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Autore: Karan Haynes    28/03/2014    3 recensioni
「 OnKey (Gwiboon + Jinki) 」
La strada dei ricordi vive nei tuoi occhi
eterni, giacenti nel mio cuore. Ed ora,
son pronto a dirgli addio, per l’ultima volta.
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Key, Onew, Taemin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Omoide no michi
La strada dei ricordi vive nei tuoi occhi
eterni, giacenti nel mio cuore. Ed ora,
son pronto a dirgli addio, per l’ultima volta.





Getto via una pagina piena di nostri ricordi.
E, un'altra volta, prometto di cancellarti oggi.


Mi lascio prendere dai ricordi e senza accorgermene tiro fuori i nostri vecchi album, un po’ logori, forse dal troppo sfogliare queste pagine.
Cade un biglietto con la tua calligrafia raffinata, sottile ed ordinata. Oramai, dalle scritte sbiadite, potevo solamente vedere qualche nome femminile.
Apro l’album e rimetto il foglietto all’inizio, lo sfoglio e rivedo ogni singolo istante, minuto per minuto.



*****


Il caldo era giunto, forse troppo presto e nella tua stanza sbraitavi perché non trovavi quel vestito carino color pesca arrabbiandoti con “il signor nascondi cose” perché eri sicura di averlo messo nell’armadio, al sicuro con gli altri bei abitini.
«Gwiboon, per l’amor del cielo, faremo tar-», non ebbi modo di finire la frase che la tua vista m’inceneri. Rimasi immobile, ammutolito.
Pochi minuti dopo lo ritrovasti nell’armadio nell’altra stanza e ti maledicesti di averlo messo lì e di non averci guardato prima.
Dalla soglia ti guardavo mentre ti mettevi il rossetto, di quel color rosso fragola che ti stava benissimo. Avrei voluto baciarti. Ma evitai − sapevo già come sarebbe andata a finire.

Anche se con venti minuti di ritardo, alla fine riuscimmo ad andare alla recita di Taemin. Dovevamo sostenerlo e far sentire la nostra presenza.
Se prima di entrare in scena fu un pezzo di legno poi, si sciolse ballando, leggiadro e leggero come una piuma e, non si sa come, incollò tutti alle sedie senza che fossero in grado di togliergli gli occhi di torno. No, nessuno ci riusciva, nessuno poteva.
«Il mio piccolo tesoro! Sono così orgogliosa di lui», ti presi le mani e te le strinsi leggermente. Hai preso quel ragazzo sotto la tua ala, l’avevi protetto ed eri presente quando dovevi esserci, e, anche se c’erano stati ostacoli li avevi oltrepassati, facendoti e facendogli forza.
Non sapevi quanto io potessi essere orgoglioso, meravigliato di te, di quanto potessi amarti. Eri come una stella che splende nel cielo.

Vedo che sei arrivata fino a questo punto
Per essere proprio dove sei.


Non riuscivo a non guardarti, a non emozionarmi. Come faccio a controllare questi miei sentimenti? Traboccano da tutto il corpo, non riesco a non amarti.



***


«Gwiboon-ah come sono andato? »
«Tesoro, è ovvio che sei andato bene, non poteva non andare bene, no? Sappi che sono orgogliosa di te», e con fare tenero gli desti un buffetto.
Taemin era così felice e il suo sorriso non accennava ad andarsene, rimaneva lì, facendolo sembrare un po’ un tonto.
«Per te va bene se vado con i miei amici?» nel chiederlo fu incerto. Sapeva che tu saresti voluta stare con lui, ma lo guardasti quasi allibita.
«Perché diavolo mi chiedi un permesso simile? È scontato che tu vada con i tuoi amici, non hai più dieci anni» esclamasti e io risi di gusto a quelle parole.
«Taemin-ah, hai abbastanza soldi?» gli chiesi sorridendo. Incominciò a frugare nel suo portafoglio per vedere quanto possedeva. Tu mi prendesti il mio, afferrasti una bella somma e la desti a Taemin.
«Invece di chiedere non potevi allungargli i soldi e basta? Dio, che scroccone che sei…»
«Parli tu che alle feste non fai i regali perché non vuoi spendere!»
Il funghetto moro – pensando di essere di troppo – si dileguò accennando che doveva andare. Rimanemmo in disparte a discutere su chi fosse più scroccone. Inutile dire che tu mi battevi su tutta la linea.

