Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    28/03/2014    3 recensioni
Lupin e soci hanno pestato i piedi alla mafia russa e un vecchio amico di Jigen, Garrett Lewis, dovrà fare da mediatore per ovviare a questo atto grave. I tre uomini partono per San Francisco, dove il perfido Malevsky aspetta che facciano qualcosa per lui, pena la loro fine. Lupin è scettico, si fida solo di se stesso e farà bene.
Ho scritto questa fanfiction con in mente un po' le atmosfere dei film/special e una trama da seconda serie, ma libera da filtri e senza edulcoranti, pensando solo a questo: Lupin e co sono criminali e si comportano come tali, con buona pace di Cagliostro e di Miyazaki. Brano da ascoltare durante la lettura: "San Francisco nights" degli Animals
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era appena svegliato, di soprassalto, perché lei si era girata bruscamente, nel sonno. Lì per lì si era chiesto chi fosse quella bella donna che dormiva placida accanto a lui, poi realizzò di averla conosciuta la sera prima, in un anonimo locale parigino in cui era capitato per caso, per sfuggire a una persona “noiosa”. Era sudato e le lenzuola gli si erano come incollate addosso. Lupin III, il ladro più famoso del mondo, si era reso conto solo in quel momento di aver trascorso, in preda ai fumi dell’alcool, una frenetica notte a base di sesso con una sconosciuta. Poco dopo, la donna si svegliò e gli mostrò un sorriso a trentadue denti. Lupin guardò l’orologio, che segnava le dieci del mattino. “Accidentaccio, quanto è tardi” pensò tra sé e sé “e come diamine si chiama, questa?”

 -C-come ti chiami, cherie? Non mi ricordo…Sai, ieri notte…-

-Ma come fai a non ricordartelo? Lo pronunciavi in continuazione mentre facevamo avanti e indietro. Comunque, mi chiamo Lili, smemorato!-

A Lupin venne il dubbio di essere stato o meno con quella donna; magari potevano essersi conosciuti e aver dormito insieme senza aver fatto sesso. Si sporse dal letto e notò sul pavimento un preservativo usato: era suo e si ricordò di quando se l’era tolto e buttato a terra. Si rivestì di fretta, salutò Lili e corse a cercare Jigen, che lo aspettava in un bar che frequentavano di recente, camuffato da anziano. In fretta e furia indossò una maschera con i capelli biondi e trovò il suo amico ad attenderlo.

-Allora, ce ne hai messo di tempo!- esclamò Jigen, con tono di rimprovero.

-Ehm, perdonami, ma questa notte ho avuto un incontro con una donna e…-

-…e te la sei portata a letto, giusto? Beato te, io non batto chiodo da un po’ e sto per impazzire, anche se non sono un maniaco come te-

-Eh eh, il fatto è che non ricordo un solo minuto di questa notte…focosa!-

-Bah…Dimmi un po’, Malevsky ti ha trovato, eh?-

-Certo! E ora vuole la mia pelle -

-Solo la tua? Accidenti a te e a quando pesti i piedi alla mafia russa! In questa faccenda ci sono dentro anche io fino al collo e qui a Parigi non siamo così al sicuro: ho visto Zenigata aggirarsi dalle parti del nostro rifugio. Temo ci abbia trovati-

Erano presi tra due fuochi, Lupin e Jigen: da un lato un criminale a cui inizialmente si erano affidati e dall’altro lato c’era Zenigata. Occorreva l’aiuto di Goemon, ma lui era in Giappone e non si faceva vivo da un mese, mentre Fujiko era andata a godersi dei soldi alle Maldive. Lupin e Jigen decisero, così, di partire per San Francisco, dove erano attesi da Garrett Lewis, un amico di vecchia data del pistolero, che aveva commissionato loro un furto che di sicuro avrebbe fruttato parecchio.

-Sei sicuro che quel tuo amico, Garrett, abbia quello che fa per noi? Detesto i furti su commissione e poi tu sai che rubo cose preziose…questo incarico mi sembra una roba da gangster- asserì Lupin, mentre con Jigen era sul volo per San Francisco.

