susan♥

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To my Dear Little Friend
 
 
Dicembre 1940. I bombardamenti continuano, le vittime aumentano a vista d’occhio e il freddo sembra sempre più pungente. Tra poco sarà Natale, ma non mi sorprende che nell’aria non se ne senta affatto l’atmosfera.
Ormai è quasi un anno che ho lasciato Finchley. Un anno che non vedo Helen e i bambini. Ancora mi domando che cosa mi fosse passato per la mente quando decisi di arruolarmi; lealtà verso il mio paese? Desiderio di porre fine a questo scempio? Non faccio che chiedermelo, ma la risposta tarda ad arrivare. Forse è uno dei tanti quesiti senza risposta.
E rimarrà tale… non sono certo un filosofo, e tantomeno un soldato. Io, Robert Pevensie, sono un insegnante. Un insegnante di letteratura.
A volte, quando mi guardo intorno e vedo i miei commilitoni, le trincee, la desolazione, penso di essere finito nella più cupa delle tragedie di Shakespeare oppure nel capitolo più drammatico di Orwell. Spesso, per cancellare queste immagini, o almeno tentare di farlo, mi rifugio tra le pagine dei libri più felici che ancora serbo, gelosamente, nella memoria. Ma, ahimè, è tutto una mera illusione; capisco che non posso fare finta che questa guerra non esista...
Tuttavia, ciò che capisco meglio di qualsiasi altra cosa, è che non posso fare a meno della mia famiglia. Loro cinque mi mancano costantemente. Ho paura di dimenticarmi le loro facce e magari è per questo motivo che penso a loro sempre.
La mia Helen… ricordo ancora il nostro primo incontro all’università e da allora non ho più potuto fare a meno del suo dolce sorriso. Non è che un anno che sono lontano da lei, ma mi sembra un’eternità. A volte mi chiedo se sono cambiato tanto, che neanche mia moglie mi riconoscerà nel momento in cui tornerò da lei. Se tornerò da lei.
No, Robert, tu tornerai da lei; non fare la fine di Amleto, preda di atroci dubbi e insicurezze. Tu hai un ottimo motivo per tornare vivo dalla guerra; anzi, ne hai cinque.
E ora, il mio pensiero corre inesorabile verso i miei figli, i miei quattro tesori, che ora, so dall’ultima lettera di Helen, si trovano in campagna, a casa del professor Kirke. In un certo senso, sono felice che stiano da lui; è un uomo meraviglioso, quasi come un nonno, e magari si inventerà qualche storia per fargli pesare meno la lontananza da casa. Quando ero ragazzo, con me funzionavano sempre.
Penso a Peter, che ormai è quasi un uomo. Prima di andarmene, gli ho raccomandato di prendersi cura delle sue sorelle e del fratello minore. Peter, figlio mio, quanto mi mancano i pomeriggi passati nel mio studio in cui leggevamo Shakespeare. Lui è sempre stato il tuo preferito e non ti stancavi mai di leggere le sue parole. Come me, del resto. Non avendoti vicino, mi rendo conto di quanto siamo simili… chi lo sa? Magari ho cresciuto un futuro insegnante di letteratura. Quando inventavi le storie da raccontare ai tuoi fratelli, loro ti ascoltavano rapiti per ore e ore, come se fossi un giovane re Artù, intento a parlare davanti a una folla adorante.
Susan, dolce Susan. Sarai sempre la mia bambina, anche se sei quasi una donna. Ripensare a quando, insieme, leggevamo “Cime Tempestose” o le poesie di Keats, mi riempie di nostalgia ma, paradossalmente, mi scalda anche il cuore, perché eravamo insieme ed erano alcuni dei momenti che amavo di più. Quando leggevamo, accantonavi per un po’ la tua armatura di ragazza taciturna e razionale, e aprivi la tua mente e il tuo cuore al romanticismo, alla speranza e ai sogni ad occhi aperti. Oh dolce Susan, non perdere mai la speranza e abbi fede nell’avvenire: sono certo che ti aspetta qualcosa di meraviglioso.
Poi, Edmund. Ragazzo mio, hai così tanta voglia di crescere. Quando ci siamo salutati, eri, come al solito, il più silenzioso e hai semplicemente annuito quando ti ho chiesto di ubbidire a tuo fratello maggiore. Sono convinto che non lo ascolterai mai e che farai sempre di testa tua, a costo di sbagliare. Ma forse è questo che amo di te: sei perfettamente in grado di decidere in completa autonomia; non importa che sia la scelta giusta o sbagliata, tu segui la tua decisione fino alla fine. Spesso sbagli, ma tu, figlio mio, sai capire e ammettere i tuoi errori e poi sai rialzarti, più forte di prima. E tranquillo Ed, non mi sono dimenticato che dobbiamo finire di leggere “Paradiso Perduto” .
E infine penso a te, piccola Lucy. Avevamo appena iniziato a leggere “Alice nel Paese delle Meraviglie”… sai, se penso ad Alice, il mio pensiero corre subito a te: una bambina intelligente e gentile ma anche intrepida e coraggiosa. Sei la piccola di casa e per questo tutti ti abbiamo sempre protetta e rassicurata nei momenti difficili; ma la verità è che, spesso, eri tu a sostenerci. Mi manchi tanto, mia piccola Lu. Avrei bisogno di un po’ del tuo coraggio adesso.
Avrei bisogno di tutti voi. Ma sono contento di sapervi al sicuro.
Helen, ti penso costantemente e spero che i miei pensieri e il mio amore possano raggiungerti, ovunque tu sia. Ti amo tanto e non vedo l’ora di tornare da te.
Figli miei, avrei tanto voluto darvi un mondo migliore in cui crescere e vivere. Per voi, ho sempre sognato una terra bellissima, dove siete re e regine, sempre pronti a battervi per gli altri e a intraprendere nuove avventure. Spero tanto che non vi dimentichiate di me e che non scordiate i momenti unici che abbiamo passato insieme. Io conto di tornare, perché ho ancora tanti libri da leggervi, tante cose da insegnarvi, tanto amore da darvi e, soprattutto, voglio essere il vostro papà ancora per molto tempo. Sono orgoglioso di voi. Vi voglio bene.