Sorridi mentre mi guardi,
è una giornata così meravigliosa,
perché una lacrima mi riga il viso?



*****


Guardo tutte le foto di quel giorno, di quei sorrisi spensierati. Di quel giorno in cui mi asciugasti la lacrima con un bacio, sussurrandomi poi, un “andiamo a casa”.
Mi alzo e prendo un altro album, afferro il primo a portata di mano.
È quello che avevi fatto all'asilo, tutto pasticciato di colore e d’impronte.
Mi ricordo quando mi dicesti che le maestre ti sgridavano perché pasticciavi quello degli altri − “non capisco perché si arrabbiavano, gli davo solo un po’ di colore”. Rido immaginandomi la scena.

Sento un rumore, il rumore di una porta che si apre e che si chiude.
Ripongo gli album nella scatola, la chiudo e la metto sotto al letto − non vorrei che li vedesse.
«Jinki, sono a casa!» mi alzo e accorro da quel piccolo fungo oramai cresciuto. Lo abbraccio e chiudo gli occhi.
«Mi sei mancato, tanto», lo abbraccio più forte «come va con l’università?»
Lo libero e gli pulisco il viso da una macchietta nera sullo zigomo.
«Bene… anche tu mi sei mancato, come stai? E, per quella storia?»
Mi irrigidisco. Cerco di calmarmi e ci sediamo sul divano.

«Dice che non posso allevarla perché non ne sono capace, che sono un fallito, che non sono mai stato nulla, solo un idiota sempliciotto. So di aver sbagliato per aver cercato rifugio nell’alcool, ma… Fa male, ma forse la verità è questa!», mi abbraccia e piange. Piange intensamente.
«Tu non sei mai stato né un idiota né un incapace, tu… sei semplicemente la persona più meravigliosa che abbia mai conosciuto. Leale, sincero e tremendamente buono, ti meriti la felicità e di poter ricevere amore, ancora una volta. E lei non ha il diritto di giudicarti, non è mai stata una madre presente per Gwiboon, mai».

Con poche parole riesci sempre a farmi stare meglio, grazie, scricciolo mio.



*****


Erano solo le sei di mattina e ti sentivo a fianco a me, sveglia.
«Che pensieri rumorosi che stai facendo… cosa ti trattiene dal dormire per mantenere la tua pelle giovane?» sghignazzai tra me e me, tu sospirasti. Questo era strano, ad una battuta del genere mi avresti sicuramente dato una botta in testa in normali circostanze. Ti strinsi la mano e chiusi nuovamente gli occhi.
«Cosa devi dirmi? Ti ascolto», stringesti la mia mano di rimando e sospirasti, ancora una volta.
«Volevo esserne sicura prima di dirtelo, sai, sono andata dal dottore e mi ha confermato che sono incinta».
Rimanemmo in silenzio, immobili.
«Sono spaventata, ma non dovrei esserlo, no? Ho già badato a Taemin-ah, non dovrei avere paura».
«È diverso, lui mica l’hai partorito e sì, l’hai allevato, ma non era un neonato, aveva già sette anni. È normale che tu abbia paura, il parto è un evento che non hai ancora provato, ma tranquilla, ci sono io accanto te e sarò accanto a te per tutto il tempo. Te lo prometto».
Sentii il tuo corpo rilassarsi, la tua stretta si fece meno forte. Ti eri già addormentata.

Quando sei stanca e stai passando un momento difficile,
per favore, resta al mio fianco.



***


Per quanto potesse avere una mongolfiera al posto della pancia, il suo viso rilassato non dava neppure il minimo cenno d’essere affaticato. I tuoi capelli – oramai lunghi fino al fondoschiena – erano morbidi e luminosi. Alle volte li odoravo, così come la pelle. Amavo sentire il tuo profumo, così vivo, così… necessario.
Mi stringesti la mano con una forza che non avevo mai visto. Era doloroso per la tua anima? Avrei voluto chiedertelo, ma sapevo che mi sarei beccato un insulto. Mi limitai a starti vicino, zitto, per non rovinare la tua concentrazione.
Sudavi per la fatica, piangevi per un misto di emozioni e alla fine, eccolo lì, quel pargolo urlante e sporco.
Piansi e, senza sapere il perché, mi venne in mente la prima volta che ti vidi, la prima volta che ti presi la mano, la prima volta che mi dicesti, dolcemente «Ti amo!»