-Quei diamanti sono più che preziosi e poi ci frutteranno parecchi soldi, che ci faranno comodo: non vedi che sembriamo quasi due straccioni? Scommetto che il profilattico non lo avevi tu, ma te l’aveva dato la tua “amica”-

-Va bene, siamo ridotti alla fame, ma certe porcate non le faccio volentieri. Stando a quello che mi hai riferito, questo Garrett è l’unico che potrebbe stanare Malevsky, ma noi dobbiamo rubare i diamanti custoditi alla City Hall di San Francisco. Mi sembra un ricatto bello e buono! E i soldi ce li dà lui? Ma sei sicuro? Per me faremo un buco nell’acqua-

-L’unica cosa di cui sono sicuro è la mia barba…Come diavolo faccio a sapere che tutto possa procedere senza intoppi? Non ho la sfera di cristallo!-

-Calmati, Daisuke, o ti sentiranno tutti-

-Ok, allora mettiamoci a dormire e non ci pensiamo-
 
Atterrati a New York per fare scalo, Lupin e Jigen trovarono una sorpresa ad attenderli all’aeroporto

-Ehilà, chi non muore si rivede!- esclamò Lupin.

-Goemon, che ci fai qui? Domandò Jigen-

-Chiedilo a Lupin: è lui che mi ha chiamato- rispose Goemon.

-Non che non mi fidassi di te, ma è sempre meglio aver qualcuno in più, tra noi, specie quando si tratta di ciò che non abbiamo deciso noi- disse Lupin a Jigen, con un tono di cinica ironia –Piuttosto…avete sentito Fujiko?-

-Per carità!- esclamò Jigen- lasciala dov’è-

-L’ho sentita io- affermò Goemon- Ma non so se sarà dei nostri-

-Perché si fa sentire sempre con te e non con me?- domandò Lupin, indispettito.

Il volo per San Francisco era stato appena annunciato e non c’era tempo per porsi altre domande.
Arrivati nella città californiana, i tre uomini andarono nell’albergo che Garrett aveva trovato per loro e, dopo aver sistemato i bagagli nelle proprio stanze, si ritrovarono nella hall, per decidere su dove andare a cenare: la fame aveva preso il sopravvento su di loro. Usciti fuori dall’albergo, Jigen fu strattonato e trascinato nel vicolo accanto alla strada che i tre stavano percorrendo.

-Fuck you! You fuck all!- disse la persona che aveva quasi aggredito Jigen.

-Garrett! Lurido bastardo…come stai?- domandò Jigen, riconoscendo la sua vecchia conoscenza da quella parola(ccia) d’ordine.

-Benvenuti a San Francisco, cari amici-

-Tu e io non siamo amici- sentenziò Lupin.

-Non sei nemmeno amico io- aggiunse Goemon.

- Lo diventerete… Jigen vi ha spiegato tutto?-

-Sì, ma tante cose non sono chiare- asserì Lupin- Punto uno: perché noi dovremmo rubare questi diamanti? Capisco che ci frutteranno ma… Punto due: voglio una mappa dettagliata della City Hall. Amo le sfide, però la prudenza non è mai troppa-

-Calmati amico, avrai tutto. Ma dovresti già sapere il perché: perché io sono l’unico che ti copre il sedere, dopo il casino che avete combinato a Malevsky. Non credo sia semplice passarla liscia se il tuo nemico è la mafia russa, dopo che si ha rubato un prezioso malloppo a un pezzo grosso…non credete? Dovete rubare quei diamanti, se non volete essere ridotti in cenere da Malevsky e i suoi bestioni-

-Ahahaahhahahaha- rise Lupin- loro sono bestioni e noi siamo veloci, vero Jigen?-

-Arsene Lupin III: sei la persona più presuntuosa che abbia mai conosciuto…comunque il favore lo sto facendo al tuo socio- asserì Garrett.

-Meglio esser detto che sono presuntuoso piuttosto che cretino. Non trovi, Garrett?-
Ma Garrett non parlò, salutò i tre ladri e si allontanò.

Lupin, Jigen e Goemon cenarono in un ristorante italiano, che però di italiano aveva veramente poco, dato che tutto lo staff era statunitense e il cuoco messicano.

-Perché siamo finiti qui?- domandò Jigen

-Forse perché avevamo quella cosa che si chiama “fame” e allora ci siamo fermati nel primo posto vicino all’albergo- rispose Lupin.

-Stanotte non chiuderò occhio, me lo sento- intervenne Goemon –il cibo non giapponese non mi fa digerire-

-Se non dormirai, Jigen e io verremo nella tua camera a cantarti la ninna-nanna. Promesso- lo canzonò Lupin.

-Se avrai gli incubi ti faremo anche le coccole- aggiunse Jigen.