 
Ma, quello che Robert Pevensie ancora non sapeva, era che, quello che aveva sognato per i figli, stava diventando realtà.
 Infine, lui, con il suo amore e i suoi preziosi insegnamenti, aveva contribuito a renderli le persone che sono: i re e le regine di Narnia.
E prima o poi, lo avrebbe saputo e ne sarebbe stato felicissimo.

 
 

Note:
 
ecco qui una piccola one-shot che mi frullava da un po’ nella mente.
Ringrazio, innanzitutto, la mia DLF Susan per aver inserito nella storia il personaggio del padre dei fratelli Pevensie, che lei ha chiamato Robert. Il mio papà Pevensie è un misto tra il Robert di Susan e un personaggio cinematografico. Il personaggio in questione è il capitano John H. Miller di “Salvate il Soldato Ryan”; il film è di uno dei più grandi registi della storia del cinema, Steven Spielberg, e il capitano Miller è interpretato da uno dei più grandi attori viventi: Tom Hanks. DLF, questa me l’hai servita su un piatto d’argento: un professore di letteratura in guerra! L’incontro perfetto tra Robert Pevensie e il film di Spielberg! Come potevo non approfittarne?
In più, DLF, ti ringrazio tantissimo perché è solo grazie a te che sono tornata a scrivere. Le tue storie mi hanno ispirato tantissimo. E spero che ti piaccia quanto ho scritto… è tutto dedicato a te <3
Spero poi che piaccia a tutti, ma soprattutto che qualcuno la legga ;)
È la mia prima storia ed è scritta di getto! Non so voi, ma quando mi prende il bisogno di mettere qualcosa per iscritto, lo devo fare. Scelgo quindi di condividerla con voi, e spero che vi piaccia. Confesso che, probabilmente, la parte più difficile è stata pensare a quali opere sarebbero state più adatte per i quattro Pevensie… spero che approviate la mia scelta ;)
Ho pensato a come poteva sentirsi Robert lontano da casa e soprattutto dalla sua famiglia. Da amante e professore di letteratura, mi è sembrato naturale (lo farei anche io del resto) che uno come lui cerchi di “allontanarsi” dal mondo che lo circonda rifugiandosi in altri mondi: quelli dei libri. Ho pensato quindi che un padre come lui avrebbe cercato di trasmettere la sua passione per la letteratura ai figli. E qui entra in gioco la mia terza fonte di ispirazione: il mio papà. Lui, fin da piccola, mi ha trasmesso due delle mie più grandi passioni: i libri e il cinema, in particolare quello di Spielberg.
Quindi, questo Robert Pevensie è un incontro di varie personalità; e, come nelle storie di Susan, ha il volto di Daniel Craig.
Ora vi saluto perché altrimenti queste note diventano un monologo lunghissimo. Vi ringrazio in anticipo :)
DLF, il mio ultimo pensiero va a te: amica, fonte di ispirazione e di coraggio. Senza di te non avrei mai scritto nulla <3
 
Shadowfax
   
 
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