Ricordo il giorno che ci siamo incontrati,
il giorno che ha fatto splendere e brillare i miei occhi.


Era una femmina. La prendesti in braccio e i tuoi occhi brillarono. Mi guardasti e mi chiedesti se non fosse bellissima. Fra i nomi scelti non sapevi quale darle.
«Hana!» ti sussurrai. La guardasti e annuisti «Sì, è un nome più che perfetto».
La portarono via per la prima visita; ti addormentasti, stremata e intanto ti accarezzavo la nuca, dolcemente. Il tuo respiro era regolare e profondo. Mi sedetti e appoggiai la testa sul letto, vicino a te. Feci un sogno, uno bellissimo.



***


Era una fredda giornata di settembre e il sole sembrava non voler venire fuori da quelle nuvole grigio chiaro. Seduta su una panchina del campus stavi leggendo “Orgoglio e Pregiudizio”, in lingua originale. In quell’istante pensai fosse bello che stessi leggendo un libro in lingua originale, considerando il fatto che lo si può capire meglio, leggere le sfaccettature dell’autore; poi, notai le tue mani, chiare e affusolate; i capelli − di un miele scuro – erano colorati verso le punte, sfumati di tre tonalità e nella parte superiore, a destra, erano argento.
Pensai che quell’abbinamento fosse bellissimo. Non so se fosse perché eri tu o perché, ordinario come sono, lo trovassi bizzarro ed affascinante, ma prima che potessi accorgermene, mi ritrovai davanti a te e, senza pensare, ti rivolsi la parola.
Non ricordo cosa ti dissi, ma quando alzasti il viso verso di me, rimasi immobile, ammutolito.
Occhi vivi, scuri, ma profondi come il mare d’inverno.
«Sì, il libro mi piace, molto».

Stiamo insieme nel tempo,
sarà così per sempre,
come in un sogno.
Per me è davvero un sogno.


C’è chi dice che le storie d’amore non esistono, che sono una farsa, ma onestamente, vivevo tutto quello come se stessi volando sopra le nuvole; sentivo il batticuore perenne, tuttavia, tu riuscivi a farmi sentire leggero.
Se quello che stavo vivendo era il paradiso, allora, non svegliatemi da un sonno così piacevole.



*****


Riempi la mia stanza con il tuo profumo.
Ricaccio indietro le lacrime.


Steso sul letto, pensando al domani ricaccio queste amare lacrime. Me ne scende qualcuna, ma resisto e mi faccio forza.
Non saprei dire se siano dovute ai ricordi che si proiettano involontari nella mia testa o al tuo profumo dolce agli agrumi ( il regalo per il tuo compleanno − poco distante da quel giorno piovoso, dove la tempesta si stagliava sulle nostre anime).
Sarei dovuto essere al tuo posto, me lo dico ogni giorno, ed ogni giorno mi maledico.



*****


«È il primo giorno d’asilo» canticchiavi sorridendo ad Hana, «come ti senti mia bellissima gioia?»
«Emozionata», disse sorridendo sinceramente e con un filo di voce. Per l’occasione le avevi messo il vestitino più bello che aveva, anche se l’abbinamento risultava particolare per una bambina della sua età.
«Mamma, Hana… sorridete alla Polaroid di zio Jonghyun!» da dietro sbucò Taemin e con passo veloce raggiunse le due ragazze per scattare due o tre foto.
«Su, su, Taemin-ah! Sali in macchina che non può fare tardi al suo primo giorno», cercasti di mantenere un tono autoritario, ma non ci riuscisti e ti venne qualcosa di buffo e per niente da generalessa.
Prima di salire in macchina mi desti un veloce bacio. Le tue labbra morbide e calde mi trasmisero una sensazione piacevolissima. Peccato che fosse così fugace.
«Gwiboon» ti girasti e mi guardasti sorridendo, «ti amo!» mi sussurrasti e mi mandasti un bacio.