Il ristorante non era male, anche se il cibo non era dei migliori, dato che gli spaghetti al pomodoro ordinati dai tre erano piuttosto scotti. Nemmeno il vino era di qualità, sebbene avesse in parte alleviato la delusione per quella cena. Preoccupati che qualcuno potesse vederli per colpirli, i tre pagarono il conto e tornarono subito nell’albergo, dove rimasero nella hall, a giocare a carte, a fumare sigarette e a bere bourbon. Goemon era l’unico che in quel momento non si concedeva vizi e teneva le carte in mano svogliatamente. Lupin si guardava intorno, con fare sospetto, Jigen teneva il cappello calato sugli occhi e, con l’immancabile sigaretta in bocca, sorseggiava il suo bourbon.

-Mi sento osservato- mormorò Lupin, che vinse l’ultima partita a poker.

-Zenigata?-

-Uhm, non è lui a preoccuparmi, ma Garrett e quel suo strano ricatto, Jigen-

-Ragazzi, sono stanco, vado nella mia camera. Buonanotte- disse Goemon, alzatosi in piedi all’improvviso.

-‘Notte!-

-Buonanotte! Insomma, che cosa ti preoccupa di Garrett, Arsene?-

-La mia è una diffidenza preventiva, perché mi fido nel mio istinto e di quello che tu mi consigli. Altrimenti non ti avrei dato retta, credimi-

Poco dopo, anche Lupin e Jigen si ritirarono nelle rispettive camere e, se il primo si sdraiò sul letto e accese la sua radiolina portatile per ascoltare un po’ di musica, il secondo si affacciò alla finestra per fumare una sigaretta e guardare il chiaro di luna. Della musica blues nera d’altri tempi riecheggiava nella camera di Lupin, mentre in quella di Jigen regnava il silenzio. Il pistolero, poi, decise di recarsi da Goemon; temeva davvero che si fosse sentito male per ciò aveva mangiato a cena. Prima di bussare, si fermò ad ascoltare degli strani gemiti provenire dalla stanza dello spadaccino: era acceso il televisore e si capiva che tipo di film stesse andando in onda. Ma appena Jigen bussò, quei gemiti erano spariti di colpo: Goemon aveva cambiato canale. Quando entrò, infatti, il televisore era sintonizzato su un quiz.

-Allora, come stai?- domandò Jigen, appoggiandosi con le spalle al muro e osservando Goemon che era già a letto, semi-sdraiato.

-Bene, perché?-

-Visto che ti lamentavi tanto della cena di stasera…-

-No, no, per fortuna non mi ha dato fastidio, anche se il cibo era pessimo-

-Qua in America siamo abituati così, purtroppo-

Jigen poi fece un passo e indicò il televisore, con aria curiosa e un mezzo sorriso.

-Che cavolata stai guardando? Uno di quei quiz scemi?- disse poi -Rimetti sul porno che stavi seguendo prima-

-Ma che diavolo stai dicendo?-

-Tenevi la tv così alta che si sentiva anche fuori-

-Ok, ho guardato un attimo, perché cambiavo spesso canali. Il fatto che tu ti sia trovato proprio quando avevo messo su quel canale è stata solo una coincidenza- affermò Goemon arrossendo.

-Oh, ma guarda un po’, che bizzarra coincidenza! Raccontala a qualcun altro e togli questo quiz-
Goemon riprese a guardare il film porno.

-Però…non male la bionda, eh? Mi dispiace averti interrotto sul più bello: guardando una così di sicuro eri pronto a masturbarti; di’ la verità-

-Ma smettila...-

-Che fai, ti meravigli? Tanto è una cosa che facciamo tutti-

-Ok, ma non pensare che io mi…insomma, guardando questo film e la bionda-

-Ah, no e allora? Pensando a Fujiko, forse? Eheheh-

-Fatti miei! E tu?-

-Fatti miei anche per me-

-Allora anche tu pensi a Fujiko!-

Goemon aveva assunto un’aria beffarda.

-Uhm, mi capita, ma non è detto che mi possa interessare solo lei, Goemon-

-Quindi ammetti che piace anche a te?-

-E a chi non piace? Certo, è una stronza, ma è impossibile non farci un pensiero. Probabilmente è una delle donne più belle mai incontrate in vita nostra-

-Chissà che starà facendo, adesso…-

-Se la starà spassando. Vorresti che fosse qui, per farti tenere spenta la tv, vero?-

-Sì, Jigen, lo ammetto. Non la vedo da troppo tempo e… mi manca molto-

-Beh, io vado a dormire. Domani ci aspetta un lunga giornata. Buonanotte-

Jigen stava per raggiungere la sua stanza, quando vide passargli accanto una donna piuttosto avvenente. Si girò a guardarla e lei fece la stessa cosa contemporaneamente. Poco dopo i due erano a letto insieme, nella camera di lui. Lupin, invece, stava per addormentarsi con la radio accesa, ma sentì bussare alla sua porta. Credendo che fosse Jigen, non prese la sua p38 e, quando aprì la porta, si trovò Garrett davanti a lui.

-Allora, questa è la mappa dettagliata, come volevi tu- gli disse- e questi sono soldi in anticipo per il favore-

-Ok. Ma come fai a sapere che questa è la mia camera?Mi hai seguito?-

- No, ma ricordati che le vostre stanze le ho prenotate io. Comunque, non commettete sgarri. So sempre di tutto quello che fate. Il tuo amico Jigen, ad esempio, ora sta facendo sesso con una mia informatrice e Goemon si sta sollazzando beatamente in solitario, mentre guarda un film porno-

Per verificare ciò che Garrett gli aveva appena detto, Lupin si precipitò per raggiungere la camera di Jigen, la cui porta, però, recava appeso alla maniglia il cartellino del “do not disturb”. Ma il ladro bussò lo stesso.

Jigen gli aprì dopo circa cinque minuti, con un asciugamano legato intorno ai fianchi.

-Non hai visto il cartello?- gli disse, un po’ irritato.

-Quella che ti sei portato a letto l’ha mandata Garrett-

-Uh, che drittone! E pensare che lei non mi ha chiesto nemmeno soldi-

-Senti, Garrett ha messo gente intorno a noi, sanno tutto quello che facciamo: che tu eri letto con una donna, che Goemon guardava un porno e si masturbava... Eppure non ho trovato microspie né telecamere da nessuna parte! Mi raccomando, non dire nulla del furto a quella tipa che hai di là-

-Arsene, capisco l’ora tarda, la stanchezza, magari hai sonno ed è facile sparare cavolate oppure sei diventato scemo: io con quella non stavo affatto parlando e quando faccio certe cose non mi metto a parlare di certo!-

-Ahahahhha, magari potrebbe venirti da parlare dopo e, una parola tira l’altra, potrebbe sfuggirti qualcosa, stallone-

-Ok, starò muto come un pesce, lo giuro. Ora smamma e non rompermi le scatole fino a domattina-

Lupin, dopo che il suo amico gli chiuse la porta in faccia, se ne tornò in camera sua con un sorriso stampato in faccia, ma passò la notte in bianco, soprattutto perché pensava a Garrett e al furto. Così ne approfittò della mancanza di sonno per studiarsi la mappa che gli aveva dato Garrett. Prese carta e penna e, per tutta la notte, la sua mente fervida mise in atto un piano strategico.
 
La mattina successiva, mentre facevano colazione in un bar piuttosto lontano dall’albergo, Lupin fece vedere la mappa a Jigen e Goemon e disse loro che per tutta la giornata non dovevano parlare del colpo, in modo che nessuna presunta sia sapesse di come si sarebbero mossi. Di Garrett non voleva proprio fidarsi.

-Prendete questi bigliettini: ho disegnato il percorso che faremo, ma apriteli solo nel luogo più intimo che per voi esista.

-Il bagno?- domandò Jigen.

-Shhhhh…si, oppure il letto, scegliete voi!-

Jigen e Goemon decisero che, a turno, sarebbero andati a leggere i bigliettini nel bagno del bar. Usciti da lì notarono che Lupin non era più al tavolo. Jigen si precipitò fuori e notò un uomo alto che, cercando di non farlo notare, teneva una pistola puntata al fianco di Lupin. Goemon pagò il conto per tutti e abbandonò il bar anche lui.

-Venite con me: sono un uomo di Malevsky- disse l’energumeno.

Appena si trovarono davanti al boss russo, i tre non fecero una piega. Non avevano paura di affrontare gli ammonimenti di tipi grossi e con poco cervello, Malevsky compreso.