Fin dall'inizio, l'ho sempre saputo
non ne potevo essere certo, ma per noi è definitivamente destino.


Era tardi e il lavoro mi costringeva a rimanere lì, in una stanza grigia, piccola, piegato su vari progetti.
Guardai l’ora e sbiancai. Più di venti minuti fa sarei dovuto essere all’asilo di Hana. Cercai quindi di organizzare mentalmente il da fare.
Mi arrivò in quel momento un messaggio; mi avevi scritto una sola parola: coglione.
Ti chiamai, sperando tu potessi rispondermi. Non lo facesti. Ti scrissi un messaggio, sperando che, almeno questo tu potessi leggerlo.
Fuori pioveva, incessantemente e con il passare del tempo la tempesta si faceva sempre più violenta.



*****


Mi sento scuotere. Taemin-ah è seduto sul letto e mi guarda serio.
«Devi vestirti e uscire prima, è il 23 settembre», si alza e, prima di uscire dalla stanza, dolcemente mi dice «la colazione è già pronta in tavola».
Oggi, non solo dovrò presentarmi in tribunale, ma è anche il giorno del suo compleanno.
Mi massaggio la testa, dolorante per i troppi pensieri della sera prima. Mi sistemo un po’, visto il mio aspetto sinceramente osceno. Per quanto non l’abbia mai fatto – a meno che non su ordinazione – mi trucco leggermente, il minimo per togliere le due occhiaie oramai perenni.
Indosso l’abito che Taemin-ah ha scelto per me – secondo lui dovevo vestirmi in un certo modo e non con il mio stile abituale, da nonno.

Quando sono in ginocchio e piango davanti al mondo,
quando faccio perdere le mie tracce in mezzo alla tempesta,
se solo tu mi sostieni,
posso trattenere qualsiasi dolore e lacrima.


«L’ho sognata, sai?» non ti giri a guardarmi, aspetti la frase successiva.
«Mi parlava, ma non ricordo, ed ora, sto cercando di ricordarmi cosa mi stesse dicendo. Perché non me lo ricordo?», trattengo dolore e lacrime.



***


Ti porto un mazzo di garofani e gigli; li sistemo nel vaso. Al centro metto un giglio bianco, candido come te.

Non riesco a cancellarti, non riesco nemmeno a gettarti via.
Resisto un altro giorno, mi hai imprigionato.
Il mio cuore è stanco.


«Ora ricordo il sogno, ne sono felice. Mi incoraggiavi, mi davi forza, ancora una volta e sì, ho deciso di reagire e di lottare per quello che è giusto, per me, per Hana e soprattutto per te».
Sento una mano leggera posarsi sulla spalla, è calda. Mi giro, ma non vi era nessuno. Sorrido.


«Grazie per essere venuta da me, davvero».



***


Non piangerò, non piangerò ancora.
Assolutamente nulla può fermarmi.


Entro in sala, a testa alta. Ora, dopo molto tempo sono pronto per reagire.
Ora posso riparare quella crepa che corre per tutta la mia anima e, per quante volte ti abbia detto “Ti amo”, te lo sussurro anche adesso e nel tempo a venire, finché non potremo stare insieme, di nuovo. Per tutta la vita.




*****



Canzoni usate:
• Love Pain, Life - SHINee
• In Your Eyes - Onew
• I won't give up - Jason Mraz



Angolo Autrice: Dopo molto tempo mi sono decisa a rimettere questa storia che, fra tutte è quella a cui mi sono legata maggiormente. In essa ho messo tutta me stessa e penso che abbia messo più del dovuto su di me, su come sono.
Probabilmente ci saranno degli errori, l'ho controllata, ma temo mi siano sfuggiti (e perciò vi chiedo di segnalarmeli se doveste vederli!)



Questa fanfiction ha partecipato ai seguenti concorsi:


• "L'inizio della fine?" indetto da Cosmopolita1996 | Quarta classificata | Miglior "y" (personaggio non protagonista): Taemin e Premio "lacrima"
• "Scegli il tuo prompt!" indetto da Fabi_Fabi | Non classificata (la classifica prevedeva sole le prime cinque)
• "In una valle di lacrime" indetto da gunslinger_ (giudice sparito çwç)
   
 
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