-State tranquilli- parlò il boss – Non vi ho chiamati qui per farvi del male, ma per ricordarvi di non fare sgarri. Sappiamo sempre tutte le vostre mosse, mettetevelo in testa, e abbiamo capito che non vi fidate di noi. Io non nutro rancore verso di te, Lupin III, sei stato più bravo di me, quella volta e hai saputo fregarmi. Bravo, un applauso! Perciò esigo che tu prenda quei diamanti per me, per sdebitarmi. Garrett non vi ha ricattato facendovi venire qui, ma voleva solo, per così dire, agevolarvi-

-Hai la coda di paglia, caro Malevsky?- domandò Lupin –Noi ci stiamo semplicemente organizzando per fare il colpo al meglio e per chiudere i conti con te. Giusto? E allora devi fidarti-
 
Rimasti in giro per il resto della giornata, per distrarsi un po’, Lupin, Jigen e Goemon riuscirono a distrarsi soprattutto facendo sport. Prima andarono a correre e poi affittarono un campetto da basket e, radunati alcuni giovani che passavano nei paraggi, improvvisarono delle partite. Tornati in albergo, dopo una doccia rilassante, decisero che avrebbero cenato in un ristorante francese. Sarebbe stato davvero francese? Questa volta a loro era andata bene: il locale era molto bello, raffinato e il cibo delizioso.  Avevano cenato presto, per andare a dormire per poi uscire nel cuore della notte, per entrare nella City Hall.
Effettuare quel colpo, per i tre, era un gioco da ragazzi. Quante altre volte erano riusciti a rubare da una banca o da un luogo in cui era custodito qualcosa di prezioso? Eppure qualcosa non li convinceva, nonostante tutto stesse andando alla perfezione. Il primo ad uscire fu Jigen, che salì a bordo di un furgoncino nero rubato a dei vigilantes poco prima di entrare nel luogo del furto. Poi uscirono Lupin e Goemon. Garrett arrivò puntuale e fece loro strada con la sua auto. Arrivati da Malevsky, Lupin e i suoi soci consegnarono i diamanti, Garrett diede loro il resto dei soldi promessi e tutto sembrava essere filato liscio. Invece i tre furono circondati da alcuni uomini armati di mitra, che sembravano pronti a sparare.

-Eheh, è un classico!- esclamò Lupin –Dopo una missione compiuta, qualcuno è sempre pronto a cambiare idea. Ok, se dovete ucciderci fatelo pure. Tanto, non possiamo scappare-

-Garrett, il tuo era un finto ricatto: non volevi mediare tra noi e loro, ma solo contribuire a farci fuori. Con gli anni sei diventato più bastardo- aggiunse Jigen.

-Io vorrei esprimere il mio ultimo desiderio da condannato a morte- asserì Goemon.

-Io invece lo sto realizzando- disse una voce provenire dall’esterno.

Uno degli scagnozzi di Malevsky aprì la porta del rifugio e fu letteralmente buttato a terra da un esercito di poliziotti con maschere antigas, che gettarono a terra gas soporifero. Lupin, Jigen e Goemon riuscirono a indossare delle mascherine, che però poco potevano fare contro quel gas. Quando stavano per cedere anche loro, furono portati fuori in fretta da tre uomini: uno di loro era l’ispettore Zenigata-

-Bravi, ragazzi, non mi deludete mai- affermò Zenigata con un ghigno quasi diabolico –grazie a voi riusciamo a prenderli sempre tutti, questi parassiti della società –Garrett, Malevsky e tutta l’organizzazione avranno presto vitto e alloggio nelle nostre belle galere-

-Zaza…paparino…ci hai salvato la vita…grazie- disse Lupin, un po’ stordito.

-Oh, sono commosso…piantala di fare il rammollito! Sei in arresto!-

-Lo so, me lo dici sempre, mio adorato paparino-

-Sei il solito figlio di buona donna, Lupin. Allora, fai una cosa, come sempre, del resto-

-Che cosa?-

-Prendi quei due ceffi e sparisci dalla mia vista!-

Zenigata si allontanò, Lupin si stiracchiò e la stessa cosa fecero Jigen e Goemon, che poi guardarono il loro amico.

-So già di cosa morirò – disse Jigen – Morirò di deja vu…è l’ennesima volta che viviamo un situazione del genere. La prossima volta o mi faccio uccidere o arrestare. Almeno è un diversivo-

-Io mi suiciderò- affermò Goemon – Non perirò mai per mano altrui-

-Suvvia, ragazzi, non pensiamo al futuro, pensiamo al presente e godiamoci questi-

Lupin aprì la sua giacca e mostrò una camicia un po’ gonfia: l’aveva preventivamente riempita di diamanti. Ne aveva anche nelle tasche e persino negli slip.

-Secondo te, caro Jigen, i diamanti che abbiamo consegnato a Malevsky erano tutti veri?-

-Mmmmm…Li abbiamo fregati!- disse Jigen.

-Eh, hai proprio ragione, mon amie: moriremo di deja vu-
 
(c)  2014 by Fujikofran  
https://www.youtube.com/watch?v=8hv0M5etXFA
   
 
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